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Autore: chemicalscollide    22/02/2011    1 recensioni
Tre ragazze italiane, migliori amiche, si ritrovano a vivere in una città nuova come Londra. Qui faranno amicizia con quattro ragazzi che le aiuteranno, le faranno crescere e con i quali instaureranno una bellissima amicizia (e, chissà, forse qualcosa di più) che li porterà ad appoggiarsi sempre l'un l'altro. Durante questa storia tutte e tre si troveranno in situazioni in cui dovranno compiere scelte importanti ed è per questo che è stato scelto questo titolo.
Il racconto è visto da Giulia, una delle tre ragazze, ma non mancano i POV dei vari personaggi.
E' la prima fanfic che abbiamo scritto, io e le mie due amiche, qualche anno fa, quindi siate magnanimi :) E' già completa, perciò posterò regolarmente. Solo un avvertimento, è un po' lunghetta!
Buona lettura!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre passeggiavamo abbracciati, mi guardavo intorno, notando la bellezza dei parchi di Londra: così curati, così puliti e l’erba così verde; migliaia di alberi di tutti i colori riempivano quelle zone verdi, rendendo lo spettacolo ancora più bello. Mi ripresi dalla meraviglia e voltai il viso verso Luca.
“Allora, come è andata?”
“Pensavo peggio… non sono poi così male, in effetti.. è quel Danny che non mi convince…”
“Ma che dici? È veramente simpatico!”
“Sarà..”
Raggiungemmo l’hotel dopo aver camminato per qualche minuto.
“Ora tu vieni su e ti provi il vestito!”
“Agli ordini, sir!” e scattai sull’attenti.
Luca mi diede una spintarella, alzando gli occhi al cielo, e si mise a ridere. Salimmo fino alla camera, che, come l’albergo, era extra-lusso.
“Alla faccia della cameretta!”
Vidi Luca sorridere, mentre tirava fuori dall’armadio la sua valigia. “Il bagno è di là” e indicò una porta al lato del letto a baldacchino. “Guarda che se ti vuoi cambiare qui, non mi dispiace, eh?!”. Gli lanciai un’occhiata, alzando il sopracciglio, e poi mi infilai in bagno. Il vestito mi calzava a pennello. Mi guardai allo specchio sorridendo. *Certo che è proprio bello*
“Che sei morta?”
“No, no arrivo!” aprii la porta. Luca si sedette sul letto mentre mi osservava da capo a piedi, mentre io, per scherzare, cominciai a fare la sfilata, sculettando come le modelle. Lui si mise a ridere.
“Allora?” e gli feci l’occhiolino, dopo aver terminato la “passerella” con una piroetta.
“Inutile dire che sei stupenda… e che ho occhio per le taglie!”
“Direi proprio di sì!”
“Vieni qua, ti devo dire una cosa” e batté con la mano accanto a lui, sul letto.
“Cosa?” mi avvicinai curiosa, sgranando gli occhi mentre mi sedevo. Lo guardai per un attimo interrogativa e poi, improvvisamente, mi prese per un braccio e mi tirò verso di sé, baciandomi con passione. Io sorrisi, mentre continuavamo a baciarci, scendemmo piano piano, fino a ritrovarci sdraiati. Dopo qualche momento di baci sempre più appassionati, la porta si aprì improvvisamente e noi, come presa la scossa, ci allontanammo e scattammo in piedi. Il padre entrò tranquillo; poi i suoi occhi si posarono su di me, un po’ scompigliata, e poi, più severi, su Luca.
“Ciao papà! Tutto bene al lavoro?”
“Bene, sì!” rispose lentamente, sospettoso.
“Ehm… mi scusi dell’intrusione, io ero salita solo per provare il vestito”
“Non ti preoccupare, Giulia, sei la benvenuta. E comunque se ci dovesse essere qualche mano lunga in giro, io sono sempre qui!” mi disse, lanciando uno sguardo al figlio.
“Non si preoccupi, non c’è pericolo al momento” risposi io imbarazzata e chiesi il permesso di andare in bagno per rivestirmi. Mentre loro finivano di preparare le valigie, io mi cambiai, ripensando a quello che sarebbe potuto succedere se il padre non fosse entrato. Feci un respiro e, guardandomi allo specchio, mi rimisi un po’ in ordine. Dopo qualche minuto d’imbarazzo generale, l’arrivo della macchina ci salvò. Durante il tragitto mi accorsi di sentirmi sempre più triste per la partenza di Luca: avrei solo voluto che restasse ancora un po’ con me.
Per arrivare all’aeroporto ci mettemmo più del dovuto a causa di un ingorgo, ma dopo quasi un’ora e molte imprecazioni, riuscimmo a raggiungerlo. Di corsa ci avviammo verso il check-in e poi ci ritrovammo davanti alla fila per il metal detector.
