- Lo so, è da un secolo che non aggiornavo.
- Per questo, vi chiederò scusa all'infinto: scusate, scusate, scusate!
- Avevo gia cominciato questo capitolo, ma dopo qualche riga sono andata in palla e non sapevo piu come fare... L'ispirazione è tornata, fortunatamente, quindi credo che non farò piu simili ritardi...O almeno spero! Ora non so quanto sia piacevole per voi, questo aggiornamento. Spero vi piaccia il chap, almeno un po'...Non è il massimo, ed è anche corticello...L'ho tagliato, in realtà, perchè c'era un'altra parte, ma il salto temporale era troppo, perciò l'ho tolto e la terrò, quella parte, per i prossimi chap U.U Spero di non aver deluso le vostre aspettative..
- Un bacio.
- __
- Capitolo
10- Bad Past
- Erano
passati
tre giorni, dalla mia fuga dal bar, dal mio pianto isterico. Tre giorni
da
quando avevo riaperto la ferita del mio cuore, tre giorni in cui il
passato
aveva ricominciato a tormentarmi, passandomi davanti agli occhi senza
pietà.
Infilzando, spillo dopo spillo, una sofferenza all’organo che pensavo
fosse
guarito tempo fa. Credevo di aver chiuso per sempre con quel periodo,
il più
brutto della mia vita, credevo che i fantasmi fossero definitivamente
spariti.
- Non
avevo
tenuto conto che la lontananza aveva solo assopito il dolore, e non
tolto
realmente.
- Ne
avevo avuto
la dimostrazione l’altro giorno, quando, incontrando quegli occhi
cobalto,
tutte le mie fatiche mi erano crollate addosso come un macigno. Erano
state
costruite su una base in pendenza, pericolante. E adesso tutto s’era
distrutto.
Quanto ero stata stupida.
- Kim,
dopo che Rose l’aveva avvisata –perché,
ovviamente, doveva sbandierare che lui
era tornato- mi stava addosso peggio di mia madre. Anzi, si comportava
come
Emily non faceva.
- Scossi
la
testa, sospirando, e cercai di prestare attenzione alla lezione di
scienze.
- Ovviamente,
era un tentativo vano.
- -Nat..-
mormorò, poggiando una mano sulla mia spalla.
- -Kim,
sto
bene..- esalai. Le rivolsi un sorriso tirato, che non la convinse per
nulla.
- -Signorine,
potete prestare attenzione?- ci richiamò il docente, con un’aria
accigliata. Ci
scusammo, e Kim mi fulminò con gli occhi.
- Per
fortuna,
la campanella segnò l’intervallo, e io potei lasciarmi andare
stancamente sul
banco.
- Rick
Donagan,
qui. Non riuscivo a smettere di pensarci.
- Vidi
Adam
uscire dalla classe, non prima di avermi lanciato uno sguardo
indecifrabile.
Era strano che non l’avesse riconosciuto, anche perché veniva a scuola
con noi,
benchè fosse di un anno più grande.
- Sentii
lo
stomaco stringersi in una morsa dolorosa, mentre le immagini di quel
giorno mi
passavano davanti agli occhi come un film.
- “Ah, che idiota! Non lo
posso proprio tollerare! Vorrei
tanto prendere quella zucca vuota e picchiarla contro il muro finchè
non si
apre a metà come una noce di cocco!” esclamai. Non riuscivo a smettere
di
sbraitare, dopo l’ennesima litigata con Brown. Perché, perché quel
ragazzo
doveva essere così dannatamente stronzo? Che gli avevo fatto per
spingerlo a
tormentarmi la vita? “Cioè,proprio non lo concepisco!” Bloccai il mio
fiume di
insulti, notando che il mio interlocutore era piuttosto assente.
- Rick si guardava le
scarpe, e non si era nemmeno accorto
che lo fissavo preoccupata.
- “Ehi..” lo richiamai.
Lui mi guardò, incrociando i suoi
occhi azzurrissimi con i miei. “Tutto okay?”
