Io sospiro
Tony pov
Idiota,
idiota e ancora idiota. Tony, sei un’idiota. Una merda, una
cacca di cane. Uno
stronzo e un idiota. Un grande, grandissimo idiota.
Sto
considerando davvero l’idea di partecipare al Guinness dei
primati: l’uomo che
più volte ha fallito con una donna; anzi, l’uomo
più idiota del pianeta Terra,
solo per voi, sui migliori schermi.
Non credo
andrei bene neanche per quello, ce ne sarebbe uno peggio di me e, con
la
sfortuna che mi perseguita, avrei fatto un viaggio per nulla; mi
manderebbero a
casa senza neanche un piccolo premio di consolazione.
Ma si
può
sapere che cavolo ho fatto per nascere così…
così sfigato? Ah, che nervoso, che
tristezza, che… non lo so neanche io bene che cosa.
Ho un
senso di frustrazione addosso che basterebbe a deprimere una cittadina,
credo.
Mi prenderei a pugni da solo se potessi. Anzi, credo che una raffica di
scappellotti di Gibbs potrebbe alleviare un po’ le mie pene.
Ma che dico, per
alleviare le mie pene ci vorrebbe un qualcosa che mi riporti a ieri
mattina:
vorrei cancellare l’incontro con Jeanne e passare la mia
serata con Ziva,
riuscire a sistemare tutto e sposarmela. Una macchina del tempo come in
“Ritorno al Futuro”. Solo allora potrei provare a
sistemare le cose.
O forse
è
semplicemente destino… Ah, il destino non esiste, Ziva mi ha
detto che siamo
noi gli artefici della nostra vita ed ha ragione. Io però
non l’ho creata, l’ho
distrutta, spappolata, pestata e ci ho pure sputato sopra.
Idiota.
Suono per
la terza volta il campanello, attendendo una risposta che, finalmente,
arriva.
- Si?
–
- Sono
io, Tony. – Sento la testa che mi scoppia oramai. Possibile
che tutta la
sfortuna di questo mondo ricada sulle mie spalle?
- An,
aspetta, ti apro. –
La
serratura scatta e la porta si apre. Jeanne è vestita con
dei jeans e un
maglione, simile a quello che aveva Ziva questa sera. Ma posso sapere
perché
tutto mi deve ricordare lei?
- Ciao.
–
Le dico impacciato, ricordando tutte le ore passate a casa sua. Fisso
il
maglione quasi ossessivamente. Deve essere dello stesso modello, forse
un
colore un po’ diverso; sempre sui toni del blu, comunque.
Così qualcuno che ci
sta vedendo lassù vede come soffro. Mi impongo di
distogliere lo sguardo e
fissare Jeanne in faccia. Almeno lì non posso trovare niente
che assomigli a Ziva.
- Ciao.
–
Mi sorride. Sembra felice di vedermi.
- Posso
entrare? – Le chiedo.
- Certo,
non c’è problema. Ti aspettavo, veramente.
–
Siamo
imbarazzati, fin troppo. Ma è meglio così.
- Ecco,
è
di quello che volevo parlare, - entro in casa e mi tolgo il cappotto,
che
serata impegnata:- Prima, quando hai telefonato… –
- Ha
risposto una donna, ho sentito. E mi ha anche riattaccato in faccia!
Che
maleducata! Ma non c’è problema, mi hai
già fatto capire che io non ti
interesso più, non serviva venire qui di persona, per di
più a quest’ora. –
Si siede
sul divano di stoffa chiara e mi fa cenno di accomodarmi. Mi siedo, ma
non le
sto troppo vicino. Non che provi ancora qualcosa per lei ma la
debolezza, la
crisi di coppia e tutte queste cazzate potrebbero farmi cedere da un
momento
all’altro. E io vorrei impedire a chi sta giocando con me
come se fossi una
marionetta di farmi fare l’ultima stronzata della giornata,
giusto per chiudere
con un’azione da imbecille.
