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Autore: chemicalscollide    17/02/2011    0 recensioni
Tre ragazze italiane, migliori amiche, si ritrovano a vivere in una città nuova come Londra. Qui faranno amicizia con quattro ragazzi che le aiuteranno, le faranno crescere e con i quali instaureranno una bellissima amicizia (e, chissà, forse qualcosa di più) che li porterà ad appoggiarsi sempre l'un l'altro. Durante questa storia tutte e tre si troveranno in situazioni in cui dovranno compiere scelte importanti ed è per questo che è stato scelto questo titolo.
Il racconto è visto da Giulia, una delle tre ragazze, ma non mancano i POV dei vari personaggi.
E' la prima fanfic che abbiamo scritto, io e le mie due amiche, qualche anno fa, quindi siate magnanimi :) E' già completa, perciò posterò regolarmente. Solo un avvertimento, è un po' lunghetta!
Buona lettura!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DRIIN
“Bene, ragazzi, per giovedì studiatevi solo le prime due crociate” disse la professoressa, con la voce ormai già sovrastata dal chiacchiericcio dei ragazzi che uscivano dall’aula. Ci avviammo verso i nostri armadietti (cose che amavo delle scuole inglesi) seguite da Tom. Poco dopo ci raggiunsero anche i suoi amici.
“Dougie, Harry, vi presento Giulia, Fabiola e Francesca”
Loro ci sorrisero. “Piacere” e ci stringemmo la mano.
“Verranno a sentirci oggi pomeriggio alle prove” annunciò Tom.
“Fantastico!” esclamò il ragazzo chiamato Dougie. “Così vi faremo sentire qualche nostra canzone e ci darete un parere”. I suoi occhi celesti ci osservavano, mentre parlava; dalla sua faccia buffa, sembrava un tipo simpatico. Indossava una felpa grigia, piuttosto semplice, dei bermuda neri e un paio di scarpe molto larghe, di quelle stile skaters. Harry invece aveva capelli più scuri, tenuti in su in una piccola cresta, e i suoi occhi erano di un azzurro vividissimo, e questo risaltava ancora di più perché la sua felpa era dello stesso colore. No, non erano niente male.
“Con piacere” disse Francesca con un sorriso.
“Dove provate di solito?” chiesi.
“Nella sala prove della scuola”
“Oppure ci ritroviamo a casa di uno di noi quattro”
“A proposito di uno di noi quattro” Tom si girò verso gli altri due. “Dov’è Danny?”
“Non lo so” rispose Dougie allargando le braccia.
“Eccomi, eccomi, scusate il ritardo” udimmo una voce che si faceva sempre più forte. Ci girammo tutti insieme verso un ragazzo che stava correndo; i capelli ricci castani, con qualche riflesso rosso, si muovevano mentre si avvicinava velocemente al nostro gruppo: portava una camicia a quadri rossa e aveva una chitarra in spalla *Niente male… niente male davvero! Basta, Giulia, pensa a Luca*
Vidi per terra un filo che spuntava da un corridoio, ma non feci in tempo ad avvertire il ragazzo, che lui ci era già inciampato ed era capitombolato per terra. Scoppiammo tutti a ridere, compreso il ragazzo, che nel frattempo si rialzò, massaggiandosi le ginocchia. Dougie era in preda a delle risate incontrollabili  e si teneva la pancia. Il ragazzo si avvicinò e gli diede uno scappellotto sulla nuca. “Smettila di ridere” gli ordinò sghignazzando. Poi si rivolse a Tom e Harry “La sveglia è suonata poco fa” spiegò; poi il suo sguardo cadde su di noi. “Ehi ciao!” esclamò con un sorriso.
“Danny queste sono delle ragazze italiane, sono nuove. Sono Fabiola, Francesca e Giulia” spiegò di nuovo Tom. “Lui è Danny” disse rivolto a noi.
“Ciao, Danny, piacere”. Lui mi strinse la mano sorridendomi. Notai che aveva dei bellissimi occhi blu, anche se erano di un colore particolarissimo, che non saprei definire facilmente, e tante, tantissime lentiggini che gli ricoprivano ogni parte del viso, cosa che gli donava un aspetto veramente piacevole. Piacevole era un termine molto riduttivo. Poi si girò verso le altre e fece lo stesso.
“Da dove venite?”
“Da Roma”.
“Non puoi capire, quando gliel’hanno detto alla Bird… non la finiva più di parlare del grande impero romano” raccontò Tom ridendo.
Danny chiuse l’armadietto e si girò verso l’amico sorridendo “Mannaggia, come ho fatto a perdermela!”
In quel momento suonò la campanella. “Ecco che si ricomincia” sospirò.
“Noi adesso abbiamo… matematica” disse Fabiola guardando l’orario. “Non è che ci sapete dire come arrivarci?”
“Sì, venite, vi ci accompagno io, a quanto pare tocca matematica anche a me” disse Danny.
“Ci vediamo dopo” salutammo gli altri e ci avviammo con il ragazzo.
“Allora” cominciai “come si chiama la vostra band? Che genere di musica fate?”
“Ci chiamiamo McFly” mi spiegò, girandosi verso di me. “Facciamo musica rock-pop”
“Bene bene.. tu che parte hai?” chiese Francesca.
“Sono il vocalist e suono la chitarra, come Tom. Dougie è il bassista e Harry il batterista. Abbiamo già scritto un po’ di canzoni. Ora che ci penso, proprio ieri ne ho finita una sulla quale stavo lavorando da un po’” ci raccontò.
