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Autore: Himeno    18/02/2011    12 recensioni
Due ragazzi che non conoscono ancora l'amore e che sono uno il contrario dell'altro, possono innamorarsi? Angelo e Diavolo. Il loro amore potrebbe nascere a causa di un gioco? la mia prima ff su questo cartone favoloso! Leggete e ditemi che ne pensate^^ kiss
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love Game'
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Capitolo 12

 

Molti sguardi mi fissavano ancora quando uscii da scuola. Ed io che pensavo si fossero già dimenticati che sono venuta con Sulfus stamattina. Che seccatura! Sicuramente si aspettano che il signorino mi venga anche per il ritorno. Io spero che non arrivi. Come avrei fatto a spiegare a Gabi come stavano le cose, una volta che le voci gli sarebbero giunte? Camminai verso il cancello principale per andarmene nella mia nuova abitazione. E’ inutile cercare di scappare, ne sono sicura. Conoscendolo un po’, ho capito che probabilmente mi ha già messo le spie a tenermi d’occhio. Che nervi! Nemmeno fossi la sua fidanzata… Cosa? Fidanzata. Perché ora mi è venuto da dire questa parola tra tante? Non me lo sogno minimamente di stare insieme a quel maiale!

-Ehilà Raf!- mi chiamò il mio migliore amico raggiungendomi.

-Ricky, pensavo fossi uscito prima per via degli allenamenti di calcio-

-Alla fine no. Sono rimasto per… finire delle commissioni- disse sorridendo imbarazzato.

-Capisco- gli sorrisi.

-T-ti va se ti accompagno a casa? E’ da tanto che non facciamo la strada di casa insieme- disse con un lieve rossore.

-Emmm… ecco io…- non so che rispondere. Forse Sulfus sarebbe passato a prendermi presto ma… ooooh ma chi se ne frega!

-D’accordo, amico mio. Andiamo- gli risposi alla fine.

-Eccomi- esultò contento avviandosi insieme a me per casa. Però adesso che ci penso… Cavolo! Io non posso ritornare a casa mia. Come faccio?

-Che cos’hai adesso, Raf?-

-N-no niente. Ci ho ripensato. Non vado direttamente a casa ma volevo fermarmi un po’ al bar di Tony- sorrisi nervosa. Che tu sia maledetto Sulfus Zolfanelli!

-Ok d’accordo. Vorrà dire che ci faremo una chiacchierata al bar come ai vecchi tempi- mi fece l’occhiolino che ricambiai con un sorriso. Già. Proprio come ai vecchi tempi che lui si era appena trasferito ed io lo aiutavo ad ambientarsi al suo nuovo paese. Da allora è stato un vero amico per me.

Ah! Scusatemi, mi ero dimenticata di descriverlo. Ha i capelli biondo dorati lisci e occhi castani. E’ un bel ragazzo ed infatti è tra i più belli e popolari della scuola.

Camminammo fino al bar e lì Tony ci salutò con entusiasmo.

-Guarda chi si vede! Ehy angioletto, finalmente ti sei rifatta viva con questo scapestrato di Ricky- disse l’uomo. Tony è il proprietario del bar da 20 anni ed ha quaranta anni. D’aspetto non è male, ha i capelli neri e gli occhi verdi. Mi è sempre sembrato strano che non si sia mai sposato.

-Scapestrato a chi, vecchio?- lo provocò Ricky.

-Su ragazzi, non cominciamo. Sono tornata e non voglio liti- dissi capendo già il loro gioco.

-È bello rivederti, Tony- lo abbracciai poi.

-Anche per me, piccola. Allora! Che cosa vi posso offrire? Per festeggiare il tuo ritorno dopo mesi di assenza, offre la casa-

-Mmmm… mi manca molto il tuo frullato di cioccolato- dissi sognante. Il suo bar era famoso appunto per i suoi meravigliosi frullati.

-Io un frullato ai frutti di bosco invece- disse il mio amico.

-Arrivano subito, intanto accomodatevi- gli disse mettendosi all’opera.

Ci andammo a sedere su un tavolo di fronte alla finestra che mostrava l’esterno. La città era tranquilla e non c’erano molte persone in giro ancora.

-C’è qualcosa che non va, non è così Raf?- mi chiese così all’improvviso e lo guardai sorpresa.

-Ho aspettato di stare solo con te per chiedertelo e adesso mi è sembrato il momento giusto. Sei strana oggi e poi cos’è questa storia che sei venuta con la macchina di Zolfanelli?-

Oh Dio! Lo sa anche lui. Ma che mi meraviglio a fare se conosco la velocità e il potere dei pettegolezzi a scuola.

-Mi dispiace di non avertelo detto quello che sta succedendo ma sono riuscita a dirlo a malapena a Dolce e ad Uriè. Mi sento talmente in trappola-

-In che senso?-

-Mio padre mi ha deluso, Ricky. Ha lasciato che Zolfanelli mi portasse a casa sua senza batter ciglio. La mia famiglia ha perso tutto, ci è rimasta solo la nostra casa integra e l’azienda agli sgoccioli-

-Cavolo! Perché non me l’hai detto subito? Ti ha fatto qualcosa quel bastardo?- mi chiese furioso.

-No no. Non mi ha toccata. Mi sta trattando come una regina però non fa che sorvegliarmi, mi da ordini e ogni volta litighiamo. Non lo sopporto!- dissi amareggiata. Se osava solo toccarmi, lo avrei fatto diventare donna con un potente calcio nelle parti basse.

-Stai attenta! Sulfus ha la fama di essere un diavolo. Se osa farti del male, gliela farò pagare-

-Non ti preoccupare, amico mio. Non mi farà niente- dissi cercando di calmarlo prendendogli le mani.

