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Autore: Lulumyu    07/01/2006    0 recensioni
Può capitare nelle vite delle persone che un avvenimento passato segni per sempre il futuro.
Lei era convinta di essersi lasciata tutto alle spalle, incubi a parte.
Ma si sbagliava.
Il suo destino era già stato predisposto e, dopo quell'incontro, non poteva far nulla per tornare indietro.
Ma era davvero quello che voleva?
Genere: Generale, Romantico, Malinconico, Dark, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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NdA: Ciauz^^!!

Essendo questo l’ultimo sabato libero per mooolto mooolto mooolto tempo (ç.ç) ho deciso di impiegarlo per fare qualcosa di positivo. Quindi ecco il secondo capitolo!

La storia comincia a svilupparsi e Ginny fa un nuovo (beh mica tanto) incontro.

 

Ringraziamenti:

- Kaho_chan: yuhuuu!! Eh già anche io su HP… che vuoi farci ne ho lette così tante che mi sembrava doveroso partecipare! Per la coppia non so ancora, la storia è progettata solo a grandi linee (come mio solito ;P). Grazie mille per la recensione, spero di non deluderti con il mio tentativo! E se ti chiedi come va l’altra, per venerdì dovrei riuscire a ricominciare a metterla on-line.

Spero che questo capitolo ti piaccia! Bacioni!!

 

Beh che dire? Fatemi sapere come vado ok?

Vi prego, recensite!! (‘myu che si prostra più volte ai piedi dei lettori) Anche una piccola piccola cosetta mi va bene!

Un baciuz a tutti e buon weekend!!

‘myu

 

Destini intrecciati

By Lulumyu

 

2. Vite di Guerra

 

Si era ripresa relativamente in fretta.

Come le aveva detto la signora Hickins, dopo due giorni di ospedale finalmente poteva tornare a casa. Quello che stava facendo proprio in quel momento.

- la ringrazio davvero, medimaga Hickins - le disse con un sorriso - mi ha rimessa in sesto in men che non si dica - continuò felice.

La medimaga la osservò con un sorriso indulgente.

- sì, sì. Ma deve promettermi di non sforzarsi, altrimenti tutto il mio lavoro non sarà servito a nulla - le raccomandò bonariamente.

Ginny annuì e, dando il braccetto a sua madre per sostenersi un po’ meglio, cominciò a dirigersi fuori dall’ospedale. Purtroppo in quel momento c’era in corso una battaglia non lontano dal luogo in cui si trovavano e di conseguenza tutti i suoi fratelli erano impegnati e non avevano potuto venire a prenderla. C’erano soltanto sua madre e suo padre, ma a lei andava bene lo stesso.

Appena fuori dall’ospedale la attendeva una giornata molto migliore delle precedenti: nonostante il forte vento freddo permeava ancora l’aria, le nubi erano scomparse lasciando spazio ad un cielo limpido e terso. Subito appena uscita si strinse nel vecchio cappotto scuro, non più abituata al clima freddo dell’esterno poiché rimasta al calduccio al S. Mungo negli ultimi giorni.

Sorrise alla madre che le chiese come stava.

- meglio, davvero. A volte mi sembra come se mi sia passato sopra un branco di draghi infuriati, ma è ok, cioè, non è ok ma va meglio ora - le disse.

Molly sorrise.

- che ne dici se andiamo a festeggiare la tua uscita dall’ospedale facendo un veloce giro per Diagon Alley? Così accompagniamo papà al lavoro - consigliò.

- ma mamma e... la battaglia? - chiese incredula Ginny. Generalmente sua madre avrebbe sacrificato tutte le sue pentole piuttosto di farla rimanere serrata in casa durante una battaglia.

Ed ora che poteva farlo…?

- non ti preoccupare tesoro sono lontani da qui. E poi Diagon Alley è piena di auror! Dubito che i Mangiamorte si faranno vedere - la rassicurò il signor Weasley.

Eh?! Anche papà?! Pensò ad occhi sgranati.

- ok allora - disse piano Ginny, lasciandosi condurre leggermente sconvolta verso il Paiolo Magico.

Notò appena la gente in giro per la città quel giorno. Chi a fare shopping, chi si dirigeva verso il proprio ufficio…

Il Paiolo Magico invece era quasi deserto, caratteristica di quei tempi.

