Quell’ultima settimana, l’eccitazione era al
massimo: Rosmerta non vedeva l’ora che la scuola aprisse per avere più clientela
nel suo locale, Cinthya non faceva altro che andare a contare quanti giorni
restavano a quando sarebbe andata a vivere dai Weasley e Patricia, terminati
tutti i compiti che le restavano, iniziava a pregare che l’anno nuovo andasse
bene e soprattutto che gli esami del GUFO a fine anno non fossero troppo
difficili. Come faceva a pensarci già prima di aver iniziato le lezioni, a
Rosmerta risultava incomprensibile, ma non diceva niente e continuava a
tranquillizzarla come poteva assicurandole che non erano un granché.
“Non sono altro che normali verifiche.” diceva
ogni volta che alla ragazza veniva l’agitazione. “L’unica differenza è che sono
ufficiali e tutte condensate in un paio di giorni.”
“Dici poco.” Borbottava sempre in risposta
Patricia, ma poi si tranquillizzava e tornava a pensare ad altro, soprattutto
ai genitori, di cui ancora non avevano notizie.
A distanza di un mese dalla loro fuga, ancora
nessuna lettera era arrivata alle due sorelle ed entrambe ne stavano soffrendo,
anche se in modo diverso: Cinthya reagiva con la chiusura, ben poche volte si
apriva alla sorella o a Rosmerta chiedendo dei genitori o parlando delle sue
tristezze che solo apparentemente non c’erano. Una sera, infatti, stava per
rientrare in camera dal bagno quando aveva sentito la voce soffusa della
sorella che, inginocchiata accanto al letto, diceva una preghiera per il padre
e la madre; aveva atteso che finisse poi, come se non avesse sentito nulla, era
entrata nella stanza, ma da quella sera in poi faceva in modo di restare il più
a lungo possibile nel bagno finché non iniziava a sentire rumori provenire
dalla stanza, segnale che la sorella aveva finito. Patricia, dal canto suo,
faceva di tutto per sembrare forte davanti alla sorellina, ma quando era sola
diventava malinconica e faceva lunghe passeggiate per distrarsi o pensare; gli
unici momenti in cui la si vedeva sorridere o ridere era in presenza di Cinthya
o della zia, davanti alla quale non voleva fare la figura della mollacciona,
anche se sapeva che Minerva McGranitt non era stupida e sapeva di quanto
soffrisse.
Il giorno prima della partenza, un gufo arrivò
con un messaggio, ma le loro speranze svanirono quando lessero che il mittente
era la signora Weasley, che le invitava a fare colazione a casa loro l’indomani
così da andare a King’s Cross tutti insieme. A quell’invito, il sorriso
ritornò.
“I Weasley sono gentilissimi,” commentò Patricia.
“delle persone stupende.”
“Lo dicono tutti quelli che li conoscono, ad
eccezione di qualche altra stupida famiglia Purosangue.” Disse Rosmerta mentre
sistemava le bottiglie i barili di Idromele nel magazzino. “Secondo me dovreste
andare: cambiate aria e potete vedere con i vostri occhi che tipi sono.”
Patricia si voltò verso la sorellina per chiedere il suo parere, ma quella era
scomparsa su per le scale con un gridolino entusiasta. Prese allora una piuma e
una boccetta d’inchiostro e scrisse la risposta affermativa sul retro della
lettera, la diede al gufo insieme a un biscotto e questo ripartì con un frullo
d’ali soddisfatto. Poi salì in camera e si mise a osservare la sorella che
ammucchiava a grande velocità tutte le sue cose sul letto per metterle nella
borsa. Patricia rise.
“Mi spieghi come vuoi farci stare tutte quelle
cose nella borsa?” le domandò e la bambina si fermò con aria pensierosa. Un
secondo dopo era partita con la borsa in mano fuori dalla stanza e giù per le
scale, per poi ricomparire e iniziare ad infilare tutto alla rinfusa. “Così i
vestiti si stropicciano. Aspetta che ti do una mano.” Disse Patricia e insieme
prepararono ordinatamente il bagaglio; alla fine, iniziarono a sistemare il
baule per Hogwarts, ricontrollando per l’ennesima volta di non aver dimenticato
nulla e a fine giornata erano pronte, stanche ma entusiaste.
Il mattino dopo, alle otto erano già in piedi, sveglissime.
