Sto accelerando i tempi:
ecco a voi il nuovo capitolo! ^^
Non mi dilungo: buona
lettura!! ^__^
)o( Phoenix )o(
TRUTH-PART TWO
Boris si avvicinò ai due con passo fermo, pietrificato. Solo quello che passava sotto i suoi piedi sembrava esser degno di un suo sguardo.
Yuriy inspirò profondamente, nel vederlo avvicinarsi in
quella maniera. Ognuno aveva i propri modi per reagire, e quello di Boris era
forse il più terrificante. Se lui piangeva e usciva pazzo, se Sergey si
tormentava internamente senza darlo troppo a vedere, se Olivier assumeva l'aria
da bambino indifeso, Boris diventava peggio di un cane rabbioso che scruta ogni
cosa con profonda ira; uno sguardo in grado di pietrificare chiunque. Sì..
forse, a pensarci bene, la reazione peggiore la stava avendo proprio lui.
-Ti spiace andarti a fare un giro?- chiese questi al suo
capitano.
Yuriy lo fissò un attimo, sognante, riuscendo a connettere
solo qualche istante più tardi.
Annuì deciso e spostò lo sguardo sul francesino ancora al
suo fianco. Gli venne uno strano istinto di sorridere, nel vedere in quegli
occhi azzurro-lilla un'aspettata richiesta di aiuto, che sembrava volerlo
imprecare di non lasciarlo solo con quel russo rozzo dai capelli grigi.
Tuttavia, Yuriy seppe non ascoltarla, e tornò a spostare lo sguardo sul suo
compagno di squadra.
-Ma certamente.- rispose, -Torno in camera.. e voi..-
Gesticolò nervosamente con le mani, assumendo un
atteggiamento che raramente si vedeva in lui, e quelle rare volte lo aveva
assunto a causa di Mailiya.
Avrebbe voluto dirgli di parlare tranquillamente, o forse
nemmeno quello; non lo sapeva. Non appena aveva pronunciato la parola
"camera", tutto era stato cancellato; tutto quello a cui era riuscito
a fuggire per quel poco tempo trascorso insieme ad Olivier stava tornando: non
gli sarebbe mai sfuggito. Andare là, e vederla ancora su quel letto... non
avrebbe mai potuto evitarlo, scappare, fingere che in realtà non fosse successo
niente. Aveva già fatto il codardo per tutta la sua vita, ma in quell'occasione
avrebbe dato una svolta definitiva al suo essere. Non poteva fingere, la
questione e il dolore erano troppo grandi; troppa la voglia di combattere per
porre fine a quella tortura.
-Si, ho capito. Adesso vai.- gli suggerì il compagno.
Yuriy non se lo fece ripetere due volte. Sparì per la porta
a doppio vetro, veloce, lasciando di stucco il piccolo francese.
Boris sospirò. Chiuse gli occhi nel tentativo di fare mente
locale sulle sue idee, e li riaprì direttamente su Olivier. Questi, spaventato
da quello sguardo gelido e inespressivo, sobbalzò.
Rimasero in silenzio per diversi minuti: Boris, serio,
fissava quel piccolo essere davanti a lui, senza accennare ad una minima
espressione; Olivier, d'altro canto, teneva il capo chino e la mente vuota da
qualsiasi pensiero.
-Beh!- disse il russo, dopo un secondo sospiro, -Non
vorremo mica stare così fino a stasera!-
Aveva cercato di dare all'inclinazione della sua voce un
tono quanto meno ironico, ma dubitava seriamente di esserci riuscito: sapeva
benissimo per primo che, quando si trovava sotto tensione, la sua voce era
spaventosamente atona.
Il francesino scosse il capo, in cenno negativo,
velocemente, senza però alzarlo.
Al che, i due occhi smeraldo decisero di smettere di
fissarlo e alzarsi verso il cielo nuvoloso. Di lì a poco avrebbe cominciato
nuovamente a nevicare, e l'aria pungente ne era un altro segnale.
Si appoggiò di schiena alla ringhiera, dopo aver
riabbassato lo sguardo. Evitò di guardare ancora Olivier: gli pareva di aver
intuito che erano i suoi occhi puntati addosso che lo facevano intimidire.
