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Autore: Colours_    20/02/2011    4 recensioni
I My Chemical Romance un paio di anni fa dissero che la Parata nera a cui loro avevano dato vita era morta. Ma se ci fosse stata un'altra parata? Un'altra vera parata,campeggiata da anime di dannati che ogni giorno accoglievano e traghettavano le anime dall'altra parte?
Hollow è una ragazza senza una precedente vita ,ma che vuole conoscere il suo passato;insieme al suo amico e Comandante Avarice, ritorna nel mondo dei vivi per adempiere le sue due missione: sapere chi era e bloccare i Corruttori,che cercano di impossessarsi delle anime che vagano sulla terra,per costituire un esercito con cui contrastare la Parata e portare l'aldilà nel eterno caos. Ma quanto questa missione sarebbe ardua se ci fossero di mezzo i sentimenti? Sentimenti per lo stravagante creatore della finta Parata, il cantante Gerard Way,leader dei My Chemical Romance, sempre pronto ad innamorarsi della persona sbagliata?
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se volete ucciderci beh...fatelo pure,ci assumiamo direttamente tutte le nostre colpe e ci scusiamo per l'immenso ritardo D:
Ci dispiace,ma avevamo dei problemi che,beh, dovevamo risolvere e che tutt'ora non abbiamo ancora risolto ma dettagli; e penso che...tutti questi problemi abbiano un po' influenzato il capitolo. Ci duole dire che,purtroppo abbiamo avuto un calo d'ispirazione e che quindi questo capitolo non sarà il migliore e ce ne scusiamo a morte,perchè questo è il capitolo finale della storia. C'è un epilogo.
E promettiamo che quello verrà pubblicato il prima possibile,se vorrete.
Che dire...
E' la fine cavolo.
Non ci sembra vero. Ci eravamo affezionate ad ogni singolo personaggio di questa storia. Dal più frivolo al più complesso e ci sembra un tantino innaturale non poter più scrivere di loro.In ogni caso ci sentiamo molto sollevate,dopotutto. E' stato molto stressante pensare a tutta questa storia,cercare di non cadere nel banale(con scarsi successi crediamo). Probabilmente se ci rimettessimo a leggere la storia da capo troveremmo così tante cose da cambiare da farci dire:"Diamine quanto facciamo schifo",ma in ogni caso non cambieremmo mai niente.
La perfezione la si può trovare solo nell'imperfezione,perchè quando avrai capito tutti i tuoi difetti saprai di essere perfetto :D
E nonostante nessuna delle due non andrà al concerto beh ragazze, fate casino anche per noi.
 
P.s. i saluti verranno fatti nel prossimo capitolo.
 
"And now this could be the last of all the rides we take
So hold on tight and don't look back"
 

 

To The End

Dedicato a Lady Numb,Evazick e Regina_loves_dante.
E' grazie a voi che questo capitolo si trova qui.
xoxo

 