- No, no.
Non c’entra il fatto che tu non mi attrai più. Per
carità, sei una bella donna
ma… Beh, la storia la sai. –
- In
realtà no. Non mi hai concesso il tempo di ascoltare tutto
quello che ti è
successo. –
-
E’ una
cosa troppo lunga… ti annoierei e basta. Poi, sentirmi
parlare di un’altra deve
essere massacrante per te. –
-
Tony… -
mi tocca un braccio per farmi sentire che è vicina a me, poi
ritrae la mano,
com’è giusto che sia:- Siamo amici no? E che fanno
gli amici? Si parlano,
qualunque sia la cosa che devono dirsi. Se sei venuto qui stasera e non
per dirmi
che hai un’altra… beh, qualcosa avrai da dire.
Quindi, io di tempo ne ho
tantissimo. Anzi, prendo da bere qualcosa e arrivo. Tu inizia ad
impostare la
storia. –
Okay,
forse parlare con Jeanne non sarà così male. Alla
fine, potrebbe darmi qualche
consiglio su come sistemare le cose… sempre che io riesca a
farlo.
Jeanne
torna in soggiorno con una bottiglia di gin e la poggia su un tavolino
affianco
al divano, dopo averne versato un bicchiere a testa. Credo mi ci voglia.
-
Allora…
Io direi che puoi anche iniziare. –
-
D’accordo. – Prendo fiato e ripercorro con la mente
tutto quello che è successo
in queste settimane:- Era una sera come le altre in cui cenavo a casa
di Ziva,
poi ci siamo seduti sul divano e… abbiamo alzato un
po’ troppo il gomito. - Un
altro respiro profondo, ho bisogno di tutto l’ossigeno
possibile perché non mi
metta a piangere come un bambino – Lei, Ziva, mi ha chiesto
se mi fossi
innamorato di lei… -
- Ed era
vero. – Continuò Jeanne.
-
Già –
Mi passo una mano tra i capelli e continuo:- Ma non potevo dirglielo
e… Beh, ho
fatto finta di cambiare discorso girando la domanda a lei. Lei ha
evitato di
rispondere e così la “sfidai”, in un
certo senso. L’ho baciata e… e a lei è
piaciuto. Me ne sono reso conto subito e ne ero davvero contentissimo.
Come una
bambina mi ha chiesto se anche a me fosse piaciuto e… e
abbiamo fatto l’amore.
– Come fa male ricordare:- Passò circa un mese e
tutto era tornato come prima
ma un giorno Ziva si sentì male e andò a casa
prima dell’orario. Decisi di
passare da lei alla sera e, a casa sua, in bagno, trovai un test di
gravidanza.
Mi crollò il mondo addosso. Ziva probabilmente aveva un
fidanzato e non mi
aveva detto niente. Per di più aspettava un bambino. Tornai
in cucina e lei
lasciò cadere quello che aveva in mano; poi le chiesi chi
fosse il padre di suo
figlio. –
- Eri tu?
–
-
Sì, ero
io. Le dissi che le sarei stato vicino e che l’amavo,
l’amo tutt’ora. – Bevo un
altro sorso di gin, per schiarire le idee:- Decidemmo di dirlo alla
squadra e
ne furono tutti felici, poi… le chiesi di sposarmi.
–
- Non
dirmi che ti ha detto di no? –
- No, al
contrario… la portai per dove avevamo trascorso per la prima
volta una giornata
insieme… Un container bianco, al molo. È da
lì che ho capito i miei sentimenti
e… beh, lei mi ha detto di sì, che mi avrebbe
sposato.
