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Autore: Lulumyu    05/01/2006    12 recensioni
Può capitare nelle vite delle persone che un avvenimento passato segni per sempre il futuro.
Lei era convinta di essersi lasciata tutto alle spalle, incubi a parte.
Ma si sbagliava.
Il suo destino era già stato predisposto e, dopo quell'incontro, non poteva far nulla per tornare indietro.
Ma era davvero quello che voleva?
Genere: Generale, Romantico, Malinconico, Dark, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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NdA: Ciauz a tutti!
Sono Lulumyu e questo è il mio primo tentativo di Fanfiction sul mondo di Harry Potter. Spero che vi piaccia!
Prima di cominciare volevo dare un paio di informazioni;
Avendo già letto in inglese il sesto libro avverto già da ora che ci saranno dei riferimenti ad esso, anche se la storia si svolge dopo gli anni di scuola.
Anche se la storia è vista dal punto di vista dei diversi personaggi, la protagonista è Ginny Weasley. Ho cercato di adattare il carattere di ogni personaggio alla storia, ma è probabile che alcuni vi potranno sembrare leggermente OOC.
Benone, ho detto tutto. Spero proprio che la storia vi piaccia e vi prego di recensire, se potete. Mi fa sempre piacere sentire i pareri dei lettori!!
Un bacione dalla vostra ‘myu.

Destini intrecciati
By Lulumyu
1. Debito Magico


Pioggia.

Tante piccole gocciole cadevano una dopo l’altra sulla terra, leggere come petali, ma fredde come fiocchi di neve. Cadevano bagnando la terra viva, l’erba, le piante, nutrendo e tentando di pulire quell’alone rosso così contrastante con il verde rigoglioso.
E bagnavano anche lei.

Il tempo passava inesorabilmente lento ma non la sfiorava neppure. Non sapeva da quanto era distesa a terra sotto la pioggia battente; l’ultima cosa che ricordava era un uomo avvolto da un lungo mantello nero che la colpiva allo stomaco, ricordava di essere caduta a terra e di aver sentito poco dopo un nuovo peso sulle gambe.

Tutto attorno a lei era il caos, poteva percepirlo chiaramente, ma poco le importava.
Era là, distesa a terra. Doveva aver battuto la testa, perché non si era mai sentita così confusa dai tempi del diario.

La sua vista era leggermente sfocata, pensare le aumentava il mal di testa e allora l’unica cosa che le era rimasta da fare era stare immobile tentando di sprofondare in un oblio che non veniva. Era una tortura.

I suoi occhi blu scuro osservavano le nubi grigie che la sovrastavano. Il mondo si oscurava, quando c’era una battaglia. Era così da tempo, o era solo lei che era stata così cieca da non rendersene conto?

Chissà dove si trovavano i suoi amici e, soprattutto, la sua famiglia.

Non aveva la forza di alzarsi, il peso sulle gambe era insopportabile e la terra umida la faceva sprofondare. Maledì a fatica ogni piccolo sassolino che premeva sulla sua schiena e sulla sua nuca.

La sua veste era strappata in molti punti ed il mantello non la copriva per niente.
Aveva ogni centimetro di pelle bagnato, ogni centimetro dei suoi vestiti. Il corpo era scosso dai brividi di freddo.
Quella situazione diventava più fastidiosa ogni secondo che passava.

Chiuse gli occhi tentando di immaginare in che stato doveva trovarsi: completamente inzuppata, con i vestiti ed il mantello sporchi di un disgustoso miscuglio di terra e sangue e i lunghi capelli rossi impregnati di odori di morte, risemblanti il sangue liquido.

Accennò un sorriso amaro.

Disgustoso.

Riaprì gli occhi e scoprì di vederci ancora meno. Le nuvole cupe di prima però avevano lasciato il posto a due chiazze di cielo grigio metallico.
Sparirono per un istante e riapparvero; ma cos’era quella macchia nera all’interno del grigiore?

Pian piano la vista ricominciò a mettersi a fuoco e le permise di capire che non erano pezzi di cielo, ma occhi di un essere umano. Lo fissò e l’uomo (perché ne era sicura, doveva essere un uomo) con il volto nascosto da una maschera ricambiò lo sguardo.
I brividi che stavolta la pervasero non furono unicamente di freddo: era terrorizzata.