-Tu-che-cosa?- esclamò Gerard fissandomi allibito.
-Io...- tentai inutilmente di scusarmi, ma lui mi interruppe.
-Spero tu stia scherzando- disse irritato -perchè altrimenti mi sentirei un idiota, Hollow. Sempre se è questo il tuo vero nome.-
-Calmati-
Gli presi il braccio nel sommesso tentativo di placarlo, ma lui scansò la mia mano.
-No che non mi calmo!- urlò.
-Gerard... io...-
-Mi hai mentito- il suo tono d'accusa mi fece abbassare lo sguardo.
-Io mi fidavo di te- continuò imperterrito.
Un altro colpo, un'altra pugnalata. Chiusi gl'occhi e sentii fuggire una lacrima da sotto la mia palpebra. Mi ero ripromessa di non piangere ma continuavo comunque a farlo.
-Non è colpa sua...- intervenne la voce sommessa di Sin -Lei... lei lo ha saputo solo da qualche giorno-
-Ma non me l'ha detto!- continuò arrabbiato -Io mi fidavo di lei.-
-E puoi fidarti ancora- continuai asciugandomi le lacrime dagl'occhi per guardarlo.
Tirai su col naso, fissandolo tristemente. Lui mi fissò di rimando, con un cipiglio ancora arrabbiato, tuttavia potevo vedere la felicità nel suo sguardo. I suoi occhi, la sua intera figura, risaltavano nel grigio monotono che lo circondava. Sembrava un angelo.
Alzai lentamente una mano e con il dorso accarezzai la sua guancia, liscia e morbida. Lui chiuse gl'occhi, beato, rilassandosi completamente sotto il mio tocco. Quando anche l'ultimo mio dito scivolò via da suo volto, lui prese la mia mano e la strinse fra le sue, riportandosela sulla guancia.
-Ho sempre saputo che tu fossi diversa- sospirò ad occhi chiusi.
Strofinò delicatamente il viso sulla mia mano.
-Dal primo momento in cui ti ho vista-
Aprii lentamente gl'occhi, guardandomi dolcemente. Afferrò la mia mano libera, incrociò le mie dita con le sue e mi si avvicinò.
-In realtà, in un cantuccio del mio cervello sapevo che sarebbe finita così...-
Scosse la testa con un sorriso sul volto, probabilmente non ci credeva neppure lui.
-Così come?- domandai ammaliata, affogando nel verde delle sue iridi.
-Che mi sarei innamorato di te- confessò fissando il soffitto.
Riabbassò, lentamente lo sguardo, schivando però il mio.
-Sapevo che mi avresti ferito.- sospirò -Mi sento un tale masochista. Probabilmente godo nel farmi male- scosse la testa e sbuffò.
-Gerard...- sussurrai facendolo voltare dalla mia parte.
-Mmh?-
-Ancheiomisonoinnamoratadite- confessai a raffica prima buttarmi sulle sue labbra.
Vidi i suoi occhi farsi delle stesse dimensioni delle palline da golf, per poi chiudersi di scatto. Feci un sorriso contro la sua bocca e ridacchiando dischiusi le labbra per assaporare il forte gusto di nicotina e caffè che caratterizzava Gerard. Allacciai le braccia dietro la sua schiena e lo strinsi forte, mentre mi accarezzava le spalle con le mani. Alla fine mi staccai per riprendere il fiato, gli diedi un altro piccolo e fugace bacio a stampo sulle sue labbra arrossate e nascosi la faccia nel suo petto, timida. Probabilmente se avessi avuto una circolazione sanguinea avrei toccato tutte le tonalità di rosso esistenti sulla terra, ma grazie al cielo non potevo. Sentii Gerard ridacchiare baciandomi più volte il capo. Ridacchiai anche io, beandomi del suo buonissimo bagnoschiuma alla fragola. Alla fine ne conclusi che Gerard fosse dolce e sapesse di dolce.
 
-Ehm, ehm- tossicchiò qualcuno alle nostre spalle.
Ci voltammo e ci trovammo davanti i restanti My Chemical Romance più Sin, Avarice e Pain che ci fissavano con un sopracciglio alzato e un sorriso furbo. Io e Gerard abbassammo di scatto la testa vergognandoci di esserci messi a fare effusioni in pubblico. Tutti si misero a ridere e, dopo un primo momento di confusione ci unimmo a loro.
-Finalmente- borbottò un sorridente Frank.
-Pensavamo che, testardi come siete, non l'avreste mai capito- ridacchiò sornione Ray.
Mi facevano male i muscoli della faccia per quanto stavo sorridendo di gioia. Poi mi accorsi che mancava qualcuno. Mikey, che stava appoggiato ad un balcone del muro,  con aria pensierosa. Mi staccai dall'allegria della festicciola per dirigermi verso di lui.
-Mikey...?- lo chiamai.
Lui mi fissò, con espressione neutra.
-Complimenti- disse atono voltando la faccia dall'altra parte -Vivissimi complimenti-
Lo fissai confusa.
-Non mi guardare così- fece brusco fissandomi con la coda dell'occhio.
Alzai le spalle e lo oltrepassai per affacciarmi al piccolo giardinetto grigio pece alle sue spalle. Sbuffai vedendo l'ennesimo soldato su una barella.
-Sei geloso di me?- gli domandai per pura curiosità.
-No...- sussurrò lui voltandosi per mettersi a fissare il giardinetto. -Ho solo paura-
-Non ti preoccupare... se le cose si mettessero male vi farei portare via- lo rincuorai dandogli delle pacche sulla spalla.
-Non è per questo- mi spiegò tristemente. -Ho paura che Gerard... voglia rimanere qua. Con te.-
Granai gl'occhi. Non avevo pensato a quella cosa... non ci avevo pensato proprio per nulla. Abbassai sgomenta la testa, scuotendola per togliermi tutti quei brutti pensieri.
Mikey mi prese per le spalle, scuotendomi per farmi alzare lo sguardo. Quando incontrai i suoi notai un'incredibile vena di stranezza.
-Se Gerard vuole morire... io... Io me ne farò una ragione- mormorò abbozzando un sorriso.
-Mikey- sussurrai abbracciandolo.
Lo sentii singhiozzare contro la mia spalla. Lo strinsi più forte, accarezzandogli il capelli per farlo calmare.
Quando si fu dato un contegno ed ebbe tirato su col naso mi fissò, regalandomi un vero e sincero sorriso.
-Abbiamo una guerra da combattere no?- mi chiese passandosi il dorso della mano sotto il naso.
Alzai il sopracciglio e lui ridacchiò.
-Fidati... noi americani sappiamo come si fa una guerra!-
-Ooooh e allora...- ridacchiai ironica mettendogli una mano sulla spalla.
 