“Bè, io vado intanto. Ciao Giulia!” il padre mi strinse la mano con un sorriso.
“Arrivederci!” e andò in fila, per lasciarci un po’ di privacy.
Luca si mise di fronte a me, prendendomi le mani “Credo sia arrivato il momento!”
Mi veniva da piangere. Lo abbracciai forte e sentii le sue braccia stringermi.
“Non voglio che tu te ne vada!”
“Neanche io vorrei…” e mi baciò i capelli, mentre mi stringeva più forte a sé.
Allora sentii una lacrima scendere sul mio volto, accompagnata da un piccolo singhiozzo. Ma Luca se ne accorse e, lentamente, si separò da me. “Ehi, dai, non piangere!” asciugandomi il viso “ti prometto che verrò prestissimo!”
“Promesso? Perché non resisto senza di te!”
“Promesso!” e mi baciò dolcemente. “Allora…ciao amore!” mi disse, guardandomi negli occhi.
“Ciao!” sentii occhi e gola bruciare. Si avvicinò e, dopo un altro bacio, si allontanò. Aspettai di vederlo passare sotto il metal detector. Poi lui si girò, sorrise, e alzò la mano in segno di saluto. Io feci lo stesso. E, sorridendo, scomparve dalla mia vista.
Cercai di ricompormi, asciugandomi le guance, mentre mi avviavo verso la macchina, concessa gentilmente dal signor Foschetti, che mi avrebbe riportato a casa. Durante il tragitto mi appoggiai al finestrino, guardando la luna spiare timida fra le nuvole.
BIP BIP: messaggio.
“Mi hai appena lasciato, ma già mi manchi. Ti amo!”
Sorrisi. Stavo pensando la stessa cosa.
“Anche tu, tantissimo! Quindi sbrigati a tornare! Ti amooooo!”
Dopo una mezz’oretta passata a contemplare il cielo, la macchina si fermò al cancelletto d’entrata e dopo aver ringraziato l’autista, entrai in casa, dove mi attendevano inaspettatamente Fabiola e Francesca. Salutai frettolosamente i miei e subito ci rintanammo in camera mia.
“Che ci fate qua?” chiesi io sorpresa.
“Siamo venute in caso di una crisi post-partenza del tuo amoruccio!” rispose Francesca prontamente.
“Siamo qui per starti vicino… le amiche in fondo servono a questo!” aggiunse Fabiola, facendo un sorriso a 58 denti.
Io, già triste per il difficile distacco, scoppiai in lacrime, buttandomi tra le braccia delle due.
“Grazie ragazze, se non ci foste voi, non so cosa farei!”
“Bè, vorrei vedere! Se non ci fossimo noi, chi potresti esasperare con i tuoi drammi amorosi?” esclamò Fabiola sorridendo, seguita a ruota da me, consapevole dello stress che gli procuravo.
“Allora, come vi è sembrata la giornata?” chiese Francesca.
“Ah, io mi sono divertita tantissimo. I ragazzi sono troppo forti! Poi Harry è così buffo!” rispose Fabiola.
“Anche io sono stata bene” replicò Francesca “e devo dire che a parte quel commento su Londra, Dougie è stato veramente simpatico. Però mi dispiace per Tom che non sia venuta Giovanna”
“Sì, comunque si è divertito lo stesso, mi è sembrato”
“Sì penso proprio che tutti si siano divertiti oggi” commentai io pensando alla giornata passata.
“Tranne Luca…”
Ci guardammo per un attimo in silenzio.
“Sì lo so, sapete come è fatto… non è un tipo molto socievole… però ha fatto del suo meglio ed io lo amo ancora di più!”
“Sì, è un difetto che si può accettare… e poi con tutti quei regali che ti fa, è difficile pensarci”
“Il vestito che ti ha regalato è veramente bello! Ma poi te lo sei provato?”
“Sì, però..” arrossii e abbassai lo sguardo.
“Però cosa?” chiesero insieme le due, curiose.
Riflettei un attimo, poi decisi di raccontargli l’episodio nella camera d’albergo.
“Noo, davvero?”
“Bè, sarebbe anche normale dopo 6 mesi!” esclamò Fabiola.
“Come sarebbe normale? Non è troppo presto?”
“Bè, se c’è l’amore non è mai troppo presto! E a quanto pare… c’è!”
Io non ero molto convinta, però non volevo pensarci più di tanto e quindi cercai di cambiare discorso.
“Comunque… sono curiosa di sapere se si sono veramente divertiti oggi i ragazzi!”
  
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