Capitolo
12
Molti
sguardi mi fissavano ancora quando uscii da scuola. Ed io che pensavo
si
fossero già dimenticati che sono venuta con Sulfus
stamattina. Che seccatura!
Sicuramente si aspettano che il signorino mi venga anche per il
ritorno. Io
spero che non arrivi. Come avrei fatto a spiegare a Gabi come stavano
le cose,
una volta che le voci gli sarebbero giunte? Camminai verso il cancello
principale per andarmene nella mia nuova abitazione. E’
inutile cercare di
scappare, ne sono sicura. Conoscendolo un po’, ho capito che
probabilmente mi
ha già messo le spie a tenermi d’occhio. Che
nervi! Nemmeno fossi la sua
fidanzata… Cosa? Fidanzata. Perché ora mi
è venuto da dire questa parola tra
tante? Non me lo sogno minimamente di stare insieme a quel maiale!
-Ehilà
Raf!- mi chiamò il mio migliore amico raggiungendomi.
-Ricky,
pensavo fossi uscito prima per via degli allenamenti di calcio-
-Alla
fine no. Sono rimasto per… finire delle commissioni- disse
sorridendo
imbarazzato.
-Capisco-
gli sorrisi.
-T-ti
va se ti accompagno a casa? E’ da tanto che non facciamo la
strada di casa
insieme- disse con un lieve rossore.
-Emmm…
ecco io…- non so che rispondere. Forse Sulfus sarebbe
passato a prendermi
presto ma… ooooh ma chi se ne frega!
-D’accordo,
amico mio. Andiamo- gli risposi alla fine.
-Eccomi-
esultò contento avviandosi insieme a me per casa.
Però adesso che ci penso… Cavolo!
Io non posso ritornare a casa mia. Come faccio?
-Che
cos’hai adesso, Raf?-
-N-no
niente. Ci ho ripensato. Non vado direttamente a casa ma volevo
fermarmi un po’
al bar di Tony- sorrisi nervosa. Che tu sia maledetto Sulfus Zolfanelli!
-Ok
d’accordo. Vorrà dire che ci faremo una
chiacchierata al bar come ai vecchi
tempi- mi fece l’occhiolino che ricambiai con un sorriso.
Già. Proprio come ai
vecchi tempi che lui si era appena trasferito ed io lo aiutavo ad
ambientarsi
al suo nuovo paese. Da allora è stato un vero amico per me.
Ah!
Scusatemi, mi ero dimenticata di descriverlo. Ha i capelli biondo
dorati lisci
e occhi castani. E’ un bel ragazzo ed infatti è
tra i più belli e popolari
della scuola.
Camminammo
fino al bar e lì Tony ci salutò con entusiasmo.
-Guarda
chi si vede! Ehy angioletto, finalmente ti sei rifatta viva con questo
scapestrato di Ricky- disse l’uomo. Tony è il
proprietario del bar da 20 anni
ed ha quaranta anni. D’aspetto non è male, ha i
capelli neri e gli occhi verdi.
Mi è sempre sembrato strano che non si sia mai sposato.
-Scapestrato
a chi, vecchio?- lo provocò Ricky.
-Su
ragazzi, non cominciamo. Sono tornata e non voglio liti- dissi capendo
già il
loro gioco.
-È
bello rivederti, Tony- lo abbracciai poi.
-Anche
per me, piccola. Allora! Che cosa vi posso offrire? Per festeggiare il
tuo
ritorno dopo mesi di assenza, offre la casa-
-Mmmm…
mi manca molto il tuo frullato di cioccolato- dissi sognante. Il suo
bar era
famoso appunto per i suoi meravigliosi frullati.
-Io
un frullato ai frutti di bosco invece- disse il mio amico.
-Arrivano
subito, intanto accomodatevi- gli disse mettendosi all’opera.
Ci
andammo a sedere su un tavolo di fronte alla finestra che mostrava
l’esterno.