-Perciò noi faremo saltare i muri laterali.- confermò Frank.
-Noi incendieremo le mura con il kerosene.- continuò Ray
-Poi la parte pratica la deciderete voi-concluse Mikey fissando Pride,che annuì.
-Forse ci sarete anche d'aiuto- mormorò Pride corrugando la fronte.
Lust al mio finaco ridacchiò.
-Questi vivi! Non me li ricordavo così pieni di risorse.-
Vidi Mikey che la fissava curioso, mordendosi il labbro per cercare di non fare domande poco consone. Lust si accigliò, poi sul suo volto nacque un enorme sorriso.
-Non è di cattivo gusto chiedere ad una donna da quanto è morta- gli rispose ridacchiando -In ogni caso dovrebbero essere giù di lì settecento anni circa. Sono la seconda più vecchia qua dentro. Pride è quello più vecchio.-
La faccia di Pride poteva sembrare neutra in quel momento, ma Pain mi aveva spiegato che quello era il suo stranissimo modo di sorridere. Con uno sguardo più attento si poteva notare che le sue labbra tendevano un po’ verso l'alto.
-L'epoca di Augusto- dalla sua voce trasparì il divertimento -quelli si che erano bei tempi... Ma bando alla ciance- disse puntando il pugnale sulla mappa -E dobbiamo creare un diversivo per farli cadere in trappola.-
 
Alle fine nessuno si era arrischiato per l'inutile diversivo di Pride, ma tutti ne avevano concluso che avremmo dovuto usare un effetto sorpresa. Così, per distrarre gli avversari da ciò che stavano facendo i ragazzi ci mettemmo in fila sulle mura della cittadella e scoccammo le frecce, che come pioggia caddero fra le schiere nemiche.
-Caricate!- strillai.
Pride mi aveva messo a capo degli arcieri, essendo io la più pratica in questo campo.
-Mirate!- la mia voce risuonò per le mura cittadine.
-Ora!-
Un'altra immane nube di frecce piovve sulle schiere nemiche. Soddisfatta di me stessa e dei miei soldati diedi loro il libero arbitrio di scoccare le frecce. Io stessa, spalleggiata da Sin, presi di mira il primo corruttore e feci scoccare una freccia, che lo colpì in pieno petto facendolo stramazzare a terra.
-E sono a quindici adesso- sussurrai soddisfatta al mio amico.
-Ventuno. Datti una mossa- mi rispose quello.
Lo fissai scioccata mentre continuava a scoccare e fare la conta. Gli ringhiai contro e con foga continuai a scoccare anche io, fino a quando non ne rimase neppure una nella mia faretra. Imprecai fissando imbronciata l'arco.
-E così l'allievo superò il maestro- infierì.
-E così l'allievo volò giù dalle mura- ribattei acida.
-Suvvia... non vorrai mica...-
-Allontanatevi dalle mura!- sentimmo urlare alle nostre spalle.
Ci guardammo intorno, constatando con grande umiliazione di essere gl'unici rimasti lassù e, dopo una breve risata, durante la quale le mura iniziarono a prendere fuoco, fuggimmo subito dentro la cittadella.