Rosmerta le accompagnò all’ufficio postale per usare la Metropolvere e lì si
salutarono, dandosi appuntamento alle prossime uscite a Hogsmeade permesse
durante l’anno scolastico, per poi svanire con un guizzo tra le fiamme verdi
del camino. Non appena si rese conto di essere ferma, aprì gli occhi e si
ritrovò davanti una signora Weasley sorridente e in piena forma ad attenderla.
“Benvenuta alla Tana, cara.” Le disse
avvicinandosi e abbracciandola calorosamente come se la conoscesse da molto
tempo. La ragazza, colta impreparata, arrossì ma si lasciò stringere: era tanto
che nessuno lo faceva. “La tua sorellina è un amore: non è nemmeno un minuto
che è qui e già si sente a suo agio.” Continuò la donna iniziando a toglierle
la fuliggine dai vestiti con una vecchia spazzola consunta, poi le fece strada
in cucina dove, seduti a tavola, l’attendeva la famiglia Weasley quasi al
completo insieme a Harry, Hermione e una ragazza dai lunghi capelli argentati
che riconobbe come una dei quattro campioni del Torneo Tremaghi, Fleur
Delacour. Il signor Weasley, a capotavola, si fece avanti porgendole la mano.
“Buongiorno, signor Weasley.” Lo salutò Patricia
stringendogliela. “Grazie per l’invito, siete stati molto gentili.”
“Era il minimo che potevamo fare.” Rispose lui
con un sorriso. Poi la signora Weasley la fece accomodare vicino alla sorella e
a Ginny, che la salutò allegramente e le presentò il fratello Bill. Si guardò
intorno: lo spazio era poco, ma l’ambiente era il massimo dell’accoglienza e
del calore; ancora una volta, pensò di aver fatto la scelta migliore per sua
sorella e ne fu ancora più contenta. Durante la colazione, chiacchierarono
tutti insieme e fecero molte domande a Cinthia e Patricia, con una certa
delicatezza quando riguardavano i loro genitori, e alla fine Ginny, Harry, Ron
e Hermione le accompagnarono in giro per la casa e il terreno circostante,
mostrando loro la camera in cui avrebbe dormito Cinthya, la stanza di Ginny,
momentaneamente occupata da Fleur. Le stavano mostrando il giardino raccontandole
delle protezioni che circondavano l’intera Tana quando con un pop, appena fuori dalla recinzione
perimetrale del giardino, si materializzarono i due gemelli.
“Strano siano venuti.” Commentò Ginny al vederli.
“Sapevo che erano parecchio presi dal lavoro…” Cinthya ridacchiò.
“Io lo so perché sono venuti!” esclamò lanciando
un’occhiata alla sorella con un ghigno furbetto stampato sul viso. Patricia
sentì un improvviso calore sulle guance ma ignorò sia quello che la sorella,
che per precauzione si era allontanata di corsa da lei in direzione dei due
arrivati.
“Non l’ho capita.” Disse Ron grattandosi la
testa, divertito e confuso allo stesso tempo. Ginny levò gli occhi al cielo.
“Tu non puoi ancora capire Ron.” Rispose
guardando Patricia con un certo interesse; questa sostenne il suo sguardo.
“Non so di cosa tu stia parlando, Ginny.”
Commentò con tono deciso e disinvolto. Ginny sorrise con un’espressione su viso
che poteva essere tradotta con “Come no, lo vedremo”, poi si incamminarono
anche loro verso lo steccato.
“Ciao a tutti!” li salutarono in coro i gemelli.
“Siamo passati a salutare le nuove arrivate.” Disse George.
“Ma non eravate troppo impegnati?” domandò Ron e
George indicò il fratello.
“E’ lui che ha insistito.” Fred gli mollò una
gomitata.
“Bugiardo scaricabarile. Sei tu che ti sei
dimenticato gli appunti con le nostre idee per i nuovi prodotti.” Ribatté. Poi
si rivolse a Patricia. “Mi hai perdonato?” le domandò. Questa sorrise e
incrociò le braccia.
“No. Non hai ancora fatto nulla per guadagnarti il
mio perdono e non creder di ottenerlo con poco.” Rispose.
“Mi metterò d’impegno.” Disse lui. In quel
momento, Cinthya arrivò correndo da dietro di loro: in mano aveva una cosa
rotonda e pelosa, rosa shocking, dall’aspetto molto morbido e pacato, che ronzava
flebilmente tra le mani della bambina, che la mostrò allegra alla sorella.
