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Autore: Nil_Yeol    24/02/2011    6 recensioni
porto il tuo palmo a contatto con la mia bocca e inizio a leccare avidamente i rivoli di sangue succhiando anche la punta fredda delle tue dita e chiudendo gli occhi per godere appieno di quel sapore inebriante. Sento un gemito strozzato provenire dalle tue labbra livide, così cesso la mia dolce tortura e poggio delicatamente il viso sulla tua spalla per sussurrarti parole di miele all’orecchio.
- Non tremare piccolo angelo, sono qui per aiutarti… - e con una mano sfioro la tua guancia pallida e fredda - …ma in cambio del mio aiuto…dovrai darmi le tue ali .-
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HUMAN DEMON




Di Ryo e Takanori non si seppe nulla nemmeno il giorno seguente. Naturalmente le famiglie avevano immediatamente avvertito la polizia, ma le ricerche non portarono ad alcun risultato.
Yutaka, dalla sua camera, riusciva a sentire la voce della madre mentre parlava al telefono tutta trafelata: discuteva con il preside riguardo alla scomparsa dei due ragazzi e non riusciva a trattenere quei singhiozzi che mai avrebbe voluto far sentire al figlio.
Voleva dargli forza ma Yutaka sapeva benissimo che tra i due, lui era certamente quello che meglio riusciva a mantenere il sangue freddo. In fondo Takanori era un demone, non c'era motivo di preoccuparsi per la sua incolumità, il vero problema era Ryo; se fosse rimasto vittima della furia del più piccolo, Yutaka non avrebbe certo biasimato il suo carnefice.
Scostò le coperte con un movimento brusco e si sollevò dal letto andando ad accendere la piccola lampada sulla scrivania; poggiò le mani sul piano di legno guardando fuori dalla finestra.
<< Sbrigati a tornare Takanori.>>


La strada verso scuola fu più lunga e noiosa del solito: Takanori non si faceva vedere da nemmeno un giorno e lui si sentiva già terribilmente solo.
In classe non ascoltò nemmeno una sillaba della spiegazione del professor Aogiri e ignorò completamente quei poveri sventurati che avevano avuto l'ardire di rivolgergli la parola.
Si sentiva a disagio, dopo tanto tempo si sentiva di nuovo fuori luogo: la costante presenza di Takanori in quel periodo l'aveva aiutato a cambiare, ad accettarsi nonostante i suoi difetti e soprattutto ad avvicinarsi a Miyavi...
Il pensiero del suo ragazzo lo fece sorridere rincuorato; da quando si erano avvicinati, sentiva sempre più il bisogno di stargli accanto, di averlo al suo fianco.
Uscì in cortile seguendo l'insegnante di educazione fisica e strinse tra le mani un lembo della maglia che indossava, la maglia che proprio Miyavi gli aveva regalato qualche tempo fà.


<< Quanto sei carino Yuta-chan!>> glielo disse quando l'aveva indossata davanti a lui la prima volta.
<< Tienila, così potrai avermi accanto anche quando saremo lontani.>> poi un bacio, il suo corpo caldo che lo stringeva e il sorriso luminoso che Miyavi donava solo a lui.



