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Autore: Simphony    24/02/2011    7 recensioni
[Storia classificata IV al "Contest Fotografico" indetto da Walnutt sul forum di EFP]
Il lavoro quel giorno era stato sfiancante. Processi, indagini, scartoffie da compilare, problemi con i superiori, il Ministro della Magia che non capiva cosa stava succedendo.
Quindi, di conseguenza, erano altre ore passate in stretto colloquio con un uomo che non si voleva abbassare a parlare con lui solo perché era figlio di un criminale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Autore: Simphony
Titolo:
La cosa importante
Avvertimenti:
Slash
Generi:
One Shot

Rating: Verde
Foto scelta:
10

Pacchetto: 10
NdA:
Ringrazio Walnut che, seppure non apprezzando questo avvertimento, mi ha concesso di scriverci. Spero sia di tuo gradimento e spero, soprattutto, che non sia troppo. In tal caso, sentiti autorizzata ad escludermi dal contest. ;-)


°*°

La cosa importante


°*°


Il lavoro quel giorno era stato sfiancante. Processi, indagini, scartoffie da compilare, problemi con i superiori, il Ministro della Magia che non capiva cosa stava succedendo.


Quindi, di conseguenza, erano altre ore passate in stretto colloquio con un uomo che non si voleva abbassare a parlare con lui solo perché era figlio di un criminale.


A quella frase aveva perso la pazienza. Non si sarebbe abbassato a fingere indifferenza.

Non era da lui.

Non era decisamente da lui.

Aveva preso la sua roba, la sua valigetta e se ne era andato, senza dare sorta di giustificazioni.


Era notte inoltrata. Anzi, si poteva quasi dire che era arrivata la mattina, in quanto l'alba non era poi così lontana.


Il suo coinquilino non sarebbe stato contento. No, decisamente. E dopo tutta quella giornata, non gli serviva un ulteriore litigio.
Non sapeva se il tuo fegato avrebbe sopportato.


Infilò con delicatezza le chiavi nella toppa della porta, cercando di non far scattare la serratura troppo rumorosamente.

L'ingresso era completamente buio. Si richiuse la porta alle spalle, lanciandogli un incantesimo silenzioso.


Cercando di non far scricchiolare l'asse di legno del gradino per arrivare al salotto, si tolse le scarpe per appoggiarle, cercando di ricordarsi la planimetria della casa, vicino all'attaccapanni.

Senza osare farsi luce con la bacchetta, avanzò a tentoni verso il divano dove fece scivolare la sua valigetta. Si tolse anche la giacca e vi gettò sopra la cravatta.


Mentre si avvicinava alla cucina, un leggero odore di pollo gli arrivò alle narici. Un leggero sorriso si curvò sulle sue labbra.

Certo che l'altro lo conosceva davvero bene. Era il suo cibo preferito. E, modestia a parte, era in grado di far resuscitare un morto.


Accendendo la piccola luce sopra la macchina del gas, cercò di individuare il piatto, solitamente incartato con l'alluminio e posizionato sul tavolo.

Ma non lo vide.


« Dov'è il pollo? » borbottò fra sé il giovane, aggrottando le sopracciglia.


Sul tavolo, al posto del piatto, si trovava un foglio di carta. Lo prese, incuriosito.


Come sempre sei tornato tardi,

spero che il lavoro ti vada meglio in

questi giorni. Lavori troppo. Dovresti

prenderti una vacanza.


Intanto, se stai leggendo, stai cercando

il pollo. Complimenti per l'olfatto.

Prova a cercarlo. Il luogo potrebbe

essere quello in cui passi più tempo

di quello che dovresti.


Harry ”


Allibito e quasi senza parole, appoggiò nuovamente il foglio sul tavolo e con passo più deciso di prima, si avviò verso il piano superiore dove si trovava il suo studio.


La lucetta della scrivania era accesa e là, appoggiato su una pila di libri di magia oscura, si trovava un altro foglietto. La calligrafia disordinata di Harry era ben visibile in mezzo a quelle scartoffie in cui spiccava la propria, notoriamente più elegante.


Se sei arrivato fin qua, significa

che concordi con me quando dico

che passi troppo tempo al lavoro,

ma questo non m'impedisce

- purtroppo – di amarti.


Stai cercando il pollo? Beh, mi

dispiace, ma non è qua.

Dovrai cercare un po' più a

fondo.


Forza. Sei un Auror, no?

Un po' di impegno.


Harry. ”


Sempre più scioccato, il ragazzo lasciò cadere il secondo foglio sui suoi fascicoli e iniziò a guardarsi intorno.

Perché Harry si divertisse con quei piccoli indovinelli, non lo sapeva proprio. Si sedette, cercando di capire a che cosa era dovuto tutto quello.

Non erano ricorrenze particolari, non c'erano state cerimonie per la fine della Seconda Guerra Magica – ormai conclusa da quasi cinque anni – e non erano compleanno di persone che conoscevano.


Si rialzò, scendendo di nuovo al piano inferiore.

Un posto particolare per Harry era il suo studio, dove molte cose erano iniziate.


Aperta la porta, il solito caos che invadeva quel piccolo mondo, lo invase, così come lo invase il caratteristico odore del dopobarba di Harry.

Gli piaceva. Era innamorato. Troppo forse. Ma ormai, dopo tutti quegli anni, si scopriva a non poter fare a meno di lui.


Ormai erano diventati una cosa sola. La guerra li aveva cambiati, li aveva avvicinati e li aveva di nuovo allontanati. Poi i processi erano stati il loro “galeotto fu il libro e chi lo scrisse” e tutto era iniziato.


Proprio là. Proprio in quello studio, proprio su quelle carte del tribunale. Si erano amati, si erano presi, si erano uniti.

