E le mani che
si muovono su e giù, i gesti volgari che si trasformano in
schiaffi, pugni. E l'amore che diventa schifosamente violento, la vodka
che sale su, insieme all'angoscia, le carezze che non risolvono
più i problemi.
Tutto il male represso torna a galla insieme alle lacrime sul viso
sfigurato di lei, insieme alla delusione di una vita passata tra falso
amore e baci insignificanti.
Sorrisi
finti e poche parole per tranquillizzare chi fa sorgere il dubbio sul
suo stato d'animo.
Ronnie cammina tra la folla con un libro in mano e i guns come
sottofondo, a passo svelto si avvicina al portone grigio del liceo
artistico, e come altri cento e passa studenti entra dentro, con una
smorfia che dovrebbe assomigliare ad un sorriso, ma non si avvicina
minimamente ad esso.
'Hei bellezza.' un braccio ossuto le circonda le
spalle, e l'alito di chi s'è appeno tracannato un numero
indefinito di bicchieri di birra le invade il viso.
'Sparisci, Nik.' le mani di Ronnie cercano
inutilmente di allontanare il ragazzo, che barcolla leggermente ma non
molla il corpo minuto di lei.
'Oh, andiamo dolcezza.' e un'atra volta
l'alito di Nik s'insinua tra il profumo della creta presente nel
laboratorio e l'odore di muffa che ha messo le tende da diversi anni
nella scuola.
'Ho detto che devi sparire, Nik, sei ubriaco, come sempre, e
sono solo le 8.00 del mattino.'
'Non è vero, sono sobrio.'
'Nik, lascia stare Ronnie.' Anna si avvicina ai due ragazzi
e porta la rossa con sè, lasciando da solo il ragazzo che
ancora non ha realizzato nulla di quello che è successo.
'Hei Rò, tutto bene? Non farci caso, lo sai che
è sempre la stessa storia.' l'amica le mette le
mani sulle spalle e la scuote leggermente, notando il suo sguardo
assente, ma lei non sembra neanche accorgersene, persa in
chissà quale pensiero.
Le urla rimbombano anche
più delle botte, nella stanza buia di Ronnie, che seduta per
terra si copre le orecchie con le mani, nel tentativo di non sentire.
'Sei solo una troia.'
la voce di suo padre la sente forte e chiara, e sente anche il rumore
dello schiaffo in pieno volto che tira a sua madre. Le lacrime
scivolano sul viso della bambina come semplice acqua.
Per l'ennesima volta i
suo genitori litigano, per l'ennesima volta lui è tornato a
casa ubriaco, e si è preso gioco di lei, che ha passato
tutto il giorno a cercarlo, inutilmente.
E come sempre dalle
parole si è arrivati alle mani, e l'uomo scarica la rabbia
sulla madre di Ronnie, che non ha più la forza per
difendersi, e si lascia colpire dai violenti pugni, fino a cadere a
terra, ma lui non è soddisfatto, e si piega su di lei,
continuando a colpirla ferocemente, mentre anche le grida cessano, come
il suo respiro, come il battito del suo cuore.
Ronnie esce dalla sua
stanza, e se è possibile anche le sue lacrime aumentano alla
vista che trova nel salotto.
Sua madre è
stesa per terra, priva di vita, e il padre è seduto sul
divano, con la bottiglia di vodka in mano, sorride, quasi soddisfatto,
non si rende conto di aver tolto la vita alla donna della suo vita.
'L'hai uccisa
Papà, sei un mostro, è morta, Papà!'
la bambina grida, tira calci e pugni al padre, ma lui non sembra
minimamente colpito da quella scena, e l'unica cosa che riesce a fare
è tirarle uno schiaffo, lei smette di gridare, e corre di
nuovo in camera sua.
La ragazza scuote il capo, finge un sorriso per nulla convincente e si siede vicino all'amica, mentre il professore di Soria dell'Arte entra in classe.