- Lui tirò le labbra in un
sorriso poco convinto, e annuì.
“Sì, ero solo pensieroso.”
- Annuii a mia volta, ma
non mi fidavo della sua risposta.
- Io e Rick stavamo
insieme da otto mesi ormai, lo
conoscevo bene quanto me stessa, e se qualcosa non andava lo capivo
anche da
chilometri. Senza contare che quell’adorabile ragazzo era leggibile
quanto un
libro aperto. Mi bastava guardarlo in quegli occhi celesti, per capire
cos’aveva. Ma quello sguardo, oggi, era indecifrabile.
- Arrivammo poco dopo a
casa mia, e quando entrammo,
trovammo Bryan e Rose abbracciati sul divano. “Guarda guarda, i due
piccioncini!” esclamò il mio fratellone, vedendoci per mano.
- Io arrossii, ma non
potevo che essere felice di quel
commento.
- Non ero innamorata di
Rick, ma c’ero molto vicina.
Quello che provavo era grande, e ormai avevo l’abitudine di vederlo
intorno a
me. Adoravo la sua presenza quasi quanto quella di mia sorella.
Insomma, era
importante. E sapevo che anche io lo ero per lui, e non mi avrebbe mai
fatto
del male. Rick odiava vedermi triste, me lo ripeteva sempre.
- Ma non era l’unico;
anche io non amavo particolarmente
vederlo giù, anche perché contagiava anche me col suo umore.
- Salimmo in camera mia, e
dopo esserci tolti i cappotti
mi sdraiai sul mio letto accoccolata al petto del mio ragazzo
fantastico. Lui
era sempre perso nei suoi pensieri, la fronte leggermente aggrottata,
gli occhi
persi nel vuoto in fronte a lui.
- “Deve essere
interessante la parete della mia stanza”
osservai, richiamando la sua attenzione. Infatti, portò immediatamente
i suoi
zaffiri nei miei occhi.
- “In effetti, sì.” mi
fece una boccaccia, e gli diedi un
buffetto sul petto, ridacchiando appena. Lui si allungò per posare le
sue
labbra sulle mie in un dolce bacio. Sorrisi contro la sua bocca, e mi
strinsi
maggiormente a lui. Adoravo stare tra le sue braccia, mi sentivo al
sicuro,
come quando lo faceva Bryan. Protetta.Rick non mi avrebbe mai fatto del
male.
- Il giorno dopo era un
sabato, perciò non c’era scuola, e
pensai bene di accettare l’invito del mio ragazzo per uscire. Era tanto
che non
facevamo delle passeggiate. Solitamente, ci vedevamo a scuola, e
talvolta nel
pomeriggio a casa dell’uno o dell’altra -come ieri.
- Camminavo velocemente
per non essere in ritardo
all’appuntamento, peccato che fosse tutto contro di me. Per strada,
incontrai
la banda dei barbari, e il capo –ovviamente- non si perse a far
commentini.
- “Guarda Smith come corre
da Donagan..!” I suoi amici si
persero in commentini e schiamazzi, come giusto che fosse per dei
poveri idioti
come loro. Brown scese dal suo motorino, attraversò il marciapiede e mi
sbarrò
la strada con un sorrisino di sfida.
- “Ma cos’ho fatto di male
per averti sempre tra le
palle?”chiesi retorica, mentre il suo sorriso si allargava. “Oh Smith,
ammettilo
che sei felice di vedermi.”
- “Sì, come sarei felice
se avessi un palo nel culo..”
ribattei. “Ora, levati.” Adam mi fece da specchio, con un ghigno
stampato in
faccia. Avrei tanto voluto tirargli in testa uno delle querce nel parco
lì
vicino-dove, per altro, mi stava aspettando il mio ragazzo. “Non tanta
fretta,
Smith”.
- Espirai profondamente,
stringendo i pugni nel tentativo
disperato di calmarmi.