Fece un respiro profondo e iniziò a correre intorno al campo.
Poteva sentire l'aria fredda del mattino percorrergli tutta la schiena, sotto la felpa leggermente troppo larga per il suo fisico asciutto, ma il gelo non gli impedì di continuare la sua corsa: veloce, sempre più veloce, correva a perdifiato senza capirne il motivo ma sentendone l'impellente bisogno.
Sapeva solo di voler fuggire, di voler andare da lui, rimanere con lui per sempre; poi improvvisamente avvertì un tuffo al cuore, una sensazione di vuoto e freddo al centro del petto.
Cadde a terra piegandosi su se stesso e portò una mano sul cuore, sentendolo battere all'impazzata.
<< Yutaka! >> l'insegnante gli era corsa incontro e, inginocchiatasi al suo fianco, poggiò una mano sulla sua spalla.
<< Ehi, cos'hai? Yutaka guardami e dimmi cos'hai! >>
La voce della donna rimbombava nelle sue orecchie e suonava ovattata, come lontanissima, mentre le sue mani lo prendevano per i polsi nel tentativo di farlo alzare.
Si sollevò in piedi a fatica, continuando a tenere gli occhi serrati per il dolore: il battito irregolare continuava a farsi sempre più veloce ed intenso e Yutaka sentiva quasi di poter morire da un momento all'altro.
Le dita fredde dell'insegnante sfiorarono la sua guancia ma quel gesto fece scattare qualcosa nel giovane che, preso dalla rabbia, strinse quella mano nella sua fino a sentire le ossa scricchiolare in quella presa ferrea.
<< Non mi toccare.>> quasi lo ringhiò tra i denti mentre la guardava furente.
Spinse a terra la donna lasciandola urlare per il dolore e si allontanò spintonando il gruppo di ragazzi che nel frattempo si erano radunati lì intorno.
Non tornò in classe, non prese la divisa scolastica, piegata con cura nello spogliatoio maschile, né diede ascolto agli ammonimenti del vicepreside mentre oltrepassava il grande cancello dell'istituto.
Proseguì senza timore per la sua strada e in breve tempo raggiunse finalmente la sua meta.
Solo dopo aver attraversato i lunghi corridoi popolati da uomini in camice e pazienti in convalescenza, raggiunta quella stanza, Yutaka ritrovò la sua usuale pacatezza.
Fu come svegliarsi dopo un terribile incubo; la furia di poco prima era scemata come per incanto e a malapena ricordava cosa fosse accaduto.
“ Ma che mi prende?”
Il brunetto sfiorò la sua fronte con una mano per poi lasciarla scivolare lungo un fianco, con fare esasperato.
Fortunatamente Miyavi sembrò aver percepito il suo bisogno d'aiuto, così lo vide aprire la porta accogliendolo con un sorriso.
<< Yutaka!!! Ecco perché mi sentivo già meglio! C'eri tu nelle vicinanze! >>
A quelle parole sentì il cuore sciogliersi piacevolmente e non poté fare a meno di gettarsi tra le braccia dell'altro, lasciando che le lacrime rigassero il suo volto cinereo.
<< Che hai Yuta-chan? È successo qualcosa di brutto a scuola? >>
Avvolto in quell'abbraccio caldo e rassicurante, Yutaka si limitò a scuotere la testa, stringendosi maggiormente al corpo longilineo e forte del suo ragazzo.
Miyavi iniziò ad accarezzare i suoi soffici capelli per tranquillizzarlo, poi lo portò nella stanza facendolo stendere sulle coperte tiepide del suo letto.
Rimasero così, l'uno accanto all'altro, per diverso tempo, con i singhiozzi di Yutaka a riempire la stanza dalle pareti candide e il tocco delicato di Miyavi sul suo corpo fragile.
Quando si fu calmato, restando ancora accoccolato al petto del giovane dai capelli variopinti, Yutaka iniziò a parlare con voce flebile.
<< Non so cosa mi stia prendendo, da qualche giorno a questa parte mi sento strano: sono sempre stanco, quasi non riesco a stare in piedi, a volte faccio cose di cui non mi spiego la ragione.
Oggi...oggi ho fatto del male ad un'insegnante e non so nemmeno come ci sia riuscito! Non ho mai torto un capello a nessuno e ora mi ritrovo a rompere il polso di una donna...questo non sono io! >>
Le dita sottili del ragazzo afferrarono qualche ciocca di capelli tirandola con forza, ma la mano di Miyavi lo fermò impedendogli di farsi del male.
<< Calmati Yutaka! >> la voce ferma del suo compagno lo pietrificò in un istante.
<< Non c'è niente che non va in te, sei solo stanco e preoccupato. Sei sempre in ansia per la mia salute, lo so benissimo, e per questo finisci con lo stressarti, non mangi e di conseguenza ti senti debole!
Accidenti Yutaka ne abbiamo parlato tante volte!!! Se vuoi davvero che io stia bene, devi, prima di tutto, prenderti cura di te stesso, altrimenti come speri che io possa stare tranquillo e guarire in fretta? >>
Il sorriso sornione di Miyavi gli fece battere il cuore, se possibile, ancora più velocemente e subito avvertì il tormento che lo attanagliava, indebolire la sua morsa.
Era vero; anche senza volerlo la sua mente si concentrava, ogni singolo attimo della giornata, sul pensiero di Miyavi. Si chiedeva continuamente come sarebbe potuto stare in quel momento, cosa stava facendo, se aveva bisogno di lui...
Yutaka viveva in funzione di Miyavi, viveva con lui, viveva per lui.
Se Takanori, per salvare il ragazzo, gli avesse chiesto, non solo la sua anima, ma il suo corpo, la sua volontà, il suo intero essere, certamente avrebbe accettato senza esitazione;
anche in quello stesso momento, abbandonato contro quel corpo bollente che lo riscaldava, pensava che si sarebbe sacrificato all'istante per lui, anzi di più, era disposto a sacrificare chiunque per il suo amante.

Infondo l'amore è il sentimento più vicino alla follia, al più assoluto annullamento di se stessi.
<< Io morirei per te Miyavi. >>
Miyavi addolcì lo sguardo intrecciandolo con quello languido del ragazzo sotto di sé.
<< Ma io non voglio che tu muoia, ho bisogno che tu sia vivo...io ho bisogno di te Yutaka.>>
Le labbra rosee di Miyavi sfiorarono quelle pallide dell'altro, mentre con la mano carezzava con meticolosa lentezza la sua coscia snella.
Yutaka sentì le dita del ragazzo scivolare lungo la sua schiena liscia e morbida, e a quel contatto non poté fare a meno di inspirare sonoramente, trattenendo il fiato.
<< Yutaka? >> la voce dell'altro lo chiamò sussurrando.
<< Umm...? >> non aveva nemmeno la forza di reagire, così si limitò a mugolare quella che doveva essere una sorta di risposta.
Miyavi ridacchiò vicino al suo orecchio, soddisfatto dell'effetto che aveva sul ragazzo, e lo abbracciò stretto baciandolo ancora sulle labbra.
<< Non voglio costringerti a stare ancora in questo posto nauseante, usciamo fuori e facciamoci un giro! >>
Yutaka aprì di scatto gli occhi per fissare quelli ridenti ed entusiasti del suo ragazzo; quella proposta lo aveva a dir poco inorridito.
Certo avrebbe dato qualunque cosa per trascorrere una giornata con Miyavi, ma non per questo era disposto a mettere in pericolo la sua salute.
<< Non se ne parla! >> si scostò da lui bruscamente per poi alzarsi dal letto eccessivamente rigido << Sai che non puoi andartene in giro, l'ultima volta in giardino hai rischiato la polmonite. >>
Miyavi si mise a sedere con fare sconsolato e un' espressione contrariata sul volto.
<< Non fare quella faccia, lo sai che sono solo preoccupato per te. >>
Il sorriso dolce e stanco di Yutaka lo fece sciogliere come neve al sole e, non riuscendo a sostenere il suo sguardo, Miyavi abbassò il viso vinto dall'intensità di quegli occhi.
<< Si lo so Yuta-chan, ma anch'io mi preoccupo per te, per questo vorrei che fossi sempre felice e libero di andare dove vuoi, invece sei costretto a stare qui, ancorato ad un peso che ti sta trascinando a fondo.>>
Gli occhi caldi e profondi di Yutaka furono inondati da lacrime, che copiose iniziarono a scendere lungo le sue guance pallide. Tornò accanto a quel ragazzo capace di sconvolgere in quel modo la sua anima ormai perduta, e lo abbracciò con quanta forza gli restava in corpo.
<< Tu non sei un peso amore mio. In qualunque luogo io mi trovi, se ci sei tu, sento di essere nel posto giusto, che questo sia una stanza d'ospedale o il giardino dell'Eden. >>
Miyavi nascose il volto nell'incavo del suo collo e si abbandonò ad un pianto liberatorio: Yutaka lo aveva visto tanto sconvolto e rassegnato solo in un'occasione, quando lo aveva incontrato per la prima volta, appena un anno fà.