Passando oltre ed entrando in Diagon Alley, la trovarono leggermente più popolata.

Il fatto che c’erano molti auror in giro a sorvegliare ogni strada aiutava i maghi e le streghe a sentirsi più sicuri e a continuare a frequentarla.

Ovviamente tutti continuavano a stare il più lontano possibile da posti come Notturn Alley, ma non per questo evitavano di passare a vedere altri negozi innocui.

Accompagnarono il signor Weasley in prossimità del luogo in cui doveva andare per conto del Ministero e poi lei e sua madre si diressero verso il centro di Diagon Alley.

La sua famiglia non era mai stata ricca, ma se l’erano sempre cavata in qualche modo; certo era capitato molte volte che venisse presa in giro per i suoi vestiti vecchi e smessi e per il materiale scolastico di seconda mano, ma con gli anni aveva imparato a non farci troppo caso ed a rispondere per le rime a coloro che le si rivolgevano malamente o con fare di scherno. Passarono di fronte a diversi negozi, guardando ed ammirando varie vetrine colorate e piene di oggetti di ogni tipo.

Entrarono infine in un negozio di vestiti sotto particolare insistenza della signora Weasley, che si dileguò in pochi secondi in mezzo alle numerose stoffe di ogni tipo e abiti di ogni foggia. Ginny si limitò a girare tra gli scaffali, toccando e guardando distrattamente qualche vestito qua e là. Generalmente entrando in un qualsivoglia negozio subito si sarebbe messa a guardarsi attorno con entusiasmo, ma si sentiva ancora un po’ confusa, e non solo per il brutto colpo in testa. Ultimamente il suo pensiero tornava spessissimo a quel Mangiamorte che l’aveva salvata. Quando infatti la medimaga le aveva rivelato i suoi sospetti c’era mancato poco che si soffocasse con l’ennesima pozione che era stata costretta a bere.

Voleva dirle che oltre ad averla portata in prossimità del campo auror rischiando di farsi scoprire, l’aveva anche salvata?

Non si era di sicuro sorpresa quando, il giorno dopo, i suoi fratelli, tutti, le avevano fatto alcune domande. Non si era sentita di raccontar loro la verità; neanche lei in fondo sapeva esattamente il motivo per il quale stava parando le spalle di quell’uomo, ma si era giustificata con il fatto che l’aveva salvata e...

ma chi vuoi prendere in giro, Ginny, pensò, non lo sai perché gli stai parando il culo, non lo sai! E non sai neanche perché parli da sola nella tua testa. E non sai neanche perché improvvisamente un Mangiamorte ti salva la vita! È come se Tu-sai-chi si mettesse ad aiutare le vecchiette babbane ad attraversare la strada! Ma ce lo vedi Tu-sai-chi ad aiutare le vecchiette babbane che attraversano la strada? No! Più che altro ce lo vedresti a farle fuori con un Avada Kedavra e a buttare il loro cadavere sotto una macchina che passa sulla strada! Ma la vuoi smettere di parlarti e risponderti da sola, maledizione?

- Ginny Weasley? - si sentì chiamare da dietro.

Si voltò con un’espressione curiosa sul viso. Chi la stava chiamando?

Si trovò davanti ad una giovane donna bionda dagli occhi blu grandi e pieni di stupore, vestita con abiti molto strani dagli accostamenti cromatici inusuali. Ma ciò che le permise di identificarla furono la bacchetta infilata sopra l’orecchio e i due orecchini a forma di ravanello.

- Luna! Luna Lovegood! - esclamò incredula.

L’altra le sorrise, e corsero ad abbracciarsi.

- da quanto! - esclamò Luna con la sua aria sognante.

- che cosa ci fai qui, Luna? - chiese Ginny curiosa.

- stavo dando un’occhiata in giro prima di tornare a lavorare - spiegò.

- ah sì, ora lavori per tuo padre, giusto? Ho letto parecchi dei tuoi articoli, sei molto brava - la complimentò Ginny.

- eh sì, grazie. Tu sei auror, no? Ho saputo di quello che ti è successo... come stai ora? - le chiese Luna, suonando preoccupata.

