Ok.
Sono
quasi due mesi che non aggiorno.
Questo
nuovo capitolo non mi convince.
Ed
è lungo solo dieci pagine.
Mi
dispiace, sul serio, ma meglio di così non sono riuscita a
fare ç___ç
Diciamo
che in questo periodo non ho avuto un minimo di ispirazione, tra la
scuola e
tutti gli impegni giornalieri, quindi per quasi due mesi non sono stata
in
grado di scrivere neanche una frase. Credo che questo mi abbia
allontanata dai
progressi che avevo fatto negli ultimi tempi in ambito della scrittura,
quindi,
nonostante non ritenga che questo capitolo sia proprio a cestinare, mi
rendo
conto da sola che non è minimamente paragonabile ai suoi due
predecessori che,
almeno dal mio punto di vista, sono i capitoli migliori che io abbia
mai
scritto in questa fan fiction.
Ad ogni modo,
aspetto come sempre le
vostre opinioni, per vedere se riuscirete a smentirmi anche questa
volta (:
Bene,
ora la smetto di ammorbarvi e vi lascio al capitolo!
Spero che,
nonostante tutto, vi piaccia! *_*
Ci
terrei a ringraziare chi continua a seguirmi dopo tutto questo tempo.
Davvero
ragazze, siete diventate tantissime!
18
recensioni solo per lo scorso capitolo, riuscite davvero a farmi
emozionare,
ogni volta che leggo un vostro singolo commento!
Grazie, grazie,
grazie e ancora mille
volte grazie!
Se questo capitolo è qui, ancora una
volta, è solo per voi e per l’affetto che le
vostre parole mi trasmettono *_*
Questo capitolo
è per ognuna di voi che è
qui, a leggere.
Grazie <3
~Un
Particolare In Più~
Capitolo XXXIV
Il confine da non oltrepassare
Era
passata una settimana da quel giorno. Il ricordo di quel volo
spericolato e di
quella caduta spaventosa era ancora impresso nella sua memoria e,
qualche
volta, era tornato a tormentarla nel sonno, accompagnato da una
visitina a quel
luogo ameno dove la sua dea personale la faceva sempre sentire bene.
Non aveva
mai capito il significato di quei sogni, ma, sinceramente, non
l’aveva neanche
più cercato: riuscivano a tranquillizzarla e questo era
tutto ciò che aveva
bisogno di sapere.
La
situazione con Draco non procedeva granchè bene:
l’aveva lasciata in pace solo
il giorno seguente all’incidente, poi aveva ricominciato a
darle il tormento
con le sue battutine e le sue richieste, obbligandola ad accompagnarlo
agli
allenamenti di Quidditch o a fargli compagnia in biblioteca quando
doveva
studiare.
Agli
occhi di tutti, i due sembravano semplicemente felici: era difficile
vederli
separati, oramai, e passavano gran parte del loro tempo –
lezioni permettendo –
insieme. Solo Blaise Zabini aveva avvertito qualcosa di strano e
innaturale nei
loro comportamenti, ma aveva deciso di farsi i boccini
suoi, perché di discutere con Draco proprio non gli andava.
Inoltre, aveva già tanto da pensare per decidere quale abito
indossare al
cenone di Natale.
Il
venticinque Dicembre era ormai prossimo e la McGranitt,
all’inizio delle
vacanze, era passata a prendere i nominativi di chi sarebbe rimasto ad
Hogwarts
quell’anno: nella lista c’erano anche Harry Potter,
Ron Weasley, Hermione
Granger, Draco Malfoy, Diamond Cherin, Blaise Zabini e Alexandra Black.
Alla
piccola Potter sarebbero piaciuto davvero andarsene per un
po’ da quella
scuola, allontanarsi da quell’ambiente che diventava ogni
giorno più
opprimente, trovare un po’ di tranquillità
mettendo distanza tra lei e Draco ed
Harry. Purtroppo, dopo l’ultima lettera, non aveva
più avuto notizie di Sirius
e, in ogni caso, non aveva un posto dove andare; senza contare che,
ovviamente,
Draco le aveva proibito di andarsene e l’aveva costretta a
restare lì con lui.
Sarebbe
mai arrivato il momento in cui sarebbe riuscita ad avere una vita
normale e
tranquilla?