….......




Aspettava Ryo da almeno un'ora.
Non era la prima volta che lo faceva attendere tanto, ma quel giorno, seduto su quella sedia scomoda e cigolante, avvertiva l'opprimente aria di quell'edificio soffocarlo, quasi potesse perdere i sensi da un momento all'altro.
Gli ospedali non gli erano mai piaciuti: vedere tutti quei volti smunti e tristi, quegli occhi stanchi e a volte rassegnati...tutto in quel luogo lo angosciava.
Sfregò le mani sui jeans scuri per riscaldare le gambe ormai addormentate e, facendo forza sulle ginocchia, si alzò in piedi guardandosi intorno.
Non c'era nemmeno l'ombra dei candidi camici dei medici e i passi dell'ultima infermiera che aveva visto poco prima, rimbombavano ormai lontani; nessuno avrebbe potuto rimproverarlo se avesse fatto quattro passi per riprendersi da quell'atmosfera soffocante.
Camminò a passi svelti, tenendo le mani in tasca e lo sguardo basso e lungo il suo cammino non incontrò anima viva; ad accompagnarlo c'era solo il pungente odore di ammoniaca che lo costrinse ad arricciare il naso disgustato.
Alla fine, senza riuscire a trattenersi, starnutì un paio di volte coprendo il piccolo viso dagli occhi color cioccolato, con le mani curate.
<< È insopportabile vero? >> una voce calda e suadente lo fece trasalire.
Si voltò con il panico dipinto nello sguardo, per poi stringere in un un gesto spasmodico, il bordo della sua maglia bordeaux.
Il ragazzo che gli aveva rivolto la parola si avvicinò a lui con occhi cupi: due profonde cavità oscure, pronte a risucchiarlo.
<< Che c'è? Ti hanno mangiato la lingua? Oppure non ti sprechi nemmeno a parlare con i malati? >> quel tono di voce era freddo e pieno di rancore, come se quel giovane dai capelli così sgargianti fosse divorato da una rabbia lenta ed incessante.
Yutaka sbatté le lunghe ciglia un paio di volte e aprì la bocca per ribattere qualcosa, naturalmente con poco successo, l'altro infatti si avventò su di lui schiacciandolo contro il muro.
<< Quelli con la faccina pulita come te sono i peggiori, io vi conosco; siete degli ipocriti che si sentono soddisfatti e mettono a tacere la coscienza facendo i paladini del volontariato! Qui non c'è nessuno che abbia bisogno della tua pietà, quindi gira i tacchi perché la tua espressione disgustata è l'ultima cosa che voglio vedere! >>
Aveva urlato a squarciagola, eppure nessuno venne ad accertarsi di quanto stava accadendo; quella situazione diventava via via più assurda e il corpo del giovane che premeva sul suo non migliorava certo le cose.
Sentì le gambe indolenzirsi mentre la vista gli si annebbiava: la vicinanza del ragazzo lo stava soffocando, ma inspiegabilmente non fu lui ad accasciarsi in terra bensì il suo aggressore.
Si era rannicchiato sul pavimento stringendo la maglia all'altezza del torace, mentre il suo respiro si faceva più rauco e irregolare; Yutaka si inginocchiò accanto a lui sfiorando con le dita i suoi soffici capelli.
L'altro scansò la sua mano con uno schiaffo e gli lanciò un'occhiata truce.
<< Non mi toccare...io...io non ho bisogno dell'aiuto di...nessuno...>> violenti colpi di tosse interrompevano le sue parole già piuttosto flebili e sibilanti.
Gli occhi lucidi di Yutaka guardarono intensamente la figura tremante di fronte a sé e, nonostante il colorito pallido e il fisico esile e debilitato, non poté fare a meno di ammirare quel ragazzo tanto deciso e coraggioso:
era in grado di fronteggiare anche un ostacolo come la malattia, mentre lui si lasciava abbattere anche da semplici ed effimere parole.
Se solo avesse potuto fare qualcosa per quel ragazzo...in quel momento pensò addirittura che gli avrebbe ceduto volentieri il suo corpo, ingiustamente in piena salute: almeno uno dei due avrebbe potuto avere un'esistenza che valesse la pena di essere vissuta.
Per la prima volta andò contro la sua indole remissiva e abbracciò il ragazzo accarezzando la sua schiena.
<< Perdonami, non volevo offenderti, ma ti assicuro che io non provo pena per te, tutt'altro! >>
Il sorriso dolce del brunetto catturò l'attenzione dell'altro, il quale continuò a guardarlo completamente folgorato dalla delicatezza dei suoi tratti.
Yutaka tentò di aiutarlo ad alzarsi, ma quello si aggrappò a lui come un bambino alla propria madre, e iniziò a singhiozzare sommessamente.
Gli chiese più volte scusa, gli disse che non pensava quelle cose ma che si sentiva solo e quella solitudine stava inaridendo il suo cuore già irrimediabilmente compromesso.
Yutaka si limitò ad ascoltare, cullandolo e tenendolo stretto a sé.
Qualcosa quel giorno gli aveva fatto capire quanto Miyavi fosse importante nella sua vita, il tassello mancante del suo puzzle.
Se molti filosofi, per secoli, si erano interrogati sul senso della vita, lui era finalmente riuscito a trovare il perché della sua: Miyavi.
Renderlo felice e lenire quel suo senso di abbandono sarebbero stati i buoni motivi che lo avrebbero spinto ad andare avanti e a continuare per la sua strada, se pur impervia e costellata di fatiche.
In realtà non capiva neanche il motivo per cui quel ragazzo, all'inizio tanto scortese, avesse occupato sin da subito la sua mente, ma ciò che risultava evidente era proprio la certezza di questa constatazione;
forse era stato il destino a farli incontrare, forse Miyavi, in quel corridoio desolato, stava aspettando proprio lui e nessun altro.
Certo non poteva esserne sicuro, ma il fato aveva voluto che si conoscessero e che rimanessero ancora insieme dopo un lungo anno.