Avevo la
vita perfetta: un lavoro che amo, un bambino e la donna
perfetta… Non mancava
molto alle nozze e tutto andava alla grande ma, il giorno della prima
ecografia, Ziva, dopo essersi cambiata per venire al lavoro…
Beh, ha fatto un
incidente. –
- O mio
dio, e come sta? –
- Bene,
cioè… Non molto. Ha perso il bambino e si
è chiusa in sé stessa, qualche giorno
dopo abbiamo avuto una specie di “discussione”
e… beh, me ne sono andato. Per volere
di entrambi, veramente. Dopo una settimana, la mattina in cui mi hai
incontrato, stamattina per la precisione, ho rivisto anche lei per la
prima
volta. Un po’ più in forma di quando ci
siamo… lasciati. Ho notato l’anello al
suo anulare sinistro e questo mi ha dato una speranza; le ho chiesto se
potevamo vederci e sono andato a casa sua… Poi tu hai
telefonato e, beh,
abbiamo litigato e mi ha detto che l’ho ferita, mi ha mandato
al diavolo e… mi
ha ridato l’anello. – Lo prendo dal taschino della
giacca e me lo rigiro tra le
dita:- Poi mi ha detto che tra tre giorni sarebbe partita per Israele,
che ha
deciso di lasciare l’NCIS e.. che non mi vuole più
vedere. – Una lacrima corre
veloce lungo la mia guancia prima che riesca anche solo a pensare di
fermarla.
- Oh
–
Jeanne non sembra riesca a dire nient’altro.
- Mi
dispiace… Sono venuto qui solo per farti perdere tempo. Ma
credevo che un
consiglio di una donna potesse sistemare le cose. Scusami. –
- No,
figurati. È…è che mi hai lasciato
spiazzata. Non potevate affrontare tutto
assieme? Perché non avete combattuto? Perché tu
non ti sei imposto e non hai
provato a tirare fuori tutto quello che Ziva portava dentro?
Perché, Tony? –
Forse
Jeanne ha ragione; forse avrei dovuto combattere e non lasciarla
andare, forse
avrei dovuto cercare di non mollare la presa per primo. Ziva
è una donna forte
ma come ho fatto a pensare, anche solo per un misero momento, di fare
in modo
che soffrisse da sola? Forse ha ragione lei quando ha dei dubbi su di
me.
Forse… forse davvero non ho un futuro con lei.
Forse… forse è meglio uscire da
tutto questo e fare in modo che nulla sia successo; anche se
sarà impossibile.
- Tony, a
che stai pensando? –
- Al
fatto che forse davvero dovrei lasciarla… andare…
finirla qui… Per sempre. –
Jeanne
spalanca gli occhi e mi tocca una spalla come per riscuotermi da un
brutto
sogno:- Diavolo Tony ma sei pazzo? Non puoi lasciarla andare! Non dopo
tutto
quello che è successo! Lei è…
è la tua anima gemella cavolo! È tua Tony, solo
TUA! Non potete pensare di farla finita… avete un legame
speciale, elettrico!
Te l’ho già detto ieri! Ed ora smetti di perdere
tempo qui con me e vai da lei,
corri. È con lei che dovresti essere ed è solo ed
esclusivamente colpa mia se
vi siete allontanati un’altra volta! Quindi lascia perdere
tutto e tutti…
Gibbs, l’NCIS, il lavoro, tutto quello a cui tieni e vai da
lei. Riprenditela
prima che sia troppo tardi. –
Una
scossa, ecco che cosa sono state le parole di Jeanne. Non mi sembra
vero di
averle sentite da lei, lei che è stata la mia ragazza e che
mi vuole ancora bene.
- Dici
davvero? –
- Ma,
Tony, stai scherzando? Smettila di stare qui e vai da lei. Riflettici
sopra e
cerca di capire se è la ami davvero e poi non fare altro che
andare a farla
tua, ancora. –
- Grazie,
Jeanne. – L’abbraccio e le faccio sentire tutta la
mia riconoscenza, sento che
lei ricambia… quando mi stacco, però, Jeanne ha
le lacrime agli occhi:- Hey?