-Siete due idioti!-
Erano venti minuti che Avarice ci urlava contro. Ed erano anche diciannove minuti che io e Sin pensavamo a catturare farfalle con un retino.
-Idioti. Idioti. Idioti- ululò con il viso contratto per la rabbia.
-E' la milionesima volta che ce lo dici- gli feci notare annoiata.
Ci mancò poco che Avarice non mi saltasse al collo e mi facesse fuori con le sue stesse mani. Mi allontanai sgomenta da lui fissandolo dall'alto in basso, seguita da Sin che, pallido per la paura, si arpionò al mio braccio.
-Voi dovete sottostare ai miei ordini- le sue urla disumane riecheggiarono per tutta la stanza -Non stiamo giocando. Proprio per niente!- ci fissò torvo e ci diede uno schiaffo.
Incassammo senza fiatare.
-Potevate morire- il sussurro strozzato che uscì dalla sua bocca mi vece rabbrividire.
Non avevo pensato a quello che stava realmente succedendo. In un certo senso, insieme a Sin, lo trovavo solo ed unicamente un gioco. Probabilmente una piccola parte del mio cervello credeva che fosse solo un'esercitazione e che le ceneri dei miei compagni che impregnavano l'aria fossero finte. Mi aspettavo che uscissero da dietro un muro diroccato e si mettessero a ridere. Sconsolatamente appurai che tutto ciò avveniva a causa dello shock. Edral mi era praticamente morto davanti, anzi, senza praticamente. Era morto. Davanti a me. E io non avevo potuto far nulla per impedirlo.
-Immaturi- sibilò Avarice puntandoci l'indice contro.
Abbassai lo sguardo costernata. Sapevo che Avarice andava nel panico totale quando non mi vedeva. Era uno di quegl'aspetti che lo caratterizzavano di più e che si portava dietro da quando era vivo. Non potevo non biasimarlo,dopo tutto lui era stato un padre di famiglia e l'affetto per i propri figli era una di quelle cose immutabili. E Avarice mi riteneva al pari di una figlia.
-Mi dispiace- sussurrai talmente piano che ebbi il dubbio che lui non mi avesse sentito.
-Sei qua- mi rispose sollevato abbracciandomi. -Promettimi che non farai più cose stupide!-
-Io...-
-Promettimelo. Ti prego. Morirei se non ti sapessi al sicuro- il tuo tono di voce era tormento puro.
-Si...-
Si staccò e mi fissò negl'occhi.
-Non so cosa succederà- dichiarò serio- Non so se sopravvivrò-
Le due parole mi chiusero la bocca dello stomaco. Inspirai bruscamente.
-Ma voglio che sappia che ti voglio bene. Ti ho sempre voluto bene ed ovunque andrò ti proteggerò. Sei come una figlia per me. La tua felicità è la mia felicità-
Detto ciò mi baciò delicatamente la fronte.
-Quando e se non ci sarò- mi sussurrò sorridendomi- Ti saprò comunque al sicuro, con la gente che ami e che ti ama-
Accennai un sorriso.
-E se io non volessi andarmene da qui?- chiesi mesta.
Sul suo volto passarono gioia, pietà, rammarico ed infine tormento.
-Io non posso importi niente. La scelta è solo ed unicamente tua.-
Annuii lentamente, guardandolo dritto negl'occhi.
-Ti voglio bene.- mormorai.
Avarice rimase a bocca aperta. Dai suoi occhi iniziarono a scendere piccole lacrime cremisi. Si portò la mano alla bocca prima di abbracciarmi stretta e singhiozzare contro il mio collo.
Restammo così per una decina di minuti. Beandoci della pace che ci circondava, pensando per un solo istante, che al di fuori dell'edificio non si stesse infuocando una guerra, ma che fosse tutto normale. Ma in fondo entrambi sapevamo che niente sarebbe stato normale.
 
