Un amore diviso da un filo
spinato
Capitolo
3
Felici, confusi … e innamorati
A Nadine cominciò a battere forte il cuore e, scioccamente,
temé che anche Kurt potesse sentirlo. Abbassò lo sguardo e sorrise imbarazzata.
Il giovane, emozionato e quasi turbato, le lasciò la mano con esitazione e
intanto la sirena fischiò …
Andata via
Nadine, il cuore di Kurt smise di battere all’impazzata e anche il respiro
tornò normale. Si domandò che cosa gli stesse succedendo. Non riusciva a
spiegarsi perché, da qualche giorno, lo stare con Nadine gli procurasse una
sensazione di benessere mista a tensione. Forse la colpa era soltanto di quel
luogo tremendo, del fumo che continuava a uscire prepotentemente dal comignolo
… Kurt alzò gli occhi al cielo e sospirò … O forse era davvero la stessa Nadine
a procurargli quel senso d’irrequietezza. La vedeva più carina e solare
rispetto a prima; i suoi occhi brillavano di una luce intensa e non poteva fare
a meno di fissarli; la sua delicatezza nei gesti e nelle parole lo rassicurava,
lo faceva sentire al sicuro ma allo stesso tempo lo metteva in agitazione. Kurt
era molto confuso. Forse Nadine cominciava a piacergli …
Ma no … Si
disse, in modo quasi ironico.
Nadine era
sua amica e non poteva piacergli … come ragazza!
Dopo un
altro sospiro, Kurt andò via …
Nadine non
riusciva a dormire, a causa del freddo pungente e soprattutto delle molteplici
emozioni che la assalivano. Il ricordo dei momenti trascorsi con Kurt, delle
parole e delle carezze scambiate quella sera la rallegrava e la confondeva, la
consolava e la imbarazzava … Capì allora che Kurt le piaceva … e tanto!
Allontanò
subito questo pensiero dalla mente e, dopo un po’, si addormentò …
Seduto sul
letto e circondato dagli album, Kurt sfogliava e metteva in ordine i suoi primi
scatti fotografici: coppie di giovani innamorati che si scambiavano tenerezze
sulle panchine, sui muretti o sui bordi delle fontane; altre che camminavano
mano nella mano o correvano abbracciate sotto lo stesso ombrello e bambini che
giocavano alla campana, all’acchiapparella, con la corda o le biglie. Erano
queste le persone e le scene di vita che voleva ancora immortalare! I gesti
affettuosi e gli sguardi felici degli innamorati, la spensieratezza dei bambini
ma anche le feste tirolesi, i paesaggi e i tramonti mozzafiato lo rasserenavano
e gli facevano sorridere il cuore. Prese la macchina fotografica e, sdraiatosi,
pensò che fosse davvero giunta l’ora di lasciare il giornale di suo padre, cercarsi
un lavoro e poi aprire uno studio fotografico specializzato magari in servizi
matrimoniali … Ma, in quel preciso momento, gli venne un’altra idea: quella di
fotografare per “L’Hochmann” il lato oscuro del nazismo, la sua folle crudeltà,
Ravensbrück
… Con le sue foto e la sua testimonianza, Kurt avrebbe fatto conoscere al mondo
la verità sul cosiddetto “campo di rieducazione femminile” e
sconvolto l’anima della gente, soprattutto, quella di suo padre. Si chiese cosa
ne avrebbe pensato Nadine …
“ Sono molto
preoccupata per te. ” gli disse.
“ No, non
preoccuparti … Non farò sapere di essere antinazista … Racconterò soltanto ciò
che ho visto e fotografato … ”
Nadine non
sembrava ancora convinta.
“ Fidati di
me e non preoccuparti! … D’accordo? …”
“
D’accordo.” …
Di mattina
presto, Kurt si era recato a Ravensbrück e aveva iniziato col fotografare l’ingresso del campo, le
baracche, il filo spinato e le prigioniere durante l’appello e il lavoro al
laghetto … Scattò altre foto al filo spinato, poi fotografò il comignolo da
cui, come ogni sera, usciva il fumo.
“ E adesso … tocca a te!” affermò, rivolgendo la macchina fotografica
verso Nadine.
“ Cosa?!” esclamò lei.
“ Sì, devo fotografare anche te!”
“ Invece no!”
Kurt le scattò una foto ma Nadine mise subito le mani sulla faccia.
“ Ti prego, Nadine: fammi questo piacere! … Anzi, consideralo un aiuto!