Che succede? –
- Niente,
mi mancherai Tony. Tutto qui. – Si asciuga le lacrime e finge
di sorridere,
sembra volermi incoraggiare:- Ora vai, sei stato fin troppo qui con me.
–
-
Allora…
Ciao. –
- Addio,
Tony. – Ci abbracciamo un’altra volta prima che io
esca dalla porta e mi giri
verso il vialetto per andare alla mia auto.
Non so se
avessi bisogno di Jeanne per capire tutto, non so che cosa mi sia
successo in
questi giorni per non aver mosso un dito per tenermi stretta Ziva ma,
il
vecchio Tony è tornato.
Io me la
riprenderò,
dovessi girare il mondo per ritrovarla.
* * *
Tre giorni
dopo…
- Abby!
Ho le prove per il nuovo caso! Un po’ di pelle, un
po’ di… un liquido
giallognolo… vedi tu, me li ha dati Duc… Abby ma,
che succede? –
Gli occhi
di Abby sono pieni di lacrime e tutto il suo trucco scorre lungo gli
zigomi
sulla pelle troppo chiara.
- Oh,
Tony! – Mi corre incontro e mi abbraccia stretto, sembro la
sua ancora di
salvezza. Con un riflesso incondizionato le cingo le spalle e la
stringo stretta.
- Che
succede, Abby? –
- Beh
–
Un singhiozzo la percuote facendole versare altre lacrime:-
Ziva… lei, partirà
per Israele questa sera. Se ne andrà per sempre Tony, e
io… –
E’
già
passata a salutare tutti ma non è passata da me.
- E’ colpa mia.
– Sussurro appoggiandomi al
bancone metallico del laboratorio.
- C-Cosa?
– Abby sembra sorpresa e mi guarda spalancando gli occhi.
- Sono
stato io a fare tutto questo casino. Non vi meritate di soffrire tutti
quanti
per un errore mio. –
- No,
Tony non dire così. La colpa non ce l’ha nessuno
di noi, solo che mi dispiace
tantissimo che Ziva se ne vada. –
È
ora di
agire, ho aspettato fin troppo. Mi ci sono voluti altri tre giorni dopo
la
serata con Jeanne. Ho dovuto far “digerire” un
po’ le cose a Ziva prima di
ripresentarmi davanti a lei.
- Non se
ne andrà, cercherò di fare in modo che non accada
Abby. –
- Lo fai
per me? – Sorride sotto le palpebre più scure del
solito per via del trucco
colato.
-
Veramente… lo faccio per tutti, ma lo faccio anche per te,
Abby. Nessuno di noi
è pronto a vederla tornare in Israele senza sapere quando
sarà il suo ritorno…
Non lo è nemmeno lei, credo. –
- Sai, ha
pianto quando ci ha detto addio… ed io non avevo mai visto
piangere Ziva. –
-
Ah…
quando ha il volo? –
- Tra
quattro ore. Buona fortuna. -
- Spero
di tornare sano e salvo. E… grazie. –
L’abbraccio un’altra volta prima di
prendere l’ascensore per tornare tre piani più
sopra, in ufficio.
Quando
sento il dlin e le porte che si
aprono esco per raggiungere la mia scrivania e prendere il cappotto ma
McGee
che piange mi fa bloccare:- Pivello, che succede? –
- Ziva se
n’è andata… - Tira su col naso prima di
recuperare un fazzoletto di carta dalla
sua scrivania.
- Mi
dispiace, McGee. Ora però devo andare assolutamente, dillo
tu a Gibbs. Impegni
importanti aspettano Anthony DiNozzo. –
-
Ma… -
Non
lascio finire McGee che mi fiondo giù per le scale, troppo
impaziente di
prendere l’auto e sistemare le cose.
Ziva pov
Rientro a
casa per l’ultima volta. Mancano solo tre misere ore al volo
per Israele ma
oramai non posso più tornare indietro. La Ziva David che ha
vissuto in America
non c’è più: tornerò nel
Mossad, se mio padre lo permetterà e riprenderò
tutti
gli addestramenti e le missioni che avevo lasciato per lavorare
all’NCIS.