Silenzio.
Eravamo nell'occhio del ciclone, dove una fittizia calma apparente mi faceva credere che tutto fosse finito, ma non era così. Quella era la fine. L'ultima battaglia. Dove saremmo potuti uscirne come vincitori o vinti. Fissai i volti dei miei compagni,per imprimere i loro volti nella mia retina. Quella sarebbe stata l'ultima volta che li avrei visti. Qualche lacrima mi cadde dagl'occhi. Al mio fianco Sin piangeva, serio in volto, tanto che pensai non se ne fosse accorto. Pride e Lust si passavano con insistenza le mani sugl'occhi mentre Envy, impassibile a tutto, sospirava pesantemente. Mi chiesi quanti di loro avrei rivisto e se loro avrebbero rivisto me. Notai sui loro volti la stessa tragica consapevolezza che provavo io; vi era perfino chi cercava di ricacciare dentro le lacrime battendo le palpebre.
Scossi la testa per scacciare quegl'inutili problemi. Quel che era fatto era fatto. E non potevo provare rimorso. Strinsi forte il mio scudo e la mia fedele spada.
-Al galoppo!-
La voce cristallina di Pride mi fece sussultare. Presi le redini e tirai un calcio ai reni del cavallo.
Come il mare sugli scogli, ci abbattemmo sull’esercito nemico, serrati sulla sella dei nostri destrieri. Travolgemmo gran parte dei Corruttori, che tentavano inutilmente di difendersi con le spade, nettamente in svantaggio contro di noi, che eravamo a cavallo.
Dalle loro file arretrate piombò su di noi uno stormo di frecce; istintivamente mi riparai portandomi lo scudo sul capo, ma molti dei miei compagni cadevano giù dal cavallo, feriti mortalmente. Mi feci coraggio, e mi buttai nella mischia, colpendo e uccidendo quanti più Corruttori possibili, gettando di tanto in tanto uno sguardo sperando di vedere ancora qualcuno di familiare ancora in sella.E fu proprio la mia distrazione a permettere ad un Corruttore di buttarmi giù dal cavallo e farmi sbattere violentemente il braccio e la testa sopra l'acciottolato. Non un lamento uscì però dalla mia bocca,anzi,continuai a fendere colpi da tutte le parti ed a correre in aiuto di altri compagni per cui le cose si stavano mettendo male. Mentre estraevo dal petto d’un Corruttore la mia spada, all’improvviso un urlo mi fece voltare. Vidi Hysteria accucciata in terra e un Corruttore pronto a giustiziarla. Iniziai a correre a più non posso, ma un altro Corruttore mi diede un forte spintone con lo scudo, facendomi ruzzolare in terra. Impotente fissai la scena che si presentava ad i miei occhi: la lama che vibrava in aria prima di conficcarsi a fondo nella gola di Hysteria e il suo sguardo implorante verso di me.
-Hysteria…- sussurrai, con la voce mozzata.
Il corpo della mia compagna cadde senza vita, con gl'occhi vitrei fissi verso un punto indefinito. Sentii una lacrima cadere dal mio viso, ma non dissi niente e continuai a rimanere muta anche dopo il violento spintone che mi fece rivoltare a pancia in su.
-Guarda guarda- sussurrò ironico il Corruttore fissandomi negl'occhi. -Un piccolo cuccioletto della Parata dei sette cretini-
Anormalmente annoiata dai suoi insulti infantili afferrai la spada e, fissandolo in volto con aria apatica, lo trapassai. La sua espressione era un misto di stupore e compiacimento.
-Sei come noi- furono le sue ultime parole -troppo attaccata al tuo essere umano e troppo lontana dal divino. La perfezione è la prerogativa degli stolti e la fame degli ambiziosi. Ricordatelo.-
Rimasi turbata da quelle parole, tanto che rimasi muta e in silenzio, nonostante intorno a me la guerra infuocasse. Con la coda dell'occhio vedevo i miei compagni cadere ma il mio cervello, il mio cuore, morto, non davano nessun impulso. Stordita traballai tra la folla di compagni impegnata del combattimento, con a fianco la mia spada, che tracciava una sottile linea nella polvere. Mi addentrai nelle zone della cittadella completamente abbandonate, dove non circolava nessuno, senza saperne il motivo preciso. Sapevo solo che dovevo pensare.
Adocchiai un muro crollato in cui vi era una fessura grande abbastanza per il mio corpo e m'intrufolai là.
Non seppi mai quanto rimasi lì, ferma e al silenzio, a contemplare tutto ciò che era successo nella mia vita; cosa completamente fuori luogo, vista la battaglia che si stava svolgendo a meno di cento metri da me. Mi accoccolai poggiando la schiena contro il muro e la testa fra le ginocchia.
La mia vita era un totale disastro.
La mia vita era irreale e sconvolgente.
Ed io non avevo ancora deciso.
Sbuffai infastidita attorcigliandomi al dito una ciocca corvina di capelli. Possibile che non potessi mai avere un attimo di anormale normalità? Perché dovevo sempre vivere sulle montagne russe?
Tutto sarebbe stato più semplice se io non fossi mai andata nel mondo dei vivi. La mia non-vita avrebbe continuato per il suo naturale corso degli eventi,cioè facendomi sgobbare e faticare. Ma avrei vissuto nella menzogna e a nessuno piace vivere in una fittizzia realtà costuita solo per renderti felice.
Ma sarei stata veramente felice senza conoscere la realtà?
-No- borbottai ad alta voce la risposta alla domanda che mi aveva posto il  mio cervello.
Sbuffai di nuovo e portai le mani sulla testa.
-Voglio dimenticare tutto...-
Ma lo volevo veramente?
Si, più di ogni altra cosa.
E, in realtà, era solo colpa dei Corruttori se mi trovavo in tutta questa confusione.
 
