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Autore: kikkisan    24/02/2011    17 recensioni
"E’ una calda mattina d’estate.
Salgo sulla nostra collina preferita, dove da piccoli amavamo giocare a rincorrerci..." inizia cosi, questa che per me è la prima storia a capitoli, una storia iniziata più di un lustro fa, una storia che deve fare ancora un po’ di strada per arrivare alla fine, che forse zoppicherà qua e la, ma che spero possa trasmettere a Voi che la leggerete quello che ha trasmesso a me nello scriverla.
Dopo il prologo iniziale, cosa successe il giorno dell’accusa di tradimento? E se il messaggere di sua maestà arrivasse un attimo dopo...
Leggetela e se vi va ditemi che ne pensate nel bene e nel male.
E come sempre Carpe Diem.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8. illusioneoverita

Sento stringere la mia mano.
Sento le tue dita unirsi alle mie.
Sento.
Apro gli occhi.
E.
Finalmente il mio miracolo.
Finalmente la mia luce.
Finalmente.
Le tue palpebre sbattono incessantemente.
E sono aria.
Sono vita.
La mia.
I tuoi occhi sono aperti.
Inconsapevoli di tutto quello che è successo.
Inconsapevoli del dolore che li marchierà per sempre.
Due oceani azzurri ignari della tempesta che sta per abbattersi.
Ma.
Vedo che...
Non sorridono.
Non gioiscono.
Piangono.
Ed io non capisco.
Le tue dita stringono le mie.
Più forte.
Ancora più forte.
“Oscar”
I tuoi occhi inquieti incontrano i miei.
Le parole che pronunci mi uccidono.
“E’ morto Andrè … mio padre è morto”
Richiudi gli occhi, mentre le lacrime solcano il tuo viso.
Scivolano via, rigando il cuscino.
Lasciando una scia che sa di morte.
Mentre sfuggono all’ombra del destino.
Il tuo Oscar.
Io, non so come lo sai.
Non so come l’hai capito.
Ma è cosi.
Questa è la verità.
Sai ciò che è avvenuto.
Ti guardo ansioso.
Mi guardi sicura.
Come se già sapessi tutto.
Come se sentissi il profumo della mia colpa.
Ti parlo.
Ti spiego.
Ti chiedo perdono.
Non so neanche io perché.
Per non essere riuscito a salvarlo?
Forse.
Per averti lasciato salvare me?
Forse.
Non lo so.
Io, non so più nulla.
Ora non capisco più nulla.
Ora ci sei tu.
Tu.
E solo tu.
E poi.
Mi siedo accanto a te.
Vorrei abbracciarti.
Stringerti.
Capire che non sto sognando.
Comprendere che sei reale.
Sei viva.
Oh Oscar.
Tu non sai come mi sento.
Oscar.
Non sai che miracolo sei.
Oscar.
Io, sono rinato.
Un’altra volta.
Grazie a te.
La tua mano si posa sul mio cuore.
Sospiri.
Mi fai cenno di avvicinarmi.
Mi accosto alle tue labbra.
Un soffio.
Flebile.
“Grazie per avermi riportato a casa…”
I nostri occhi s’incrociano.
Perplessi i miei.
Consci i tuoi.
E sorridi.
Non mi hai mai sorriso cosi.
Uno di quei sorrisi per cui vale la pena di morire.
Il mio viso rimane immobile accanto al tuo.
Le nostre labbra sono vicine.
Si rasentano.
Si sfiorano.
Sento i tuoi occhi dentro i miei.
Mi avvicino.
Sempre di più.
E tu mi lasci fare.
I nostri respiri si uniscono.
E tu mi lasci fare.
Pongo fine a quest’inutile aria che ancora ci divide.
Bacio le tue labbra
Prima delicatamente.
Poi.
Poi.
Oh.
La mia passione sopita per anni prende il sopravvento.
Le mie labbra sono sempre più impetuose sulle tue.
Torturo la tua bocca come tu hai torturato per anni il mio cuore.
Ma.
La paura corre veloce fino alla mia anima.
Un antico terrore s’impadronisce del mio cuore.
E quella violenza riemerge ai miei occhi annientandomi.
Ma tu.
Non accenni a ritrarti.
Non sento il tuo corpo respingermi.
Non sento la tua rabbia avvolgermi.
Sento.
Solo le tue labbra che cercano le mie.
Solo la tua mano persa nei miei capelli.
Solo il tuo cuore battere insieme con il mio.
Forte.
Fortissimo.
Oscar.