…............




Era riuscito a mantenere ciò che si era ripromesso solo in parte; grazie a lui Miyavi aveva imparato a sorridere, ad amare se stesso, ad amare un'altra persona e soprattutto era divenuto il ragazzo positivo e gioviale che tutti conoscevano e di cui tutti, in particolar modo in quel luogo, avevano bisogno per affrontare i momenti più duri e difficili.
Perché Miyavi era la forza di molti, ma la sua unica forza era quel ragazzo esile e delicato, che lo abbracciava proprio come un anno prima.
Ecco dunque che la sua promessa si rivelava compiuta a metà: lo aveva accompagnato in tutto quel tempo e lo aveva sostenuto, fino a quel momento pensava di averlo anche cambiato, ma si sbagliava, perché a distanza di un anno lui era ancora in quel luogo malinconico, ancora malato, ancora insoddisfatto e ancora in preda alle lacrime.
Yutaka strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche e avvertì la rabbia e la frustrazione impadronirsi prepotentemente del suo corpo.
Non c'era più tempo da perdere, Miyavi non poteva aspettare.
“ Sbrigati a tornare Takanori, è un ordine!”



Gli occhi glaciali del demone si aprirono di nuovo sul mondo.
Il corpo era freddo e intorpidito,completamente immobile e incapace di compiere il minimo movimento; quando tentò di voltare la testa da un lato avvertì una scarica di dolore tale da lasciarlo senza fiato e boccheggiante su quella superficie gelida.
Anche respirare gli risultava faticoso e l'aria nella sua gola produceva un suono strozzato e sibilante, simile ad un ansito.
A quel lieve rumore Ryo scattò in piedi immediatamente, ignorando i muscoli doloranti e freddi; era rimasto accanto a lui tutto il tempo, stringendogli la mano e sollevando lo sguardo ogni minuto sperando di incontrare il suo vivo e ammiccante.
Per fortuna il ragazzo sembrava aver ripreso finalmente coscienza e le sue dita sottili sfioravano appena la mano grande e calda di Ryo.
<< Takanori!!! Dio ti ringrazio!!! Ti sei svegliato!!! >>
Takanori, pur con qualche difficoltà, assunse un'espressione tra l'ironico e il disgustato e sorrise al biondo, il quale era ormai sull'orlo di una crisi isterica.
<< Dio!?? Figuriamoci se quello fa qualcosa per me! Non è per Lui che sono tornato, sono tornato solo per Yutaka e...per te. >>
Già, perché non era stata solo la voce di Yutaka a svegliarlo ma quella presenza calda e rassicurante al suo fianco, quel profumo fruttato ed inebriante, quella sensazione di attesa, ansia e aspettativa che animava la figura che gli stava accanto.
Ryo lo aiutò ad alzarsi ma quando i suoi piedi toccarono terra, il demone avvertì le gambe cedergli immediatamente e fu costretto ad afferrare la camicia dell'altro per non cadere.
<< Sei ancora debole, non devi sforzarti. >>
Il biondo prese in braccio il più piccolo per poi andarsi a sedere in terra, appoggiando la schiena ad una parete.
Takanori si strinse a lui chiudendo gli occhi e lasciandosi scaldare dal corpo confortante dell'altro, mentre la mano di Ryo sfiorava i suoi capelli fiammeggianti, ormai rossi anche per il sangue che li sporcava.
Poi avvertì le sue dita sfiorargli la guancia.
<< La ferita è sparita! Come è possibile?? >>
Gli occhi brillanti di Takanori analizzarono il volto stupito del compagno senza sapere cosa dire: come spiegargli che per uno come lui una guarigione simile era più che scontata?
Inventare una scusa credibile era un'utopia, quindi optò per la semplice e cruda verità.
<< Vedi Ryo, io non sono un ragazzo comune, ho...delle qualità. Questa guarigione improvvisa è una di queste...qualità...>> parlava lentamente, con voce flebile e rotta dal nervosismo.
Spiegare quelle cose a Ryo, cercando di non spaventarlo, era la missione più difficile che gli fosse capitata.
Il biondo fece un respiro profondo mettendogli un dito sulle labbra e interrompendo il suo discorso.
<< Non importa. Qualunque cosa tu sia Takanori, a me va bene; non posso dire di non essere sorpreso, ma per me l'importante è che tu stia bene e se un giorno vorrai parlarmene io ci sarò, io ci sarò sempre per te.>>
Il giovane dalla chioma color rubino sentì il cuore stringersi nel petto; come riusciva quel ragazzo a farlo stare così bene? Come poteva farlo sentire così importante e perfetto nonostante fosse quanto di più sbagliato e corrotto ci fosse al mondo?
Tese il collo verso di lui e con le labbra sfiorò quelle sottili e morbide del biondo.
<< Non allontanarti più da me Ryo; io ho bisogno di te...>>
<< Non vado da nessuna parte, promesso.>>
Un altro bacio per suggellare quel patto, poi, lentamente, si alzarono per mettersi in cammino.
<< Sono almeno dodici ore che siamo qui dentro, ormai ci avranno dato per dispersi! >>
Takanori, comodamente appoggiato alla schiena di Ryo, si strinse più forte a lui e gli parlò nell'orecchio.
<< Perché non hai chiamato casa!?>>
<< Credi che non lo avrei fatto se avessi potuto? Non so per quale motivo ma il mio cellulare è praticamente morto e di allontanarmi da te non se ne parlava proprio!
Credevo che potessi morire da un momento a un altro! Chissà perché mi sono lasciato convincere a non chiamare un medico, sono stato un incosciente.>>
Il demone emise un risolino divertito e schioccò un bacio sul collo lungo del suo salvatore.
<< Invece hai fatto benissimo, io non ho bisogno di quel genere di cure, che tu invece ritieni necessarie.>>
<< E di che cure hai bisogno? Dai sentiamo! >>
Takanori sollevò lo sguardo con fare pensieroso per poi rispondere risoluto.