… Un tuo aiuto verso le prigioniere del campo … e verso di te. ”
“ Come fai a convincermi sempre, Kurt? ”
Lui rispose con un sorriso …
“ Mettiti in
ginocchio … Scopriti il braccio sinistro in modo che si veda bene il tatuaggio
…”
“ Così va
bene?”
“ Sì, va
bene … Inclina il capo a destra e guarda fisso a terra … Non muoverti, mi
raccomando … Fatto! … Adesso siediti …”
Nadine
guardava Kurt e pensava a quanto fossero più belli i suoi occhi dietro quei
grandi occhiali. Non poteva fare a meno di fissare il suo sguardo serio e
concentrato e le sue labbra socchiuse dalle quali usciva una nuvoletta di fumo
…
“ … Togliti
il fazzoletto … Ecco, abbiamo quasi finito! … Avvicinati che voglio fotografare
solo il tatuaggio …”
Nadine
vedeva Kurt veramente bello! …
“ Abbiamo
finito, Nadine! … Sei stata fantastica!”
Questa
volta, fu lei a rispondere con un sorriso …
Kurt mise ad
asciugare l’ultima foto, poi uscì dalla camera oscura e salì nella sua stanza. Le
fotografie erano venute più che bene e l’idea che da lì a poco sarebbero state
pubblicate lo esaltava enormemente. Lanciò un’occhiata alla sveglia: ancora due
ore e avrebbe condiviso il suo entusiasmo con Nadine. Pensò di ringraziarla di
nuovo per la sua paziente collaborazione e di dirle, per la prima volta, di
volerle bene … Sedette alla scrivania e, per passare il tempo, si mise a
leggere un libro …
Poco dopo,
qualcuno bussò alla porta interrompendo così la sua lettura.
“ Kurt, posso
entrare?!” era sua sorella.
“ Sì, entra!
… Cosa c’è, Käthe?”
“ Niente … Ho finito i compiti e mi annoiavo …” la ragazza sedette
sulla scrivania “ … Cosa stai leggendo?”
“ «Die Verwandlung», di Franz Kafka. ”
“ Ah … E di cosa parla? ”
“ Parla di un ragazzo che al risveglio si accorge di essersi
trasformato in un grosso insetto.”
Käthe fece un’espressione disgustata ed esclamò: “ Che schifo!”
“ Invece è un racconto molto interessante …” ribatté Kurt “ … Parla
della diversità, dell’intolleranza e dell’abbandono … anche da parte della
famiglia …”
All’improvviso,
Käthe
gli tolse gli occhiali e, cambiando argomento, gli domandò: “ Dimmi una cosa,
Kurt … Ti sei innamorato?”
“ Eh?!”
“ Sì, secondo me ti sei innamorato!”
A quest’ultima affermazione, il pensiero di Kurt corse a Nadine …
“ Tu invece sei impazzita, Käthe …” le disse con tono ironico “ E da
cosa lo dedurresti? Sentiamo …”
“ Beh … è molto semplice! Si vede dal tuo sguardo … Poi perché … sei
più gentile con me, ti alzi dal letto canticchiando, ti fai la barba tutti i
giorni e …” divenne seria “ … non sei più sbronzo … Sei cambiato, Kurt … e in
meglio! … Mi piacerebbe tanto conoscere la ragazza che ti ha fatto mettere la
testa a posto … ”
Kurt pensò di nuovo a Nadine …
“ Non c’è nessuna ragazza, Käthe!” affermò indispettito.
“ Sì, sì … Come no …”
“ E poi chi ti ha detto che sono gentile con te?! … Esci subito dalla
mia camera!”
Käthe, con un salto, scese dalla scrivania.
“ Uffa! …” esclamò, fingendosi offesa “ … Io volevo parlare di cose
serie! … Va bene, me ne vado …”
“ Brava!”