- molto meglio, grazie. Sono uscita oggi dal S. Mungo -

- ah capisco -

Luna era diventata giornalista per il giornale di suo padre, il Cavillo, e questo era diventato uno dei giornali ufficiali della resistenza e degli auror. Con tutti i soldi che guadagnava, il signor Lovegood continuava a finanziare spedizioni per cercare le creature più disparate e più strambe. Ginny l’aveva conosciuto tempo prima ed era un brav’uomo. Con la stessa aria un po’ anormale della figlia, ma dalla stessa generosità della biondina ex Corvonero.

Conversarono per un po’ di argomenti vari e, al suo ritorno, anche la signora Weasley scambiò qualche parola con Luna. Dopo un po’ però la biondina si congedò adducendo a scusante il fatto di dover andare al lavoro, ma non riuscì ad allontanarsi senza che la signora Weasley non fosse riuscita a strapparle la promessa di visitare la Tana appena possibile.

Dopo che Luna se ne fu andata anche Ginny e la signora Weasley uscirono dal negozio, sua madre con avvolto attorno ad un braccio un mantello nuovo da regalare alla nuora Fleur per il compleanno che si avvicinava sempre di più.

Ginny non le aveva ancora comprato il regalo; oltre a non sapere cosa comprarle ultimamente non aveva avuto la possibilità di girare per negozi, per ovvi motivi. Girarono ancora un po’ per le vie parzialmente piene e sua madre incontrò alcune vecchie compagne di scuola. Ovviamente si mise subito allegramente a chiacchierare, anche perché di quei tempi non c’era poi tanto tempo libero per farlo.

Dopo qualche minuto Ginny si stufò di stare ad ascoltare discorsi in cui non aveva parola in capitolo, quindi si scusò con sua madre, dicendole che avrebbe girato i negozi nelle vicinanze.

La signora Weasley la lasciò andare solo dopo essersi assicurata che la figlia stesse bene e non avesse bisogno di alcun aiuto o assistenza.

Ginny riprese il suo vagabondare per le strade di Diagon Alley, fermandosi di tanto in tanto per entrare in qualche altro negozio.

Era appena entrata in uno di questi che si scatenò il finimondo.

Tutto era cominciato mentre stava ammirando un gioiello all’interno del negozio, che vendeva oggetti e gioielli incantati.

All’improvviso era stata presa da una strana sensazione di profonda inquietudine, che l’aveva spinta a posare in fretta ciò che aveva in mano nel luogo da cui l’aveva preso e precipitarsi fuori, sulla strada.

Appena fuori aveva notato che anche molte persone all’esterno sembravano allarmate ed inquiete, e questo non aveva fatto altro che trovare sostegno al suo brutto presentimento.

Inoltre il cielo aveva cominciato ad oscurarsi sempre di più e l’aria a farsi gelida.

Non le servì molto per collegare gli avvenimenti.

Quando apparve il Marchio Nero nel cielo lei stava già correndo lontano dal gelo provocato dalla vicinanza dei Dissennatori; e quando l’intera Diagon Alley andò nel panico, si materializzarono i primi Mangiamorte e cominciarono a volare i primi getti di luce colorata ad indicare che la battaglia era iniziata, si infilò in tutta fretta nel primo vicolo che le capitò a fianco.

Mentre riprendeva fiato il suo pensiero inevitabilmente andò subito alla madre: non poteva far altro che immaginarsela in giro per Diagon Alley a cercarla in ansia.

Pregò in silenzio che invece si fosse nascosta da qualche parte al sicuro e non pensasse troppo a lei.

Cercò istintivamente con la mano il manico della sua bacchetta; era un auror, sapeva difendersi, era stata addestrata per farlo.

Già ma sei anche debilitata; non sei ancora in grado di riprendere a combattere, e lo sai.

Sì, lo sapeva, dannazione.

Imprecò tra sé e sé per la propria debolezza e tentò il più rapidamente possibile di cercare qualche angolino in cui rimanere fino alla fine di quell’incubo.

La solita Ginny non avrebbe ragionato neanche un momento sulle conseguenze di uscire allo scoperto per combattere a fianco degli altri auror e cercare sua madre; ma questa Ginny non poteva permettersi di essere ferita, o peggio, di rischiare la vita una seconda volta in così poco tempo.

Eppure probabilmente avrebbe fatto meglio a rimanere ferma dov’era.