Certo, aver consegnato il modulo di dimissioni a Vance ha reso tutto
più reale,
ha concluso tutto; in quei pochi, miseri istanti ho rivisto molte delle
scene
che ho vissuto con la mia ex squadra e che cercherò di
tenere chiuse dentro di
me per non dimenticare nulla, neanche le cose peggiori. Come un vecchio
film
scorrono nella mia mente varie situazioni accadute negli ultimi quattro
anni,
più o meno dolorose: il mio arrivo, la morte di Ari e quella
di Jenny, la
perdita della memoria di Gibbs, i caffè di Abby e i suoi
abbracci, il romanzo
di McGee che tengo in valigia, i vari casi, la separazione dalla
squadra, il
rapimento in Somalia, il salvataggio, i giorni a Parigi, la missione
sotto
copertura… Tony; già, Tony. L’unico ed
inimitabile Tony DiNozzo. Quelle volte
in cui mi ha detto che lui sarebbe stato insostituibile non ci avevo
mai
creduto davvero: oggi lo so per certo che aveva ragione. Uno come lui
non si
dimentica facilmente ma con gli anni, forse, riuscirò a fare
anche questo; alla
fine, è questione di allenamento no?
Metto
negli scatoloni le ultime cose da imballare e chiudo le valigie dopo
aver
controllato di avere tutto; non vorrei si rovinasse niente
finchè sono via, potrei
ritornare un giorno, quando avrò dei figli ed una famiglia.
È giusto che anche
loro vedano il mondo, come ho fatto io finora.
Chiudo le
imposte e mi guardo attorno ancora una volta, il taxi dovrebbe arrivare
a
minuti; un’occhiata mi ricorda anche gli ultimi tempi poi,
con il cuore che
pesa, esco di casa e mi chiudo la porta alle spalle controllando bene
la
serratura: è tutto a posto, oramai niente mi
porterà indietro.
Il
tassista è sceso e mi aspetta dietro alla macchina con il
bagagliaio aperto: è
grasso con un maglione infeltrito e mi guarda fumando un sigaro. Non ha
l’aria
molto amichevole ma è il mio problema minore, non mi importa
molto. Trascino il
grande trolley che contiene gran parte di quello che mi
occorrerà e mi carico
sulla spalla il borsone grigio che porta dentro sé vestiti e
scarpe, perlopiù.
-
Signorina. – Mi saluta freddo, chissà che noia
svolgere un lavoro ripetitivo
tutta la vita.
- Buona
sera. – Lo saluto non con più calore di quello che
lui si è riservato di
dedicare a me e ripongo il borsone all’interno del
bagagliaio. Quando anche
l’ometto basso e cicciottello mi ha aiutato a sistemare il
trolley, chiude lo
portellone con un colpo deciso e si infila nell’abitacolo
gettando il sigaro
sull’asfalto freddo dell’aria pomeridiana di
settembre inoltrato. Anch’io apro
la portiera dietro per salire quando una voce che ben conosco mi blocca
e
sembra voglia iniziare a sciogliere il blocco che mi porto sullo
stomaco:-
Ziva, aspetta. – Due parole che mi costringono a voltarmi
verso la voce, come se
ci fosse una calamita alle mie spalle che fa girare il collo; Tony. Chi
se non
lui? È venuto nel Corno d’Africa per tirarmi fuori
dall’inferno, non
l’avrebbero fermato sicuramente una litigata e dieci
chilometri di distanza.
- Tony.
–
Mi trovo a sospirare quel nome che ho pronunciato in tante situazioni
diverse
ma che ogni volta l’ho fatto con affetto. Dire che il mio
inconscio lo stava
aspettando è dire le parole giuste: appena incontro i suoi
occhi verdi lo
stomaco si contorce procurando una sensazione piacevole dentro me.
