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Autore: NekoLune    21/02/2011    3 recensioni
Una storia yaoi tra Francia e Inghilterra con finale a sorpresa! 8D
Genere: Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà 8D Ecco la mia prima FF di Hetalia. Spero vi piaccia!!

L a u g h .



        Lunedì. Ore 18:30.
Una giornata andata male per Francis. Oggi, non è riuscito a vedere il suo adorato Iggy.
"Oh mon dieu! Sono sfinito!" si ripeteva.
In effetti lui aveva faticato molto a cercarlo, peccato che solo a fine giornata Antonio e Gilbert gli dissero che Arthur stava male e che quindi se ne era stato rinchiuso in casa, tutto il giorno.
Monsier Bonnefoy, deciso ad abbandonarsi a se stesso, almeno per quella serata, tirò fuori una bottiglia di vodka regalatogli da Ivan-sama: non è il massimo per un palato raffinato come il suo.
Al momento è davanti al caminetto ed ecco il dilemma della serata: poltrona o divano?
"La potrona è più vicina al caldo, ma il divano è così confortevole..."
La poltrona e il caldo presero il sopravvento.
Francis si buttò sopra la poltrona: la bottiglia trasparente in una mano, una rosa nell'altra e il corpo senza forza. Il est mort?
Tutto insieme una suoneria:

"Nee Nee papa wain wo choudai!
Nee Nee mama! Nee Nee mama!
Mukashi ni tabeta BORONEEZE no
Ano aji ga wasurerarenain daaaa!!!
Marukaite chikyuu.
Marukaite chikyuu.
Marukaite chikyuu, Boku Hetalia!
Aa hitofude de mieru subarashii sekai,
Nagagutsu de kanpai da Hetalia
"



Francis si ascoltò tutta la dannata canzone. Era bella, bellissima. La adorava in effetti l'aveva registrata quando, per puro caso, era entrato nel bagno di Veneziano mentre faceva la doccia...ma in fondo era solo la suoneria dei messaggi e non aveva fretta di rispondere: un flash illuminò i suoi pensieri, e se fosse stato Lui l'autore del messaggio?
Appoggiò velocemente la bottiglia a terra, tirò la rosa in mezzo alla stanza e corse dal tavolino... o forse sarebbe meglio dire...sul tavolino.
L'sms diceva:

"Dear Francia,
sono stato male questo weekend.
But tomorrow I come back.
Ti volevo chiedere se posso passare da te
per prendere gli appunti che mi mancano.
Sperando di non essere di disturbo se vengo oggi.
See us soon, Inghilterra."


I tasti venivano premuti velocemente uno dopo l'altro. La risposta fu ovviamente positiva.
Ora c'era un problema da risolvere: creare atmosfera.
"Lumière! Chandelles! Oui, beaucoup de chandelles!
Et les roses! Beaucoup de roses!"