La città era tranquilla e non c’erano molte
persone in giro ancora.
-C’è
qualcosa che non va, non è così Raf?- mi chiese
così all’improvviso e lo
guardai sorpresa.
-Ho
aspettato di stare solo con te per chiedertelo e adesso mi è
sembrato il
momento giusto. Sei strana oggi e poi cos’è questa
storia che sei venuta con la
macchina di Zolfanelli?-
Oh
Dio! Lo sa anche lui. Ma che mi meraviglio a fare se conosco la
velocità e il
potere dei pettegolezzi a scuola.
-Mi
dispiace di non avertelo detto quello che sta succedendo ma sono
riuscita a
dirlo a malapena a Dolce e ad Uriè. Mi sento talmente in
trappola-
-In
che senso?-
-Mio
padre mi ha deluso, Ricky. Ha lasciato che Zolfanelli mi portasse a
casa sua
senza batter ciglio. La mia famiglia ha perso tutto, ci è
rimasta solo la
nostra casa integra e l’azienda agli sgoccioli-
-Cavolo!
Perché non me l’hai detto subito? Ti ha fatto
qualcosa quel bastardo?- mi
chiese furioso.
-No
no. Non mi ha toccata. Mi sta trattando come una regina però
non fa che
sorvegliarmi, mi da ordini e ogni volta litighiamo. Non lo sopporto!-
dissi
amareggiata. Se osava solo toccarmi, lo avrei fatto diventare donna con
un
potente calcio nelle parti basse.
-Stai
attenta! Sulfus ha la fama di essere un diavolo. Se osa farti del male,
gliela
farò pagare-
-Non
ti preoccupare, amico mio. Non mi farà niente- dissi
cercando di calmarlo
prendendogli le mani.
-Lo
spero-
Non
voglio che si faccia male. Ricky è forte ma di Sulfus si
dice sia un pugile professionista.
Non è giusto coinvolgere il mio amico.
-Ecco
a voi, ragazzi!- disse Tony portandoci i frullati.
-Grazie
Tony- gli dissi.
-Che
hai, biondino? Sembri una pentola a pressione- gli disse.
-Lascia
stare, Tony. Tra poco, mi calmo del tutto- gli rispose Ricky.
-Ok
ok. Non mi impiccio. I ragazzi d’oggi- brontolò
ritornando al bancone a servire
gli altri clienti.
-Parla
davvero come se fosse un vecchio- risi.
-L’ho
sempre detto io che lo è- rise anche lui sbollendo la rabbia.
-Ma
non è così. È ancora nel fior degli
anni-
-Certo
come no-
Stavo
per controbattere quando una voce che conoscevo molto bene mi
bloccò.
-Salve
ragazzi. Vedo che vi state divertendo-
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-Sulfus!
Che ci fai tu qui?- mi chiese sorpresa. Che razza di domanda.
È strano trovarmi
in un bar?
-E’
un bar. Ti ricordo che, anche se non sembra, sono anch’io un
comune cittadino-
gli dissi.
Porca
puttana! Stavo per andare in azienda quando intravedo dal finestrino
dell’auto,
lo stupido angioletto con le mani intrecciate a questo sfigato nel
tavolo del
bar. Il suo corteggiatore anonimo sta oltrepassando troppo i limiti.
Nessuno
deve toccare ciò che è mio.
-Strano,
non lo avrei mai creduto- disse con sarcasmo ma io concentrai la mia
attenzione
sul pivello che mi squadrava con odio. La mia gentil donzella deve
avergli
detto molte cose.
-Tu
sei Ricky, vero?- gli dissi con un ghigno.
-Esatto
e come fai a saperlo?- mi chiese freddo.
-Dettagli.
Piuttosto, ti andrebbe di incontrarci domani?-
-No!
