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Autore: ArmaMedievale    23/02/2011    2 recensioni
Luogo indefinito, situazione indefinita, tempo attuale
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il figlio guardò il padre con fare inquisitorio.

- Non ti avevo chiesto di farla finita?

- Cosa vorresti insinuare?

Sorrise: - Che domanda...sembra che non mi conosci..eppure sai bene che sono stanco di questa situazione.

Il padre trattenne un sospiro e si accomodò al tavolo della cucina. Si aspettava un lungo sermone.

- Non mi piace essere trattato così papà, lo sai. Sei pieno di te, vuoi che ogni cosa venga fatta a modo tuo, non accetti consigli, ti limiti a guardare. E chi deve intervenire? Io! Sempre io, io, io, io!

La voce si faceva stentorea

- Nessuno ti obbliga a farlo

- Scusa?!

- Nessuno. Ti. Obbliga. A. Farlo.

Il ragazzo scoppiò a ridere, della risata nervosa di chi non sa più che pesci pigliare.

Nessuno lo avrebbe obbligato! L'affermazione gli sembrò talmente assurda che preferì restare per un attimo in silenzio.

Il padre incalzò:

- Voglio dire: puoi anche non intervenire, ma è una tua scelta

- Una mia scelta tu dici? Dovrei quindi fingere che vada tutto bene e guardare quei quattro poveracci che si fanno del male a vicenda?

- A me non interessa più, sappilo - sibilò

- Me ne sono accorto, se ne sono accorti tutti. Vorrei solo sapere cosa diavolo ti fa passare le giornate su quel cazzo di divano a girarti i pollici.

Se sei depresso curati.

Ma non far pesare tutto su di me, come sempre.

Con questa storia che chi fa da sè fa per tre non m'incanti più.

Alzati, cammina, muoviti: mi fai venire dei dubbi su chi sia il padre e chi il figlio tra di noi.

 

Il padre non sembrava amareggiato, piuttosto iniziava ad irritarsi.

- Io ho i miei motivi

- Lui ha i suoi motivi. Sentiamoli

- Sono stanco

- E' stanco. Stanco di sbagliare o di non far nulla per evitare gli errori?

Sono IO ad essere stanco, ma mi pare di averlo già detto.

- Basta, basta! Io non c'entro. Ho spiegato a tutti la mia posizione. E tra noi lo sai che io sono la mente, tu il braccio

- Oddio, io ti detesto quando mi dici così! Vorrei non essere tuo figlio.

Mi hai preso, mi hai rigirato, hai scelto tu per me.

Non è facile andare da loro, adesso, e sistemare tutto.

Non ora. Un tempo, forse, ma le tue uscite da megalomane mi hanno incasinato tutto.

Quando parlavo, loro mi capivano, erano semplici, ricettivi. Adesso non posso pretendere che mi ascoltino.

Neanche se gli facessi resuscitare un morto davanti, mi crederebbero. Direbbero che l'equipe medica deve aver sbagliato le valutazioni, che...che ne so io!

Pragmatici, insensibili, lo sai come sono.

- No, non lo so, io leggo

Il figlio era sempre più disgustato

- Bravo, sì, fai l'alternativo, leggi, resta sul tuo divano che tanto ci sono io a pensare a tutto. Ma sono figli miei o tuoi?

Il ragazzo iniziava a scaldarsi troppo. Il padre lo fulminò con uno sguardo, per ristabilire le gerarchie, e si alzò.

Dall'altra stanza arrivava la solita musica classica a tutto volume.

Pensò che dopo questa discussione avrebbe voluto un bel silenzio.

Ma il figlio ritornò all'attacco:

- Io voglio la mia libertà, la mia indipendenza, non posso stare sempre qui a guardarti, ad aiutarti, a chiederti se hai bisogno di qualcosa! Ormai non pulisci più nemmeno la voliera della colomba da solo! Almeno prima ci pensavi tu agli animali...

- Senti Gesù, oggi mi hai proprio rotto. Vuoi resuscitare? Resuscita! Non vuoi resuscitare? Non resuscitare! Vuoi che finiamo come con quella Maria che si è stancata di fare tutte quelle apparizioni e si è licenziata?

Fai - quel - diavolo - che - vuoi.

Saranno figli miei ma avevo bevuto...manco mi ricordo come li ho fatti!

- Con la polvere

- Ecco, appunto
  
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