Aveva un Mangiamorte a pochi centimetri da sé e si trovava disarmata e impossibilitata solo al pensare di muoversi o scappare.
L’uomo la osservò per un tempo che a lei parve interminabile, poi si chinò in corrispondenza delle gambe di lei. Pochi istanti dopo la giovane sentì il peso spostarsi dalle ginocchia e finalmente poté leggermente rilassarsi. Non capiva perché non era ancora morta. Forse lui voleva prima liberarla da pesi ingombranti per poter occuparsi di torturarla alla pazzia. Ma neanche il dolore arrivò. Si sentì sollevare e prendere in braccio, come fosse una piuma molto leggera. Si sentì avvolgere da qualcosa di caldo, anche se umido di pioggia e si abbandonò inconsapevolmente al tocco dell’uomo misterioso.

Le palpebre ora cominciavano a farsi sempre più pesanti. Si addormentò, ma prima di cadere nell’oblio fu sicura di sentire qualcosa, poco più di un sospiro:

- debito magico, rossa -.

OoOoOoOoO

Si era risvegliata in una delle stanze singole del S. Mungo, in uno stato di confusione completa, attorniata dai genitori e dai fratelli.

Sua madre aveva cominciato a piangere come una fontana, abbracciandola e ridendo insieme, sollevata che stesse bene. Anche suo padre l’aveva abbracciata, rincuorato. Dei suoi sei fratelli maggiori, ce n’erano la metà: Charlie, che aveva un braccio fasciato e alcune medicazioni minori sul volto e Fred e George, che erano un po’ malconci ma ancora vivi e vegeti.
Fece a fatica alcune domande.

Da ciò che capì dei loro discorsi, poiché la testa le doleva ancora e faceva fatica ad ascoltare in modo completo le loro risposte, l’avevano trovata svenuta in una piccola radura poco lontana dal campo degli auror, coperta di sangue e sporca di fango. A lungo avevano temuto che fosse morta, era per questo che l’avevano subito fatta portare al S. Mungo.

- Ti avevamo persa di vista ed eravamo terribilmente preoccupati che ti fosse accaduto qualcosa... non immagini la nostra preoccupazione quando ti abbiamo trovata in quella radura, così lontana dal campo di battaglia... ma come hai fatto ad arrivare fino a lì? - chiese sua madre.

Lei rimase in silenzio, assorta e un po’ allarmata.
Era certa di essere stata colpita sul campo di battaglia, quindi non poteva aver raggiunto da sola quel luogo. Ciò poteva significare solo una cosa: non si era sognata quel Mangiamorte, ne quello che le aveva detto. L’aveva salvata, non uccidendola ma addirittura portandola in prossimità del campo nemico. Ed ora lei era in debito con uno sconosciuto e, ancora peggio, un nemico. Ma perché tutto questo? Che cosa poteva volere un Mangiamorte da lei?

Probabilmente voleva usare lei per colpire Harry. Anche il solo pensiero le fece torcere le viscere. Fu a seguito di tutti questi faticosi ragionamenti che decise di tacere l’avvenuto.

- non so mamma - optò per dire.

- sono stata colpita e mi sono trascinata il più lontano possibile dal campo di battaglia... non ricordo nulla - concluse.

Ai suoi sembrò una spiegazione sufficiente, evidentemente, perché non le chiesero altro.

- Dove sono gli altri? - chiese piano.

- Ron è scomparso subito dopo la battaglia, è andato via insieme ad Harry ed Hermione. Bill è tornato a casa da Fleur e Percy è al Ministero - spiegò il signor Weasley.

- Ma Voi-sapete-chi è... -

- No Ginny, non è finita. Non era presente sul campo di battaglia, c’erano solo i suoi scagnozzi - disse Charlie, passandosi una mano sulla fronte in segno di frustrazione.

In quella una medimaga, la signora Hickins, che le ricordava tanto madama Chips, entrò nella stanza con foga, intimando ai suoi parenti di uscire poiché l’ora delle visite era conclusa, e quasi li buttò fuori.

- torniamo a trovarti più tardi, Ginny cara. Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, facci sapere mi raccomando - raccomandò premurosamente la signora Weasley.

Lei si limitò ad annuire con un sorriso tranquillo.

Quando uscirono la medimaga Hickins le mise sotto il naso una pozione verdastra dall’odore nauseante.
Ginny la guardò con gli occhioni blu supplicanti.