- “Senti. Sono già in
ritardo. Mentirei se dicessi che mi
piacerebbe rimanere a chiacchierare amabilmente con te e i tuoi amici
zotici,
perciò sarò sincera.” Lo fulminai con un’occhiataccia. “O ti togli di
mezzo, o
ti spacco la testa.” Lui rise, seguito a distanza dai suoi compari,
dall’altro
lato della strada, al parcheggio dei motorini.
- “Credi davvero di
potermi anche solo sfiorarmi?”
ridacchiò ancora, “povera illusa..”
- “Ma vai a quel paese,
Brown, e lasciami proseguire.”
- “Va bene...” concesse,
facendosi da parte con un
inchino. “Au revoir, mademoiselle.”
- “Ma fottiti!” fu la mia
risposta educatissima e chic. Proseguii
imperterrita, mentre sentivo i ragazzi-ricongiunti con il loro boss-
sparlare
di Rick.
- Giudicavano sempre il
mio ragazzo, credendosi migliori.
Ma non avevano nemmeno il diritto di farlo: Rick era cento volte meglio
di
loro, in tutto. Era carino, dolce, simpatico, intelligente; mentre
Brown e Co.
erano il completo contrario. Rick era un bravo ragazzo, e gli volevo
molto
bene.
- “Brown, lui è mille
volte meglio di voi!” urlai in loro
direzione, per poi accelerare e svoltare l’angolo. Diedi una fugace
occhiata al
mio orologio, che segnava le quattro e un quarto. Ero in ritardo di
dieci
minuti buoni, e se Rick si fosse arrabbiato, per lo meno gli avrei
potuto dire
che non era la mia pigrizia, quanto un fattore problematico chiamato
più
comunemente come Adam Brown.
- Raggiunsi il punto di
ritrovo di me e Rick. Lui era
scuro in volto, teso, irritato.
- “Scusa, Rick..Ho avuto
un contrattempo..”
- “E di che genere,
sentiamo?” Rimasi perplessa dalla sua
risposta acida.
- “Ho incontrato
quell’idiota di Brown che mi ha sbarrato
la strada.”
- “Ah,
ora
capisco tutto..” Mi accigliai. Che
intendeva dire?
- “Prego?” chiesi,
confusa.
- “Sai Natalie, mi
stupisco ancora di come ti comporti.”
Rick alzò la testa, e incrociai il suo sguardo di ghiaccio. Ghiaccio
perché era
gelido, freddo. Cattivo.
- “C’è sempre lui in
mezzo. Sempre.” Proseguì. “Perché, a
questo punto, non ti metti con lui?”
- Lo guardai allucinata.
Ma che diamine stava blaterando,
quel cretino?
- “Rick, stai scherzando
spero. Io odio Brown, mi pareva
fosse chiaro”, gli ricordai.
- “Odi.. A me pare più che
ne sei cotta. Non so se te ne
sei mai accorta, ma parli solo di lui. Anche se lo insulti, lui c’è
sempre, in
ogni tuo discorso. Lo nomini di continuo, e poi..Dio, Natalie, non
mentirmi..Davvero, piuttosto di tormentarmi, lasciami.”
- Io non riuscivo a
crederci, non era concepibile. “No..no,
ascoltami bene: io non ti ho mai
mentito.” Poi capii. “Qui, forse, sei tu quello che vuole realmente
lasciarmi..”
- “Non è vero. Non è vero,
Natalie.”
- “Forse..forse è meglio
che torno a casa.” Mormorai,
prendendo a camminare nella direzione inversa. Mi veniva da piangere,
non
riuscivo a credere di aver litigato con Rick. Non per Adam Brown. Non
era
minimamente ammissibile che Rick pensasse quelle cose di me.
- Mi conosceva, sapeva che
davvero odiavo Brown, che non
avrei mai potuto né illuderlo né ferirlo.
- Quella sera non mangiai,
rinchiusa a chiave nella mia
stanza. Lasciai libere le lacrime di scorrere sul mio viso, senza
fermarle, per
sfogarmi.
- Non riuscii nemmeno a
dormire, se non per due orette
scarse.