-Scusa per come ti ho trattato prima.-
Non era mai stato bravo nei giri di parole: sicuramente era
molto meglio andare direttamente al sodo.
-N..niente di che..- bisbigliò appena il francese.
Il silenzio sembrò riprendere il sopravvento, fino a che il
russo lanciò qualche colpo di tosse e subito dopo riprese a parlare:
-E' che sono, come dire.. parecchio nervoso..-
Certo che era nervoso, e il ragazzino dai capelli verdi lo
poteva benissimo capire; chi non lo sarebbe stato! Eppure, avere di fianco un
tipo del genere nervoso non era proprio una delle situazioni migliori.
-Anche io sono nervoso..- sbiascicò, in risposta a
quell'affermazione. -Quando ho visto Mailiya in quelle condizioni, mi sono
sentito morire...-
Si strinse ancora più forte nel suo ormai abituale
abbraccio. Il freddo cresceva, accentuato dall'imbarazzo e dal disagio, e ormai
nemmeno la giacca invernale di Yuriy poteva ripararlo.
-Non sei l'unico.-
-Come scusa?-
Olivier temeva di non aver capito bene le parole del russo.
Chissà perché, sembravano così stonate in bocca ad uno come lui.
Boris si voltò, sbalordito: non era stupido, non lo era mai
stato; aveva capito dove quel francesino voleva andare a parare.
Lo fissò negli occhi grandi, che avevano stranamente, dopo
quelle poche parole, trovato il coraggio di guardarlo.
-Come?! Cosa stai insinuando, piccoletto?!- chiese
stizzito.
Quando si rese conto di aver provocato ancora più disagio
al fratello di Mailiya, cercò di calmarsi.
-Scusami... come ti chiami.. Olivier..- disse, sottovoce,
mentre sulle sue labbra compariva un sorrisino sarcastico.
-Si, mi chiamo Olivier.- puntualizzò questi, serio, senza
che nessuno glielo avesse esplicitamente chiesto.
Boris non ci fece caso. Si stropicciò il naso, alla ricerca
di qualcosa da dire, qualcosa da ribattere all'insinuazione del ragazzino di
fronte a lui. Avrebbe dovuto scusarsi ancora? E per cosa poi? Olivier non lo
conosceva, non lo capiva, come non comprendeva il suo carattere che molti
definivano "particolare". Ironico, terribilmente cinico, a volte
abbastanza scontroso e chiuso. Avrebbe forse dovuto scusarsi per quello che
era?
No.. più semplicemente avrebbe solamente dovuto fare
chiarezza in quella testolina così testarda e piena di astio nei loro
confronti. Ma come? Non era mai stato un buon predicatore... mai quanto Yuriy.
Oh beh, nel loro capitano la dote di fare prediche su prediche era innata, al
limite della sopportazione!
-E dimmi un po', Olivier...- riprese, marcando il suo nome
senza motivo, in una pronuncia così dura da non far sembrare nemmeno quel nome
francese, -Di cosa avete parlato prima tu e..-
Non terminò la frase. Olivier alzò le spalle e sbuffò.
Tornò ad appoggiarsi alla ringhiera, nello stesso punto esatto di poco prima, e
a guardare quell'insulsa città che prendeva il nome di Mosca.
-Yuriy mi ha detto che le volete molto bene...-
Non voleva divagare. Certo, Yuriy gli aveva parlato del
possibile immaginabile su di loro e sull'Organizzazione, ma lui voleva
proseguire su quella strada, per il momento. La frase che gli aveva detto Boris
gli martellava nella testa, e voleva andare più a fondo.
Magari poteva anche non mettere in dubbio che anche Boris
le volesse bene, eppure, quando aveva sentito una cosa simile pronunciata
direttamente da lui, gli erano venuti i brividi.
"Non sei l'unico": anche Boris si era sentito
morire, dunque? Che cosa così assurda da accettare per le sue convinzioni! In
fondo, non riusciva a darsene una ragione: com'era possibile?
-E' vero...- ammise il ragazzo dai capelli grigi.
Prese a giocare con la cerniera del suo giubbotto, con fare
nervoso. Non gli erano mai piaciuti i discorsi affettivi, non ci era portato.