Addentrandosi sempre di più nel vicolo improvvisamente le apparve un’immagine che le fece gelare il sangue nelle vene.

Tre Mangiamorte stavano torturando due auror, probabilmente per estorcere loro delle informazioni di qualche genere.

Questa volta non poteva di certo ignorare quello che stava accadendo sotto i suoi occhi e permettere a quei bastardi di fare del male a due colleghi con lei che guardava o, ancora peggio, fuggiva!

- ehi voi lasciateli andare! - proruppe tra le grida d’agonia dei due auror, sorprendendo i Mangiamorte e  puntando contro di loro la bacchetta.

- Expelliarmus! - gridò con forza.

In un lampo rosso una delle bacchette dei Mangiamorte era volata lontano. Stava per caricare contro un altro dei due restanti quando si accorse che uno di loro era scomparso. Capì che si era smaterializzato e subito materializzato dietro di lei troppo tardi, pochi secondi prima di sentirsi la punta di una bacchetta premuta minacciosamente contro la schiena e un sibilo maligno:

- Crucio! -

Un dolore senza eguali si propagò immediatamente all’interno del suo corpo con la stessa intensità della crudele risata del Mangiamorte.

Sentiva le viscere contorcersi e tutto il corpo lacerarsi.

Inoltre era ancora peggio di come la ricordava.

Non si era ancora ripresa del tutto dalle brutte ferite dell’ultima battaglia e sapeva che se quella tortura fosse durata ancora a lungo l’avrebbe resa in fin di vita, se non peggio.

- Avada Kedavra! -

ecco, pensò, era finita...

Era finita... era davvero finita!?!

Ginny alzò a fatica la testa. Non sentiva più quel dolore straziante e c’erano poche spiegazioni per questo: o era morta o l’incantesimo mortale non era diretto a lei. Mise a fuoco un uomo steso a terra dietro di lei, dov’era stato il Mangiamorte che le aveva puntato la bacchetta contro. Era proprio quel Mangiamorte, ed era morto.

Di fianco a lui vide un altro uomo, in piedi.

Alzò piano la testa un po’ più in alto e si ritrovò a fissare due occhi grigi, fin troppo conosciuti.

Ancora...

l’aveva salvata ancora...

Fu solo quello che riuscì a pensare in quel momento, quando lo vide avvicinarsi agli altri due Mangiamorte e parlare con loro in tono freddo. Quei due erano terrorizzati e le lanciavano occhiate di nascosto, come per riuscire a riconoscere in lei qualcuno.

In seguito lo vide avvicinarsi ai due auror e mormorare un incantesimo di memoria.

I due Mangiamorte si smaterializzarono con gli auror e lei rimase da sola nel vicolo con quell’uomo. Aveva tante domande da fargli ma non riusciva ad aprire bocca.

Chi sei?

Il Mangiamorte cominciò ad avvicinarsi.

Perchè continui a salvarmi?

Le era davanti ed era costretta a tenere la testa alta per osservarlo.

Cosa vuoi da me?

Lui allungò una mano e prese una ciocca dei capelli sanguigni di lei tra le dita, giocherellandoci. Anche se non poteva vedergli il viso, Ginny aveva l’inquietante sensazione che stesse sorridendo ironico, osservando la sua espressione persa e confusa.

E per la prima volta la giovane notò che la maschera del Mangiamorte non era semplicemente argentea come tutte le altre: aveva dei decori d’oro e, sulla guancia destra, c’era una versione rimpicciolita del Marchio Nero, fatta con materiali preziosi.

Lui non disse nulla, si limitò a mormorare un incantesimo che lei non riuscì a udire, ma si sentì incredibilmente meglio. Beh, ora non c’era dubbio: era stato proprio lui a guarirla, la medimaga Hickins ci aveva visto giusto.

Perchè non riusciva a spiccicare parola, perché tutta la sua concentrazione era incentrata sul movimento delle sue dita che si rigiravano in una delle sue ciocche vermiglie?

In silenzio, così com’era venuto, si voltò e scomparve, dopo pochi passi fatti allontanandosi da lei.

Ginny rimase a lungo a guardare la via in cui era scomparso, con l’animo confuso.

Solo dopo qualche minuto ritornò in sé e decise di rimandare ad un altro momento ogni ragionamento. Ora aveva cose più importanti di cui occuparsi, come trovare sua madre.