- Quella domenica
pomeriggio decisi che sarei andata a
casa sua per chiarire quella situazione. Volevo chiudere quel
malinteso, e far
pace. Era orribile star così distante da lui.
- L’abitazione di Rick era
piuttosto distante dalla mia.
Per raggiungerla, avrei dovuto attraversare tutto il parco del giorno
prima-
quello era la via di mezzo tra le nostre case.
- Camminavo piuttosto
velocemente sul sentiero tra le
piante, quando le gambe improvvisamente smisero di seguire i miei
comandi, e
presero a tremare.
- Pensai di trovarmi nel
bel mezzo di un incubo, quando i
miei occhi incontrarono la figura di Rick, affascinante e
inconfontibile,
stretta ad una completa sconosciuta, e si baciavano. Si baciavano
appassionatamente, anzi, si mangiavano.
- Forse il mio sguardo
puntato su di lui lo faceva sentire
osservato, e quando si staccò da quella ragazza, alzando la testa, mi
incontrò.
Sul suo viso passarono diverse emozioni, tra cui sorpresa, rammarico e
pentimento. Presi a correre, sentendolo immediatamente dietro di me.
- “Natalie, aspetta, ti
posso spiegare!” mi afferrò il
polso, e appena mi girò per guardarmi in faccia gli tirai uno schiaffo
in pieno
viso, con tutta la mia forza e il mio dolore. Le lacrime ormai mi
annebbiavano
la vista, e i singhiozzi mi scuotevano. Ma riuscii a sibilargli un ‘Ti
odio’
con tutto il mio sentimento, nonostante la voce incrinata.
- Ripresi a camminare
spedita,pensando ormai che non mi
avrebbe più importunata. Ma la sberla non gli aveva fatto capire che
non lo
volevo più vedere, e cercò di chiamarmi nuovamente, continuando a
seguirmi. Mi
riprese nuovamente per le spalle, questa volta mi tratteneva in modo
che non
potessi più picchiarlo. “Calmati, lasciami spiegare..!”
- “No! Lasciami stare,
Rick!”
- “Natalie, guarda..”
- “Ehi! Nat!” mi voltai
verso Bryan, dall’altra parte
della strada. Ormai eravamo usciti dal parco, e il mio fratellone aveva
notato
le mie lacrime. Si catapultò in mezzo alla strada, senza badare
all’auto che
stava arrivando. “Bryan!” urlai, spaventata. La macchina inchiodò in
tempo, ma
urtò comunque Bryan, che venne sbattuto a terra. Prima che potessi
correre a
controllare come stesse si stava già rialzando. Io mi divincolai da
Donagan e
volai da lui.
- “Bry, Bry, come
stai?”Lui mi ignorò, cercava sempre di
rialzarsi.
- “Io lo uccido..che ti ha
fatto?”
- “Non importa, tu
piuttosto stai bene?”
- Bryan
si era
slogato una caviglia, e gli erano uscite delle botte violacee su tutto
il
fianco sinistro. Ovviamente, Rose se n’era accorta, e aveva notato
l’espressione di entrambi quando eravamo rientrati. Se non fosse stato
che
Bryan si era fatto male e voleva stargli vicino, avrebbe cercato lei
stessa
Rick per dargli una lezione.
- Agli
occhi di
tutti, Bryan era caduto dal motorino a causa del ghiaccio sulla strada,
facendosi male al piede. E le botte erano inevitabili.
- Io
ero caduta
in una brutta depressione, e passai più di sei mesi a pensarci. A
pensare a
Rick.
- Il
giorno dopo
non lo rividi a scuola, e più tardi scoprii che nonostante
l’infortuneo, Bryan
era andato a casa sua e dopo la sua minaccia, quello stronzo se n’era
andato, a
maggior ragione, non aveva obiettato per il trasferimento di lavoro del
padre
di cui non mi aveva resa partecipe tempo prima. Mi consolavo, almeno
sapevo che
in un modo o nell’altro ci saremmo lasciati. Anche se avevo trovato
proprio il
peggiore, per farlo, tra i due.