Ormai,
cominciava a dubitarne seriamente.
La
biblioteca, quel sabato pomeriggio, era quasi deserta; solo alcuni
studenti
dell’ultimo anno studiavano, diligenti, occupando un tavolo
nell’angolo più
lontano dall’ingresso.
Era
la prima giornata soleggiata dopo una settimana di intense nevicate,
così la
maggior parte del corpo studentesco era uscito a godersi
l’illusione del
calore. I raggi di quel sole bugiardo filtravano attraverso la grande
finestra
e andavano ad illuminare due teste chine su libri e pergamene: Draco
Malfoy e
Alexis Potter – per tutti Alexandra Black- sedevano ad uno
dei tavoli,
apparentemente assorti dal loro studio. Di tanto in tanto, Madama
Pince, con
uno spirito incredibilmente impiccione quel giorno, lanciava loro delle
occhiate, studiando quei movimenti che sembravano di normale
quotidianità, ma
che al suo occhio di falco risultavano per quel che erano:
incredibilmente
forzati e meccanici.
Alexis
sospirò per l’ennesima volta, in quel pomeriggio,
socchiudendo gli occhi e
abbandonando la piuma nel calamaio: era inutile continuare e cercare di
capire
perché mescolando sangue di drago e occhi di serpente si
rischiasse
un’esplosione catastrofica.
Si
posò una mano sulla fronte e poi se la passò
lentamente sugli occhi,
stropicciandoli appena. Aprì un po’ le dita per
poter sbirciare Draco di
sottecchi: era concentrato sul testo di Trasfigurazioni, il profilo
basso
illuminato dai raggi di sole che filtravano dalla finestra appannata e
gli
occhi socchiusi, velati appena dalle ciglia.
Sapeva
che lo stava guardando, ma non accennò neanche il minimo
cambio di espressione;
il suo sguardo rimase concentrato sugli appunti che stava
diligentemente
trascrivendo su una pergamena nuova. Alexis sospirò ancora e
girò il viso,
rivolgendolo alla finestra; per quanto a lungo avrebbe dovuto
sopportare quella
situazione? Le sembrava di essere tornata all’inizio di
quell’anno scolastico,
quando la mancanza di Sirius le gravava sul cuore come una pietra
troppo
pesante, il rapporto con Harry era incerto e la voglia di dire tutta la
verità era
travolgente e dolorosa; quando Draco la trattava male e la comandava
con
intimidazioni e minacce, pur di averla al suo fianco e renderla sua;
quando a
scuola tutto andava male e i voti colavano a picco, come Folletti della
Cornovaglia tramortiti da uno Schiantesimo.
Non
ce la faceva più.
-Vai.-
La
voce di Draco, atona e incolore, la riportò alla
realtà. Alexis scosse il capo
e corrugò la fronte, confusa.
-Cosa?-
-Vattene.-
ripetè lui con lo stesso tono, senza alzare lo sguardo dal
libro e continuando
a trascrivere gli appunti. –Mi deconcentri.-
Uno
schiaffo avrebbe fatto sicuramente
meno male di quelle parole.
Era
lui a costringerla ad andare a studiare con lui in biblioteca! Era lui
a volerla
al suo fianco in ogni momento! E ora la trattava così? Lei
lo deconcentrava?
Indignata,
Alexis aprì le labbra e strinse gli occhi; fece per dire
qualcosa, ma poi ci
ripensò: non gliela avrebbe data vinta, era stufa dei suoi
giochetti.
Senza
dire una parola, raccolse le sue cose con calma, si mise la borsa
tracolla ed
uscì dalla biblioteca con passo deciso e sguardo
determinato. Solo quando fu
sulla soglia della porta, Draco si voltò a guardarla e
notò il tremore oramai
incontrollabile di quelle spalle esili. Una volta in corridoio, Alexis
cominciò
a correre e le lacrime che le scorrevano sulle guance non avrebbe
saputo
fermarle neanche se ne fosse andato della sua stessa vita.
Gli
studenti rimasti ad Hogwarts per le vacanze natalizie non erano molti,
come al
solito, quindi i quattro tavoli delle casate erano spariti per lasciar
posto ad
un unico lungo tavolo al centro della Sala Grande. Alcuni gruppetti di
ragazzi
già si erano riuniti attorno alle meravigliose pietanze e
mangiavano
chiecchierando allegramente tra di loro.
