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Autore: SweetTaiga    20/02/2011    9 recensioni
"Ma se l’Amore che dice è una stretta al petto dovuta alla sua mancanza, un colpo al cuore ogni volta che mio padre rievoca con disgusto il suo nome, un sorriso ogniqualvolta mi addormento pensando a lei, allora ha ragione.
Forse i Malfoy non provano amore, ma Draco si."
Quando l'Amore trionfa, l'Odio cerca il modo di ostacolarlo. Sempre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Prima di lasciarvi liberi di leggere, imploro perdono per il ritardo! : )
Probabilmente da oggi in poi l’aggiornamento avverrà di DOMENICA – tutta colpa del liceo! : (
Buona  lettura ; )

 

24. Questione di fiducia.


A Benigni,
perché “se qualche volta la felicità si dimentica di noi,
noi non dimentichiamoci mai della felicità!
Ed alla mia prima storia originale,
Miracles Theatre,
che potete trovare qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=657135&i=1


 
E’ passata un’ora e mezza da quando Hermione mi ha lasciato qui da solo.
Sarei dovuto andare via mezz’ora fa, lo so, ma la preoccupazione è troppa: non posso lasciarla sola nel covo dei nemici.
Continua a rigirarmi la spilla del Nuovo Esercito di Silente – ancora sprovvisto di un nome – sperando in una qualsiasi notizia. L’ansia mi sta opprimendo il petto, e la luna piena da al giardino di rovi un’aria spettrale.
D’un tratto la spilla si illumina; un breve messaggio di Harry: “Guferia. Tra un’ora.”
Cosa dovrei fare?
Potrei fingere di non aver letto il messaggio, ma se sia io che Hermione non ci presentassimo potrebbero sorgere dei sospetti. Cavolo, in che guaio che mi sono cacciato!
Eppure quando Hermione mi chiese d’aiutarla accettai con gioia. Non sono mai stato un eroe, ho combattuto solo facendo leva sulla  mia forza di volontà, non ho particolari capacità, eppure quando le ho fatto notare i miei difetti lei mi ha sorriso.
«Ma sei l’amico più affidabile e buono che conosca, Neville.»
Così mi rispose, quella notte di poco tempo fa, quando la vidi uscire con i capelli arruffati ed il volto stanco dalla stanza della McGranitt.
Erano molte notti che usciva di nascosto dal dormitorio, e sapevo che tutte le volte si dirigeva lì.
«Devi mantenere il segreto.», mi disse, implorandomi con gli occhi.
Un segreto. Un segreto da custodire, così oscuro e così importante da non poter essere svelato ad anima viva. Avrei potuto rifiutare, avrei potuto usare una qualunque scusa, eppure il semplice fatto che Hermione si fidasse di me mi diede coraggio.
Per coprire le sue uscite notturne ho anche accettato di diventare Prefetto. Io, che non metto paura neppure ad un bambino e non sono capace di dare ordine alla gente, un Prefetto!
Ma, come Hermione si è sacrificata rinunciando al ruolo che le spettava di diritto, io mi son dovuto fare coraggio ed accettare.
Accettare. E’ l’unica cosa che sto facendo ultimamente.
Ma non c’è tempo per pensare, è tempo di agire. E se aiutare Hermione porterà alla fine di questa insensata guerra, le coprirò le spalle a costo della mia stessa vita.
Perché è una mia amica. La mia prima amica.
Finalmente prendo una decisione: mi ha chiesto di coprirla, ed è quello che farò.
Andrò da Harry ed inventerò una scusa, è l’unica cosa che posso fare per lei in questo momento.

