Fabri, tu compiacente anfitrione,
che gesticoli e sei tutto un ricamo,
e non hai dimenticato i gemelli
ai polsi, e gli orecchini appesi ai lobi,
lucidati come quel tuo sorriso
dentato, di studiata simpatia;
e nemmeno l’elegante cravatta
che t’accollana il petto color legno
e l’ugola abbronzata di fanghiglia,
pur ch’è inverno; nulla hai dimenticato,
per serbarci un’accoglienza da re.
Mi dispiace, Fabri, ma devo dirlo:
a tua moglie è bastato molto meno.