-Hollow!- l'urlo di gioia e sollievo di Sin mi sembrò uno scampanellio.
Mi avviai verso di lui brandendo la spada e fendendo colpi contro i primi corruttori che mi si stagliavano dinnanzi.
-Fuori dalle palle!- ululai rabbiosa ad un Corruttore molto tenace.
In men che non si dica lo feci fuori, pregustandomi la mia meritata vendetta. Con una strana, ma molto giustificata, rabbia mi tuffai in mezzo alla mischia spalleggiata da un tenace Sin.
-Sembri un angelo della morte- mi disse in tono sognante.
-Ah, ah- annui mentre in sincrono conficcavamo la spada nello sterno del corruttore li davanti.
-Come mai tutta questa rabbia?-
-Estirpo i miei problemi dalla radice- sussurrai criptica.
-Naturale... Chi non si metterebbe ad uccidere i propri problemi?-
-Non io- sghignazzai compiaciuta. -Quando si ha questa possibilità, perché non farlo?-
La lama di un Corruttore tentò di colpirmi allo stinco. Con un agile salto la scansai e tirai un pugno, per poi essere soccorsa da Sin, che con un colpo mirato gli tagliò la testa.
-Rimarrai qui con me, vero?- sbottò tutto d'un tratto senza guardarmi.
Lo fissai allibita mentre una spada fendeva l'aria a due centimetri dalla mia testa. Mi girai di scatto irritata da quella distrazione e conficcai con rabbia la spada nello stomaco di un corruttore.
-Non mi rendere le cose più complicate, Sin- borbottai cupa.
-Non voglio che tu vada... voglio che tu rimanga qui. Con me.- e detto ciò intrecciò le nostre dita e continuò a combattere.
Strinsi la presa sulla sua mano e continuai a combattere anch'io, sperando costantemente che un fulmine mi squarciasse in due.
 
La battaglia continuò per ore che a me parvero solo una manciata di secondi. Poi, quando finalmente sentii le urla di Pride che sovrastavano il chiassoso clangore di spade, quasi feci una capriola per la felicità.
-Si stanno ritirando!-
Sin strinse più forte la mia mano e mi fissò felice.
-Ti...-
Ma poi venne colpito.
Davanti a me.
E sospirò.
Per l'ultima volta.
Le nostre mani erano ancora intrecciate...
 
 
 