***

«Cosa fai ancora in piedi, Luna?»
Varcando la soglia del dormitorio dei Corvonero, la trovo accovacciata su una poltrona accanto al fuoco, con il Cavillo posato sulle gambe ed una buffa penna tra le dita.
«Ciao, Ginny. Penso.», mi risponde.
Non posso fare a meno di sorridere: le risposte di Luna sono sempre alquanto bizzarre.
«A cosa pensi?», domando, sedendomi sul pavimento, accanto alla sua poltrona.
«Sono un Prefetto.»
Annuisco. «E’ strano, vero?», domanda lei.
«Si, lo è. Ma penso che non sia il caso di preoccuparsi così tanto. Nonostante tu non frequenti l’ottavo anno, sei comunque tra le persone che più hanno combattuto per questa scuola. Penso sia normale che la McGranitt abbia affidato ad una persona come te un compito del genere.»
Luna inizia a giocare con i suoi capelli, attorcigliandoli intorno ad un indice candido, riflettendo sulle mie parole.
«Penso che non sia l’unico motivo.»
«Cosa intendi?», domando, incuriosita dalla sua espressione insolitamente corrucciata.
«La McGranitt mi ha detto qualcosa di strano… “Presto dovrai infrangere le regole per far vincere la giustizia.”. Cosa pensi che voglia dire, Ginny?», sussurra, fissando gli occhi nei miei.
«Non lo so, Luna. So solo che sta succedendo qualcosa di grosso, ed Hermione ne è al corrente.»
Ci interrompe il lieve bagliore delle nostre spille.
“Guferia. Tra un’ora.”
Simultaneamente ci alziamo.
«L’Esercito si riattiva, finalmente.», affermo, e vedo Luna annuire.
«Ci vediamo tra un’ora alla Guferia. Per ora, cerchiamo di scoprire qualcosa in più.»
Senza darle il tempo di aggiungere altro, esco dal suo dormitorio, girovagando senza una meta per i bui corridoi di Hogwarts.

***

«Hermione non è ancora tornata.», ripete per l’ennesima volta Ron.
«Già.»
E’ più di un’ora che non facciamo altro che ripetere a turno la stessa domanda, ma la risposta non cambia.
«Perché ci sta tenendo all’oscuro di tutto?», mi domanda lui, esasperato.
«Non lo so, Ron.»
Che grande menzogna. Lo so eccome.
O meglio, capisco Hermione: quante volte ho cercato di proteggere i miei amici nascondendo loro la verità?
Ma eravamo giunti ad un patto, avevamo giurato che ci saremmo aiutati a vicenda, che non ci sarebbero stati segreti tra di noi.
Forse è solo rabbia, quella che mi attanaglia il cuore: rabbia per una promessa non mantenuta.
Proprio lei, che ci spronava a rimanere uniti, a combattere fianco a fianco, ora sta combattendo da sola.
E’ dolore, questo?
E’ come se un macigno mi premesse sui polmoni, come se mi mancasse l’aria.
«Harry…»
Alzo lo sguardo verso di Ron, che finalmente ha smesso di misurare a grandi passi la Stanza delle Necessità.
«Siamo ancora un trio, vero?»
Non avevo avuto il coraggio di formulare questo pensiero, ma ora che Ron gli ha dato finalmente forma sento che è questa la mia più grande paura.
«Certo che lo siete, razza di idioti.»
Ci giriamo contemporaneamente verso la porta spalancata, ed una chioma rossa saetta verso di noi come una furia.
Ginny…


***

E’ come se la voglia di rimanere qui fosse solo mia.

Vedo entrambi alzare confusamente lo sguardo su di me.
Alzo le spalle. «La porta era aperta.», spiego velocemente.
«Ora, tornando al vostro bel discorso, come potete essere così idioti, infantili, e…»
Sono talmente infuriata che non mi vengono le parole!
«Come potete credere che dopo tutto questo tempo abbiate improvvisamente smesso di essere un trio? Se voi soffrite per la verità che Hermione vi sta nascondendo, riuscite almeno lontanamente ad immaginare quanto debba essere difficile per lei?», urlo ad occhi chiusi e pugni stretti, per evitare di saltare al collo di queste sottospecie di bipedi mediamente intelligenti.
«Harry, come puoi credere che rinunciare a te sia facile?». Mi blocco immediatamente, cercando di ricompormi. «Per Hermione, intendo. Dev’essere una tortura per lei fare tutto da sola, ecco.»
Sento la mia forza vacillare per un momento, quando Harry fissa i suoi occhi nei miei.
Per fortuna vengo distratta dai movimenti di mio fratello.
«Ronald Weasley! Dove stai cercando di andare? Non ho ancora finito!», gli urlo contro.
Con tutta la calma del mondo, lui si gira verso di me.
«Penso che non sia io quello contro cui vuoi urlare, per una volta.»
Poi, con un sorriso malinconico, si volta verso l’uscita della Stanza delle Necessità. «Sembri Hermione quando fai così.»
Il nome della mia – della nostra – migliore amica riempie la stanza, e perdendoci nei nostri pensieri ci accorgiamo a malapena dell’uscita di scena di Ron.
Quando mi rendo conto di essere rimasta sola con Harry, sento improvvisamente il desiderio di andare via.
«Bè, allora vado.», affermo ad alta voce, iniziando a camminare a passo deciso.
Per la prima volta da quando ci conosciamo, Harry mi trattiene cingendomi il polso con la sua mano.
«Stavi parlando di te, non di Hermione.», sussurra Harry, alzandosi ed avvicinandosi a me.
«Non dire stronzate.», dico, cercando di liberarmi dalla sua presa.
«Resta qui.»
Una supplica.