- Ah no, signorina Weasley, con me non funziona. Beva quella pozione, tutta fino all’ultima goccia! Le farà bene e guarirà più in fretta - disse la signora Hickins, guardandola severamente.

Ginny deglutì a vuoto, lanciando occhiate titubanti alla fialetta.

- vuole che le dia una mano ad ingoiarla o pensa di riuscirci da sola prima di domani? - le intimò minacciosa la medimaga.

- non sta dicendo sul serio - borbottò Ginny.

L’occhiata che le lanciò la medimaga valse mille parole e Ginny optò per bere da sola la pozione.
La bevve con una smorfia. Era proprio disgustosa.

- brava! Non è morta, vede? Ora si distenda e dorma per un po’. Tra un paio d’ore tornerò per un controllo - disse la medimaga dirigendosi tutta indaffarata fuori dalla porta.

Ginny si distese e la osservò richiudere la porta.

Già, pensò, identica a madama Chips.

Era da tempo che non vedeva la medimaga di Hogwarts. Era rimasta là ad occuparsi dei pochi ragazzini che continuavano a studiarci dentro, esattamente come altri professori. La McGrannit, Vitious, la Sprite, la Cooman... avevano tenuto aperta la scuola, nonostante i pochi studenti.

I suoi anni ad Hogwarts le sembravano tanto lontani, ma in realtà non era passato poi così tanto tempo dall’ultima volta che ci era stata come studentessa. Dopo la morte di Silente, Harry, Ron ed Hermione avevano concluso la loro permanenza a scuola al sesto anno, mentre lei era stata costretta da sua madre a seguire insieme ai pochi studenti restanti i due anni che le rimanevano. Conclusi gli studi aveva deciso di iscriversi ai corsi per auror, come desiderava da un po’ di tempo. I suoi genitori avevano tentato di impedirglielo, ma testarda com’era non era servito a nulla. Comunque quando aveva concluso il suo settimo anno scolastico aveva anche rivisto l’inseparabile trio. Erano stati via per tutto il corso dei due anni che lei aveva trascorso a scuola, senza rivelare né il motivo della loro partenza né l’esito di ciò che avevano fatto. Tantomeno dove erano effettivamente stati. Inizialmente li aveva invidiati, più che altro aveva invidiato suo fratello ed Hermione, poiché potevano stare accanto ad Harry, cosa che a lei era preclusa.

Avevano chiuso la loro relazione il giorno del funerale del preside più amato e conosciuto della storia di Hogwarts. Lei certo se lo aspettava. Nel profondo del suo animo sapeva che quella felicità che provava sapendo di essere insieme ad Harry non poteva durare a lungo.

Aveva aspettato cinque anni per lui, ma ora non credeva neanche lei di poterlo aspettare più.

Lo amava ancora, questo era vero, e se un giorno le avesse chiesto di tornare da lui probabilmente l’avrebbe fatto. Ma non poteva aspettarlo; la vita andava avanti, quella di entrambi. Se il destino lo avesse voluto sarebbero tornati insieme, prima o poi.
Era sicura che uno dei motivi per i quali l’aveva lasciata era il fatto di non volerla mettere in pericolo. Ma ora...

Girò la testa verso la finestra della sua stanza d’ospedale. Fuori non pioveva più, ma il cielo era grigio come quel giorno, durante la battaglia.

...Ora un Mangiamorte le aveva salvato la vita e lei, volente o dolente, era in debito magico con lui. Il motivo ancora le sfuggiva eppure sapeva, anzi, era certa che non era nulla di buono. Piano piano cominciò a sentirsi leggera. La pozione stava lentamente facendo effetto, portandola sempre più verso una pigra sonnolenza. Chiuse gli occhi, rilassandosi.

Le sembrarono passati solo pochi secondi che fu svegliata dalla medimaga, per il controllo.
La fece alzare piano dal letto e aprì la finestra per farle prendere una boccata d’aria.

- fa bene alla salute e serve per non renderla un vegetale! - le disse concitata la medimaga, aiutandola a risalire sul letto.

Eseguì un paio di incantesimi che Ginny non riconobbe e uscì per qualche minuto dalla stanza. Quando rientrò portava in mano un’altra fialetta, stavolta di colore azzurro scuro. L’odore era leggermente più gradevole, ma quando la bevve Ginny si chiese come mai non aveva ancora rimesso neanche un goccio. Era ancora più schifosa della precedente.