Emmm… non credo che Ricky possa venire domani e nemmeno gli
altri giorni, eh
Ricky?- si intromise Raf. Cerca di salvarlo a quanto pare. Ha
già capito che
intenzioni ho e anche il suo amichetto, ma a quanto pare lui
è meno furbo di
lei per salvarsi il suo bel visino.
-Dimmi
dove e quando-
-Molto
bene. Alle 17 nel parcheggio delle moto vicino la palestra, ci stai?-
-Ci
sarò-
-Mi
raccomando, sii puntuale. E tu, vieni. Dobbiamo andare a casa ora-
dissi
parlando in seguito con Raf.
-Zolfanelli!
La pagherai se dovessi trattarla male, ricordatelo- mi
minacciò. Per le palle
di Lucifero! Ha fegato il ragazzo. Almeno sarà
più divertente di Gabi il
pappamolle.
-Tsk!
Vedremo- dissi e trascinai l’angioletto fuori dal bar senza
dargli il tempo di
parlare. La feci entrare in macchina e sfrecciamo alla mia azienda.
-Ora
Gas mi porterà in azienda poi ti porterà a casa
dove c’è la sarta che ti
aspetta. Gli ho dato le tue misure ma devi scegliere il modello. Non
scegliere
uno straccio per farmi fare brutta figura, chiaro?- dissi cercando di
stare
calmo. Il suo silenzio è opprimente e mi sta dando i nervi.
Da quando è entrata
in macchina, non spiccica parola. Donne! Che siate dannate.
-Un'altra
cosa. Non cercare di intrometterti tra me e il tuo amichetto.
È una faccenda
nostra- la provocai riuscendo finalmente a farla reagire.
-Quello
che non capisco è il perché di tutto questo. Come
ti permetti di sfidare Ricky?
Che cosa ti ha fatto?- disse lanciandomi uno sguardo furioso.
-Mi
va semplicemente di prendere a pugni qualcuno, tutto qua- dissi.
Pensandoci,
non lo sapevo nemmeno io se fosse questo il motivo o qualcosa di
più. Che altro
ci poteva essere?
-Tutto
qua? Ma sei scemo? Per questo scopo, puoi avere sfidanti a
volontà tra i tuoi
lacchè o nemici in giro per strada. Non te lo dico
più, Sulfus. Lascia stare il
mio amico- disse scandendo le ultime parole. Così si prende
la libertà di darmi
ordini, eh? Ora gliela faccio vedere io.
-Ordini
a me non li dai, dolcezza. Tu sei solo una mia prigioniera e se non la
smetti
con il tuo caratterino, ti punirò-
-E
come, mio signore?- domandò prendendomi in giro.
-Attenta
Raf, non ti conviene provocarmi se vuoi rimanere una candida
verginella. Non mi
ci vorrebbe niente ad abusare del tuo corpo e dimenticarti il giorno
dopo-
-Bestia
depravato bastardo! Maledetto figlio di Satana! Non ti azzarderai a
toccarmi-
Però!
Che bel vocabolario ha. Questi “complimenti” non me
li aspettavo così tanti
dalla sua bella boccuccia. Ci deve tenere proprio alla sua purezza.
Volevo
dirgli altre cose ma in quel momento la macchina si fermò e
vidi l’ora. Merda!
Sono in ritardo per l’incontro con il signor Giorgetti della
Olio e Benessere
Spa.
-Mi
dispiace di non poter parlare ancora con te, angioletto, ma devo
scappare. Fai
la brava mentre papà sta al lavoro- la presi in giro
divertito dal suo sguardo
di odio puro. Tuttavia qualcosa dentro di me faceva male. Che idiota
che sei,
Sulfus! È solo una impressione.
Uscii
dalla vettura e corsi dentro l’edificio correndo verso
l’ufficio dell’incontro.
A cena, avrei avuto modo di punzecchiare ancora Raf. Senza rendermene
conto, è
diventato il mio più grande divertimento.
Continua…