Ora che ci sei non andare via, e la paura si farà malinconia.

Non posso fare a meno di incurvare le labbra in un sorriso sadico.
«Non ho un buon motivo per farlo.»
Al contrario di quanto mi aspettassi, la sua presa si fa più ferrea attorno al mio polso.
«L’ho fatto per il tuo bene.», ripete per l’ennesima volta, quasi con rabbia.
Mi giro verso di lui, alzando appena il capo per poterlo guardare negli occhi.
«Allora dovresti imparare a farti gli affari tuoi, Potter.»
Posso quasi sentire il suo cuore spezzarsi, quando la mia freddezza lo raggiunge.
Vorrei abbracciarlo, dirgli che so che l’ha fatto per me, consolarlo e sussurrargli che lo sto aspettando, ma sarebbe un nuovo colpo per il mio, di cuore, che s’è spezzato così tante volte che mi meraviglio nel sentirlo battere ancora.
«L’ho fatto per te.», sussurra ancora.
«Hai fatto male.»
Vedo il suo sguardo incupirsi in un attimo; lascia istantaneamente il mio polso, posando con forza entrambe le mani sulle  mie spalle, come per scuotermi e svegliarmi da un brutto sogno. Dovrei dirgli che mi sta facendo male, ma questo dolore mi aiuta a concentrarmi.
Perché devo resistere, non posso cascarci ancora.
«Lo faccio per te, Ginny. L’ho fatto solo per te. Credi che sia felice di starti lontano?», sibila con la voce roca.
«E pensi che a me faccia bene, invece?», urlo a mia volta, mandando al diavolo ogni proposito di mantenere la calma. «Pensi che sia bello essere lasciata dal Ragazzo che è Sopravvissuto per il mio bene? Pensi sia divertente essere considerata da tutti la povera fanciulla in pericolo salvata dal sacrificio del Grande Principe? Pensi questo, Harry? E soprattutto, pensi davvero che stando con te potrei soffrire di più di quando sto soffrendo ora standoti lontano?»
Se aprissi gli occhi, forse vedrei un’espressione dura, o confusa, o arrabbiata dipinta sul suo volto.
Ma i miei occhi sono ben chiusi, per cercare di trattenere le lacrime che premono per uscire.
Ma non piangerò. Oh no, caro Harry, non lo farò.
Ho smesso da tempo di essere la ragazzina debole ed indifesa che conoscevi.
Ho combattuto, sono caduta, mi sono rialzata da sola.
Non sono più una bambina da salvare, ma qualcuno che potrebbe combattere al tuo fianco, se solo tu te ne accorgessi e facessi funzionare quel cervello da gallina che ti ritrovi.
Passano alcuni minuti, e sento le mani di Harry lasciare a poco a poco la presa.
Quando lasciano del tutto libere  le mie spalle, uno strano freddo mi riempie il cuore. Cosa mi aspettavo? Che mi dicesse di dimenticare tutto? Che mi concedesse un’altra possibilità? Che accettasse di combattere insieme, anziché limitarsi a proteggermi?
Apro gli occhi, ed invece di vedere il suo viso vedo le sue spalle.
Ha la schiena rivolta verso di me, le mani in tasca, il volto verso l’alto.
Ed in un momento del genere non posso fare altro che volargli le spalle a mia volta ed andare via: mi sembra di essere l’unica a combattere qui.
Ed io non sono Hermione, io da sola non so combattere. Non se gli altri non mi danno un motivo per farlo.
Uscendo dalla Stanza delle Necessità, vedo Ron accovacciato a terra con la testa fra le gambe.
Fratello, siamo proprio sfortunati in amore.
Mi siedo accanto a lui, e poggiandogli  la testa sulla spalla lascio finalmente libera una lacrima solitaria.
Ron alza lo sguardo su di me, e con un mezzo sorriso mi bacia la fronte. «Non è ottuso come sembra. Capirà.»
Un sorriso spontaneo fa incurvare le mie labbra. «Se fosse così, mi stupirei.»