“ … Tanto non ammetterai mai che ho ragione …”
Käthe gli fece una linguaccia e, di corsa, uscì dalla stanza …
Rimasto da solo, Kurt rifletté sulle parole di sua sorella:
effettivamente, durante quegli ultimi mesi, c’erano stati dei cambiamenti molto
importanti nella sua vita a cominciare dalla sua rinuncia all’alcol (rinuncia
per niente sofferta), fino ad arrivare alla scomparsa (o quasi) della sua tristezza
e del suo pessimismo. E tutto ciò coincideva con il suo incontro con Nadine … Capì
allora che era lei la causa del suo cambiamento e si domandò chi fosse
realmente per lui; quale posto occupasse nella sua vita; se la tenerezza,
l’affetto e la simpatia che provava verso Nadine fossero riconducibili soltanto
a una profonda amicizia. Non si diede una risposta ma, in compenso, riuscì a
dare un nome a quel senso d’inquietudine che gli procurava la sua vicinanza o
il suo contatto: attrazione. L’amicizia che provava verso Nadine si era
trasformata in un sentimento molto più intenso e complesso ma questo Kurt non
voleva ammetterlo a se stesso … Tra lui e Nadine, oltre all’affetto, la
simpatia, la fiducia, l’ascolto, la complicità e il sostegno si era aggiunta
una reciproca e nascosta attrazione …
Quella sera, Kurt le raccontò della sua contentezza per l’ottima
riuscita delle fotografie, la ringraziò ma non le disse di volerle bene …
Kurt riguardò le foto, poi le mise velocemente in una cartella. Era un
po’ nervoso non sapendo, infatti, quale fosse stata la reazione di suo padre,
se gli fossero piaciute o meno …
“ Oggi è l’ultimo giorno, Kurt …” gli ricordò suo padre.
Il giovane posò la tazza e, con fierezza, rispose: “ Le foto sono già
pronte … e ne sono trenta!”
“ Ah, bene! …” esclamò l’altro soddisfatto “ Dopo colazione le vediamo
insieme!”
Il signor Hochmann si
aspettava foto raffiguranti come sempre la superiorità della razza ariana e la
maestosità degli eserciti nazisti …
“ Che
significa tutto questo, Kurt?!” gli domandò stupito e arrabbiato, dopo aver
visto le foto.
“ Questo è
ciò che accade nel campo di Ravensbrück! … Queste sono le terribili condizioni in cui versano donne
e bambini! … Guarda qui: di mattina le prigioniere sono costrette a stare in
piedi per l’appello anche fino a tre ore. Qualunque siano le condizioni
climatiche o le loro condizioni fisiche. Senza fiatare. Senza muoversi! … Sono costrette a lavorare come schiave nel
bosco o al laghetto tutto il giorno. Vedi? … E basta un piccolo movimento
durante l’appello o una caduta durante il lavoro e le uccidono senza alcuna
pietà! … Poi bruciano i loro corpi in un forno crematorio. Ecco! Questo è il
comignolo …”
Agli occhi di suo padre, Kurt sembrava un esaltato.
“ Cosa stai dicendo, Kurt? … Sei impazzito?!”
“ No, papà … Non sono io a essere impazzito … Il mondo è impazzito! …
Quello non è un campo di rieducazione! … È un campo di sterminio!”
Suo padre gli prese le braccia e gli disse: “ Kurt, adesso siediti e
calmati …”
“ Non c’è bisogno! … Sono già calmo! …”
“ Kurt, hai detto una marea di sciocchezze! … E queste foto poi …”
“ Poi cosa?
…”
“ Non
potranno mai essere pubblicate nel mio giornale …”
“ Cosa?! Cosa?!
…” Kurt cominciò ad adirarsi contro suo padre “ … Come fai a non capire?!! …
Come fai a essere così insensibile?!! … Stanno uccidendo centinaia di persone
in quel campo!!”
“ Cosa
c’entro io?! … E non alzare la voce con me, Kurt!”
Il giovane
non gli diede retta e continuò a urlare: “ Devi farmi aiutare quelle persone!!”
“ Aiutare?!
… Persone?! … Quelle non sono persone … sono ebrei! … Ed è un bene per tutto il
mondo che ne facciano piazza pulita.”
A queste
parole, Kurt rimase sconvolto e gli disse: “ Ma come? … Non hai neanche un
briciolo di pietà? … Tu sei un padre di famiglia … Ci sono anche bambini in
quel campo che soffrono la fame e il freddo …”
“ Il male va
estirpato alla radice.” ribatté suo padre.
“ Lo sai che
ti dico? … Che mi fai veramente schifo!”
Suo padre
gli diede uno schiaffo.
Kurt restò
immobile per qualche secondo, poi arrabbiato racimolò le foto dalla scrivania e
si avviò in fretta verso la porta.
“ Non puoi
immaginare quanto ti odio in questo momento …” gli disse voltatosi.
Poi uscì
dallo studio sbattendo fortemente la porta.
“ Cos’è
successo, Kurt?!” gli domandò sua madre, uscita allarmata dalla cucina.
Kurt non
rispose poiché, se lo avesse fatto, quel nodo alla gola si sarebbe sciolto in
lacrime.
“ Kurt!” lo
chiamò di nuovo e invano …
Dopo aver
sistemato velocemente le foto nel cassetto della sua scrivania, Kurt uscì di
casa per scaricare il nervosismo.