Io…
Oscar.
E poi.
Un rumore assordante di porcellana.
Un grido violento.
Mi tiro via.
Quasi scottato.
Tu continui a guardarmi.
Sicura.
Io.
Indietreggio esitante.
Io.
Mi appoggio al letto.
Io.
Insicuro.
Indietreggio ancora.
E ancora.
Le gambe sembrano non reggermi più.
Le lacrime continuano a scendere.
Tu.
Oscar.
Sei viva.
Viva.
Ora capisco.
Ora mi rendo conto.
“Andrè!”
Sento la nonna gridarmi qualcosa.
Non ascolto.
Sento la sua mano spingermi via.
Non comprendo.
Annego ancora nei tuoi occhi.
Oscar.
Vibro ancora sulle tue labbra.
Oscar.
Mi porto una mano alla bocca.
Oscar.
Ma, allora anche tu...
Tu.
Oscar.
Io.
Guardami.
Dio Oscar.
Non voltare il viso.
No, Oscar.
Non chiudere gli occhi.
No, Oscar.
Non farmi questo ti prego.
OSCAR.
Ma.
La porta mi viene chiusa in faccia.
Ci appoggio la fronte.
I pugni battono senza quasi far rumore.
Le lacrime scendono ormai incontrollate.
Respiro.
Forte.
Di nuovo, forte.
Devo andare.
Devo.
Corro.
Via.
Scendo le scale.
Velocemente.
Non conto neanche più.
Corro.
Non so dove.
Corro.
Arrivo alle scuderie.
Salgo sul mio cavallo.
Lascio le redini.
Corri cavallo corri.
Non so dove.
Corri cavallo corri.
Non so per quanto.
Corri cavallo corri.
Ora portami via.
Via.
Via.
Lontano da qui.
Lontano da lei.
Lontano dal mio cuore.
VIA!
Frustate di rami cedono il passo al mio dolore.
Foglie secche seguono dolenti il mio cammino.
Alla fine sono arrivato.
Dove volevo.
Dove tutto è iniziato.
Dove tutto poteva cambiare.
Dove tu hai scelto la tua vita
Qui.
Al nostro lago.
Dove da piccoli stavamo per annegare.
Dove anni fa ce ne siamo date di santa ragione.
Dove ho provato a farti cambiare idea.
Dove ho provato a farti diventare una donna.
Il mio primo fallimento.
Chiudo gli occhi.
Mi bagno i piedi.
Ed entro.
Fino alle ginocchia.
Fino alla vita.
Un lungo respiro.
E.
Infilo la testa dentro l’acqua.
Rimango qui.
E aspetto.
Non so neanche io cosa.
Aspetto.
Che l’acqua porti via il tuo profumo dalla mia pelle.
Aspetto.
Che l’acqua anneghi per sempre la mia illusione.
Trattengo il respiro.
Fino quasi a morire.
Fino a che il mio cuore resiste.
Ma.
Di scatto riemergo.
L’acqua è spruzzata in aria dai capelli.
Le gocce ricadono sul mio viso confondendosi con le lacrime.
Il sole mi acceca.
Ed io voglio accecarmi.
Urlo.
OSCAR.
Voglio confondermi ancora tra i tuoi capelli.
Grido.
OSCAR.
Voglio bruciare di nuovo tra le tue mani.
Imploro.
Oscar.
Voglio ingannarmi col tuo amore.
Oscar.
Sento la pesantezza dell’acqua scavarmi l’anima, seppellendola.
Sento il calore del sole infiammarmi il cuore, incenerendolo.
Mi trascino fuori.
M’inginocchio.
Le mie mani toccano l’erba secca.
Sento le forze venire meno.
Cado a terra.
Stringo un pugno d’erba.
Lo strappo via con violenza, battendo più e più volte.
Fino a sentire le ossa pregarmi di smettere.
Fino a sentire l’odore del sangue bruciare nelle mie narici.
Oscar.
Io, ricordo.
Come se fosse ieri.
Ma, sono passati vent’anni.
Vent’anni Oscar.
E dopo vent’anni qualcosa è cambiato.
Nei tuoi occhi.
Nelle tue labbra.
Nelle tue mani.
Io lo so.
Io l’ho sentito.
Erano me che cercavano.
Erano per me che bruciavano.
Erano me che accarezzavano.
Non un altro Oscar.
Non Fersen.
Non Girodelle.
Ma me.
Me.
Io.
Oscar.
Se quello che ho visto nei tuoi occhi è solo illusione di un folle, allora dov’è la verità?
Dove?
Se quello che ho sentito nel tuo cuore è solo l’inganno per un servo, allora dov’è la realtà?
Dove Oscar?
Dove?
Ti prego Signore.
Strappami il cuore.
Ti prego.
Uccidimi.
Ti prego
Aprimi le porte dell’inferno.
Ma.
Non farmi vivere nell’illusione.
Non farmi vivere in un bacio rubato.
Non distruggermi di nuovo.
Ti prego.
Chiudo gli occhi.