Valeva la pena di perdere e l’ho fatto.

Vedo il volto di Ron illuminarsi improvvisamente, ed un rumore di passi ci avvisa dell’arrivo di qualcuno.
Mi immobilizzo al mio posto, consapevole del cuore impazzito nel mio petto.

***

«Ci sono notizie dalla Granger?», domando.
«Nessuna. Sto iniziando a preoccuparmi.», mi risponde Minerva, torturandosi le mani nodose.
«Non pensavo che l’avrei mai detto, ma quella saccente Grifondoro sa quello che fa.»
Vedo la preside sorridere. «Per forza, è dellamia Casa.»
Il mio sonoro sbuffo fa voltare i dipinti dei vecchi presidi di Hogwarts. «Certo, certo. Ma prepariamoci ad intervenire.»

***

E c’è che mi ritrovo qua, aspettando un po’ quello che farai.

«Draco, penso che dovresti dare un’occhiata a queste lettere.»
«Quali, Blaise?», domando, avvicinandomi a lui.
E’ più di un’ora che siamo chiusi in guferia, cercando lettere ed indizi; qualche notte fa, dopo un entusiasmante incontro con Potter e Weasley*1, mia madre mi ha avvisato che Voldemort sta mantenendo dei contatti con qualcuno all’interno della scuola.
Così quasi ogni notte veniamo qui, rischiando ovviamente di essere espulsi.
Abbiamo scoperto alcuni incantesimi per poter leggere lettere indirizzate ad altri: i Gufi non sono per niente stupidi, ma un paio di trucchetti possono farli confondere per alcuni minuti, giusto il tempo di leggere la lettera e richiudere la busta.
Per ora, non avendo sospetti per qualcuno in particolare, stiamo aprendo solo le lettere senza destinatario.
«Qual è il problema?», chiedo, e Blaise mi porge una delle due lettere che ha in mano.
Una sola parola, abbozzata con una scrittura frettolosa e minuta.
“Mezzosangue”.

E la paura si fa malinconia.

***

«Scappa!», le sussurro, cercando di coprirla col mio mantello.
«Dove? Dove devo andare?», mi domanda lei, con una calma del tutto innaturale.
So che ha paura, come potrebbe non averne?
«Dai tre colpi al muro, attraversa il giardino posteriore. Corri!»
La sento correre via, ed appena un secondo dopo che è sparita nel buio vedo aprirsi il portone del salotto.
Corri, Granger, corri.

Gioco tutto, vinco o perdo.


***

E basta coi ricordi!