Si trovava in estremo imbarazzo ogni volta che si parlava anche solo di
semplice affetto, e lui, purtroppo, sapeva bene perché.
Aveva vissuto un'esperienza traumatizzante durante la sua
infanzia, così terribile ai suoi occhi che pure quando Mailiya gli aveva
offerto il suo volergli bene si era sentito tremendamente in imbarazzo e
"sbagliato" per simili situazioni. In fondo, gli aveva sempre fatto
piacere, chi poteva pensarla diversamente? Tuttavia, quasi mai era riuscito a
rendere visibili ai suoi occhi, prima da bambina, poi da ragazza, quello che
avrebbe tanto voluto che lei avesse visto. Niente di niente... Pareva esserci
un muro che combaciava con la sua dura pelle, una barriera che rifletteva tutto
quello che cercava di uscire verso l'interno, in una lotta continua, senza mai
nessun riscontro positivo. Quante volte si era sentito uno schifo per quello?
Quante volte si era più volte detto che lui non si sarebbe meritato quello che
lei si era offerta di dargli? Spesso... troppo spesso.
Avevano fatto bene loro ad abbandonarlo...
-Boris?- esclamò all'improvviso Olivier.
Era perso, lo sguardo fisso nel vuoto: stava pensando, si
vedeva chiaramente, e il piccolo francese avrebbe tanto voluto che lo avesse
reso partecipe dei suoi pensieri. In quegli istanti di silenzio, in quegli
occhi verdi, era passato un alone di tristezza estrema. Che fosse stata solo
una sua impressione? Che si fosse lasciato ammaliare dalle sue illusioni?
All'apparenza, poteva comunque sembrare uno sguardo vuoto, superficiale... Ma
Olivier sapeva bene che non era così... Non era stata un'allucinazione dovuta
al freddo o all'estrema tensione.
-Si.. Dove siamo rimasti?- chiese il russo, senza guardare
il ragazzino.
Aveva persino perso il filo del discorso.
-A cosa pensi?- aveva allora chiesto Olivier, caricandosi
di coraggio.
-A niente..-
-Non è vero!- ribatté deciso il piccolo.
Boris si voltò di scatto: da quando in qua si riferiva a
lui in una certa maniera?
Non che gli avesse dato fastidio, o meglio, non proprio;
solo, non se lo sarebbe mai aspettato.
-Se non ti va di parlare con me...- riprese il ragazzino,
-... nessuno ti obbliga a farlo! Se stato tu ad iniziare, se non ricordi!-
Dove aveva trovato tutto quel coraggio? E pensare che fino
a solo pochi minuti prima sembrava avere persino paura di fissarlo negli occhi.
Il russo sorrise sarcasticamente.
-Vedo che quando si parla di tua sorella il coraggio non ti
manca...-
Olivier arrossì prepotentemente, ma non si pentì di quello
che aveva detto. Si stava forse prendendo gioco di lui quel ragazzone? Che
comportamento era? Iniziare un discorso e poi perdersi, fare finta di
niente...!
Strinse i pugni, tirando sempre di più la stoffa della
giacca: quanto non lo sopportava, in quel preciso istante!
Non lo sopportava perchè, semplicemente, non lo
conosceva...
Boris si stiracchiò, nervoso. Sarebbe stato giusto dirgli
tutto? Sarebbe stata l'unica possibilità, ormai era stato incastrato.
Probabilmente, quel piccoletto non lo avrebbe lasciato stare finché non avesse
scoperto quello che lui voleva tenere nascosto. Più che giusto, in definitiva!
Perché non avrebbe dovuto sapere tutto, ma veramente tutto? Era pur sempre il fratello
di Mailiya...
Inoltre, sapeva bene che era giunto il momento di scoprire
tutte le carte, per aprirgli la mente, per fargli realmente comprendere quello
che stava dietro a loro... e soprattutto dietro i suoi occhi verdi e la sua
aria bastarda, che si faceva beffa di quel mondo infame.
