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Autore: Luli87    16/02/2011    9 recensioni
Dopo "Un'operazione sotto copertura", ecco un nuovo caso per Beckett e Castle. Spero di non deludere nessun lettore/lettrice, anche questa volta mi baserò molto sullo stile del telefilm: poco miele, il giusto. Un assassino, omicidi e suspance. Buona lettura!
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. ATTIMI DI ANGOSCIA.

Castle salì di corsa le scale, tre gradini per volta. Sentiva il bisogno di stringere la sua bambina a sé. Quando raggiunse il suo appartamento aveva il fiatone.
“Alexis!” gridò aprendo la porta d’ingresso.
Sua figlia, seduta al tavolo, intenta ad addentare una fetta biscottata piena di marmellata, stava ridendo con Martha.
Il cuore di Castle tornò a battere al suo ritmo normale: andava tutto bene. Vedere sua madre e sua figlia serene al sicuro, a casa, lo mise proprio di buon umore.
“Buongiorno ladies! Non mi avete aspettato per colazione?” disse, sedendosi accanto ad Alexis e rubandole la fetta biscottata dalle mani.
“Papà!” Esclamò quella, “Sei scappato senza nemmeno svegliarci stamattina, pensavamo non tornassi per colazione!”
“Ehi ragazzo, dove hai imparato a sgattaiolare via da casa senza farti sentire nemmeno da tua madre? Neanche un amante fugge in questo modo dalla casa della propria compagna! A meno che c’era qualcuno qui e l’hai aiutata a fuggire… Avanti confessa, chi era?”
Le due donne lo guardarono curiose e allo stesso tempo divertite.
“Mamma non dire sciocchezze” rispose Rick, alzandosi. Abbracciò sua madre e diede un bacio in fronte ad Alexis. “Non avete idea del brusco risveglio che ho avuto…”
“Ah! Non hai idea tu di come era ribelle la mia chioma al mio risveglio!” lo interruppe sua madre. “Ragazzo, non ho tempo per ascoltare le tue storie, il teatro mi attende!” Recitò Martha e, agitando i suoi boccoli, ancora caldi dal phon, alzò la mano in segno di saluto, come fanno le dive del cinema: prese la giacca leopardata e si avviò verso la porta.
Rick si sedette di nuovo accanto ad Alexis e le si avvicinò fino ad appoggiare la testa alla spalla della figlia che, dal canto suo, sorridente come sempre, gli porse gentilmente un’altra fetta biscottata; gli sorrise e chiese: “Allora papà, raccontami del tuo brusco risveglio. Ho giusto qualche minuto per scambiare due chiacchiere con te prima di andare a lezione!”
Castle non aveva fame, quindi appoggiò la fetta biscottata sul tavolo. Serio in volto, iniziò a fare domande alla figlia: “Tesoro, hai litigato con qualcuno ultimamente?”
Alexis sgranò gli occhi: “No! Perché?!”
“C’è qualcuno che ce l’ha con te per qualcosa?!”
“Papà, no! Non che io sappia, ma che hai?!”
“Qualche ragazzina è gelosa di te e Ashley?”
“Papà basta con queste domande! Cos’è successo?”
“O forse qualcuno ce l’ha con me… E beh molta gente potrebbe avermi scritto nella lista nera e…”
“Papà!”
Richard sospirò.
“Alexis” disse, mettendo le mani sulle spalle della figlia, “io sono  il padre più fortunato del mondo, averti creato è la cosa più bella che potessi fare, sei il mio racconto migliore. Non voglio che ti accada nulla. Perciò se c’è qualcosa che non va, devi dirmelo.”
“Cosa ti è successo stamattina per farti preoccupare così papà? L’unico mio problema di oggi è non fare tardi a lezione. Credimi, è tutto ok!” gli disse.
“Il mio primo caso di una bimba di 5 anni, ecco cos’è successo.” Rispose Rick, sedendosi. La sua espressione così malinconica in viso spezzò quasi il cuore alla figlia, che lo abbracciò da dietro.
“Oh papà è terribile, ma com’è successo?”
“Non lo so. Dobbiamo scoprirlo.”
“Ascolta papà, non è il tuo lavoro sai? Puoi anche, che so, prenderti una giornata libera e liberare i tuoi pensieri, oppure per tenerti impegnato puoi…” Alexis cercò di suggerire al padre varie attività per tenersi occupato, ma quello la interruppe: “No tesoro, aiuterò Beckett, come sempre. È solo che… sarà più difficile degli altri casi, da sopportare.”
“Immagino. Adesso però è tardi e io devo scappare. Se hai bisogno di parlarmi o anche solo sentire la mia voce, chiamami, terrò il telefonino in vibrazione così risponderò subito con la mia voce squillante per dirti che è tutto ok e sto bene! Promesso?”
Rick si sentì orgoglioso di sua figlia. Così bella e così solare. Sempre pronta a far tornare il sorriso anche nei momenti di tristezza, così matura, così responsabile. Era fiero di lei ogni giorno di più.
 