«Ragazzi, sono arrivato in tempo per la riunione?»
Lo sguardo di Ginny si incupisce improvvisamente. «Aspettavate qualcun altro?»
Scuote la testa. «No, Neville, entriamo.»
Varcando il portone della Stanza delle Necessità, troviamo Harry accasciato su una sedia, con la testa tra le mani e lo sguardo perso.
«Harry?», chiamo debolmente.
Lui si scuote, alzandosi frettolosamente e regalandoci un sorriso imbarazzato.
«Neville! Scusami, ero sovrappensiero.», risponde. Con un colpo di tosse si schiarisce la voce. «Prima che arrivino gli altri ho bisogno di parlare con voi.»
Ci sediamo attorno ad un lungo tavolo di mogano, e solo in quel momento mi accorgo della presenza di Luna, che mi saluta con un sorriso. «Quando sei arrivata?», domando sottovoce.
«Pochi secondi prima di voi.»
Harry si schiarisce nuovamente la voce, guardandoci uno ad uno.
«Ho contattato i vecchi membri dell’Esercito, ed ho consegnato loro le spille. Siamo ancora pochi, i più fidati, ma come ha detto Hermione abbiamo bisogno di crescere. Dobbiamo capire di chi possiamo fidarci, quindi ognuno di noi dovrà tenere d’occhio i nuovi iscritti, e riferire ogni loro passo falso.»
Su questo punto siamo tutti d’accordo: non possiamo permettere che i nostri piani vadano in fumo, non ora che ogni azione potrebbe costarci la vita.
«Riguardo a questo.. c’è anche un’altra persona che dobbiamo tenere d’occhio. Uno di noi.»
Il silenzio rassicurante e attento che regnava poco prima, diventa agitato e pesante.
«Ci ho pensato a lungo, ma purtroppo non abbiamo altra scelta. Dobbiamo pedinare Hermione: solo così potremo sapere cosa sta succedendo. Non l’ho avvisata di questa riunione proprio per metterci d’accordo sulla situazione.»
Pedinare Hermione?
«Harry, non penso sia il caso..», tenta di dire Ron.
«Non abbiamo altra scelta, Ron!», risponde lui, battendo il pugno sul tavolo.
L’eco delle sue parole vaga nella stanza per alcuni minuti.
Non s’è ancora spento, che Ginny si alza di scatto, posando pesantemente entrambe le mani sul mogano scuro. «La fiducia non è contemplabile tra le scelte, giusto? Non potresti, per una volta, evitare di fare l’eroe e lasciare che anche gli altri abbiano i loro segreti e combattano le loro battaglie?», urla, trafiggendo Harry con gli occhi.
Lui si alza a sua volta, ricambiando lo sguardo duro.
«Vorresti abbandonarla, quindi?», sussurra con una voce gelida che non gli appartiene.
«No, voglio solo che sia lei a coinvolgerci quando lo riterrà necessario! Non puoi decidere tu la vita degli altri, Harry!»
Detto questo, Ginny si alza e con passo svelto lascia la Stanza delle Necessità, senza dare ad Harry la possibilità di replicare.
Lui si volta verso di noi, per poi lasciarsi cadere pesantemente «Lo facciamo anche per lei! Non può farcela da sola!», si giustifica, con tono esasperato.
«Non sottovalutare Hermione: siamo noi che non possiamo farcela senza di lei, non il contrario.»
Vorrei dire qualcosa per sostenere la frase di Luna, ma vedo di sbieco la mia spilla illuminarsi.
“Piton. Pozione Rosaspina*2. Tra mezz’ora da Hagrid.”
Piton? Perché mai Hermione vuole che vada dall’assassino di Silente?
Mi alzo frettolosamente, attirando su di me lo sguardo di tutti i presenti. «Dove vai?», domanda Harry.
Inventa una scusa, inventa una scusa!
«A cercare Ginny.»
Vedo Harry stringere i pugni, per poi annuire. «Ok, puoi andare.»
Una strana rabbia si fa strada in me.
«Non ho chiesto il tuo consenso.»
Sotto lo sguardo allibito di Ron, quello orgoglioso di Luna e quello irato di Harry, corro a cercare l’uomo che ho sempre temuto, sperando che Hermione sappia quello che fa.

E non ci sono le parole per dirti che ci credo veramente.



 
NOTE:
La canzone del capitolo è “Ora che ci sei” degli Zero Assoluto : )

1) Riferimento al capitolo 19.
2) Pozione inventata, vedrete nei prossimi capitoli la sua utilità : )

Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia, ed il particolare il MIO PRIMO (DICHIARATO) LETTORE DI SESSO MASCHILE, Jerry93: spero di non averti deluso :D

Grazie inoltre a chi ha recensito lo scorso capitolo:
barbarak
 Jerry93
libera_di_sognare
Raven Cullen
Sephora
ericuz 
deathnote92 

Mi scuso se ho smesso di inserire i “consigli del giorno” ma a causa dello studio sto leggendo davvero poco : (
Spero di poter ricominciare presto ad inserire qualche recensione :D

A presto,
SweetTaiga : )
   
 
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