Coleen
Careye e Charlie Liplose erano le uniche delle Untouchable Ravens ad
essere
rimaste a scuola quell’anno, ma il loro piccolo commercio non
si era fermato,
anzi procedeva con piccole promozioni natalizie e grandi sconti per le
socie –
ma anche i soci – più fedeli. Ovviamente, Diamond
Cherin era una di queste e,
separatasi da Nott con un focoso bacio, si era diretta dalle due
Corvonero e
aveva preso posto accanto a loro, cominciando a confabulare fittamente
di
ragazzi e cosmetici.
-Secondo
TeenWitch, l’anno prossimo torneranno di moda i colori
metallici, come l’oro e
l’argento, brillanti e audaci! Abbinati a pajettes e modelli
asimetrici…Dovremmo organizzarci per creare cosmetici che si
abbinino alle
nuove tendenze, decisamente.-
Comunicò
Coleen con tono pensoso, mentre sfogliava la rivista di moda e
adocchiava un
vestitino striminzito, aderente e di un bel color oro, con una sola
spallina,
perfetta anteprima della moda dell’anno oramai imminente.
-Oro
e argento, uh?- registrò Charlie, prendendo uno specchietto
dalla borsetta che
aveva in grembo e osservandosi i capelli, ancora corti e sparati in
tutte le
direzioni, dal bel color rosa acceso. –Mi piace, stavo giusto
pensando di
cambiare tinta ai capelli e l’argento si sposerà
bene con il mio incarnato
niveo! Questa sera mi metterò al lavoro per creare una nuova
gamma di TintaIstantanea dai colori
metallici!
Sarà un successone!-
Diamond
ridacchiò e scosse il capo, avvicinandosi
all’amica e rimirandosi a sua volta
nello specchio.
-Credo
che una ciocca dorata potrei farmela anch’io, farebbe
risaltare i miei occhi,
no? Che cosa ne pensi?-
Che
tu sia una stupida oca, ecco cosa
ne penso.
Hermione
Granger, che passava dietro il gruppo di ragazze proprio in quel
momento, si
trattenne dall’esprimere ad alta voce la sua opinione o
avrebbe rischiato di
scatenare la Seconda Guerra Magica a colpi di rossetti volanti e
piegaciglia
assassini. Si voltò invece ad osservare Ron al suo fianco,
che con la solita
pigra eleganza trascinava i piedi
come uno zombie ambulante e sbadigliava distratto senza neanche
degnarsi di
coprirsi la bocca enorme. Hermione alzò gli occhi al cielo,
ma non gli disse
nulla: era Natale e a Natale si è tutti più
buoni. E poi, forse era
quell’atmosfera festiva o forse l’odore dei capelli
di Ron, appena lavati e
lasciati poi tutti scompigliati, ma sentiva uno strano calore nel
petto, che si
allargava ogni volta che lui le rivolgeva un’occhiata assente.
I
due si accomodarono affianco ai gemelli Weasley, quanto più
lontani dalle Untouchable
Ravens, e Ron cominciò subito ad abbuffarsi, improvvisamente
rianimato dalla
deliziosa visione di tutto quel cibo. Hermione dovette coprire un
sorriso
spontaneo dietro un bicchiere di succo di zucca, mentre Fred e George
cominciavano a fare le loro solite battute, per prendere in giro il
fratello e
scatenare i risolini di Lavanda Brown e Calì Patil, sedute
nell’esatto centro
tra il gruppo e le Untochable Ravens, in modo tale da tenere a portata
di
orecchio ogni battuta dei gemelli e ogni nuova tendenza del prossimo
anno.
Harry
Potter, che era entrato al seguito dei suoi due migliore amici, li
aveva
abbandonati poco dopo, quando aveva notato Alexandra Black fare il suo
ingresso
in Sala Grande e camminare lungo la tavolata alla ricerca di un posto.
Senza
pensarci troppo, l’aveva raggiunta, fermandola semplicemente
poggiandole una
mano su di una spalla. La ragazza era allora trasalita spaventata e si
era
voltata ad osservarlo di scatto. Solo quando lo sguardo verde aveva
incontrato
il suo gemello, allora si era rilassata appena.