<< Riposo ed energia vitale.>>
Ryo si voltò leggermente nella sua direzione e lo guardò confuso.
<< Energia vitale? >>
<< Si, l'energia che ogni uomo possiede, la sua vita stessa in un certo senso.>>
L'espressione sconcertata di Ryo non accennava a mutare così Takanori si sentì in dovere di chiarire qualche punto.
<< Di solito quelli come me riescono a guarire più velocemente rispetto a voi, posiamo anche rigenerarci ma solitamente per accelerare la pratica abbiamo bisogno di un supplemento...in pratica prendiamo dall'essere umano più vicino la forza che ci manca.>>
Il biondo spalancò la bocca sbalordito.
<< Sei una specie di sanguisuga!!! >>
Il rosso dissentì digrignando i denti.
<< Non mi piace come paragone! >>
<< Però rende perfettamente l'idea.>>
Risero insieme, di nuovo complici, di nuovo felici, e anche il dolore e la stanchezza non sembravano più questa gran cosa.
<< Takanori? >>
<< Che c'è? >>
Ryo rimase in silenzio per un attimo, poi riprese con tono serio.
<< Tu e Yutaka non siete cugini vero?>>
Questa volta fu Takanori ad ammutolire.
Ryo sospirò.
<< Già, è logico. Allora dimmi, perché tu e lui state sempre insieme? >>
<< Perché abbiamo un patto, Io sono qui per esaudire un suo desiderio.>>
Il giovane biondo si fermò improvvisamente irrigidendosi.
Takanori si strinse ancora a lui e anticipò la sua risposta.
<< Non provare nemmeno a chiedermi se sono un angelo! So che ti piacerebbe illuderti ma non sei un idiota quindi avrai capito che non ho niente a che fare con quei maledetti pennuti! >>
Il ragazzo con la benda sul naso riprese a camminare, stavolta più lentamente, ma non aveva intenzione di lasciar cadere il discorso.
<< Si, questo l'avevo capito...Ok allora passiamo ad un'altra domanda. >>
Il demone puntò il mento sulla sua spalla assumendo un'espressione concentrata.
<< Dai spara! >>
Ryo non se lo fece ripetere due volte.
<< Hai mai usufruito della forza vitale di Yutaka? >>
<< Mi pare ovvio! >> la gola gli faceva ancora male a causa delle urla di dolore, che avevano stressato le sue povere corde vocali, così la sua voce risultò leggermente acuta e strozzata << Quando si stringe un accordo è sottinteso che colui che l'ha stretto debba cedere una parte di sé.>>
Silenzio; la rivelazione sembrava aver scioccato il suo interlocutore.
<< Che ti prende Ryo? >>
<< Niente.>>
Una risposta tanto sbrigativa quanto falsa.
<< Non cercare di darmela a bere. Smettila di fare il bambino e dimmi che hai! >>
<< Fino a prova contraria quello alto un metro e sessanta sei tu...bimbo. >>
Touché
Takanori si sentì punto sul vivo e rabbuiandosi iniziò a borbottare.
<< Comunque è un metro e sessantaDUE! >>
Ryo non potè fare a meno di ridere.
<< Ok, un metro e sessantadue, comunque la questione non cambia. >>
<< Quale questione? >> Takanori lo chiese seriamente incuriosito.
<< Il fatto che ti approfitti di Yuta-chan! Non vedi come è ridotto ultimamente? È uno straccio. >>
Takanori abbassò il capo ammutolendo.
<< Non sono io la causa della sua cattiva salute; in realtà è da parecchio che non lo uso come...>>
<<...caricabatterie! >> la voce calda di Ryo terminò la frase per lui.
Il demone sbuffò risentendosi per il paragone poco delicato.
<< Diciamo così...Comunque anch'io sono preoccupato, quindi non ho infierito date le sue condizioni.>>
Il volto piccolo e tondo di Ryo fu illuminato da un dolce sorriso.
<< Allora anche tu hai un cuore!!! >> e di nuovo la sua risata riempì la mente di Takanori.
Dopo un paio di minuti, il ragazzo più grande tornò a parlare.
<< Se però non prendi energia non guarirai mai. È anche per questo che sei ridotto così ora, vero? >>
Il demone chiuse gli occhi ormai stanco persino di parlare; aveva tanto sonno e una terribile voglia di dormire e non svegliarsi mai più.
<< Già...se fossi stato nel pieno delle mie forze quelle ragazzine non sarebbero tornate a casa sulle loro gambe. >>
Di nuovo quel fastidioso silenzio e la stanchezza stava per trascinarlo di nuovo nell'oscurità dell'incoscienza, ma le parole del giovane che lo stava sostenendo sulla schiena, ravvivarono i suoi sensi.
<< Prendi da me quello di cui hai bisogno. >>
Il suo tono era risoluto, senza nemmeno un accenno di cedimento o insicurezza.
<< Cosa!!? >> ora Takanori era completamente sveglio.
<< Hai capito bene. Non puoi permetterti di rimanere in questo stato, quindi non piagnucolare e muoviti. >>
Lo fece sedere in terra inginocchiandosi di fronte a lui e guardandolo fisso.
<< Ma Ryo...>>
<< Niente ma! Dimmi che devo fare.>>
Le guance di Takanori si tinsero di un grazioso rosso porpora.
<< Di solito è un processo che richiede un po' di tempo...>>
Il biondo lo guardò storto e lo riprese immediatamente.
<< Noi non abbiamo tutto questo tempo, devi velocizzare la cosa ad ogni costo. C'è un modo per fare più in fretta no? >>
Il demone si sentì avvampare; si strinse nelle spalle divenendo ancora più piccolo e iniziò a torturare le sue piccole dita dalle unghie laccate di nero.
<< Un modo ci sarebbe...Diciamo che più si entra in contatto con l'uomo, più è facile assorbire la sua forza...>>
Dall'espressione vuota, da perfetto ebete, Takanori comprese che Ryo non aveva capito.
<< Insomma...c'è bisogno di un contatto fisico e più è intenso, meglio è! >>
Questa volta il messaggio era arrivato forte e chiaro.
Ryo si prodigò in un sorriso perverso e ammiccante e ponendo le mani ai lati del rosso, quasi volesse bloccargli qualunque via di fuga, soffiò sulle sue labbra.
<< Niente di più facile...>>