E avevano deciso che forse, dopo tutto il male che aveva colpito il loro mondo, potevano concedersi una possibilità, una piccola scintilla per essere felici.


Guardando con nostalgia lo studio, individuò un nuovo bigliettino.


Se sei qua, allora vuoi dire che

mi conosci meglio di quello

che potevo immaginarmi. I miei

più sentiti complimenti.


Sei quasi arrivato. Possibile

che in tutto questo tu non

abbia guardato nel frigo?


Riscaldalo prima di mangiarlo

o ti viene di nuovo

l'indigestione come l'ultima

volta.


Harry. ”


L'altro assottigliò gli occhi, quasi seccato. Harry aveva ragione. Come aveva fatto a non guardare nel posto più semplice di tutti?

Il frigorifero. Quell'aggeggio infernale di cui non aveva mai capito l'utilità fino a che non aveva lasciato il proprio maniero.

Lì, nei sotterranei, utilizzavano ancora la vecchia cantina, che i suoi antenati avevano costruito insieme a quell'immensa casa.

Era immensamente più utile.

E conteneva più cose. Quello era innegabile.


E poi al resto ci pensavano gli elfi. Solo quando era andato via, si era staccato dai ricordi e da quello che gli era rimasto. Aveva imparato a cucinare, a lavare i piatti, a conoscere tutta quella moltitudine di elettrodomestici che non aveva mai visto in vita sua.

Era stato difficile. Il suo orgoglio molto spesso lo aveva ostacolato.

Ma con Harry accanto, che gli sorrideva pazientemente e lo aiutava a capire che sì, se si bagna il phon con l'acqua si può morire fulminati, aveva preso confidenza con tutto quel mondo nuovo.


Si diresse a passo veloce verso il frigo e lo aprì, con fare famelico. Lo stomaco borbottava ormai da svariati minuti.


Lì, come si aspettava, c'era il suo piatto incartato nella carta argentata. Lo prese, lo riscaldò a malapena per cinque minuti con un incantesimo e divorò, letteralmente, la cena.

Era dalla mattina che non metteva niente nello stomaco e quel pollo era veramente quello che gli serviva per cercare di terminare al meglio una giornata che sarebbe stata meglio non vivere.


Finalmente con la pancia piena, il giovane si lasciò adagiare sullo schiena della sedia. Lì, appeso come se niente fosse sullo sportello della credenza, c'era un altro foglio.

Si alzò, incuriosito e lo prese.


Torna nel tuo studio. ”


Il diretto interessato storse il naso. Cosa lo stava aspettando?

Da Harry c'era da aspettarsi di tutto.


Di nuovo nel suo studio, sulla scrivania c'era un pacco, su cui troneggiava un bel fiocco verde argento.

Sorridendo, si sedette sulla sedia e lo prese lentamente fra le mani. Il pacco non era pesante, ma non aveva una forma precisa.


Aprì con curiosità il pacco e rimase stupito.


So che te ne sei dimenticato.


Buon compleanno Draco.


Ti amo.


Harry. ”


Fra le sue mani si trovava una bambola di pezza, che lo raffigurava. Il ritratto era abbastanza fedele, lo stesso cipiglio un po' duro, lo stesso colore degli occhi, la stessa sfumatura di biondo che tendeva al bianco.

E la divisa di Slytherin con lo stemma che brillava sul petto.


Lo sfiorò delicatamente. E fu felice, perché Harry si era ricordato del suo compleanno, quando lui se ne era come al solito dimenticato.


Entrò nella loro stanza. Harry dormiva profondamente e non si era assolutamente svegliato a causa del suo vagare per casa.

Ne fu felice. Da dopo la guerra spesso il sonno di Harry era tormentato e decisamente poco ristoratore. Le poche ore in cui riusciva a prendere sonno, era meglio lasciarlo riposare.


Senza nemmeno cambiarsi, Draco si sdraiò accanto al suo ragazzo. Le ore che gli rimanevano prima che la svegliasse lo buttasse giù dal letto erano veramente molto poche.


Non se ne accorse, che si addormentò in un batter d'occhio.


*°*


Il mattino successivo Harry si svegliò più tardi del solito. Erano rare le occasioni in cui riusciva a dormire così profondamente.

Prima di aprire del tutto gli occhi, allungò la mano verso l'altra parte del letto, dove dormiva Draco.

Le lenzuola erano ancora calde, segno che si era svegliato da poco, ma conoscendolo era già uscito per andare a lavoro.


L'odore del caffè non mentiva.


Si alzò a sedere, sbadigliando e infilandosi gli occhiali.
Sbatté leggermente gli occhi nel vedere una scena insolita al suo fianco.


Appoggiati al cuscino, c'erano due bambole. La prima la riconosceva, era quella che aveva regalato a Draco per il suo compleanno. Vedendola capì che il giovane era riuscito a trovare tutti i suoi biglietti e ad interpretarli.


Quindi molto probabilmente anche il pollo era finito.


Ma quello che lo lasciava senza fiato, era la seconda bambola. Raffigurava lui, il Prescelto, il Bambino Sopravvissuto, Colui – che – aveva – sconfitto – Voldemort.

E le mani delle due bambole, erano unite.


Harry sorrise, sdraiandosi di nuovo e fissandole, con una felicità che lo stava travolgendo.


« Ti amo anche io. » sussurrò piano con gli occhi lucidi.


Quello valeva più di mille compleanni, di mille cerimonie, di mille anniversari. Un piccolo gesto, una piccola attenzione che gli faceva capire che lo considerava ancora come una volta e che forse, in fondo, quella distruttiva quotidianità non stava distruggendo anche loro.


Harry lo amava. Draco lo amava.

E nulla era più importante di quello.


Fine

   
 
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