Alexis
lo guardò dal basso, per qualche secondo solamente, poi
puntò lo sguardo in un
punto indefinito oltre le spalle larghe del fratello, priva di
qualsiasi
espressione.
Vuota.
-Ah,
sei tu.-
Atona
e appena strascicata, la voce solitamente allegra della ragazza
sembrava ora
quella stanca e perennemente annoiata di Draco Malfoy: forse la piccola
Black
stava passando decisamente troppo tempo con quella maledetta serpe.
Harry
la osservò dall’alto, senza scomporsi minimamente
alla freddezza con cui lo
stava trattando, simile a quella gentilezza senza calore che si riserva
solitamente ad uno sconosciuto.
-Alex,
penso che noi due dovremmo parlare.-
Esordì
semplicemente, con tono caldo e tranquillo.
Ancora,
uno schiaffo doloroso in pieno
viso. Le budella che si contorcevano nello stomaco. Il cuore che si
fermava di
botto, come il suo respiro.
Alexis
rialzò gli occhi di scatto e l’espressione che il
suo volto aveva ora assunto
colpì il petto del giovane Potter con una scarica di dolore:
era un misto di
disperazione e sofferenza. Gli venne voglia di alzare una mano e
accarezzarle
il profilo delle guance, ma lei fece un passo indietro, bloccando
quell’azione
ancora prima che fosse stata in grado di nascere.
-Harry
io…-
Iniziò,
ma una voce alle sue spalle la fece trasalire, stroncando di netto quel
discorso che, già da solo, avrebbe abbandonato le sue labbra
con una difficoltà
indescrivibile.
-E
di cosa, di grazia, sfregiato?-
Come
sempre, non aveva bisogno voltarsi a guardarlo, per capire chi avesse
avanzato
quella domanda sfrontata: il tono sarcastico e strascicato erano un
marchio di
riconoscimento già abbastanza evidente; lo sguardo duro di
Harry e il braccio
forte che le circondò il fianco, costringendola a scontrarsi
appena con un
petto marmoreo furono solo una futile conferma a ciò che
già sapeva dalla prima
sillaba che la aveva interrotta. Alzò appena la testa per
poterlo guardare in
viso: Draco non la degnò di un’occhiata e
continuò a guardare Harry con un
sorriso arrogante.
-Draco.-
Si
limitò a mormorare, con un soffio leggero, la mano appena
aggrappata alla
camicia immacolata. Solo allora il ragazzo chinò il capo per
guardarla, ma gli
occhi che le rivolse erano ciechi e privi di qualsiasi sentimento.
Un
dolore acuto che squarciava il petto
dall’interno.
-Ciao,
amore.-
La
salutò con un’inaspettata allegria, mentre le
rivolgeva un sorriso pigro, da
gatto. La strinse improvvisamente di più a sé e
chinò il capo per annullare la
distanza tra le loro labbra e colmare il vuoto con un gelido bacio
rovente, che
le tolse il respiro.
E
l’anima.
Harry
Potter sentì un colpo esplodergli nel petto e il posto che
prima era occupato
dal cuore era ora semplicemente cenere bruciata di fuochi artificiali e
dannatamente dolorosi. Una mano gli si strinse incontrollabilmente in
un pugno,
che avrebbe volentieri scaraventato sul volto di Draco Malfoy. Ma
quella fu
l’unica reazione che si permise di avere, mentre spostava lo
sguardo
impassibile oltre i due, con un auto-controllo decisamente fuori dal
comune:
anni sotto le cattiverie continue dei Dursley lo avevano decisamente
forgiato bene.
Quando
il biondo si staccò rudemente dalla giovane Black, la
ragazza aveva il fiato
corto, le gote accese, le labbra gonfie e lo sguardo appena umido.
Un
ulteriore fuoco artificiale esplose
nel suo petto, nero come la morte.
Senza
scomporsi minimamente, Harry riportò la sua attenzione su
Malfoy che, per nulla
provato, lo osservò alzando un sopracciglio verso
l’alto, mentre con il braccio
cingeva di più la vita di Alexandra, come se volesse
sottolineare a chi la
ragazza appartenesse.
Come
se Alexandra fosse un trofeo tra
di loro.
