Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: Dangerina15    21/02/2011    2 recensioni
Maryon è una ragazza orfana che vive all'interno di un orfanotrofio nella periferia di Los Angeles. Lì tutti la trattano male, la considerano davvero inutile! L'unico modo che ha per vivere è fuggire da quel posto infernale! Ma durante il tragitto, incontrerà colui che trasformerà letteralmente la sua vita...Spero vi piaccia e che recensiate
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente mi alzai con una secchiata di acqua gelida sul viso:” Alzati, pigrona!” disse Mrs. Kilbrare tirandomi giù dal letto alle 6.30 di Sabato mattina:” Si...arrivo subito!” risposi liberandomi dalla sua presa:” Ti aspetto giù!” riprese lei scendendo dalle scale, chidendomi la porta in faccia. Rimasi un attimo in silenzio: ero tutta bagnata ma non era quello il problema grosso: il vero e unico problema è che io non ero a mio agio dentro quel maledetto posto:” Eppure ci deve essere un modo...” pensai tra me e me girando per la stanza:” Trovato!!” dissi guardando la finestra. La notte mi sarei calata giù dalla finestra e sarei partita da sola, all'avventura e finalmente alla ricerca di me stessa e della mia vita. Scesi giù in cucina sorridente, immaginando la faccia di Mrs. Kilbrare quando il giorno dopo non mi avrebbe visto più e quindi non avrebbe più potuto trattarmi come una sua schiavetta. Fu una giornata bruttissima, soprattutto quando per sbaglio, mentre lavavo i piatti ne ruppi uno e lei, per punirmi, mi diede colpi di verza sui polpacci, proprio come si faceva nelle scuole degli anni '50:” Spero che ti sia servito di lezione, Maryon!” disse lei battendo la mano sul tavolo e lasciandomi sola, in cucina. Salì lentamente in camera, tenendomi al muro, mi buttai sul letto e mi pulì da sola le ferite. Ogni tanto feci qualche smorfia di dolore ma alla fine quello era niente rispetto a quello che pativo di solito.... Nel frattempo, Nick era steso sul suo letto e dormiva: “Hey fratellino, svegliati, oggi è un giorno importante!” disse Joe, il fratello maggiore di Nick, che si buttò su di lui, svegliandolo di colpo:” Hey Joe, calmati!! Mi hai fatto spaventare!” rispose Nick strofinandosi gli occhi e mettendosi seduto:” Lo so che oggi è il giorno in cui dobbiamo incidere Jonas L.A, ti pare che dimentico le cose??” “ No solo che non vedo l'ora!!” rispose Joe comportandosi come un bambino di 4 anni. Nick sorrise e si alzò, dirigendosi alla finestra e osservando il sole che splendeva nell'azzurro cielo:” Sai...” “ Cosa c'è?” rispose Joe tornando serio:” Mi sento come se..... nella mia vita mancasse qualcosa...” “ In che senso?” disse Joe avvicinandosi al fratello e mettendogli una mano sulla spalla:” Non lo so...è una sensazione strana...non so come spiegartelo...” “ Stai tranquillo, credo che sia una cosa passeggiera, passerà presto vedrai” rispose Joe uscendo dalla stanza di Nick:” Lo spero....” rispose Nick cominciando a prepararsi all'incisione del loro 5° disco. Era arrivata la sera:” Finalmente!” dissi alzadomi di scatto dal letto, ignorando il dolore alle gambe. Aspettai che fosse mezzanotte, il tempo che tutti fossero già nel mondo dei sogni. Quando ci fu il più completo silezio, cominciai il piano:” Fuggi dall'incubo!” : preparai la corda di fuga con le lenzuola del letto, la scesi giù dalla finestra e mi calai da essa, lentamente per evitare di svegliare Mrs Kilbrare. Riuscì ad arrivare a terra senza fare rumore così, in punta di piedi, cominciai ad allontarmi: attraversai scavalcando il cancello e poi finalmente LIBERA!! Corsi a perdifiato, urlando dalla felicità:” Ce l'ho fatta!!!” continuai a ripetere in preda alla gioia. La città in cui mi trovavo era Los Angeles, America. Arrivai presto in città...rimasi incantata:” Wow, non ho mai visto niente del genere!” pensai tra me e me: luci colorate da tutte le parti, grandi, enormi palazzi, macchine dappertutto, insomma una vera e propria Metropoli! Camminavo e più andavo avanti più mi soprendevo di quello che trovavo intorno a me. Poi...tutto avvenne nel giro di pochi attimi... due ragazze, di circa 16 anni ciascuna, si avvicinarono a me:” Hey, tu cosa ci fai qui? Questo è il nostro territorio!” “ Scusate io..non volevo, mi sono persa, stavo giusto andando via!” “ Noi non tolleriamo gli sconosciuti!” continuò a ripetere una di loro. Mi presero dalle braccia a forza, io cominciai ad urlare sperando che qualcuno venisse in mio aiuto. Nick era al parco e passeggiava silenziosamente: il demo era andato alla grande e adesso stava passeggiando per rilassarsi un po' dalla dura giornata quando ad un tratto sentì le mie urla:” Ma..qualcuno sta urlando!” disse lui cercando di seguire la voce..correva, correva....quando ad un tratto le ragazze mi lasciarono al volo e scapparono spaventate. Caddi a terra, spaventatissima:” Tutto bene?” disse lui in tono premuroso. Non dissi una parola,anzi mi allontanai per paura che lui potesse farmi ancora del male:” Sta tranquilla, non voglio farti del male, ho sentito le tue urla e mi sono preoccupato!” riprese lui tendendo la sua mano verso di me. Capì subito che lui era un ragazzo speciale:” Comunque, non mi sono presentanto, mi Chiamo Nicholas, Nick per amici e fratelli..e tu?” “ ...Maryon..” risposi delicatamente afferrando la sua mano:” Cielo, ma tu...sei ferita?” “No..sto bene...” risposi dolcemente:” Vieni, ti porto a casa mia, così vediamo di sistemarti un pò” rispose lui dolcemente. Lo osservai attentamente: era diverso, un ragazzo dolce e nello stesso tempo molto carino... Arrivammo a casa sua. Entrammo e lui mi fece sedere sul divano, prese una cassetta del pronto soccorso e cominciò a disinfettarmi i graffi. Ogni tanto feci qualche smorfia di dolore:” Lo so...fa male ma vedrai che entro 2 giorni passa tutto...tua madre?”. Non risposi:” Non conosco mia madre né mio padre..sono orfana” . Lui rimase in silenzio:” Mi dispiace..non...lo..sapevo” “ Tranquillo, fa niente!”. Ad un tratto le nostre mani si incrociarono. Diventammo rossi per l'imbarazzo. Era stato un segno del destino?
  
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