Era vicinissimo al mio viso, così vicino che non faticai a scorgere i piccoli raggi dorati che illuminavano le sue iridi notturne.
Da quanto tempo desideravo averlo accanto, poter sentire il suo odore e il suo tocco sul mio corpo; lo volevo così intensamente che quando finalmente le sue labbra premettero sulle mie, sentii l'eccitazione investirmi con un impeto tale da farmi gemere senza che Ryo alzasse un dito su di me.
Naturalmente il mio appetitoso biondino sorrise compiaciuto, mentre con la punta della lingua assaporava le mie labbra rosse.
In quel momento mi chiesi chi tra i due si stesse davvero nutrendo dell'altro.
La risposta però non tardò ad arrivare e subito dall'ennesimo bacio trassi ciò di cui più avevo bisogno: la sua forza vitale era corposa e inebriante, dolce e calda come il nettare.
Mi strinsi a lui intrecciando le braccia dietro la sua nuca, facendo aderire alla perfezione il mio petto al suo; in quel modo potevo sentire il suo cuore vivo e frenetico che pulsava contro il mio.
Era per me che palpitava quel cuore, per me e nessun altro: quelle mani grandi e forti non si muovevano sul mio corpo spinte dall'influenza di qualche potere, quelle labbra non lambivano il mio collo sottile per volere di qualche dannata creatura divina o demoniaca che fosse.
Ryo stava per fare l'amore con me perché era quello che voleva, perché era me che voleva; inoltre in quel momento ero privo di qualunque potere e non mi era concesso alcun controllo sul corpo muscoloso e aitante del mio amante.
Ormai completamente schiacciato al suolo dal suo peso, portai la testa indietro per permettergli di succhiare con avidità la pelle morbida poco sotto il mio orecchio, mentre con le unghie torturavo la sua schiena nuda.
Le sue labbra scesero fino a raggiungere uno dei miei capezzoli turgidi per poi leccarlo sensualmente e quella piccola attenzione annebbiò completamente la mia mente.
Iniziai ad annaspare come se stessi annegando nelle sabbie mobili ma il corpo rovente di Ryo era la mia ancora di salvezza, così lo incatenai a me ancora più saldamente e preso dalla foga morsi la sua spalla sentendo fluire in me parte della sua energia vitale.
Placavo la mia sete di energia con la sua stessa vita, mentre il mio desiderio carnale era appagato dalla sua mano che massaggiava la mia erezione calda e impaziente.
Ero arrivato quasi al limite, ma non volevo ancora raggiungere l'orgasmo;
desideravo arrivare all'apice del piacere con lui, urlare con lui e concedermi del tutto a lui che era divenuto ormai il centro del mio mondo.
Afferrai la sua mano che si muoveva veloce sul mio sesso e il suo sguardo color pece si fuse con il mio, liquido e tremante per l'adrenalina e la lussuriosa brama che lo animava.
<< Ryo...prendimi...>> avevo la voce ansimante e spezzata dal respiro corto, ma la fonte del mio godimento capii perfettamente cosa volessi.
Ryo sfilò del tutto i miei pantaloni, divenuti ormai un insopportabile fastidio, cosicché potesse divaricare maggiormente le mie gambe e posizionarsi tra esse con più comodità.
Anche i suoi jeans scivolarono come seta giù sulle sue gambe e senza difficoltà si liberò di quell'inutile pezzo di stoffa candida che celava il suo desiderio.
Con un movimento repentino afferrai entrambe le sue mani ; non avevo bisogno di alcuna preparazione ma solo del suo corpo che invadeva il mio e ne prendeva possesso con tutta la violenza di cui era capace.
Strinsi la presa intorno alle sue dita , poi, senza il bisogno di parole superflue, si piegò su di me e immediatamente avvertii il suo sesso penetrarmi con un unico gesto.
Spalancai la bocca senza che un solo misero sussurro si liberasse dalle mie labbra, semplicemente rimasi senza fiato, sconvolto da quel piacere che mi faceva sentire tanto fragile e umano.
Ero prigioniero delle sue mani e della sua volontà, seguivo ogni sua direttiva assecondando e sottomettendomi a quei movimenti fluidi e veloci che continuavano a percuotere incessantemente il mio corpo;
mugolai di piacere quando le spinte si fecero più forti, mentre la sua lingua sfiorava le ferite che lentamente sbiadivano sul mio corpo.
<< Takanori...ti prego...dimmi che è merito mio...>> e con le dita premette leggermente sull'ematoma, ormai quasi del tutto svanito, che una delle assalitrici mi aveva inferto con il tacco della scarpa.
Sorrisi senza riuscire a parlare e anche quando mi impegnai per degnarlo anche di una minima risposta, il mio respiro, già frenetico e terribilmente corto, fu rotto da un suo movimento più brusco.
Pensai di risolvere coinvolgendolo in un bacio bagnato e soffocante mentre le mie dita sottili intrecciavano i suoi fili d'oro, permettendo così alle sue mani di vagare sul mio corpo e raggiungere il mio desiderio crescente.
Mossi il bacino in avanti affinché affondasse ancora di più in me e in quel momento avvertii qualcosa di caldo scivolare tra le mie gambe e sul mio ventre;
fu allora che le dita di Ryo lasciarono la presa dal mio membro e i suoi occhi, prima serrati, tornarono a guardarmi.
Ora che la mia mente si liberava dalla nebbia del piacere, potevo finalmente godere di quello spettacolo estasiante che era il corpo nudo di Ryo e mi vergognai al pensiero che in quel momento anche lui stava analizzando ogni centimetro del mio;
voltai la testa da un lato, ancora bloccato a terra dal suo peso ma ben intenzionato a sfuggire almeno dal suo sguardo.
<< Sei bellissimo.>>
Quel complimento così sincero mi impedì di perseguire il mio intento e tornando a volgere lo sguardo nella sua direzione sbuffai sollevando qualche ciuffo rosso e tendendo le braccia nel gesto di volerlo abbracciare.
Tornò di nuovo su di me stringendomi forte e continuando a baciare le mie guance roventi per l'imbarazzo.
<< Ora stai bene? >>
Ridacchiai vicino al suo orecchio e mi accoccolai ancora di più contro di lui.
<< Si Ryo, ora sto finalmente bene. >>
In quel momento sentii di essere un essere umano ma non ero abbastanza lucido per rendermi conto che non c'era nulla di positivo in questo.