Come se il bacio di cui aveva dato
spettacolo non fosse già stato abbastanza evidente.
Come
faceva la Black a stare con un tipo come Malfoy, proprio non riusciva a
spiegarselo. Lei era così dolce, gentile e indifesa e lui
così rude, violento e
bastardo.
Alexandra
Black non avrebbe mai trovato
la felicità se avesse continuato a stare con Draco Malfoy.
Lui, Harry Potter, era decisamente il
tipo perfetto per lei, dal suo punto di vista.
Lo
sentiva che quando stava in sua compagnia lei si trovava bene, ma
allora perché
non aveva scelto lui?
-Allora?-
Lo
incalzò Draco, con espressione di superiorità.
-Non
sono affari che ti riguardano.-
Si
limitò a rispondere Harry, ora anche il suo tono era
completamente apatico.
-Ah
no?- le labbra di Draco si aprirono in un sorrisino inquietante
– Se non lo
avessi notato, Potter, io e Black
stiamo insieme. Dunque, tutto ciò che è affar suo
e anche affar mio.-
Alexis,
ancora stretta tra il braccio di Draco e il suo petto, alzò
il viso verso il
ragazzo e lo guardò contrariata, assottigliando appena lo
sguardo.
-Non
credi che dovrebbe essere lei a scegliere in quali affari puoi
immischiarti?-
Gli
occhi di Alexis scivolarono sulla figura del fratello, spaventosamente
tranquillo.
Nel
frattempo, attorno ai tre, si era creata una piccola folla di curiosi,
che
osservava l’ennesimo battibecco tra i due esponenti
più famosi di Grifondoro e
Serpeverde. Fred e George Weasley, insieme a Coleen Careye e Charlie
Liplose
già scommettevano sull’esito di quello scontro.
-No,
affatto.-
Rispose
Malfoy, altrettanto calmo, e Alexis alzò il viso di scatto
verso di lui,
spingendogli le mani sul petto e facendo pressione per allontanarlo,
senza
troppi risultati.
-Draco!-
Lo
riprese, le guance accese d’orgoglio. Il ragazzo si
voltò lentamente a
guardarla e, con finta ingenuità, la osservò
sorpreso.
-Sì,
amore? Hai qualcosa da obiettare?
–
le domandò, tremendamente dolce – O forse hai
qualcosa da nascondere? Qualche
segreto di cui ci vuoi rendere partecipi, per caso?-
L’occhiata
eloquente che le rivolse le attraversò il petto come una
scarica elettrica ad
altissima tensione, che le fece tremare appena le spalle.
Rinunciò a
districarsi dalla sua presa ferrea, perché si stava facendo
solo più male, e si
limitò ad artigliargli la camicia con le dita, le mani che
tremavano appena,
così come il suo sguardo.
-Perché
ti comporti così?-
Mormorò
ferita e lui le sorrise, ignorando del tutto la folla ed Harry. La
guardò per
qualche lungo istante, come se fossero stati da soli al centro del
nulla; alzò
una mano e le sfiorò una guancia, prima di prendergli un
polso con una stretta
salda.
-Così
come, amore?-
Si
informò con tono innocente, stringendo appena le dita
attorno al piccolo polso
e facendole sfuggire un gemito di dolore.
-Ahi…Mi
stai facendo male…-
Si
lamentò, stringendo appena gli occhi.
Prima
che potesse rendersene conto, venne liberata brutalmente dalla presa e
dal
braccio che le stringeva la vita. Aprendo gli occhi, capì
che Harry era
intervenuto e l’aveva liberata dalle spire maledette di quel
serpente furioso.
-Adesso
stai esagerando!-
Lo
aggredì, gli occhi ardenti come smeraldi gettati nel fuoco
dell’inferno. Ora,
Draco ed Harry erano uno di fronte all’altro, dal momento che
il giovane Potter
si era frapposto tra Malfoy e la piccola Black.
-Sei
patetico.- si limitò a rispondere il biondo, con tono
pacato, prima di
sghignazzare con disprezzo. – Tanto scioccamente infatuato di
una ragazza che
non potrà mai essere
tua!-
Sputò
con cattiveria, l’argento vivo dei suoi occhi che sprizzava
cattiveria da ogni
scaglia metallica.