“Bè, non vedo l’ora di sentirla oggi pomeriggio” esclamai.
Lui mi fece un bellissimo sorriso.
“Siamo arrivati” annunciò svoltando in una classe a destra. Quasi tutte le persone, a quanto pare, erano già arrivate. Una ragazza alta e bionda, con un sorriso decisamente falso, si avvicinò correndo.
“Ciaooo Dannyy!!” e gli saltò al collo dopo avergli schioccato un bacio sulla guancia.
“Ciao Amber!” disse lui in tono stanco, ma sembrava che non fosse poi dispiaciuto del tutto.
“Allora? Che hai fatto quest’estate?” gli chiese lei guardandolo adorante e sbattendo le ciglia.
*Ha la voce più acuta che abbia mai sentito*
Mi girai verso Francesca e Fabiola, ma mi dovetti voltare subito e guardare accuratamente da un’altra parte per non scoppiare a ridere.
Intanto sentii Danny in risposta: “A parte essere andato in California per due settimane, niente di che: sono rimasto qui a provare con gli altri”.
“Adooooro la tua band” fece le fusa la ragazza. “Siete così braaavi”. Danny sorrise un po’ compiaciuto.
“Jones! Bones! A posto!” urlò la professoressa, che a quanto pareva, era appena entrata. Ci affrettammo a sederci.
Fu una lezione difficile, in quanto matematica già non era una delle materie più semplici, anche se fortunatamente mi era sempre riuscita bene, e in più era in inglese, e quindi trovammo un po’ di difficoltà nel capire tutto. Insomma, l’ora dopo ci capitò proprio inglese, che non andò male, la professoressa era molto brava anche se un po’ severa. Suonata la campanella, ci avviammo verso la sala mensa con l’aiuto di Harry, che ci aveva raggiunto. Appena entrai, rimansi a bocca aperta: la sala era enorme, centinaia di ragazzi erano intenti a fare la fila, ma, alla nostra entrata, molti di essi si girano dalla nostra parte. Mi sarei voluta sotterrare.
“Andiamo a quel tavolo” suggerì Harry, indicando un tavolo libero all’angolo in fondo.
“Perfetto!” approvai, più che altro per smetterla di essere al centro dell’attenzione e nascondermi il più possibile.
Quindi seguimmo Harry fino al tavolo, poi andai a prendere qualcosa di non ben definito da mangiare, una bottiglietta d’acqua e ritornai al posto con il mio bel vassoio. Nel frattempo erano arrivati gli altri, accompagnati da due ragazze: una era Amber, che infatti se ne stava appiccicata a Danny come una cozza, mentre l’altra non la conoscevo ancora.
“Ciao” salutai appena raggiunto il tavolo.
“Oh, ciao!” mi risposero in coro.
“Vi vorrei presentare la mia ragazza, Giovanna” esclamò Tom indicandola accanto a lui. Dopo esserci presentate, Amber si fece avanti. “Io sono Amber, la ragazza di Danny”
“Non sei la mia ragazza” disse Danny guardandola e scuotendo la testa.
“Bè, praticamente sì” rispose lei noncurante con un sorriso a 32 denti, per poi girarsi.
Danny guardò gi altri esasperato. Tom gli sussurrò: “Lascia perdere”. Lui alzò gli occhi al cielo e si mise seduto. Guardando la faccia di Danny mi scappò un risolino, ma Amber se ne accorse. “Perché ridi?”
“Ehm.. perchè… c’era uno che stava cascando” risposi io, la prima cosa che mi venne in mente. E lei “Ah…che cosa buffa” e si rigirò dall’altra parte. Io guardai le altre, e le trovai sotto al tavolo, con la scusa di prendere qualcosa, ma in realtà per ammazzarsi dalle risate a causa della mia espressione. Cominciammo a mangiare e a chiacchierare con i ragazzi, quando arrivò una ragazza, con i capelli corti castani, tutta sorridente e molto carina, che con le mani coprì gli occhi di Dougie.
“Indovina chi è?” disse a bassa voce. Anche se era coperto, vidi bene che Dougie non era molto contento.
“Sam!” esclamò con voce stanca.
“Bravo!” e gli stampò un bel bacio appassionato. “Quanto mi sei mancato!”
“Ehm.. senti Sam…” Dougie si alzò. “Tu sei molto carina… ma… non credo vorrò stare con te ancora, siamo troppo diversi… e poi a dirla tutta quest’estate ho frequentato altre ragazze. Spero non te la prenderai troppo” disse come se stesse parlando del tempo. Io rimasi allibita e a quanto pare anche Francesca e Fabiola. I ragazzi invece a giudicare dalle loro facce se lo aspettavano.
“No… non ti preoccupare… la prendo benissimo” la voce di Sam cominciò a tremare e gli occhi a diventare lucidi. “Resta il fatto che sei uno stronzo!” e gli diede uno schiaffo per poi allontanarsi piangendo. *Poveraccia*
Dougie si massaggiò la guancia. “Sono i rischi del mestiere” disse con un ghigno agli altri, sedendosi.
Francesca non ce la fece più. “Sei l’essere più privo di tatto che io abbia mai visto!”
“Quando si ha tante ragazze con cui combattere è difficile tenerle a bada” rispose, guardandola con superiorità.
“Io… non ci posso credere”
Dougie alzò le spalle e continuò a mangiare come se avesse fatto la cosa più normale del mondo. Francesca mi guardò. Io scossila testa e capii dal suo sguardo che stavamo pensando la stessa cosa: *Che stronzo!*
  
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