Ovviamente non si lamentò con la medimaga, era ancora troppo intontita per poter intavolare una qualche discussione. Quindi si rimise docile a letto come le fu ordinato. Si coprì con le coperte e rimase lì ad osservarla girare in tutta la stanza riordinando degli oggetti dall’uso sconosciuto.

- si sta riprendendo bene ed in fretta, signorina Weasley. Credo che tra un paio di giorni se continua a seguire le mie indicazioni ed a bere le pozioni che le prescrivo potrà essere dimessa. Ovviamente ho già raccomandato ai suoi famigliari di non sottoporla a sforzi per una o due settimane. Ma non si deve preoccupare, è solo una precauzione che è meglio non sottovalutare - spiegò la signora Hickins.

Ginny non rispose.

La medimaga si voltò per capire come mai e la vide profondamente addormentata.

Come immaginavo, pensò, il colpo che ha ricevuto la ha debilitata molto di più di quanto sembra. Ma un paio di settimane di riposo la riporteranno come nuova.

Uscì chiudendosi piano la porta alle spalle e si diresse verso il suo ufficio dove sapeva l’attendevano i famigliari della signorina Weasley.
Quando entrò, Molly Weasley le si avvicinò, subito stringendole la mano e lo stesso fece il signor Weasley. Gli altri presenti, alcuni fra loro che prima non aveva visto, la salutarono con brevi educati cenni della testa.

- allora, signora Hickins, che può dirci riguardo la salute di Ginny? - chiese ansiosa la signora Weasley.

- vostra figlia sta bene, di questo non dovete preoccuparvi. Ha una buona capacità di ripresa e ciò è sorprendente in questo caso poiché i colpi che ha subito non sono stati affatto lievi - a questa sentì la maggiorparte dei presenti trattenere il respiro.

- ma, come vi ho detto, è fuori pericolo - s’affrettò a dire per rassicurarli.

- ma esattamente cosa le è successo? - chiese una giovane donna dall’aria intelligente con lunghi cespugliosi capelli castani.

La signora Hickins la osservò per qualche secondo. Dove l’aveva già vista?

- è sicuramente stata colpita allo stomaco da qualcosa, non sono in grado di capire se era un pugno o un calcio. In seguito deve essere caduta per terra e ha sbattuto violentemente la testa. Poi, da quanto dice di ricordarsi, si è trascinata lontano dal campo di battaglia e si è lasciata cadere nel luogo in cui l’avete trovata - spiegò.

Tutti annuirono, attenti.

- eppure temo che sia successo dell’altro. Probabilmente qualcosa che la signorina Weasley non ricorda a seguito del brutto colpo alla testa - continuò incerta.

La osservarono stupiti. Un uomo dai lunghi capelli rossi legati in una coda e dal volto semi-sfigurato le si rivolse educatamente:

- che cosa intende, signora Hickins? Ha delle prove riguardo alla sua tesi? -

La medimaga annuì.

- sì. Ho la certezza che nelle condizioni in cui è arrivata qui al S. Mungo sarebbe potuta morire. Ciò non è accaduto e l’unico motivo che mi viene in mente è che qualcuno l’abbia in parte medicata prima dell’arrivo all’ospedale. Ho la certezza che il colpo infertole allo stomaco le abbia provocato una emorragia interna, ma non ne ho trovato traccia quando la ho visitata la prima volta - spiegò pacata.

- sta dicendo che qualcuno ha curato Ginny prima che la trovassimo? - chiese il signor Weasley.

- non ne ho la certezza, ripeto, ma credo proprio che sia così. Il punto ora è capire chi possa aver fatto un intervento simile, salvandole la vita. Se non è stato nessuno di voi mi chiedo chi possa essere stato. Inoltre la signorina Weasley continua a ripetere di essersi trascinata lontana dal campo di battaglia, ma nelle condizioni in cui ipoteticamente si trovava non le sarebbe stato possibile farlo. Inoltre non c’era traccia di questo movimento sulla sua veste, capite? -

- sta dicendo che è stato qualcun’altro secondo lei a portarla fino al luogo in cui l’abbiamo trovata? - chiese uno dei due gemelli Weasley.

La medimaga annuì con forza.

- ma allora perché l’abbiamo trovata da sola? Perchè il suo salvatore non ha portato Ginny direttamente da noi nel campo? - chiese un altro uomo dai capelli rossi, più basso dell’uomo con la coda ma dai muscoli più sviluppati.