-Lo spero-

Non voglio che si faccia male. Ricky è forte ma di Sulfus si dice sia un pugile professionista. Non è giusto coinvolgere il mio amico.

-Ecco a voi, ragazzi!- disse Tony portandoci i frullati.

-Grazie Tony- gli dissi.

-Che hai, biondino? Sembri una pentola a pressione- gli disse.

-Lascia stare, Tony. Tra poco, mi calmo del tutto- gli rispose Ricky.

-Ok ok. Non mi impiccio. I ragazzi d’oggi- brontolò ritornando al bancone a servire gli altri clienti.

-Parla davvero come se fosse un vecchio- risi.

-L’ho sempre detto io che lo è- rise anche lui sbollendo la rabbia.

-Ma non è così. È ancora nel fior degli anni-

-Certo come no-

Stavo per controbattere quando una voce che conoscevo molto bene mi bloccò.

-Salve ragazzi. Vedo che vi state divertendo-

 

***************************************************

 

-Sulfus! Che ci fai tu qui?- mi chiese sorpresa. Che razza di domanda. È strano trovarmi in un bar?

-E’ un bar. Ti ricordo che, anche se non sembra, sono anch’io un comune cittadino- gli dissi.

Porca puttana! Stavo per andare in azienda quando intravedo dal finestrino dell’auto, lo stupido angioletto con le mani intrecciate a questo sfigato nel tavolo del bar. Il suo corteggiatore anonimo sta oltrepassando troppo i limiti. Nessuno deve toccare ciò che è mio.

-Strano, non lo avrei mai creduto- disse con sarcasmo ma io concentrai la mia attenzione sul pivello che mi squadrava con odio. La mia gentil donzella deve avergli detto molte cose.

-Tu sei Ricky, vero?- gli dissi con un ghigno.

-Esatto e come fai a saperlo?- mi chiese freddo.

-Dettagli. Piuttosto, ti andrebbe di incontrarci domani?-

-No! Emmm… non credo che Ricky possa venire domani e nemmeno gli altri giorni, eh Ricky?- si intromise Raf. Cerca di salvarlo a quanto pare. Ha già capito che intenzioni ho e anche il suo amichetto, ma a quanto pare lui è meno furbo di lei per salvarsi il suo bel visino.

-Dimmi dove e quando-

-Molto bene. Alle 17 nel parcheggio delle moto vicino la palestra, ci stai?-

-Ci sarò-

-Mi raccomando, sii puntuale. E tu, vieni. Dobbiamo andare a casa ora- dissi parlando in seguito con Raf.

-Zolfanelli! La pagherai se dovessi trattarla male, ricordatelo- mi minacciò. Per le palle di Lucifero! Ha fegato il ragazzo. Almeno sarà più divertente di Gabi il pappamolle.

-Tsk! Vedremo- dissi e trascinai l’angioletto fuori dal bar senza dargli il tempo di parlare. La feci entrare in macchina e sfrecciamo alla mia azienda.

-Ora Gas mi porterà in azienda poi ti porterà a casa dove c’è la sarta che ti aspetta. Gli ho dato le tue misure ma devi scegliere il modello. Non scegliere uno straccio per farmi fare brutta figura, chiaro?- dissi cercando di stare calmo. Il suo silenzio è opprimente e mi sta dando i nervi. Da quando è entrata in macchina, non spiccica parola. Donne! Che siate dannate.

-Un'altra cosa. Non cercare di intrometterti tra me e il tuo amichetto. È una faccenda nostra- la provocai riuscendo finalmente a farla reagire.

-Quello che non capisco è il perché di tutto questo. Come ti permetti di sfidare Ricky? Che cosa ti ha fatto?- disse lanciandomi uno sguardo furioso.

-Mi va semplicemente di prendere a pugni qualcuno, tutto qua- dissi. Pensandoci, non lo sapevo nemmeno io se fosse questo il motivo o qualcosa di più. Che altro ci poteva essere?

-Tutto qua? Ma sei scemo? Per questo scopo, puoi avere sfidanti a volontà tra i tuoi lacchè o nemici in giro per strada. Non te lo dico più, Sulfus. Lascia stare il mio amico- disse scandendo le ultime parole. Così si prende la libertà di darmi ordini, eh? Ora gliela faccio vedere io.

-Ordini a me non li dai, dolcezza. Tu sei solo una mia prigioniera e se non la smetti con il tuo caratterino, ti punirò-

-E come, mio signore?- domandò prendendomi in giro.

-Attenta Raf, non ti conviene provocarmi se vuoi rimanere una candida verginella. Non mi ci vorrebbe niente ad abusare del tuo corpo e dimenticarti il giorno dopo-

-Bestia depravato bastardo! Maledetto figlio di Satana! Non ti azzarderai a toccarmi-

Però! Che bel vocabolario ha. Questi “complimenti” non me li aspettavo così tanti dalla sua bella boccuccia. Ci deve tenere proprio alla sua purezza.

Volevo dirgli altre cose ma in quel momento la macchina si fermò e vidi l’ora. Merda! Sono in ritardo per l’incontro con il signor Giorgetti della Olio e Benessere Spa.

-Mi dispiace di non poter parlare ancora con te, angioletto, ma devo scappare. Fai la brava mentre papà sta al lavoro- la presi in giro divertito dal suo sguardo di odio puro. Tuttavia qualcosa dentro di me faceva male. Che idiota che sei, Sulfus! È solo una impressione.

Uscii dalla vettura e corsi dentro l’edificio correndo verso l’ufficio dell’incontro. A cena, avrei avuto modo di punzecchiare ancora Raf. Senza rendermene conto, è diventato il mio più grande divertimento.

 

Continua…

   
 
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