Quella nuova
umiliazione aveva risvegliato in lui il senso d'inadeguatezza e inferiorità e
la voglia di sparire …
Per le
strade, intanto, stavano allestendo le luminarie e gli addobbi natalizi.
Kurt avvertiva
anche un senso di liberazione per le parole dette a suo padre e per avergli
fatto capire di non essere nazista …
Si domandava
con quale coraggio avrebbe spiegato a Nadine che le foto, a cui lei aveva
collaborato, erano state rifiutate e che quindi la verità su Ravensbrück
non sarebbe stata divulgata e come le avrebbe raccontato della discussione con
suo padre e di quello schiaffo ricevuto … Ma, come sempre, fu molto facile e
naturale parlare con lei. Su alcuni punti, Kurt drammatizzò l’accaduto, facendo
di suo padre una persona ancor più autoritaria e impenetrabile. Nadine lo
ascoltò con attenzione, lo confortò con dolcezza ma gli disse anche che non
avrebbe dovuto usare certe parole con suo padre e di adottare nei suoi
confronti un approccio più tranquillo … All’improvviso, soffiò una ventata
d’aria gelida e i due cominciarono a rabbrividire. “ Fa troppo freddo qui …
Forse è meglio andar via …” affermò Nadine a malincuore. “ Sì, è meglio …”
ribatté Kurt …
Il giorno di Natale era ormai vicino e a Ravensbrück le condizioni di
vita diventavano sempre più insopportabili: il freddo e la neve aggravavano la
fatica del lavoro, il cibo diminuiva di giorno in giorno così come l’igiene,
mentre aumentavano le malattie e il numero delle prigioniere … In quel periodo,
Nadine soffriva tremendamente anche la solitudine per la mancanza dei suoi cari
e il vedere Kurt solo per qualche minuto, a causa del freddo, non l’aiutava per
niente. Aveva
nostalgia di lui, della sua compagnia, delle loro lunghe e, a volte, divertenti
chiacchierate sdraiati sulla sabbia e aveva paura che quell’incontrarsi e
parlare per così poco tempo avrebbe compromesso la loro amicizia. Anche Kurt
soffriva per la mancanza di Nadine e, ogni mattina, si alzava dal letto
sperando che di sera non avesse piovuto o nevicato per vederla almeno per una
decina di minuti. In entrambi accresceva il desiderio di incontrarsi, parlarsi,
sfiorarsi le mani e si piacevano sempre di più … Nel frattempo, Kurt aveva
smesso di lavorare per “L’Hochmann” e, alla ricerca di un nuovo lavoro come
fotografo ma anche come barista o lavapiatti, aveva vissuto l’amara esperienza
delle porte chiuse in faccia …
“ Domani non
verrai, vero? ” domandò Nadine con espressione triste e lui, sicuro, rispose: “
Come potrei lasciarti sola proprio alla Vigilia di Natale?! ”
“ Non festeggerai con la tua famiglia per venire da me? ” continuò con
stupore. “ Festeggerò con te! … ” esclamò Kurt “ … E anche se dovesse nevicare
tantissimo, io verrò! ” Nadine si commosse e la sua paura di perderlo, di
colpo, svanì …
La sera successiva, il tempo fu clemente e i due riuscirono a
trascorrere più di un’ora insieme. Mangiarono, parlarono, risero e poi, con un
senso di appagamento, Nadine tornò al suo blocco mentre Kurt in città, diretto
verso la chiesa …
Alle ore 23, la chiesa era già piena di gente in attesa della messa più
sentita e suggestiva dell’anno. Il coro ripeteva i canti, le suore mettevano
altri fiori davanti all’altare e accendevano le ultime candele, molte persone
chiacchieravano mentre altre recitavano il rosario.
Kurt raggiunse la sua famiglia e sedette vicino a suo padre.
“ Kurt … Dov’eri finito? … Ti abbiamo aspettato per un’ora prima
d’iniziare la cena.” gli disse nervoso.
“ Sono fatti miei.” rispose con arroganza.
“ Kurt … Friedrich
… Per favore …” intervenne sua madre con tono fermo “ … Siamo in chiesa.”