-Va bene, piccoletto!- esordì alla fine, -Se vuoi veramente
sapere quello che mi riguarda, ti accontenterò!-
Lo fissò di sottecchi, serio, e si accorse che il
francesino si stava mordendo con forza il labbro inferiore, in evidente segno
di attesa e agitazione.
-Sia ben chiara una cosa, però...- continuò Boris, -Non amo
parlarne con tutti. Se lo faccio, è solo perché sei il fratello di Mailiya,
perché lo vuoi davvero sapere e perché... sono convinto che sia necessario per una
testa dura come la tua!-
Olivier alzò un sopracciglio: non aveva capito appieno la
sua ultima affermazione. Tuttavia, a Boris questo non importò.
Tossì ancora, e imprecò qualche santo, come sua abitudine.
Ci mancava solo la sua bronchite annuale, in anticipo di ben due mesi!
Rimase a fissare il pavimento sotto di sé, mentre le sue
mani ora erano passate a stringere convulsamente la ringhiera dietro la sua
schiena.
Il ragazzino dai capelli verdi lo guardava impaziente, ma
lui sembrava non fare addirittura più caso alla sua presenza.
Dopo un lungo silenzio, temette di doverlo risvegliare
nuovamente, chiamandolo per nome, ma in quell'istante Boris, come se gli avesse
letto nel pensiero, ricominciò a parlare, serio.
-Quando arrivai al monastero, ero davvero un
mocciosetto...-
FLASHBACK
Alto un metro e una banana spiaccicata, a dire tanto. Penso che anche Ivan mi battesse! Camminavo da bullo, padrone del mio territorio, e raramente guardavo in faccia qualcuno. Deviavo ogni sguardo, sfuggivo ad ogni tentativo di avvicinamento da parte di chiunque.
Avevo sempre uno strano sorrisino sulle labbra, che
sembrava voler dire a tutti "non mi fai paura: vieni qua e te le
suono!".
Pareva non importarmene niente di niente: sguardo fiero,
dritto davanti a me, sicuro di me stesso.
Facevo anche abbastanza ridere, e non mancarono persone che
mi presero in giro; tua sorella era una di queste.. o beh, diciamolo: mi prende
in giro tuttora!
Pensavo solo a me stesso, alla mia pelle; diffidavo da
tutti; rispondevo sempre in malo modo; contavo solo sulle mie forze per
farcela, anche nelle banalità.
Arrivai al monastero e l'unica persona che conobbi, all'inizio, fu Sergey. Sembravamo fatti della stessa pasta. Lui, così grande e robusto, mi aveva da sempre fatto una certa strana impressione: io ero un fuscello, a suo confronto. Penso che quello che mi spinse ad avvicinarmi a lui fu timore: avevo quasi paura di lui, sapevo che non potevo sfidarlo a sguardi; quello me le avrebbe suonate senza problemi, non sarebbe stato il contrario.
Da una necessità, nacque un rapporto carino, anche se lui è
stato sempre più pacato di me. Io mi irritavo parecchio per niente! Me la
prendevo con un bambino che mi guardava di sottecchi, oppure che si sedeva al mio
posto abitudinario in mensa. Ogni volta che attaccavo lite, Sergey mi bloccava
e mi diceva di piantarla! Penso che sia sempre stato un bene per tutti che lui
fosse così calmo: di quella stazza, se fosse stato impulsivo e arrogante come
me, molta gente si sarebbe ritrovata le ossa frantumate!
Nonostante questo nuovo rapporto, il mio atteggiamento non
era cambiato.
Borkov ci presentò Yuriy e Mailiya, quando ci reputò
all'altezza di competere con loro. Da quel giorno, o quasi, fu tutto diverso.
Nei primi trenta secondi in cui conobbi tua sorella,. ci
litigai subito. Mi aveva guardato e, nel vedere il mio sguardo, l'aveva
imitato. Mi stava prendendo in giro, ne ero sicuro! Come si permetteva, quella
mocciosetta? Già il fatto che fosse stata una femmina, poi, non mi andava molto
a genio.. Cosa ci faceva lì?
Diedi sfogo ai miei pensieri maschilisti: non mi andava di
stare in squadra con una mocciosa. Lei andò su tutte le furie, e mi rispose a
tono. Quella volta fu Borkov a dividerci.