“Guarda cosa mi hanno portato Fred e George: è
una Buffola… Puffola…” guardò i gemelli in cerca di aiuto.
“Puffola Pigmea.” Rispose George. “Così in camera
avrai chi ti tiene compagnia, oltre al poltergeist in soffitta. E’ molto meno
rumorosa e fastidiosa.” La bambina posò l’esserino con delicatezza sulla sua
spalla e quello si avvinghiò ai suoi abiti con le minuscole zampette nere
nascoste sotto il pelo. Anche i signori Weasley furono sorpresi di trovarseli
in casa ma ne furono assolutamente felici; Molly si rivolse poi a Ron e i suoi
amici.
“Avete finito di sistemare i bauli?” domandò ma
questi, ad eccezione di Hermione, si scambiarono un’occhiata veloce e filarono
nella camera che condividevano a finire di prepararli. Hermione e Ginny
aiutarono mamma Weasley a preparare dei panini per il viaggio ad Hogwarts e lasciò
ai gemelli il compito di aiutare Cinthya a sistemare le sue cose, scusandosi
con Patricia se non poteva farlo lei stessa.
Fred e George le accompagnarono nella stanza poi
quest’ultimo si allontanò per cercare gli appunti che aveva dimenticato,
tornando più di mezz’ora dopo. Nel frattempo, gli altri tre iniziarono a
sistemare le cose della bambina nel piccolo armadio e nella cassettiera della
stanza. Stavano lavorando quando il cellulare di Patricia iniziò a vibrare
nella sua tasca: questa lanciò un gridolino e con mani tremanti lo prese, sotto
lo sguardo interessato del ragazzo; era un numero sconosciuto che la stava
chiamando. Sperando che fossero i genitori, rispose, ma dall’altro capo rispose
la voce gracchiante della nonna, che le chiamava per sapere come stavano: la
ragazza si accorse che non sapeva ciò che era accaduto il mese prima, probabilmente
i suoi genitori avevano preferito non darle troppe preoccupazioni, così non
gliene parlò.
“Cosa c’è?” domandò Patricia cinque minuti dopo,
a chiamata terminata, di fronte allo sguardo scrutatore del gemello fisso sul
cellulare.
“Che cos’è quell’aggeggio? Non ne ho mai visto
uno prima… una cosa Babbana, immagino.” Rispose Fred osservandolo attentamente.
Patricia sorrise.
“Questo è un cellulare.” Spiegò. “Un telefono in
miniatura, se la cosa può aiutarti.”
“Un telefono in miniatura…” ripeté il ragazzo
pensieroso. “Lo vedesse mio padre, impazzirebbe dalla gioia!” esclamò. “Lui va letteralmente
matto per le cose dei Babbani, ha un intero magazzino pieno di roba, te l’hanno
fatto vedere?” Lei fece di no con la testa. “Bene, allora vieni, non te lo puoi
perdere.” Chiamò George e gli affidò la Cinthya poi scesero in giardino e
andarono dietro la casa, diretti a un garage che lui aprì con un colpo di
bacchetta. Patricia trattenne il respiro: là dentro c’era proprio di tutto,
frigoriferi, lavatrici, un servizio da tè, innumerevoli telefoni di diversa
forma, un tostapane, delle chiavi… persino una papera di gomma!
“Non ci posso credere!” esclamò divertita
Patricia prendendo in mano la papera gialla. “C’è proprio di tutto!”
“Sì. Papà lavora al Ministero, Ufficio per l’Uso
Improprio dei Manufatti Babbani: ogni volta che trova qualcosa di interessante
la aggiunge alla sua collezione, lo smonta, lo studia, lo rimonta e prova a
farlo funzionare.” Spiegò Fred. “Lo affascina il modo in cui i Babbani riescano
a vivere senza magia, si esalta tantissimo. Pensa che avevamo anche una
macchina: lui l’aveva leggermente modificata per farla volare, renderla più
spaziosa e mille altre cose, un gioiellino che mamma non ha mai apprezzato fino
in fondo. Peccato solo che ora vaghi per la Foresta Oscura ad Hogwarts.”
Patricia ricordò al suo primo anno quanto si era parlato delle vicissitudini di
Ron e Harry e soprattutto della terribile Strillettera che avevano ricevuto.
Ridacchiò.
“Non avrei mai pensato che ci fosse qualcuno così
appassionato per il mio mondo.” Disse iniziando a girare tra gli scaffali. “Normalmente,
i maghi tendono a disinteressarsi completamente al mondo Babbano, se non
addirittura a disprezzarlo di questi tempi.” Sospirò.