In prima
fila, c’erano anche degli ufficiali delle SS e Kurt s’indignò. Come potevano,
infatti, macchiarsi di crimini orrendi contro la dignità e la vita umana e poi
presentarsi nella casa del Signore? …
Intanto,
anche a Ravensbrück si attendeva il Santo Natale, il primo Natale per tutte le
donne e tutti i bambini in un campo di concentramento, con preghiere e canti. Nella
baracca di Nadine, c’erano molte cattoliche e tutte le altre prigioniere,
ebree, ortodosse, protestanti, testimoni di Geova e zingare con i loro bambini,
partecipavano. Appartenevano a etnie, culture e religioni diverse ma tutte
erano accomunate dalla stanchezza, la fame, l’angoscia, la paura, la speranza
di essere liberate da quell’inferno e il desiderio di ritornare a vivere con la
dignità di persone e di donne. Nadine recitava il rosario, tenendo in braccio
un bambino e, dentro di sé, pregava per la fine dell’antisemitismo, delle loro
sofferenze e della guerra, per la sua famiglia imprigionata chissà dove e per
il suo futuro affinché anche lei un giorno avesse avuto un figlio … Terminato
il rosario, due bambine iniziarono a canticchiare una canzone natalizia e
Nadine ricordò le Vigilie di Natale trascorse con i suoi cari: la tavola
imbandita, i regali sotto l’albero, il camino acceso, le risate con suo
fratello e i suoi cugini, la messa di mezzanotte … Una lacrima le rigò il viso
mentre un’altra ragazza esplose in un pianto isterico. Quando sarebbe finita
quell’agonia? …
Durante la
messa, Kurt non fece altro che pensare a Nadine e pregare per lei, per la sua
salute e la sua vita. Anche Nadine pregò per Kurt, per la sua fragilità e la
sua vulnerabilità spesso celate dietro silenzi, battute e atteggiamenti da
spavaldo …
Per Kurt e
Nadine, il 1939 era terminato portandosi via sogni irrealizzati, progetti
falliti, parole non dette, separazioni dolorose, mancanze incolmate, momenti di
sconforto e paura e cominciava un nuovo anno con ferite ancora aperte ma anche
con piccole, grandi attese e speranze. Per il 1940, Kurt desiderava soltanto
un’indipendenza economica e un dialogo pacifico con suo padre mentre Nadine
sopravvivere al campo e ritrovarsi con la sua famiglia. Entrambi non
desideravano altro che essere liberi, felici e amati.
Molto
spesso, Nadine e Kurt turbati continuavano a domandarsi se le tante emozioni
che provavano stando vicini fossero dovute all’amicizia o a qualcosa di ancor
più importante e, in loro, cresceva impetuoso il desiderio di avere accanto una
persona da abbracciare, accarezzare, baciare e amare …
A Fürstenberg/Havel, non pioveva da quasi una settimana e, quella sera, il clima
era abbastanza mite. Verso le sette e mezza, Kurt uscì per recarsi a Ravensbrück ma prima entrò nel
negozio di dolciumi sotto casa. “ Mi dia 250 grammi di caramelle alla menta. No
quelle! Queste morbidi. ” Le caramelle preferite di Nadine. All’improvviso, una
mano sulla spalla gli fece distogliere lo sguardo dal bancone e si voltò.
“ Ciao,
Kurt!”
Non la
riconobbe subito.
“ Ah, Marleen! … Ciao, come stai?!”
Si strinsero la mano.
“ Bene, grazie! … E tu?!”
“ Idem!”
Sorrisero.
Marleen abitava a soli due isolati da casa sua ma era da molto tempo che
non la incontrava.
“ Allora, Kurt … Mi offri un caffè?”
“ Sì! … Certo!”
Andarono al
caffè lì di fronte e sedettero a un tavolino accanto alla finestra.
Kurt aveva
conosciuto Marleen un anno prima a una festa di compleanno e, per ben cinque mesi,
le aveva fatto inutilmente la corte. Marleen aveva ventiquattro anni; un fisico
armonioso e slanciato; la carnagione chiara; uno sguardo e un sorriso
accattivanti; le labbra carnose; i capelli color biondo dorato e gli occhi
azzurrissimi. Insomma, era la classica ragazza che rispettava i canoni di bellezza
ariana e che non passava di certo inosservata. Dall’atteggiamento frizzante e
seduttivo, su di lei circolava la voce che si concedesse facilmente a uomini
belli e maturi …
“ Allora …
Cosa mi racconti, Kurt? … Novità? …”
“ No …
nessuna novità.”
“ Tutto bene
a lavoro?”
“ Sì, tutto
bene.” Kurt mentì un’altra volta.
“ E in
amore?”
“ Beh … non
ho ancora incontrato la ragazza giusta …”
“ La
incontrerai … la incontrerai … E poi … un ragazzo come te: bello, intelligente,
simpatico … chissà quante ragazze avrà dietro!” Marleen si espresse con tono
ruffiano.