- non chiedetelo a me, se lo sapessi credo che ve lo avrei già detto - rispose pacata la medimaga.

- ma perché Ginny ci ha raccontato una frottola allora? - chiese al figlio il signor Weasley.

In quella però intervenne severa la medimaga:

- signor Weasley, non salti subito alle conclusioni. Sua figlia è tutt’ora in un pesante stato confusionario ed è probabile che tutto ciò che ci ha raccontato è frutto del suo subconscio o forse di un sogno che ha fatto dopo essere svenuta. È probabile che neanche lei sappia cosa è successo realmente su quel campo di battaglia -.

Il signor Weasley annuì, leggermente imbarazzato, sotto gli sguardi severi della moglie e della medimaga.

- in ogni caso come vi ho già detto precedentemente è importante che nelle settimane seguenti al suo rilascio dall’ospedale non si sforzi e soprattutto non riprenda il suo lavoro. È consigliabile che la riportiate qui da me per un controllo finale e solo dopo questo le concederò il permesso di tornare sul campo di battaglia. Vi avverto che può darsi che verrà frequentemente colta da perdite parziali di memoria e problemi di concentrazione. Per il resto dubito ci saranno ulteriori problemi - spiegò.

- oh non so come ringraziarla signora Hickins - le disse ammirata la signora Weasley.

La medimaga sorrise rassicurante.

- non deve preoccuparsi signora Weasley. È il mio lavoro. Ora se volete scusarmi devo raggiungere un altro paziente. Prendetevi tutto il tempo che vi serve per andare e restate pure qui nel mio ufficio se avete bisogno di parlare. Vi chiedo solo per cortesia di non andare nella stanza della signorina Weasley. In questo momento sta riposando ed è importante non svegliarla - raccomandò la medimaga, uscendo.

Quando fu uscita nella stanza calò il silenzio. Tutti i presenti erano persi nei propri pensieri e nessuno osava parlare per primo. Alla fine fu il signor Weasley che prese parola.

- cosa ne pensate? - si limitò a chiedere al resto dei presenti.

Ci furono dei leggeri scuotimenti di testa e poi Ron prese la parola a sua volta:

- mi sembra così assurdo... insomma, chi avrebbe potuto portarla via dal campo di battaglia e non riportarcela direttamente? -

- già è quello che penso anche io - disse Hermione, annuendo.

Charlie sembrava il più abbattuto di tutti.

- io... era lì accanto a me ed un secondo dopo non c’era più! Non so cosa avrei fatto se... se le fosse... se fosse - si posò una mano sugli occhi e la signora Weasley subito gli si accostò.

- non devi fare così Charlie caro, non è colpa tua lo sappiamo tutti. In fondo sarebbe stato lo stesso se al posto di Ginny ci fosse stato qualcun altro della famiglia. Saremmo stati tutti in pena comunque... -

- sì mamma, ma... ma è Ginny e... -

- sì lo so tesoro. È lo stesso che penso anche io... mi viene così difficile non vedere Ginny come una bambina... quando ci comunicò la sua decisione di diventare un auror ci venne un colpo a me e a tuo padre! - fece addolorata la signora Weasley.

Seguì un breve silenzio.

- forse ci converrà farle un paio di domande quando si sarà ripresa: se siamo fortunati riuscirà a ricordarsi qualcosa - disse Percy.

Tutti annuirono, in accordo con lui.

- andiamo, ragazzi... è inutile rimanere qui ora. Ripasseremo domani il prima possibile - disse Arthur Weasley, dirigendosi verso la porta.

Tutti si alzarono per seguirlo.

- Ron, Hermione, Harry caro, venite anche voi ragazzi? - chiese la signora Weasley.

Harry scosse la testa.

- mi spiace signora Weasley, abbiamo un paio di cose urgenti da sbrigare. Comunque grazie per l’invito - rispose a nome di tutti e tre.

La signora Weasley annuì un po’ triste, ma non disse nulla. Seguì fuori dall’ufficio della medimaga il resto della sua famiglia, non senza gettare uno sguardo preoccupato nella direzione del corridoio in cui sapeva si trovava la stanza dove riposava la sua Ginny.
Poco dopo anche Harry, Ron ed Hermione uscirono dall’ufficio, richiudendosi la porta alle spalle. Percorsero in silenzio i corridoi del S. Mungo, salutando di tanto in tanto alcune persone di loro conoscenza ed arrivarono al piano terra. Uscirono dall’edificio, che da fuori aveva sempre l’aspetto di negozi abbandonati, e cominciarono a camminare per le vie della Londra babbana.

