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Autore: Cohava    19/02/2011    1 recensioni
Salve a tutti! Questa è la mia one shot di compleanno. Avrei dovuto pubblicarla ieri, 18 febbraio (giorno del mio compleanno) ma causa improrogabili impegni non ce l'ho fatta, quindi rimedio oggi.
La storia è un regalino che io faccio a me stessa; protagonista la sottoscritta in un ipotetico futuro.
Per il momento è completa, ma se raggiungerò un tot di recensioni positive (non vi dico quante perchè sono bastarda) la continuerò.
Spero che chi passa di qui si diverta a leggere come io a scrivere!
Cohava, neo-quindicenne.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il palco illuminato. Il pubblico in ombra.
Non so quante volte ho vissuto questa scena, eppure ogni volta è la prima e l'ultima, l' unica.
Chi sono oggi?
Una principessa.
Oggi sono Cordelia.
Il pubblico: maschile singolare; collettivo, anche, ma non importa, singolare. Un insieme di mani che applaudono, di occhi che guardano, immersi nell'oscurità.
Di petti che si alzano e abbassano, riempiendo con i loro respiri l' intero grande teatro.
Teatro.
Ah, quanto adoro questa parola... La mia ragione di vivere.
Tra il pubblico, però, c'è qualcosa... di diverso. Qualcosa di speciale. Qualcosa che mi spinge a fare del mio meglio, oggi, a recitare in modo speciale.
Per lui.
Un ragazzo intravisto dalle quinte, prima dell' inizio.
Alto, credo, i capelli scuri e ricci, gli occhi scuri, i lineamenti dolci.
Bellissimo.
E bizzarro.
Seduto da solo, non è venuto accompagnato, e mentre fissava il sipario ho visto un'espressione...
Inusuale. Serena, concentrata. Piena di aspettative.
Chi è, mi sono chiesta, questo ragazzo al quale interessa Shakespeare, questo ragazzo che va a teatro da solo, questo ragazzo che -lo ammetto- mi affascina oltre ogni dire?
E poi ho deciso che non m' importava. Non m'importava chi fosse, io, questa sera...Lo avrei stregato!
Che buffo avere di nuovo uno scopo, qualcosa per cui il palco sia il mezzo, non il fine?
Poi tutto, necessariamente, sparisce.
E' il palcoscenico, non penso,non vedo, sento solo il suono delle battute e del mio cuore che batte.
In un lampo, è finito. Non mi sono ancora abituata a questa bolla che avvolge la rappresentazione, una bolla nel tempo: due ore in un secondo.
Ora si riaccendono le luci in sala, e cerco con gli occhi una persona: il ragazzo di prima.
Wow.
La sua reazione è più che soddisfacente, è seduto sul bordo della poltrona come se volesse balzare in piedi; batte la mani con foga. Ha lo sguardo acceso e sulla sua guancia...
Lacrime?
Ha pianto?
Costui m'interessa sempre di più.
Alza gli occhi mentre lo sto guardando. Mezzo teatro ci divide, sorridiamo.
Cavolo, che bel sorriso!
Sul più bello cala il sipario, celandolo alla mia vista e interrompendo i nostri sguardi.
In camerino non faccio che pensarlo, ma mi faccio distrarre dai complimenti reciproci fra attori, dal discorso compiaciuto del regista. Quando usciamo, molti spettatori ci attendono per complimentarsi.
Con loro, il ragazzo.
Mi arriva di fronte e di colpo sono un po' imbarazzata...Anche lui lo è.
Incrocia il mio sguardo come prima e dice piano "Complimenti... è stato fantastico" Fantastico. (Ha pure una bella voce!) Decisamente ce l'ho fatta ad ammaliarlo.
"La tua interpretazione mi ha fatto sognare" Aggiunge.
Anche tu, vorrei dirgli, ma sarebbe fuori luogo.
Però è vero.
Mi ha regalato un piccolo sogno, tutto per me.
Stringe delicatamente la mia mano e si congeda.
Sorrido, guardandolo allontanarsi, la testa un po' inclinata, la camminata fluida.
Buon compleanno, Stella.
  
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