“Beh,” disse Fred raggiungendola. “non tutti i
maghi sono Mangiamorte.”
“No, beh… ovviamente… volevo solo dire che è
strano che un mago Purosangue se ne interessi.” Fred si oscurò. “Non
fraintendermi, non voglio offendere nessuno, men che meno i tuoi genitori!”
corse subito ai ripari. “E’ solo che…” Accidenti, ma perché si era dovuta
impegolare in un argomento del genere? “Capiscimi, con tutto quello che sta
succedendo… la maggioranza dei maghi Purosangue di cui sa parla sono tutti
dalla parte di Tu-Sai-Chi… quindi mi fa tanto strano quanto felice che ci sia
qualcuno che non ha…” Ma le sue parole non sembravano avere l’effetto che lei
sperava sul ragazzo, che sembrava incupirsi sempre di più.
Si portò la testa tra le mani e gli diede le
spalle con uno scatto: ma cosa stava facendo? Dire quelle cose alla famiglia
che così gentilmente le aveva accolte, che stava correndo così un rischio
maggiore di prima… sentì un paio di mani poggiarsi sulle sue spalle e spingerla
fuori dal garage: ecco, pensò la ragazza in preda al panico, chissà adesso cosa
penserà, sarà furibondo, non mi rivolgerà più la parola, magari ci caccerà
anche… ma Fred né era furibondo né pensava anche solo una cosa tra quelle che
lei temeva: la spinse in silenzio su una panca del giardino e la fece sedere.
“Sfogati.” Le disse semplicemente. Patricia lo
guardò interrogativa, gli occhi rossi e umidi. “Si capisce lontano un miglio
che hai bisogno di parlare con qualcuno.” Si sedette di fianco a lei. “Coraggio,
gli unici che ci possono ascoltare sono gli gnomi del giardino.”
“Ma… Non sei… arrabbiato?” domandò confusa lei.
Fred rise.
“Per vedermi arrabbiato basta che mi metti
davanti un qualsiasi Malfoy, sicuramente non con te.” Rispose. “Conosco la tua
situazione e capisco il perché tu mi abbia detto queste cose prima. Non credo
tu abbia avuto molti con cui sfogarti ultimamente, quindi entro in scena io.”
Patricia ridacchiò.
“Tu?” domandò divertita. “Come mai ti offri così
volontariamente?” Fred si strinse tra le spalle.
“Devo pur guadagnarmelo il tuo perdono in qualche
modo.” Disse con semplicità e lei scoppiò a ridere. “Uno a zero per me, ti ho
fatta ridere. E, per dimostrarti la mia completa disponibilità,” aggiunse in
tono confidenziale. “d’ora in poi ti permetterò di considerarmi l’amico numero
uno. So che per te è un grande onore,” aggiunse con enfasi quando Patricia aprì
la bocca per parlare. “ma non preoccuparti per me, essere tuo confessore è la
mia seconda grande aspirazione.”
“E la prima?” domandò lei.
“Top secret.” Disse. “Ti invierò la parcella per
i miei servigi via gufo.” Concluse e Patricia gli diede uno scappellotto sulla
spalla.
“Tu sei scemo!” scherzò lei.
“No, sono Fred.” Ribatté il ragazzo provocandole
una nuova risata. In quel momento, La signora Weasley uscì di casa e li chiamò:
erano arrivate le auto per accompagnarli in stazione. I due si alzarono.
“Penserò alla tua proposta, ma non credere di
guadagnarti il mio perdono solo così.” Fred simulò un’espressione sconvolta.
“Sei impossibile.” Commentò.
“No,” lo corresse ridendo la ragazza. “sono Patricia.”
“Copiona.” Commentò l’altro e rientrarono in casa.
Hola a todos!! Sono tornata con un altro capitoletto: scusate l'attesa ma sono stata un po' presa dagli esami... ^_^" Spero stiate tutti bene e soprattutto che il capitolo sia piaciuto: avevo in mente di farlo in un altro modo, ma mi è venuto così, pazienza. La sto costruendo man mano, anche se ho già una mezza idea, portate pazienza :)
Mi raccomando, recensite numerosi, sia che vogliate dirmi "Mi è piaciuto" sia "Mi ha fatto veramente schifo" :), ovviamente i consigli sono ben accetti! Alla prossima!! Ciao!!
monipotty