Corsi disperatamente per tutte le mura alla ricerca di una scala che mi permettesse di scendere sul campo di battaglia con Frank, Ray e Mikey che mi stavano alle calcagna. Imprecai fissando l'ennesima scalinata distrutta.
-Gerard smettila di fare il topo in gabbia- ansimò Mikey al mio fianco.
Sentii Frank bisbigliare a Ray: -Ma come diamine fa se di secondo lavoro fa la ciminiera?-
Ma non sorrisi. Tutt'altro, feci una smorfia di dolore.
-Guardate!- urlò Ray indicando i cancelli. -Se ne stanno andando!-
Inciampai nelle mie scarpe per controllare se ciò che diceva Ray fosse vero; ed era così, se ne stavano davvero andando. Trattenni un urlo di gioia e con gl'occhi brillanti di felicità mi voltai verso i miei amici, che ricambiarono e corsero ad abbracciarmi.
-E' finita- balbettai piangendo di gioia.
-Si Gee- urlò Frank nel mio timpano.
-Frank la vuoi smettere di renderlo sordo?- borbottò Ray facendo il finto arrabbiato.
Poi, un urlo di dolore squarciò l'aria come un fulmine.
-Cosa?- sussurrò Mikey sbalordito.
Le porte della cittadella si chiusero con un enorme schianto e nella città calò il silenzio, interrotto solamente dai quei lamenti agonizzanti che rimbombavano fra le mura.
-Hollow- urlai riprendendo la mia folle corsa alla ricerca della scala più vicina.
Finalmente ne trovai una poco distante e mi ci catapultai. I ragazzi dietro di me mi seguivano con uno sguardo serio e accigliato. Cosa diamine...?
Vidi una piccola folla stretta in cerchio e, a forza di gomitate e spallate mi feci spazio per entrare nel centro e li vidi... Vidi l'agonia di Hollow.
La ragazza era china sul corpo inerme di...Sin, con le lacrime agl'occhi e l'aria di chi non voleva crederci.
-Sin .Sin. SIN!-
Le sue urla agonizzanti mi costrinsero a tapparmi le orecchie. Erano così forti, così vere da farmi stare male. Involontariamente le lacrime iniziarono a scorrermi sul viso. Piangevo, anche se non ne avevo la forza. E avrei voluto strillare, urlare e buttarmi tra le sue braccia. Che debole che eri, Gerard.
-PERCHE'?- le sue strilla si fecero più acute.
L'aria fu pervasa da un incredibile dolore, tanto che fui costretto ad abbassare la testa. Sentivo Holly che scuoteva il corpo inerme come una bambola e che singhiozzava senza sosta. Non volevo guardare, non volevo vederla sgretolarsi davanti ai miei occhi. All'ennesimo urlo il mio cuore si strinse in una morsa di dolore e nella mia gola si formò un groppo che non mi permise di respirare.
-Non lasciarmi. NON LASCIARMI!- gridò.
La figura di Avarice mi sorpassò ed entrò nel cerchio. Alzai lo guardo e vidi Holly. I suoi lunghissimi capelli corvini le incorniciavano il volto, in contrasto con la pelle pallidissima. La fua figura era così eterea ma allo stesso tempo così carica di tragicità che mi si smorzò il respiro. Era bellissima, anche con il viso contratto dal dolore. Era così bella da far star male.
-Non lasciami Sin- singhiozzò abbasando il tono di voce e abbracciando dolcemente il corpo.
Nel cerchio entrò anche Pride. I due ragazzi si avvicinarono mestamente ad Holly, per cercare di convincerla a staccarsi da quel povero corpo inerme, afferrandola cautamente per le spalle.
-NO!- ruggì lei rabbiosa.
Holly si sdraiò accanto al cadavere e lo strinse forte.
-Non ti lascio Sin. Io non ti lasciò- sussurrò tra i singhiozzi. -Rimarrò con te, Sin. Io rimarrò con te.-
-E' morto- sussurrò Avarice piegandosi su di lei per accarezzarle i capelli.
Holly singhiozzò ancora più forte.
-E'… non possiamo farci niente- le spiegò dolcemente Pride.
-Staccati da lui, forza.-
-No!-
-Non puoi fare più niente- continuò Pride accarezzandole i capelli corvini.
-Era il mio migliore amico- disse Holly con un sussurro strozzato -Il mio migliore amico...-
-Lo sappiamo...- mormorò docilmente Avarice -Lo sapeva anche lui.-
-Non c'è più- balbettò Holly fissando il vuoto.
-NON C'E' PIU'!- urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni, prendendo il capo tra le mani e scuotendo la testa.
-Dammi la mano, Holly- mormorò Avarice, allungando una mano.
La ragazza non protestò quando gliela prese; anzi, docilmente si rialzò e, traballante, iniziò a camminare, a capo chino, singhiozzando. Quando mi passò davanti non si curò neppure di asciugarsi le lacrime, mi fissò negl'occhi, implorandomi perdono. Le presi, senza pensarci un secondo, l'altra mano e m'incamminai con lei ed Avarice in un luogo, dove il pieno dolore di Holly ci avrebbe distrutto.
 
 
C'era stata una specie di funzione funeraria.
Era stato bizzarro parteciparvi, ma tenni questo pensiero per me, soprattutto quando, avvolta in un lungo mantello nero, mi passo davanti Holly, seguita subito da Avarice, che come un ombra le stava sempre accanto. La ragazza, in ogni caso non mi degnò neppure di uno sguardo, ed andò a sedersi su una sedia nera, rimanendo in silenzio.
Non si alzò neppure in piedi quando Pride, al centro del grande spiazzo davanti alle sedie, iniziò ad elencare i nomi dei morti. La lista comprendeva così tante persone che molti, non riuscendo più a respirare per la sorpresa o per la sofferenza si dovettero sedere. Erano stati falciati tutti. Dai grandi capi alle nuove leve, senza nessuna pietà. La voce di Pride poi s'incrinò quando pronunciò il nome dei due gemelli, Pain e Panic. Sentii distintamente Holly inspirare bruscamente e fissare Pride, con le lacrime agl'occhi. E quando questo pronunciò il nome di Sin, sentii un grido di dolore squarciare l'aria e il mio petto nello stesso istante.
-Ed infine- sussurrò Pride con un filo di voce, tanto che dovetti tendere l'orecchio per sentirlo.
-Envy- balbettò prima di lasciarsi scappare qualche lacrima.
-No!- ruggì Avarice scioccato.
Holly lo fissò con gl'occhi spalancati, mentre il suo amico, di fianco a lei, si abbandonava ad un mare di lacrime. Le braccia della ragazza cinsero immediatamente il corpo del poveretto, che cominciò a singhiozzare sulla sua spalla.
Mikey e Frank, seduti al mio fianco,si passavano incessantemente le mani sugl'occhi, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto qualche gemito. Probabilmente la mia faccia e la mia espressione eguagliavano quelle di Holly, ma non me ne curai. Ero abituato a soffrire, a vivere costantemente dentro l'alone della morte, ma vedendo tutte quelle persone che non potevano provare niente piangere disperate, capii che in realtà eravamo tutti fragili come ali di farfalle.
Però nel dolore si può sempre trovare qualche cosa, come nel buio si può sempre trovare una luce.
Ed io la trovai la mia luce, anzi, le mie luci.
Holly e la musica.
 