- Dopo
di Rick,
ero diventata allergica ad ogni individuo di sesso maschile che non
fossero mio
padre o Bryan. In quei mesi bui, il mio odio per Adam era diventato
palpabile,
e non si trattava solo di semplice antipatia e dispetti. Lo ritenevo la
causa
di tutti, dei litigi di me e Rick. Poi avevo capito che non era colpa
sua,
nonostante tutto, e che Donagan non mi meritava.
- -Ehi..-
mi
voltai verso Adam, sussultando.
- -Ehi..-
risposi, cercando di accennare un sorriso.
- -Non
volevo
spaventarti.- Si scusò, accomodandosi al posto di Kim, che era fuori.
- -Non fa niente.- Adam rimase a guardarsi le
mani, a disagio, per un po’.
- -Volevi
dirmi
qualcosa?- incalzai, piegando la testa come per incoraggiarlo.
- -Sì,
in
verità..Il ragazzo dell’altro giorno era..- storse il naso, -era lui?
Donagan?-
- -Sì-
fu il mio
sussurro.
- -Caspita,
non
l’avevo riconosciuto all’inizio..- commentò. -Ma poi ho pensato che lui
era
l’unico a poterti fare un effetto simile, dopo che ti aveva lasciata
per
andarsene..Perchè è così che è andata, giusto?- chiese, accigliato.
- -No,
veramente..Però, non amo molto parlarne..- Adam mi sorrise in modo
rassicurante, forse per la prima volta nella nostra vita. E in quel
momento, fu
normale ripetere il gesto con gratitudine.
- -Non
preoccuparti.
Magari più avanti.- Allungò la mano, fino a sfiorarmi i capelli.
Trattenni il
fiato, mentre lui cincischiava imbarazzato, forse per il gesto
avventanto. Poi
lo fece: mi scostò i capelli dal viso, portando la ciocca spettinata
dietro
l’orecchio.
- -Mi
ha
tradita.- Dissi solo, mentre Adam si accigliava. Non si aspettava che
fossi
così schietta. Tutto qua.-
- -Tutto
qua? Io
l’avrei infamato.- Ribattè, scioccato.
- -Ci
ha già pensato
Bryan- commentai, con un sorrisino. La sua fronte si corrugò ancora, e
un lampo
di comprensione gli attraversò lo sguardo.
- -La
caviglia..-
- -Già.
Ha avuto
un incidente; ha attraversato la strada, senza guardare, pur di mettere
a posto
le manacce di Donagan..Però stava arrivando la macchina..Il giorno dopo
ha
avuto il coraggio di andare a casa sua per minacciarlo.-
- -In
questo
momento stimo mio fratello più del solito.- Commentò, con un sorrisino.
- -Ah..ti
prego,
non farne parola con nessuno..- lo implorai, mentre si rialzava al
suono della
campanella.
- Lui
ridacchiò:
-E a chi potrei dirlo? Al mio riflesso nello specchio?- poi mi
scompigliò i capelli,
e si abbassò fino a trovarsi faccia a faccia con me, a pochi
centimetri. -Sei l’unica persona di cui mi fido, in
questo momento, e l’unica che sento
vicina.-
- Adam
tornò al
posto, ma non aveva idea di come mi avesse alleggerito il cuore. Era
incredibile
che il mio peggior nemico fosse in grado di tirarmi su il morale con
una frase.
- Ma
ormai,
avevo capito che Adam sarebbe sempre stato una sorpresa per me.
- La
prof entrò,
e si mise subito a chiedere delle nostre ricerche. Ovviamente, chiamò
per primo
il nostro gruppo –quello che al 99% credeva il più problematico, avendo
unito Brown
e Wilson. Mi alzai, raggiungendo i miei compagni alla cattedra, e
ansiosa
cercai lo sguardo smeraldino di Adam. Mi sorrise, e io ricambiai,
incapace di
far altro, mentre grazie a lui, sentivo il cuore leggero.