Quando suonarono alla porta Yutaka leggeva un libro seduto sul divano in pelle, ma la lettura fu presto interrotta dai singhiozzi e le urla di gioia della madre.
<< Takanori! Sia ringraziato Dio! >>
Le braccia sottili della donna cinsero il piccolo dai capelli fiammeggianti, mentre con le lacrime bagnava la sua camicia ormai sudicia.
Takanori le diede qualche colpetto di conforto sulle spalle, un po' imbarazzato e indeciso su come comportarsi.
L'unica cosa certa era la sua disapprovazione riguardo le parole della signora Uke.
<< Possibile che oggi ringraziate tutti quel tipo? Se sono salvo lo devo solo a me stess- >> un colpo di tosse di Ryo interruppe la sua frase.
Il rosso roteò gli occhi per poi tornare a guardare la donna.
<< ...a Ryo..lo devo a Ryo. >>
Nel giro di nemmeno un quarto d'ora la polizia fu avvisata del ritrovamento dei due e naturalmente venne ad informarsi di quanto accaduto.
Yutaka dovette aspettare molto prima che Takanori, con la scusa di essere molto stanco e provato, riuscisse a sottrarsi all'interrogatorio e lo raggiungesse in camera.
Il demone bussò delicatamente alla porta e chiese il permesso di entrare; una volta all'interno rimase in piedi a fissare il corpo sinuoso di Yutaka che si spostava da una parte all'altra della stanza, poi la voce tremante di rabbia del brunetto interruppe quel fastidioso silenzio.
<< Dove sei stato tutto questo tempo? Io avevo bisogno di te! MIYAVI aveva bisogno di te! >>
Lo sguardo glaciale di Takanori non resse quello furente dell'altro.
<< Mi dispiace...quell'angelo mi ha creato qualche problema...>>
Yutaka guardò interrogativo il più piccolo. Ancora non era a conoscenza della vera natura di Uruha ma non lasciò a Takanori nemmeno il tempo di spiegargli.
<< Per me quell'angelo può anche fottersi! Quello che davvero importa è che tu porti a termine il lavoro per cui sei stato chiamato, altrimenti sta pur certo che la mia anima non sarà l'unica a lasciare questo mondo di merda. >>
Takanori spalancò la bocca sorpreso e inorridito dallo strano atteggiamento di Yutaka: che fine aveva fatto il ragazzo dolce e timido che si preoccupava sempre prima degli altri che di se stesso?
<< Che intendi dire? >> la voce del demone tremò leggermente.
<< Non fare l'idiota, sai benissimo a chi mi riferisco! Mettiamola così: se la persona che amo dovesse soffrire ancora o peggio dovesse morire, farò in modo che anche tu possa perdere quanto hai di più caro su questa terra.
In fondo il caro Ryo si fida ciecamente del sottoscritto e non si farebbe problemi a seguirmi...anche all'inferno. >>
Il volto delicato di Yutaka fu stravolto da un sorriso diabolico e i suoi occhi sembrarono assumere per un attimo un'inquietante tonalità vermiglia.