Le ferite del cuore si curavano solo con il tempo, che non avevamo, in ogni caso, a disposizione. Dopo la funzione richiamai i restanti capi e i loro pupilli nella piccola sala del consiglio. Se avessi avuto un cuore mi sarebbe mancato un battito in quel momento. Eravamo veramente stati distrutti, dimezzati. Fissai la porta per almeno cinque minuti, sperando che Pain vi entrasse con il suo solito sorriso e l'aria di chi era consapevolmente in ritardo.
Persi le speranze solo dopo che Lust mi poggiò una mano sulla spalla.
-Non entrerà, Pride-
Mi voltai e le sorrisi tristemente.
-Lo so...- dissi con un tono di voce alquanto tremolante. -Ma la speranza è l'ultima a morire, no?-
Lei mi rivolse un piccolo sorriso a cui risposi tentennando, e mi voltai per fissare i compagni restanti. Gl'ultimi ad entrare furono Hollow ed Avarice, entrambi distrutti e provati da ciò che era successo. La ragazza fissava incessantemente il vuoto davanti a se con espressione vacua, mentre il suo capo scuoteva mestamente la testa. In quel momento presi la mia decisione. La loro decisione. Lei non poteva rimanere qui.
-Vi ho richiamati qui- esordii ritrovando la potenza della mia voce -Per una questione molto importante.-
-Siamo tutti molto provati signore... Non credo sia il caso- sussurrò Wrath.
-Non dobbiamo parlare di ciò che è successo- decretai -Ma di qualcuno da riportare dall'altra parte.-
-I quattro umani?- chiese sommessamente Insanity.
-Cinque- la corresse Lust fissando Hollow.
Avarice sobbalzò e ci fissò dritto negl’occhi.
-No...- implorò -E' l'unica cosa bella che ho...-
Le mani incominciarono a tremargli, ed io corsi ad abbracciarlo.
-Lo so, amico mio...lo so- sussurrai al suo orecchio mentre mi stringeva.-Ma lei smetterà di soffrire. Lei non ricorderà più niente.-
Avarice scostò la testa per fissarmi negl'occhi.
-Tu non vuoi che soffra vero?-
Annuii lentamente.
-E' la cosa giusta- sopirò massaggiandosi le tempie. -Non voglio essere egoista ma... se lei non vorrà?-
-Deve- sussurrò Lust avvicinandosi.
Guardai negl'occhi i miei due compagni e mi voltai a fissare le altre tre persone nella sala. Insanity e Wrath erano piegati su Hollow, che scrutava vacua i loro volti, come se non sapesse neppure chi ci fosse davanti a lei. Con un paio di falcate mi ritrovai di fronte al gruppo, seguito da Lust e Avarice, che la fissavano dolcemente.
-Holly?- chiamai per farle notare la mia presenza.
-Mmh?- mormorò alzando lo sguardo per fissarmi.
Sgranai gl'occhi, e vidi l'abisso oscuro che celava il suo sguardo. Solo un'altra creatura che avevo incontrato aveva quello sguardo. Gya, il capo dei Corruttori.
-Non è cattiva- sussurrò Avarice al mio orecchio -Sta solo soffrendo.-
Espirai piano rilassando i muscoli e rivolsi un sorriso alla ragazza.
-Holly... no vorremmo...- ma la ragazza m'interruppe.
-Voglio dimenticare- bisbigliò.
Il silenzio piombò nella stanza come grandine.
-Tutto- continuò.
-Se tornerai in vita...- spiegò Avarice -Dimenticherai ogni cosa...-
-Accetto... ma ad un compromesso-
Qualcosa nei suoi occhi cambiò.
-Gerard, Mikey, Ray e Frank. Loro- disse fissandoci seria -Non devono dimenticare.-
-Perchè?- sussurrai solamente.
-Perchè... perchè ho promesso loro che avrebbero inciso un album e so... so che quest'esperienza li aiuterà.-
Annuii.
-Così sia.-

Enjoy it
Dawn&Mary


  
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