“
Modestamente! …”
Risero.
Poi Marleen
bevve un sorso di caffè e gli disse: “ Domani è sabato … Ti va di uscire? … Io
e te … da soli? …”
Kurt non
rispose subito poiché non gli piaceva più Marleen e non voleva rinunciare a
un’altra serata con Nadine.
Marleen lo
guardò con aria seducente e bevve un altro sorso di caffè …
“ Ah, Nadine!
… Ti ho portato anche le caramelle che ti piacciono tanto.” disse Kurt,
porgendole il sacchetto attraverso il filo spinato.
“ Grazie,
Kurt!”
“ Nadine …”
Kurt riprese a parlare.
“ Sì?”
“ … Domani
non vengo.”
“ Perché?”
domandò Nadine con stupore.
“ Ho un
appuntamento con una ragazza.”
Nadine
rischiò di strozzarsi e tossì pesantemente.
“ Ehi,
Nadine! … Cosa ti succede?!” esclamò Kurt preoccupato.
“ Mi era …”
Nadine tossì per l’ultima volta e deglutì “ … Mi era andata di traverso la
caramella.”
“ Tutto
bene, Nadine?”
“ Sì!”
“ Sicura?”
“ Sì, sì! …”
confermò.
Il suo
sguardo e la sua voce erano cambiati e lei sembrava essersi alterata.
“ … E … come
si chiama questa ragazza?”
“ Marleen …”
“ Ah …
Marleen …” Nadine sorrise per nascondere il suo profondo malessere e,
fingendosi contenta, esclamò: “ … Come la canzone!”
“ Sì … come
la canzone …” ribatté Kurt perplesso e Nadine ostentò un altro sorriso …
Durante la
notte, il tarlo della
gelosia s’insinuò e crebbe nella
testa di Nadine impedendole di dormire. Era tormentata dal pensiero che Kurt,
la sera successiva, non sarebbe ritornato da lei per uscire con una ragazza e
dalla paura di perderlo, ricomparsa più forte. Era arrabbiata nei confronti di
Marleen e si sentiva tradita da Kurt. Provava una sensazione di oppressione al
petto e alla gola e aveva una grandissima voglia di piangere. Si domandava il
motivo della sua gelosia e del suo malessere poiché lei non era la fidanzata di
Kurt, ma la sua amica e, in quanto tale, doveva essere felice per lui,
incrociare le dita per l’ottima riuscita della serata e sperare con tutte le
sue forze che Marleen fosse la ragazza che tanto desiderava e cercava ma non ci
riusciva …
Nonostante non
provasse più nulla, Kurt decise di uscire ugualmente con Marleen per riscattare
se stesso dai rifiuti e dai disinteressi subiti da parte sua e delle altre
ragazze. Il pensiero di trascorrere la serata con Marleen, a stento, lo
entusiasmava ma lo incuriosiva parecchio e, con un po’ di stupore, si domandava
per quale motivo gli avesse proposto di uscire. Forse perché era stata colta da
un fortissimo colpo di fulmine o più semplicemente perché non aveva nessuno con
cui passare il sabato sera, dato l’allontanamento di quasi tutti i giovani
dalla città a causa della guerra … Ben vestito, incravattato e pettinato con la
riga di lato, Kurt alle sette era già davanti casa di Marleen. Dopo un quarto
d’ora di attesa, sedette sui gradini del portone, sbuffando e dicendo tra sé: “ Uffa … Incominciamo bene … ” Aspettare i ritardatari gli
metteva addosso nervosismo e ansia. Alle 19:30, con mezz’ora di ritardo,
Marleen finalmente uscì dal palazzo e Kurt, vedendola, ne rimase incantato. La
ragazza indossava un cappotto aderente nero e delle scarpe decolté dello stesso colore; aveva i capelli raccolti in un
perfetto chignon impreziosito da tre
piccoli fermagli argentati a forma di fiori e le labbra colorate di rosso … Kurt scattò in piedi e la salutò stringendole
calorosamente la mano. Si scambiarono sguardi e sorrisi d’intesa poi Marleen gli
diede un inaspettato bacio sulla guancia.