Per un'anima che si redime ve ne è sempre una pronta a macchiarsi irrimediabilmente.







Chiedo umilmente perdono per il terribile ritardo! Ragazze sono davvero dispiaciuta ma questo periodo ( che purtroppo non è ancora finito ) è uno dei più stressanti che abbia mai vissuto.
La scuola è uno dei problemi principali ( compiti, assenze di massa, professori sadici e senza cuore che non fanno altro che ripetere quanto gli esami siano vicini ecc..)
ma non è l'unico quindi sono stata costretta ad allontanarmi e a mettere da parte quello splendido sfogo, quella liberazione e piacere, che per me è la scrittura.
Naturalmente non ho la minima intenzione di mollare quindi appena posso scrivo ( anche durante le lezioni ma voi non ditelo...) e anzi sto preparando anche un'altra long che vedrò di postare al più presto^^
Per ora accontentatevi di questo capitolo, che in realtà avrei voluto fare molto più lungo invece di terminarlo qui ma mi sono resa conto che sarebbe passato davvero troppo tempo, dunque eccolo qui!
Vedrò di rifarmi con il prossimo, voi però siate buone anche perchè ho fatto gli anni solo domenica scorsa quindi come regalo spero nella vostra pazienza :)
Ok ora i ringraziamenti per le splendide recensioni!


Ren: ma come farei senza le tue recensioni!!!?? Tesoro mio mi fai davvero morire ( in senso buono naturalmente^^) Comunque spero di non averti deluso...so che ti ho fatto aspettare tanto e leggere i tuoi commenti sempre così entusiasti mi ha fatto sentire ancora più una bestia.
La prossima volta mi impegnerò per essere più veloce; anche tu però aggiorna presto!!! ( non seguire il mio esempio)
Bene, fammi sapere che ne pensi del chap anche perchè ho cercato di renderlo almeno un tantino interessante per te^^
SamHmyCchan: grazie grazie grazie! Menomale che il capitolo è stato di tuo gradimento^^ Da quanto ho capito le AoixUruha ti piacciono parecchio!!
Bene, bene...in questo chap non compaiono ma vedrò di rifarmi prossimamente quindi se avrai voglia di seguirmi ancora, vedrò di non deluderti!!!


Sarsa: non ti devi preoccupare, non servono chilometri di complimenti, per me vedere sempre il tuo commento e sapere che leggi con piacere è già tantissimo quindi spero solo di non annoiarti mai!
Un bacio


Honda: la mia adorata Cassis...wow quante cose sono cambiate...prima tra tutte il tuo amore crescente per i Gazette, cosa che mi riempie di gioia ( a dir poco ) poi la tua capacità di capire me e quello che scrivo, che si raffina ogni giorno di più...ma come fai?
Comunque...bhè il tuo odio-amore per Uruha non mi stupisce, anch'io ti conosco bene e so che le cose più sono controverse, perverse e cattive, più ti piacciono, dunque non mi rimane altro che peggiorare la situazione e sperare nella tua benedizione^^
Ora però dimmi che ne pensi di Kai...la versione un po' cattivella è di tuo gusto??
Aspetto commenti con ansia!


MakiChan: nee-chaaaaaaaaaaaaaaaaaan la tua recensione mi ha stupito!!!
Quanto sei stata carina a scrivere qualche frase del capitolo, che ti è piaciuta particolarmente!!! è stato un gesto che ho apprezzato tantissimo!
Comunque dalla coppia Aoi-bimbo e Uruha-maturo e lonzo ( come dici tu XD) devi aspettarti ancora altro...per ora accontentati di Ruki e Reita perchè c'è stato un bel passo avanti non credi??
Cerca di leggere in fretta il chap, anche se so di chiederti molto XD
Tranquilla aspetterò, l'importante è che ti piaccia tutto!!!
  
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