 
Se Castle riuscì a respirare aria serena, almeno  per qualche momento, Beckett aveva davanti  a sé una brutta mezz’ora. La madre della vittima, Marie Vox, era stata accompagnata al distretto da Esposito. Accanto a lei, seduto e in lacrime, il nonno della vittima, il signor Vox.
“Mia nipote era così piccola, chi può aver fatto una cosa simile detective?” le chiese, disperato.
La donna, madre single, 28 anni, non parlava. Singhiozzava, in silenzio, appoggiata al padre.
Come la figlia, era bionda. Stessi riccioli, stesse fossette sulle guance, stessa pelle chiara.
“Mi dispiace tanto per la vostra perdita, signori Vox. Vi prometto che troverò il responsabile, ma ho bisogno di sapere. Avete denunciato la scomparsa della piccola Sarah ieri sera, alle 17. Può parlarmene, Marie?”
La donna annuì. Lentamente, parlò: “Eravamo al negozio di alimentari sotto casa. Sarah era lì con me, mi ha lasciato la mano solo quando ho preso il portafogli… e dopo che ho pagato… io… lei non c’era più!”
Un forte pianto.
“Poi… è stato tutto così veloce. L’ho cercata in tutto il negozio, sono corsa in strada… C’era poca gente, io urlavo ma nessuno ha visto niente. O non han voluto vedere. Non so… io non so…”
Un altro pianto, incessante, scoraggiato, disperato.  
Il signor Vox guardò Kate e sembrò chiederle di porre fine alle loro sofferenze.
Kate abbassò lo sguardo, chiuse il suo quaderno e si alzò.
Uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, lasciando i signori Vox nel loro dolore.
Un insieme di sensazioni la assalirono: debolezza,  tristezza, angoscia. C’era in circolazione un assassino senza scrupoli capace di strangolare una bambina di 5 anni: aveva davanti a sé un bastardo di prima categoria. Voleva prenderlo, voleva fargliela pagare. Si girò un attimo verso il muro, battendo la testa contro la parete, senza farsi male. Per la prima volta nella sua carriera da detective non sapeva da che parte iniziare. Le scese una lacrima; senza farsi vedere da nessuno, la asciugò.
Non si accorse nemmeno che Rick era lì, a pochi metri, ad osservarla.
Quando questo fece un passo per raggiungerla, Ryan lo battè sul tempo: “Beckett!”
Kate si voltò verso il collega: “Sì!”
“Ho parlato con tutti i testimoni, nessuno ha visto niente. Nessuno si ricorda della bambina, nessuno l’ha riconosciuta dalla foto. Incredibile l’indifferenza della gente di New York.” Disse sconsolato.
“Beh, questa è New York, non possiamo aspettarci troppo. Appena la madre si calma indagherò su parenti e amici. Forse qualcuno voleva vendicarsi per qualcosa. Ma le serve tempo, quasi non riusciva a respirare. Diamole ancora qualche minuto.” Fu allora che vide Castle, fermo ad osservare.
“Ehi Castle, sei tornato?”
“Sì… voglio quanto te risolvere questo caso, il prima possibile.”
Kate annuì, non riuscì a sorridergli. Era troppo concentrata sul da farsi.
Non fecero in tempo a raggiungere la scrivania di Beckett che Esposito, appena uscito dall’ascensore, li chiamò a gran voce: “Beckett! Mi hanno appena chiamato: un’altra vittima. Central Park, a Cat Rock.”
“Cat Rock? Dove ci sono gli attrezzi per il climbing?” chiese Castle.
“Sì.” Rispose Esposito.
“La vittima?” chiese Kate.
“Un bambino.”
La detective  aveva già afferrato la sua giacca: “Non c’è tempo da perdere, andiamo!”
  
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