Quel giorno il cielo era grigio, le nuvole minacciose di pioggia guardavano dall’alto tutti coloro che si muovevano frettolosamente per le strade, per diversi motivi. Soffiava un vento piuttosto freddo e tutti quanti erano avvolti in pesanti cappotti.

- cosa ne pensi, Harry? - chiese dopo un po’ Hermione, avvolgendosi meglio la sciarpa attorno al collo.

Harry non rispose subito. Stava ancora pensando a come si era sentito quando non trovavano più Ginny ed invece come si era sentito sollevato quando l’avevano trovata, nonostante le brutte condizioni in cui si trovava.
Era stato lui stesso a voler chiudere la loro relazione, ma non per questo non le voleva più bene. Sapeva perfettamente che qualcosa nel loro rapporto si era perso per sempre e che non sarebbe tornato tutto come prima se si fossero rimessi insieme; eppure non poteva fare altro che preoccuparsi per lei, ora cercando di farlo più come un fratello che come un fidanzato.
Ormai erano passati quasi quattro anni da quel giorno ad Hogwarts, quando si erano lasciati, e non potevano tornare indietro.

- non lo so Hermione... davvero non so cosa pensare. Sarebbe stato fin troppo facile per un nemico sbarazzarsi di lei se è vero che era svenuta sul campo di battaglia. E sarebbe stato anche un ottimo modo di colpire noi. Certo il fatto che ci sia stato qualcuno a portarla in prossimità del campo, beh... non so... non so davvero... è tutto così dannatamente... non so - mormorò Harry, frustrato.

Ron non disse nulla. Era ancora terribilmente scosso dall’accaduto. La sua sorellina... la sua Ginny... si era sentito morire quando l’avevano persa e riportata in quella condizioni al campo auror. Aveva creduto per diversi momenti di averla persa per sempre.
Come in quella maledettissima Camera, esattamente come in quel luogo.
Quando era rinvenuta nella sua stanza lui e gli altri non c’erano; erano occupati ad interrogare alcuni nemici ricoverati al S. Mungo. Eppure con il pensiero era sempre rimasto in quella stanza con Ginny e si era sentito immensamente bene a scoprire che era fuori pericolo.

- tutto bene Ron? - si sentì chiedere da Harry.

Alzò la testa e lo guardò per qualche istante negli occhi. Sapeva che anche Harry era preoccupato quanto lui e questo lo faceva sentire meno oppresso.

- ora sì. Grazie - fece, accennando un sorriso.

Hermione sorrise, sollevata. Li aveva visti davvero devastati per quello che era accaduto ed era davvero contenta che ora le cose sarebbero tornate come prima.

Una folata di vento le scompigliò i folti capelli castani e lei si passò con la mano una ciocca dietro le orecchie. Si diressero verso un vicolo e poco dopo, non visti, si smaterializzarono.

In verità qualcuno, dall’alto dei tetti delle case attorno al vicolo, li aveva tenuti d’occhio da quando erano usciti dal S. Mungo. E prima di loro aveva tenuto d’occhio la piccola folla di persone dai capelli rosso acceso che, dopo essere uscita, si era diretta in tutt’altro luogo.

Le sue labbra si piegarono in un sorrisetto maligno. Guardò verso il luogo dove sapeva trovarsi l’ospedale. Il suo piano avrebbe avuto successo, ne era assolutamente sicuro. Doveva solo avere pazienza e, soprattutto, non perdere di vista la rossa.

Non poteva permettere che le accadesse qualcosa, altrimenti sarebbe stato lui a pagare. Si voltò con un fruscio del mantello scuro alle sue spalle. Il suo signore era stato categorico; suo padre gli aveva raccomandato di non fallire. E lui non lo avrebbe fatto.

Doveva solo aspettare, come un felino nascosto nella selva che osserva la sua preda pascolare tranquillamente nella vicina radura. Doveva saper attendere il momento più adatto per scattare, aspettando che la sua preda si sentisse completamente a suo agio nella situazione, senza alcun sospetto.

E attaccare.

  
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