Nonostante
questo la voce esce un po’ fredda, conscia del male che mi ha
fatto poco tempo
fa:- Non dovresti essere qui. Ti ho detto di dimenticarmi. –
- Mi
dispiace. –
- Tony,
non mi servono le tue scuse. È tardi per poter anche solo
pensare di rimediare.
–
- Basta.
Lascia parlare me questa volta. Hai mai pensato che tu possa esserti
sbagliata
per una volta? Non sei infallibile, piccola ninja. –
Il
soprannome mi provoca un brivido lungo la schiena e, anche se sento
freddo
attraverso il cappotto grigio, del sudore freddo mi blocca il respiro.
- Non
chiamarmi così, per favore. –
- Okay,
okay. Scusa. Ma fammi spiegare prima di partire, Israele non
è dietro l’angolo.
–
- Ti
ascolto. –
-
Signorina, dovrei andare. – Il tassista mi riscuote per un
momento e sono
costretta a rispondere:- Scusi, le chiedo di aspettare. –
- Se deve
chiarire con il suo fidanzato la prego di scaricare i bagagli; io devo
lavorare. Anzi glieli scarico io. –
- Grazie.
–
Il
tassista scende e scarica le valigie lasciandole sulla strada. Tony si
avvicina
di tre o quattro passi, ma si tiene a debita distanza.
- Non
è
come pensi. –
- Lo
dicono tutti, usa delle frasi con più effetto. Non mentirmi
per favore, almeno
per l’ultima volta fammi andare via senza dubbi. –
- Non
è necessario
che tu te ne vada. Potrai anche evitarmi per sempre ma fallo per gli
altri,
manchi già a tutti loro. Abby stava piangendo quando
l’ho vista dopo la pausa
pranzo e mi ha detto che hai versato anche tu qualche lacrima mentre le
dicevi
addio… è preoccupata per te e lo sono anche gli
altri, io compreso. –
- Credevo
non ti importasse più nulla di me dato che sei tornato con
“quella” in una sola
settimana; evidentemente dovevi impiegare il tempo finche lei non fosse
tornata. Il bambino era solo un intoppo da cui sei stato sollevato dopo
il mio
incidente no? – Distolgo lo sguardo dai suoi occhi verdi
perché tornare
indietro raccontando tutto ad alta voce mi annebbia la vista; non per
l’ebbrezza, sono solo lacrime.
- Ti
prego Ziva non dire così. –
- E che cosa
dovrei dire? Sono stata ferita, umiliata e svuotata. –
- Ma la
vuoi capire che io non ti ho tradita? Che ero solo felice di essere il
padre di
nostro figlio? che Jeanne è stato un errore che non volevo
nemmeno io? –
- Ah, un
errore certo. –
-
Smettila di essere così cinica Ziva. Fammi vedere quello che
mi hai mostrato
quando eri incinta! Credi che abbia chiesto di sposarti per
comodità? Non sai
che non è comodo stare con una donna forte come te e con un
carattere come il
tuo per di più andando contro una delle stupide regole che
il nostro capo a
messo nella nostra squadra? Io ti amo, Ziva David. Forse è
questo che non
riesci a capire. Tre giorni fa ho incontrato Jeanne per sbaglio
all’entrata di
un bar e mi ha chiesto se poteva parlarmi; ho acconsentito controvoglia
poi lei
mi ha detto che prova ancora qualcosa per me ma le ho detto che al
massimo
avremmo potuto rimanere solamente amici perché amo
un’altra donna. –
Fa una
pausa per respirare e mi guarda negli occhi, quegli che sono in grado
di
ipnotizzarmi.
- Alla
sera ci siamo accordati per parlare di te perché avevo
bisogno di qualche
parola che potesse spingermi a tornare, sempre che lo avessi voluto
anche tu.