***

E’ ormai sera.
Solo il silenzio mi fa compagnia in questo grande palazzo.
Sono stanco.
Tanto stanco.
Salgo lentamente i gradini di quest’ampia scala.
Ora conto.
Come sempre.
Mia nonna mi ha messo in mano un grande vassoio.
Dice che devi mangiare.
Ha borbottato ancora qualcosa.
E mi ha guardato storto.
Lo so nonna.
So che dovrei stare lontano da lei.
Lo so.
Sospiro.
A passi lenti continuo ad avvicinarmi a te.
Cammino piano per far sì che la distanza rallenti il forte battito del mio cuore.
Cammino piano nella speranza che tu dorma cosi da non dover assistere alla distruzione delle mie illusioni.
Cammino piano.
Piano.
Ma.
Vedo luce uscire dalla tua stanza.
Sei ancora sveglia.
Sospiro.
Non sono pronto a rispondere alle tue domande Oscar.
Non sono pronto a cercare le risposte che il mio cuore incessantemente pretende.
Non sono disposto a essere trascinato di nuovo ai margini della tua vita.
Non ora.
Non adesso.
E forse mai più.
Ma.
Sento parlare.
Sommessamente.
Sottovoce.
Appoggio la mano alla porta.
La scosto lentamente.
Senza far rumore.
E.
Lo vedo.
Nella penombra di una candela.
Nell’oscurità della mia anima.
La sua mano sulla tua.
Lo sento.
Ti parla.
Lui.
No.
Non è possibile.
Non lui.
Non qui.
Non con te.
Non ora.
No.
Fersen!

Appunti di viaggio:

E’ stato un capitolo difficile, molto difficile e non so se sono riuscita nell’intento che volevo.
Quello di far trasparire le sensazioni e sentimenti contrastanti di Andrè che non vuole illudersi, ma solo sperare che quel bacio sia frutto di un’emozione e non del momento.
Siamo, giunte quasi alla fine ragazze mie, solo altri due capitoli e “Il mare della Normandia” prenderà la strada del tramonto.

Come sempre voglio ringraziare Tetide, Arte, Cosmopolitangirl, Livia, angel88cz, Kira91, NinfeaBlu, Min72, MacchiaArgentata, Crissi, Leila345, xladyOscar e Lavanda76, per le recensioni a “Prima di morire” e grazie a tutte coloro che leggono solamente.
Ora potrò dedicarmi un po’ alla lettura di storie a cui tengo molto e delle quali sono estremamente indietro.
Mi congedo da voi ringraziandovi per il sostegno e per la passione che avete nel leggere questa storia, e come sempre Carpe Diem.

   
 
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