        Lunedì. Ore 19:45.
Irrequieto il nostro Francis. Seduto sul divano,la testa tenuta tra le mani, i gomiti appoggiano sulle ginocchia e intanto pensa: e se fosse un semplice scherzo? E se non venisse?
Toc toc.
Saltò in aria, il francese. Si aggiustò la camicia leggermente sbottonata e larga sul suo busto perfetto. I jeans attilati e ovviamente scalzo sul suo adorato parquet. Si avvicinò alla porta.
« Qui est-il? »
« Sono Inglilterra, fool! »
La porta si aprì. All'esterno apparve un ragazzo leggermente più basso di Francis, biondo anche lui. Occhi verdi come una foglia di primavera. E le sopracciglia...ahn... le soparcciglia, non facciamo commenti. Impossibile non riconoscerlo. Era davvero Inghilterra.
« Entra pure mon Angleterre! »
Arthur entrò in modo timido. Quasi cercando di evitare ogni contatto visivo con gli occhi blu intenso di Francia. Poi improvvisamente si rese conto dell'abbellimento della stanza. Candele un po' ovunque, il profumo delle rose ed, in fine, il caminetto emanava un calore rilassante.
« Grazie per avermi fatto venire qui. Ma facciamo in fretta. Non vorrei essere d'intralcio. » Arthur, in effetti, pensava che Francis avesse fatto tutto questo per qualcuno che doveva arrivare qui, da lui. Infondo questo francese è solo uno stupido Don Giovanni.
« No! Tranquillo Angleterre! Anzi, mettiti comodo sul divano, io prendo qualcosa da mangiare e gli appunti. »
Arthur si avvicinò al divano e ci si sedette: le mani sulle ginocchia e le spalle chiuse. Nervous boy!
Francis fissandolo non potè fare a meno di ridere portandosi la mano sinistra a coprire le labbra; si spostò un ciuffo biondo da davanti l'occhio con la destra, infine riabbassò entrambe le mani e si diresse verso il frigorifero: estrasse una ciotola di fragole e la panna preparata precedentemente e li mise su un vassoio che portò fino al salotto con la mano destra; nell'altra teneva alla bene e meglio gli appunti.
Arthur nel frattempo stava osservando i minimi dettagli preparati da quella stupida rana, ma una cosa in particolare lo colpì: uno stranissimo unicorno in porcellana, messo in bella vista.
« Ti piace? Se vuoi te lo regalo... » disse Francis posando sul tavolino del salotto ciò che aveva in mano.
« Cosa?! No. Non potrei chiederti una cosa del genere! » arrossì Inghilterra.
« Invece insisto. » Mise così il piccolo unicorno sugli appunti.
« Bè allora... Thank's.... ! » Arthur trattenne il suo urlo. Francis si era appena messo addosso a lui. A cavallo a lui. Gli bloccava le gambe con le sue gambe. E gli teneva saldamente i polsi con le sue mani. Poi il francese si avvicinò al volto inglese e sussurrò qualcosa.
« Io, non do mai niente senza in cambio qualcosa... »
« E... e... cosa... vorr... vorresti? » ribattè l'altro.
« Vorrei semplicemente che per stanotte tu seguissi il tuo cuore. »
E adesso che fare? Cosa dire? Must think stupid boy! No. Non c'è tempo. Chiuse gli occhi, Arthur. Francis prese di nuovo l'iniziativa: velocemente appoggiò le sue labbra su quelle del suo prigioniero.
« D...am...ne...d! » provò ad esclamare ma, l'Amore che non permette a nessuno che sia amato di non riamare (cit. Dante), infiammò l'animo dell'inglese. E fu il silenzio. Oddio. No, non silenzio... Le lingue erano impegnate a conoscersi "meglio"...è forse la buona volta che Francis rivaluta la lingua inglese?
Quando si allontanò dalle labbra di Arthur, il volto di quest'ultimo aveva preso un colore rosso, simile a un pomodoro ancora poco maturo...
« Ci sono problemi, Angleterre? »
Ci fu silenzio, di nuovo. L'incertezza. L'imbarazzo. La vergogna dei sentimenti. Ma ecco la risposta.
« Sei solo una stupida rana! » E la testa di Arthur si alzò a raggiungere quella di Francis per un secondo bacio. Passionale. Sembrò durare in eterno.
Le mani di Francis, lasciando quelle di Arthur, scorrono velocemente lungo il busto inglese.
Arthur, da sua parte, iniziò a sbottonare la camicia del francese.
E fu la gara a chi riusciva prima a spogliare l'altro.
Nella foga del momento Francis arrivò a sbottonare i jeans di Artur ma questo lo fermò.
« Promettimi di non ridere. »
« E perchè dovrei ridere Angleterre? » E così dicendo sbottonò completamente i pantaloni.
Ora. Ecco... Ci fu silenzio.
Anche il camino cessò di scoppiettare.
Niente. Nessun. Rumore.
Ora. Voi non lo sapete ancora il perchè. Ma io, adesso. Non riesco più trattenere le risate.
Lo sguardo sorpreso di Francis. L'imbarazzo di Arthur.
Le mutande. Dei Boxer. Rosa confetto. Con unicorni gialli.
« Oh mon dieu... » Scoppiò a ridere.
« Fool! » Si rivestì, acchiappò al volo gli appunti, l'unicorno, la panna e le fragole e scappò via. Fuori da quella casa. Il francese rimase a ridere. A lungo. Senza interruzioni.



        Martedì. Ora 7.15.
Risate risate risate. Tutti fuori da casa Bonnefoy si chiedono il perchè.



        Mercoledì. Ore 8.15. Scuola.
Tutti si chiedevano che fine avesse fatto Francis.
Tonio chiamò l'amico al cellulare e la risposta suonò più o meno così.

Al termine. Tonio chiuse il cellulare. e scosse la testa. Gilbo sopirò.
  
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