Finito con Jeanne sono venuto al lavoro e ti ho vista: sei passata
davanti alle
nostra scrivanie ed hai salutato McGee con un cenno; ho chiesto a Gibbs
se
avessi potuto venire da te, avevo bisogno di parlarti, fosse stata
anche
l’ultima volta. Mentre aspettavi l’ascensore,
finchè mi avvicinavo, ho notato
l’anello e una parte dei miei nervi supertesi si sono
piacevolmente sciolti
alla vista del tuo anulare sinistro; non tutto era perduto no? Abbiamo
parlato
in ascensore e mi hai invitato a casa tua: mi ero già
dimenticato di Jeanne. –
Sorride. Il suo sorriso, quello che mi apre il cuore in qualsiasi
momento:-
Sono venuto da te ma, finchè ero in bagno, lei ha chiamato
sul mio numero e tu
hai risposto. Non so che cosa ti abbia detto lei ma ho visto la tua
reazione:
mi hai sconvolto dicendo tutte quello che mi hai urlato contro. Poi
sono uscito
e sono andato da Jeanne… -
Io
sospiro. È tornato da lei, forse per chiarire
però. Alla fine, glielo doveva da
tempo.
- Le ho
raccontato tutta la mia storia e mi ha detto addio. Non la
vedrò più, forse ci
sentiremo per gli auguri qualche volta ma lei non è te. Non
potrò mai più
pensare di sostituirti con nessun’altra donna al mondo. E ora
che ho capito chi
è quella giusta non svanire nel nulla. Non ti dico di non
andare in Israele ma
ti prego, torna. Perché io ti amo e non smetterò
mai di dirlo a tutti, anche a
me stesso nonostante sia difficile ammetterlo dopo quattro anni, io ti
amo e so
che la mia vita senza di te dopo che hai fatto la tua comparsa, sarebbe
solo un
grandissimo schifo.
E dammi
dell’idiota, dell’imbecille e del bambino ma ti
prego… pensaci. Pensa a quello
che abbiamo passato… a tutto. E non permettere che una
stupida telefonata che
per me non conta nulla ti faccia scordare di me. –
Io che
fino ad ora sono stata praticamente in silenzio, apro le labbra ed un
pensiero
esce in un sussurro senza quasi neanche che me ne renda conto:- Tu sei
indimenticabile, Tony DiNozzo. –
- Che
cosa? – Apre gli occhi un po’ di più,
come a voler capire una qualche legge che
non conosce.
- Non ti
voglio dimenticare, anche perché sei stato il periodo
migliore della mia vita.
Io non ho deciso di andarmene per dimenticare ma ricominciare.
–
- Inizia
qui e fallo con me. Ricominciamo insieme. Lo sai che ti amo. –
- Lo so.
–
Tony
azzera la distanza rimasta tra noi e la sua fronte si appoggia
delicatamente
sulla mia: sento il suo profumo, quel tocco così agognato
che come una scossa
mi fa accelerare il cuore, vedo i suoi occhi quegli occhi
così profondi in
grado di farmi dimenticare di tutto e tutti, tranne che di lui.
La mia
testa si muove lievemente verso la sua, gli occhi fissi negli occhi e
poi quel
contatto così profondo che ha fatto iniziare tutto questo
vortice. Le mie
labbra toccano le sue, avide di risentirlo. Gli passo una mano tra i
capelli e
una sulla spalla, le sue serrano i miei fianchi con vigore.
Dio solo
sa quanto mi è mancato.
Eccoci al
termine di un altro
capitolo che non riusciva a venire fuori! Fa schifetto lo
so… e mi dispiace
perché volevo l’effetto boom per il loro
riavvicinamento. Spero di non essere
stata così pessima J
Mando un
bacio enorme a tutti
quelli che sono i miei fidi seguaci (anche se non credo di meritarmi
sempre
tutti i vostri complimenti) e vi aspetto al prossimo capitolo che forse
sarà
l’ultimo di questa storia che mi ha preso in una maniera
sconvolgente.
Un bacio
grande.
BiEsSe