“ D … dove … pre … preferisci andare? ” domandò Kurt, balbettando. “
Pensavo a un ristorante qui vicino: è molto tranquillo e si mangia bene! ” rispose
e il giovane, trattenendo a stento l’agitazione provocata da quel bacio,
affermò: “ Beh … allora andiamo! ” …
Nadine si
strofinò gli occhi che erano stati costretti a guardare lo stesso punto per
quasi due ore e fece un lungo sospiro di sollievo: era sopravvissuta a un altro
appello e a un’altra giornata di lavoro. Ringraziò il cielo che durante
l’appello serale non c’era stato nessun evento tragico come ribellioni,
uccisioni, punizioni o errori nella conta. Poi, improvvisamente, il suo
pensiero corse di nuovo a Kurt: chissà se aveva già incontrato Marleen, dov’era
andato con lei, cosa stava facendo con lei, di cosa le stava parlando, in che
modo la stava guardando … Li immaginava in un ristorante dall’atmosfera
romantica, riservato agli innamorati: Kurt che, da gentiluomo, le spostava la
sedia per farla accomodare; Marleen che lo ringraziava sorridendogli languidamente;
lui che cercava e sfiorava la sua mano, poggiata sul tavolo; lei che sfoderava
un sorriso malizioso e Kurt che la guardava con profonda ammirazione … La
gelosia di Nadine si era ridestata, carica più che mai e pronta a non darle
pace per tutta la notte …
Per la
serata, Marleen aveva scelto un bel ristorantino accogliente e romantico, dalle
tende e dalle tovaglie color rosa antico e dalle decorazioni dorate alle
pareti. Kurt l’aveva fatta entrare per prima e, dopo aver consegnato i cappotti
alla guardarobiera,
gli sguardi dei presenti si erano posati su di lei e sul suo vestito rosso,
lungo fino al ginocchio. Mentre raggiungevano il tavolo, Kurt si sentì a
disagio a causa dell’attenzione che inevitabilmente anche lui stava ricevendo
ma, allo stesso tempo, soddisfatto: era con una delle ragazze più belle e
desiderate della città … Se solo i suoi amici lo avessero visto … I due
sedettero e cominciarono a ordinare del vino bianco …
A Ravensbrück,
intanto, si era formata una nuova e interminabile fila di donne che, silenziose
e dolenti, attendevano la loro esigua razione di zuppa. Nadine pensò di
avanzare e d’intrufolarsi nel mezzo ma, immobilizzata dalla stanchezza e
dall’angoscia, rimase tra le ultime prigioniere. Il silenzio del campo era interrotto da colpi di tosse e gemiti di dolore,
dal rumore degli zoccoli di legno, dalle voci delle SS e dall’abbaiare dei loro
cani. Le mani di Nadine, gonfie e ferite dal freddo e dall’impugnatura della
pala con cui era stata costretta a raccogliere sabbia per ore e ore,
intrecciate, stringevano con forza la ciotola, un po’ per riscaldarle e un po’
per scaricare il nervosismo. Non sopportava l’idea che Kurt stesse con quella
ragazza, che il suo sguardo, la sua voce e il suo sorriso fossero destinati a
un’altra e non perché fosse sua amica …
“ Cosa fai nella vita? ” domandò Kurt e Marleen rispose: “ Mi sono
appena laureata in Scienze della Comunicazione e adesso sto cercando lavoro come
giornalista … E … mi chiedevo se …” la sua voce era diventata particolarmente
ammaliante “ … potresti parlare di me a tuo padre.” “ Sì! Non preoccuparti!”
affermò Kurt sicuro e lei gli sorrise largamente. Il cameriere, intanto, versò
loro il vino …
Nadine
ricevette il mestolo di zuppa (una brodaglia color giallastro sulla quale
galleggiavano dei microscopici pezzi di carne) e andò a sedersi per terra, vicino alla
sua baracca. Con sguardo afflitto,
fissava quel liquido giallo e in lei si faceva strada la paura che tra Kurt e
Marleen potesse nascere qualcosa. Il suo stomaco cominciò a chiudersi. Se Kurt si fosse
fidanzato, non sarebbe più andato da lei. E avvertì una sensazione di nausea. Avrebbe,
così, perso per sempre una delle persone più importanti della sua vita. Nadine
distolse lo sguardo dalla zuppa e si voltò. “ Joanna! … Prendi …” le porse la
ciotola “ … dalla a tua figlia.”
La donna meravigliata le domandò: “ Sei
sicura?”
“ Sì … Questa sera non ho fame.” rispose.
Joanna prese la ciotola e la diede a sua
figlia, sussurrandole qualcosa in polacco.
“ Dzięki, Nadine!” le disse la bambina.
“ Significa grazie nella nostra lingua.” spiegò la donna.
