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Autore: Letty Cullen    18/02/2011    1 recensioni
Isabella è una ragazza 17 enne che si appresta a partire per le vacanze estive insieme ai suoi genitori. Passera' tre divertenti settimane, fara' nuove conoscenze e forse trovera' anche l'amore...
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Era un caldo mattino di inizio agosto, la sera precedente avevo caricato la sveglia per le 7 sicura che, una volta suonata l’avrei riprogrammata per farla suonare almeno un’altra ora dopo (comportamento normale e tipico della sottoscritta).
Avevamo il volo per Orange County alle 12 e 25 dall’aeroporto di Seattle.
Stavo sognando beatamente di sdraiarmi su una spiaggia quasi deserta e godermi i caldi raggi del sole che mi baciavano e il lieve vento che mi accarezzava quando un tonfo improvviso e una luce accecante mi fecero balzare sul letto risvegliandomi traumatizzata.
Neanche il tempo di capire cosa fosse accaduto e dove fossi finita, che una voce calda ma squillante mi fece capire che l’uragano chiamato Renee era corsa a “salvarmi” dalla mia, se cosi si puo’ chiamare, PIGRIZIA di alzarmi. Avava aperto violentemente la porta ed era corsa alla finestra ad aprire le persiane accecandomi con la luce che prepotente passava attraverso le tende rosa appese alla finestra.
“Buongiorno amore! Su alzati che è tardi. Non vorrai rischiare di perdere l’aereo? Tuo padre è gia’ in cucina a preparare la colazione, la tua preferita” mi disse lei posandomi un bacio sulla fronte.
“Ciao mamma, buongiorno a te! Ma che ore sono? E’ davvero cosi tardi? La mia sveglia non ha suonato neanche una volta, deve essersi rotta!” l’espressione sul mio viso era a dir poco sconcertata: la mia sveglia della Thun, nuova di pacca e pagata un occhio della testa si era forse rotta? O forse io, suonata piu’ del solito mi ero dimenticata di caricarla? No, escludo categoricamente la seconda, pero’ cavolo allora si è rotta… probabilmente sul mio viso passavano mille espressioni diverse e solo quando mi accorsi che mia madre aveva ricominciato a parlare, la vidi li’ di fronte a me, con le braccia incrociate in grembo che mi fissava con aria stupita ed allo stesso tempo impaziente che sua figlia si decidesse a schiodarsi dal letto.
“Tesoro , te lo spiego io perché la tua cara sveglia non ha suonato.. sono le 6 e 40 e dobbiamo sbrigarci, dobbiamo ancora caricare i bagagli in macchina e al telegiornale hanno previsto code in autostrada fin da questa mattina”.
“Che cosaaaaaaaaaaaaaaaaa?? Mamma ma è prestissimooo! Oddio ora restero’ traumatizzata addormentata e imbambolata per tutta la mattina o no forse peggio per tutta la giornata! Devo correre da papa’ e dirgli di preparare il termos da un litro di caffè anzi no due termos… si si meglio due!! Papaaaaaaaaaaaaaaaaaaa’!”.
Detto quello mi scaravento giu’ per le scale senza neanche infilarmi le ciabatte e all’improvviso, presa dalla foga di arrivare in cucina, non mi ricordo di quel lembo di moquette appena sollevato dal pavimento e da brava ragazza scoordinata quale sono, vado ad inciampare proprio li cadendo rovinosamente con il sedere e scivolando sopra gli ultimi tre scalini atterro sul tappeto rosso accanto alla fine della ringhiera. Un tonfo secco e forte si propago’ dalla scala sotto di me.
Non feci in tempo ad alzarmi che mio padre comparve da dietro il muro che divideva il salotto dalla sala da pranzo a si chino’ su di me per aiutarmi ad alzarmi.
“Cavolo Bells, sempre la solita! Vuoi andare al mare o all’ospedale? Se continui cosi prima o poi te la rompi quella testa! Su vieni, aggrappati a me, la colazione è gia’ pronta.”
Mentre mi aiutava ad alzarmi, sentii un profumino arrivare dalla cucina: era il pane tostato che papa’ mi preparava spesso. Pane tostato con burro, marmellata di more e una tazzona di latte e caffè: era la mia colazione preferita.
Quando fui in piedi, un’altra voce sopraggiunse dalle mie spalle… ah si mia madre…dimenticavo…era rimasta al piano di sopra in camera mia… La vidi scendere frettolosamente le scale e corrermi incontro abbracciandomi.
“Oh Bella, in cosa ho sbagliato con te tesoro mio.. Ti sei fatta male? Come ti senti?” mi chiese piuttosto preoccupata.
“Sto bene mamma, sto bene non preoccuparti. Lo sai che ci sono abituata a queste “cadute”, sono all’ordine del giorno! Al massimo domani avro’ mezzo sedere nero!! Dai facciamo colazione, altrimenti lo perdiamo davvero l’aereo!”
Detto questo ci dirigemmo tutti e tre abbracciati verso la cucina. Fu allora che mi voltai verso mamma e le dissi: “Mamma?”, lei giro’ appena il volto verso di me e disse:” Dimmi amore..”
“Tu non hai sbagliato niente, sei una mamma che tutte le ragazze vorrebbero avere, piuttosto sono io che vi faccio sempre preoccupare e combino sempre guai. Ma voi due siete i genitori migliori che io possa desiderare di avere. Su di voi posso sempre contare, ho avuto tutto dalla vita e il meglio anche grazie a voi. Non so come avrei fatto se non fossi stata destinata a voi. Grazie per la vostra esistenza, grazie per il vostro amore.”
Sapevo che l’avrei fatta piangere ma avevo bisogno di dirle quanto le volevo bene e quanto ne volevo anche a papa’, glielo dovevo. E infatti la sua reazione non si fece attendere piu’ di tanto. Mi guardo’ e vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime, mi abbraccio’ forte senza dire una parola e senza dire una parola restammo abbracciate per alcuni minuti. Mi sentivo attraversata da una sensazione di beatitudine e di amore come poche volte mi era accaduto. Fu mio padre a riportarci alla “realta’ “, guardandoci a sua volta con gli occhi pieni di dolcezza. Facemmo colazione velocemente, caricammo l’auto con i numerosi bagagli e partimmo alla volta di Seattle. L’aereo per le vacanze ci stava aspettando: California arriviamoooo!


   
 
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