Il più rapidamente possibile cercò di allontanarsi dal luogo in cui si trovava. Raggiunse lo sbocco del vicolo sulla via principale di Diagon Alley e, prima di girare l’angolo, si guardò bene attorno.

Non poteva sapere che l’oggetto del suo pensiero fisso la stava osservando vigile dall’alto delle case attorno al vicolo, e che non aveva più intenzione di perderla di vista per il resto della sua permanenza a Diagon Alley.

Era giunto sul posto con gli altri Mangiamorte e subito aveva diretto l’attacco, come gli spettava di diritto vista la sua identità. In ogni caso era stata la prima volta che il suo Signore glielo aveva permesso.

Non erano in molti i Mangiamorte che sapevano della sua esistenza, alla fine. Comunque la sua prima missione semi-ufficiale stava per essere buttata alle fiamme, e tutto per colpa di tre idioti.

Aveva fatto bene quel giorno che l’aveva portata via dal campo di battaglia ad utilizzare su di lei un incantesimo di rintracciamento. Era stato grazie a questo che l’aveva percepita in Diagon Alley e subito si era diretto dove sentiva si trovasse.

Fortunatamente era arrivato relativamente in fretta; quell’idiota non l’aveva riconosciuta nonostante ciò che egli aveva raccomandato in precedenza.

Tra il vedere quel bastardo colpirla e l’ucciderlo era passato relativamente poco tempo. Solo il necessario per estrarre la bacchetta in una mossa fulminea e pronunciare l’incantesimo mortale.

Poi ovviamente si era occupato degli altri due idioti, minacciandoli di morte e ordinando loro di portare via quei due auror. Proprio in quel momento uno dei due l’aveva guardato in faccia, ovviamente osservandogli la maschera, e aveva detto con un filo di voce:

- ma tu non sei il... - ovvio, non l’aveva lasciato concludere.

- Oblivion! - aveva mormorato piatto. L’ultima cosa che ora voleva era che la rossa scoprisse la sua identità, visto che sembrava non conoscerlo. Probabilmente non sapeva neanche se esistesse davvero o fosse solo una leggenda messa in giro dal Signore Oscuro per portare ancora più terrore fra gli abitanti del mondo magico.

Quando quei quattro scomparvero si voltò per occuparsi della giovane.

Quante grane mi dai... pensò avvicinandosi.

Nei suoi occhi blu confusi ed inquieti non fu difficile aprirsi un varco per leggere nella sua mente. Era così sconvolta che non aveva neanche azzardato l’ipotesi che lui fosse capace di insinuarsi nei suoi pensieri e non aveva tirato su neanche una misera barriera mentale.

Lesse quelle domande che la tormentavano, che voleva porgli ma che non ci riusciva e si ritrovò a sorridere mellifluo, mentre si rigirava una ciocca dei suoi capelli color del fuoco tra le dita.

Poté percepire che era rimasta indebolita parecchio da quella maledizione e allora, per evitare che svenisse all’improvviso o peggio, l’aveva curata con un semplice incantesimo e se ne era andato.

Beh, non proprio del tutto visto che era a poca distanza da lei, ma abbastanza lontano perché lei non lo vedesse.

La vide giungere allo sbocco del vicolo con la strada principale e guardarsi cautamente attorno. Lui fece lo stesso dall’alto, pronto ad intervenire non visto in caso di pericolo.

Sorrise tra sé e sé. Da quando da demone sanguinario che era stato portato ad essere era diventato un angelo custode?

Ginny intanto si era assicurata che non ci fossero Mangiamorte nelle immediate vicinanze, e si tuffò con un movimento rapido in mezzo alla strada, cercando riparo ed entrando subito in un negozio dove c’erano nascoste diverse persone.

- state tutti bene? - mormorò piano.

Tutti annuirono.

- spaventati ma salvi - mormorò piano una signora, stringendosi al petto due bambini tremanti.

Ginny annuì e, dicendo loro di essere un auror, consigliò loro di provare a fuggire con la metropolvere.

- ma non la terranno d’occhio? - chiese impaurita una ragazza.

Ginny osservò i pacchetti che portava e riconobbe in questi alcuni materiali scolastici per Hogwarts. Visto che quella giovane era troppo grande per la scuola, sicuramente era a fare spese per conto di un fratellino o una sorellina.