La tenerezza
di quella bambina riuscì a strappare a Nadine un lieve sorriso …
Mentre
mangiavano, Kurt sentì la scarpa di Marleen sfiorargli lentamente la caviglia
e, per controllare il suo imbarazzo, bevve un sorso veloce di vino. “ è molto buono questo vino, eh?! ”
esclamò, sorridendo. La giovane annuì lievemente con la testa e, con aria
provocante, continuò a sfiorargli la caviglia …
Seduta con la schiena poggiata al muro esterno e gelido della baracca, le ginocchia strette tra le
braccia e lo sguardo perso nel vuoto, Nadine immaginava ancora gli occhi e le
mani di Kurt su quell’altra e viceversa e provava tanta rabbia verso di lei e
verso se stessa. Marleen era di sicuro una ragazza piacente e disinibita,
decisamente il suo contrario …
Finita la
cena, Kurt accompagnò Marleen sotto casa.
“ Ti
andrebbe di salire? … A casa non c’è nessuno e … potrei offrirti qualcosa da
bere … ” Kurt, che non si aspettava una proposta del genere da
parte di Marleen, rimase per alcuni secondi a fissarla immobile e senza parole.
“ Certo! ” rispose poi contento …
Nadine,
intanto, andò a sedersi vicino al filo spinato …
Seduto sul divano, aspettando la vodka, Kurt si domandava perché avesse
accettato la proposta di Marleen: già uscire con lei lo aveva annoiato e a
tratti fatto sentire a disagio, proprio come in quel momento. Non era mai
stato, infatti, da solo in casa con una ragazza e la situazione lo imbarazzava
non poco. Avrebbe preferito stare al
filo spinato con Nadine, a parlare, ridere e scherzare con lei, senza disagio o
l’ansia di dire o fare qualcosa di sbagliato e di apparire stupido.
“ Eccomi qua!” esclamò Marleen e, poggiati bottiglia e bicchieri sul
tavolino, sedette accanto a Kurt …
Nadine, angosciata, fissava la rete di filo spinato oltre la quale Kurt
non c’era. Quella sera, in quel piccolo angolo del campo, avvolto da una luce
fioca, non echeggiava il suono sommesso delle loro voci e delle loro risate …
Quella sera era diversa dalle altre … La ragazza continuava a immaginare Kurt in intimità con Marleen:
le sue mani e le sue labbra che le accarezzavano dolcemente il corpo e lei che
si concedeva con estremo piacere …
Intanto
nella realtà, Marleen, con sfacciataggine, si faceva sempre più vicina a Kurt …
Nadine
desiderava tanto soffocare quei sentimenti di gelosia, rabbia, paura e angoscia
e far così riposare la sua anima e il suo corpo ma, per quanto si sforzasse di provarci, non ci riusciva …
“ Ehi …”esclamò Kurt con voce flebile e roca, dopo aver ricevuto
un bacio sul collo da Marleen.
“ Rilassati, Kurt.” ribatté lei che, inginocchiata sul divano con
le braccia strette attorno alle sue spalle, continuava a baciargli lievemente
il collo.
“ Marleen … non mi sembra il caso …”
“ Shhh … silenzio.”
A un bacio
dietro l’orecchio, un brivido di piacere gli attraversò velocemente tutto il
corpo e fu spinto verso di lei. Con impeto, si svincolò dal suo abbraccio, le
prese la faccia e la baciò sulle labbra. Poi, nella sua mente, riapparve
Nadine, il suo sorriso, la sua buffa smorfia che anticipava una risata e si
staccò di colpo da Marleen …
Nadine,
intanto, si domandava perché non riuscisse ad allontanare quell’insensata
gelosia nei confronti di Kurt …
Mettendogli
le mani dietro la nuca, Marleen spinse Kurt di nuovo a sé e, emettendo un lieve
sospiro, lo baciò con passione. Il giovane ricordò la voce e le carezze
rassicuranti di Nadine, il loro primo incontro, la loro prima vigilia insieme ma
ricambiò Marleen baciandola con più trasporto di prima …
Nadine capì
finalmente che la sua gelosia non era insensata perché lei era innamorata di
Kurt …
Cosa sto
facendo? … Io non la conosco … Io non provo nulla per lei! Pensò Kurt ma
continuò a baciarla.
Io sono
innamorato di Nadine. Finalmente lo ammise a se stesso ma non si separò da
Marleen, anzi la fece coricare sul divano e la baciò ancora.
Poi Kurt si
tolse in fretta il maglione, Marleen sfilò decolté e vestito lanciandoli chissà
dove e, intanto, Nadine esplose in un pianto disperato …