Beh, da quel giorno e per un po' di tempo, siamo andati
avanti a guardarci in cagnesco: lei stizzita per il mio comportamento, io
altrettanto per quello che era lei.
Lei non sopportava i miei modi, il mio essere così
scorbutico e avverso al sesso opposto; non sopportava il mio fare così
strafottente e da duro.
All'inizio, nemmeno lei aveva capito che c'era una ragione dietro tutto, che io mai e poi mai avrei ammesso, per il semplice fatto che non avrei mai voluto ricordare, nella speranza di dimenticare, un giorno. Un fatto che mi ha condizionato, un'esperienza che scotta da morire e che ribalta ogni tuo punto di vista.. ti obbliga a farlo..
La verità era che ero stato abbandonato dai miei genitori,
senza una ragione, quando già ero abbastanza grande da comprendere il loro
gesto.
-Abbandonato?! Che vuol dire?!- chiese stupito Olivier.
Boris alzò lo spalle, nella stessa strafottenza che lo
aveva caratterizzato.
-Abbandonato, no? Cosa c'è da capire?-
L'altro non obiettò; si certo, sapeva cosa volesse dire
lessicalmente quella parola, però non riusciva ad inquadrarla appieno nella
situazione.
-Abbandonato... come quando si abbandona un cane, hai
presente?- proseguì quindi il russo, senza guardarlo.
-Ma dai...-
-Dico sul serio!- esclamò. -Ti lasciano lì, senza dirti
perché o per come. Come un cane viene lasciato sulla strada, i tuoi genitori ti
lasciano nelle mani di un vecchio pazzo che nemmeno conoscono. Non sei più
voluto, proprio come una bestia. Sei d'impiccio, allora vattene! Credo
vivamente che non mi avessero mai voluto, e non capisco perché mia madre non
abbia abortito in tempo...-
Il francese rimase senza parole. Non gli aveva chiesto di
raccontargli la sua infanzia, voleva solo sapere del legame che lo univa a sua
sorella: niente di più. Perché si era ostinato a raccontargli tutto? Forse,
aveva finalmente preso quella conversazione come una seduta liberatoria,
proprio come si fa da uno psicologo. Aveva solamente bisogno di parlare...
perché interromperlo?
Da un lato, non gliene poteva importare più di tanto di
certe vicende, specialmente di una persona che guardava ancora con una certa
titubanza; dall'altro, nel guardarlo negli occhi, provava un forte istinto di
pianto. Non sapeva perché...
-E io ero abbastanza grande da capire quello che mi avevano
fatto. Se ne sono andati con un "ciao", freddo e distaccato.. e non
li ho più visti.-
Ancora silenzio: cosa avrebbero potuto aggiungere?
-Mi dispiace...- sbiascicò allora Olivier.
Il russo ghignò.
-Va bene, ti credo..-
Era evidente che di certe frasi d'occasioni ne aveva
sentite fin troppe, se aveva risposto in quella maniera; non aveva avuto tutti
i torti. Era fastidioso sentir uscire dalla bocca della gente parole e frasi
che, in fondo, per loro non avevano alcun significato. Tuttavia Boris dubitò
fortemente che quel piccoletto fosse una persona di quelle.
-Ma non sono qui a romperti con le mie favole d'infanzia,
dico bene?- disse allora, incrociando le braccia al petto.
Ricordare certe cose faceva male, ma per quel francesino
era stato disposto a farlo. Ora però, doveva lottare per cacciare giù
nuovamente tutto il rancore e la rabbia che gli erano saliti alla velocità
della luce, impedendogli quasi di andare avanti a parlare.
Si passò una mano sulla bocca e piegò subito dopo questa in una smorfia agitata. Temette di poter mostrare le sue lacrime anche Olivier, di lì a poco, se non si fosse ripreso; l'idea, inutile dirlo, non lo allettava per niente. Odiava farsi vedere piangere.
-Ma no, tu.. non rompi..- bisbigliò il suo
interlocutore, -Vai pure avanti..-
Boris lo guardò: ancora stretto in quell'abbraccio, in
evidente ricerca di protezione; il naso piccolo e arrossato per il freddo; la
bocca semi-aperta in attesa di una sua risposta; gli occhi spalancati su di
lui, curiosi, tristi.