Un senso di oppressione invase il cuore di Ginny, ed il ricordo di quei giorni felici le sembrò lontano come non mai. Scosse la testa.

- non sentite questi rumori? Stanno combattendo per le strade. Dubito che stiano tenendo d’occhio i camini. Capisco perché siete rimasti qui senza smaterializzarvi, perché la maggiorparte di voi non può farlo; quindi questa è l’unica via d’uscita. Ma se preferite potete rimanere nascosti qui finché le acque non si calmano. Io purtroppo sto cercando qualcuno che so essere qui a Diagon Alley e non posso fermarmi con voi. Fate ciò che ritenete giusto - mormorò decisa.

Scambiò ancora qualche parola con alcuni signori tra il gruppo che si presero la responsabilità di tener d’occhio donne e bambini, poi uscì con circospezione dal negozio.

Finalmente. Cosa doveva fare là dentro? Pensò spazientito il Mangiamorte, vedendola uscire di nuovo in strada.

La seguì silenziosamente mentre la vedeva dirigersi verso il punto dove stavano combattendo. Non poteva rischiare che la scena di poco prima si ripetesse. Si smaterializzò e riapparve vicino ad uno dei suoi uomini.

- avete finito? - chiese secco.

- sì, signore. Siamo riusciti anche a levare di mezzo alcuni auror, signore - disse orgoglioso.

- bene. Ordina la ritirata - disse, e si smaterializzò nuovamente.

Poco distante, nella piazza, i Mangiamorte fecero lo stesso, uno ad uno.

Hermione tirò un sospiro di sollievo, passandosi una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore.

- tutto bene? - le chiese una donna dai capelli colorati.

- si Tonks, grazie - rispose con un sorriso sollevato.

- per fortuna se ne sono andati... mio Merlino, non credo che avrei resistito ancora a lungo - fece un’altra giovane, appoggiandosi ad un muro per prendere fiato.

- anche io - commentò Hermione, avvicinandosi a Katie.

Era stato tutto così improvviso che non avevano avuto il tempo di prendere fiato: un secondo prima stavano combattendo in un villaggio magico alla periferia di Londra ed un attimo dopo i Mangiamorte avevano cominciato a smaterializzarsi. Ovviamente avevano pensato, raggianti, che si stessero ritirando. Ma non era così, poiché pochi secondi dopo erano arrivati gli allarmi degli auror che erano di turno a Diagon Alley.

Hermione aveva fatto appena in tempo a guardare incredula Ron ed Harry che questi subito si erano smaterializzati e lei non aveva potuto far altro che seguirli. Arrivata nella famosa via piena di negozi e maghi e streghe innocenti, si era trovata davanti a scenari strazianti di persone colpite da maledizioni e auror in difficoltà. Aveva cominciato a combattere come sapeva fare ed in poco tempo era riuscita a catturare qualche nemico.

Il senso di sollievo nel vederli ritirarsi era stato grande, ma era ancora all’erta. Chi non le assicurava che stessero progettando di rifare lo stesso gioco di prima?

- anche tu all’erta, eh? - le fece Tonks, seria, guardandosi attorno.

Lei annuì, facendo lo stesso. Lo spettacolo che i nemici avevano lasciato era orribile come al solito: corpi senza vita a terra, un mare di feriti tra auror e civili, e pianti e grida di agonia.

Quanto durerà ancora tutto questo? Si chiese abbattuta.

- Tonks, Katie, occupatevi voi di aiutare i feriti, io devo cercare Ron ed Harry - disse, avviandosi alla ricerca dei suoi migliori amici.

Le due auror non se lo fecero ripetere due volte e subito si affaccendarono per dar manforte ai medimaghi giunti sul luogo della battaglia.

Hermione non impiegò molto tempo a trovare i due, e subito li raggiunse di corsa.

Vide che Ron stava sorreggendo una Molly Weasley in lacrime e si sentì gelare.

Cosa può essere successo ora? Si chiese inquieta.

- signora Weasley cosa c’è, cos’è successo? - chiese subito, aiutando Ron a far sedere la signora su una poltroncina che lei stessa aveva trasfigurato da un sassolino.

- Ginny... oh la mia Ginny... - balbettò tra le lacrime.

- cosa... cosa... Ginny... - mormorò lei guardando Ron.

Ron aveva un’espressione preoccupata, ma si vedeva che cercava di farsi forza per non causare ulteriore preoccupazione alla madre.

- erano qui a Diagon Alley e Ginny si è allontanata per vedere dei negozi poco prima dell’attacco. La mamma non riesce a trovarla e ha paura che le sia capitato qualcosa - spiegò, guardando Hermione.

- signora non si preoccupi Ginny sa quello che fa è un ottimo auror - tentò di rassicurarla lei.

- sì ma... è ferita e se... l’ospedale e... oh Ginny... - continuò fra i singhiozzi la signora Weasley.

Harry si guardava attorno, preoccupato, tentando di scorgere una famigliare testa rossa fra il mare di gente presente nella via. Tentò perfino di cercarla tra le persone stese a terra, con un groppo alla gola.

La signora Weasley era inconsolabile e sollevò la testa per rispondere ad una delle affermazioni del figlio. Ma si bloccò improvvisamente.

Poco distante era apparsa la figuretta di una giovane, che si guardava attorno affannata, come in cerca di qualcuno. Ed aveva degli inconfondibili capelli rossi.

- Ginny... - mormorò la signora Weasley.

Subito sia Harry che Ron che Hermione alzarono la testa di scatto in quella direzione. Non c’erano dubbi, era proprio lei!

- Ginny! - chiamarono a gran voce, sollevati, mentre la signora Weasley correva ad abbracciare la figlia.

Ginny si trovò stretta nell’abbraccio spacca-ossa della madre ma per una volta non ne fu infastidita: ricambiò forte l’abbraccio, singhiozzando. Aveva avuto tanta paura!

- mamma stai bene vero? - le chiese preoccupata quando si lasciarono.

- certo che sto bene ma tu piuttosto, niente danni? - disse la signora Weasley, osservandola da ogni angolo alla ricerca di qualche ferita.

Ginny scosse la testa e, quando vide i tre avvicinarsi, corse subito ad abbracciarli.

- avevamo paura che ti fosse successo qualcosa - le disse Ron, rincuorato.

- no, nulla per fortuna. Ero in un negozio quando ho avvertito la presenza dei Dissennatori e allora sono uscita e mi sono riparata in un vicolo. Ma ho una brutta notizia: ho visto due Mangiamorte portare via una coppia di auror - raccontò tesa.

Ancora non racconti la verità, eh?

No. Non ci riusciva. E in un certo senso si odiava per questo.

Ron consigliò loro di andare a casa. Gli auror avevano molto lavoro da sbrigare e non bello: dovevano ripulire la via magica e fare l’inventario dei danni e delle perdite.

Ginny sapeva cosa voleva dire perché l’aveva fatto tante volte anche lei. Oltretutto anche lei aveva sempre odiato quel lavoro, alla conclusione delle battaglie, ancora più che la battaglia stessa.

Nella mischia non c’era tanto da pensare: difendersi, difendere, colpire... non si poteva pensare alle conseguenze, non ci si poteva distrarre neanche un secondo. Alla conclusione invece si ritrovava la lucidità del pensiero e si doveva osservare in faccia coloro che non ce l’avevano fatta; ancora più straziante se erano persone conosciute.

Le due non se lo fecero dire due volte e si smaterializzarono in prossimità della Tana.

Con la scusa di avere un paio di cose da riordinare in camera sua, Ginny, subito dopo essere entrata, salì lasciando sua madre alle sue faccende domestiche. Però non poté far altro che osservare l’orologio di famiglia, che indicava cosa facevano i membri della famiglia. Come succedeva da tempo, tutte le frecce erano puntate su “pericolo mortale”.

Pregando silenziosamente per i parenti Ginny salì le scale della Tana, andando in camera sua. Appena giunta lì andò a spalancare la finestra.

Guardò fuori, verso i praticelli alle spalle della casa e attorno ad essa.

Poco dopo si mise di buona lena a cercare qualcosa da fare, poiché aveva appena scoperto che se anche stava pochi secondi senza far niente e lasciava i suoi pensieri vagare liberi, questi inevitabilmente correvano ad un uomo, ad una maschera.

E a due impietosi occhi grigi.

  
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