Gli sorrise, e lui ci rimase di pietra.
-Penso di aver detto l'essenziale..- gli rispose il russo.
Olivier sbuffò: che cominciasse ad interessarsi alla sua
storia?
-Ma quindi..- disse poi, titubante, -il tuo carattere, o
meglio, quello che mostri agli altri, è abilmente costruito per.. difesa?-
Il ragazzo dai capelli grigi corrucciò le sopracciglia e
piegò la bocca in un'ennesima smorfia. Non gli era mai piaciuto ammetterlo.
-Sì.. più o meno.. non tutto...-
Era rimasto molto sul vago, e capiva perfettamente la
voglia di Olivier di avere più chiarezza a riguardo, che scaturiva dai suoi
occhioni azzurro-lilla.
-Diciamo che...- riprese allora, cercando di essere
tranquillo, -... attaccabrighe lo sono sempre stato, così come pure lunatico e
un tantino ottuso, scorbutico. Non fingo del tutto davanti agli altri.-
Riprese a giocare con la cerniera del suo giubbotto, mentre
il francese lo fissava curioso. Quanto era strano quel Boris! Ancora più strano
di quanto se lo sarebbe immaginato! Ma con una storia del genere alle spalle,
non poteva essere diversamente.
Sapeva di provare ora un tantino di pena per lui, ecco
cos'era quella sensazione strana che aveva e che cresceva nel guardarlo. Pena
per un ragazzo che era stato abbandonato dalle persone che lo avevano generato,
senza vergogna né ritegno. Due persone disgustose, che lo avevano trattato come
un oggetto, che lo avevano lasciato al suo destino, fregandosene di quello che
sarebbe potuto capitargli. Addirittura, forse peggio che essere trattato come
un cane.
Tradito dalle due persone che sono al mondo per volerti
bene, le uniche due su cui dovresti sempre contare, anche quando tutto va
storto. Gli erano state negate.
Chissà cosa avevano pensato i suoi due genitori, mentre si
allontanavano dal monastero, quel giorno! Chissà se poi avevano avuto un minimo
di rimpianto, un ripensamento..? Chissà se mai si fossero ritrovati ancora
davanti a quella porta vecchia, indecisi se rivederlo o meno?
Non lo sapeva, e nemmeno glielo voleva chiedere. Sarebbe
stato troppo, anche per uno come lui.
-La mia parte falsa è quella che mi nega le relazioni
umane. Il mio essere distaccato, arrogante nei confronti di chi si offre di
avvicinarsi a me. La mia propensione ad essere sempre solo.-
Inspirò, e tornò a guardare il fratello di Mailiya.
-Io non ci sono mai stato bene con questa mia parte. Era...
una necessità. Sentivo di non poterne fare a meno. Ma queste cose le sa bene
anche tua sorella..- e sorrise.
Olivier non capì.
-Spiegati meglio!- esclamò allora, deciso.
Boris ghignò.
-Come sempre, diventi una belva quando la si pronuncia!-
Rise ancora un po', davanti alla mezza indignazione del
ragazzino, ma non appena notò di star esagerando, smise immediatamente, come un
robot a comando.
-Se ci tieni tanto..! E poi, a pensarci bene, ho voglia di
raccontarti un po' di cose che non sai..-
Finito anche il 14esimo
capitolo! ^^
Un attimo.. 14esimo?? Oh
mon Dieu! E pensare che ho ancora così tante cose da dire!
Mettetevi il cuore in
pace: il finale sarà la parte più lunga, e quella che mi farà sudare sette
camice =.=
Allora, che ne pensate
di questo?
Il nostro Boris comincia
a parlare! Era anche ora! Chissà che avrà da dire? Cos'è successo al monastero
che ancora, nonostante tutto, non sapete? Mah mah.. chi lo sa ^__^ Ho
spezzettato apposta in due il capitolo per farvi rimanere a bocca asciutta!
(stron*a! =.= Ndtutti) (Non mi fate i complimenti *//* Ndme)
Commenti, please! Ditemi
che ne pensate! ^__^
Bacione!!