Harry
spalancò gli occhi, sorpreso, e il gruppo di studenti
attorno a loro trattenne
il fiato. Il moro si sentì avvampare
all’improvviso e un delizioso rossore gli
tinse le guance altrimenti smorte. L’odio nel suo sguardo
sarebbe stato
paragonabile solo alla violenza con cui un suo pugno si sarebbe
scagliato
dritto sul naso lungo di Malfoy, se solo Alexis non si fosse messa in
mezzo tra
i due, con le braccia aperte.
-Harry,
no!-
Il
ragazzo si fermò appena in tempo e le lanciò
un’occhiataccia, ma non fece
nulla.
-Non
scatenate una rissa qui, non ne vale la pena! I professori vi stanno
guardando
e aspettano il minimo cenno per buttarvi fuori!-
Cercò
di farli ragionare, voltandosi anche a lanciare uno sguardo a Draco,
che la
osservò con un sorrisetto fastidioso. Tornò poi a
fissare Harry, che la osservò
per qualche istante, prima di scuotere la testa amareggiato e passarsi
una mano
tra i capelli. Senza dire un’altra parola, si
voltò e fece per incamminarsi tra
la folla e andare via.
-Ti
fai comandare così, Potter?- lo provocò Draco,
meritandosi per questo
l’ennesima occhiataccia da parte di Alexis
–Cos’è, hai paura?-
Harry
si fermò e si voltò appena, per considerarlo solo
con la coda dell’occhio.
-No,
è che non mi spreco per uno scarto umano come te.-
Si
limitò a rispondere. Il sorriso scivolò via dalle
labbra di Draco e
un’espressione indignata gli dipinse il viso, mentre dei
risolini dei
Grifondoro si facevano largo nel silenzio.
-Come
osi, brutto…-
-Che
sta succedendo qui?-
L’ala
destra della folla si aprì spintonata dal passaggio di
Blaise Zabini, che nel
suo metro e ottantatre spiccava su tutti, insieme ai gemelli Weasley.
Si pose
al centro di quel cerchio improvvisato e osservò la scena
con occhio critico,
prima di lisciarsi la giacca con le mani.
Draco,
ringalluzzito dall’arrivo dell’amico, sorrise di
nuovo, arrogante, e incrociò
le braccia al petto, lanciandogli un’occhiata divertita.
-Potter
non riesce ad accettare il fatto che Alexandra
sia MIA e che mai nella sua vita
potrà sperare di averla. Povero sfigato.-
Scosse
la testa con fare rassegnato, il sorriso sbruffone sulle labbra. Alexis
si
voltò a guardarlo di scatto, i pugni stretti lungo i fianchi.
-Draco!-
Lo
riprese scandalizzata, ma il suo rimprovero venne sovrastato dalla voce
di
Harry, che era tornato alla carica, mai così arrabbiato.
-Adesso
basta!-
Ringhiò,
alzando un braccio, pronto a scaraventare il tanto atteso pugno sul
naso di
Malfoy.
Alexis
vide la scena quasi al rallentatore, gli occhi enormi sul viso pallido.
Doveva
fare qualcosa!
Ancora,
si mise in mezzo ai due e, con una forza di cui non si credeva capace,
posò le
mani sul petto del fratello e lo spintonò indietro con
violenza, disorientandolo
per qualche secondo. Harry la guardò confuso, aggrottando la
fronte e Alexis
gli rivolse un’occhiata decisa e orgogliosa.
-No,
Harry. Basta tu. Se volevi parlarmi, fallo adesso e poi vattene. Ho
perso già
troppo tempo e odio questi teatrini.-
Quella
frase venne lasciata ricadere nel silenzio freddo che si era appena
creato.
Tutti trattennero il respiro e Draco Malfoy fischiò,
sollevando entrambe le
sopracciglia, meritandosi un’occhiata strana da parte di
Blaise.
Hermione
Granger, che aveva raggiunto l’amico insieme a Ron e ai
gemelli, arrossì di
disappunto.
-Come
si permette, quella maledetta serpe?- sibilò con rabbia,
anche se tutti
poterono sentirla perfettamente nel silenzio. – Ora gliela
fa…-
Il
suo discorso fu interrotto da Ron, che le aveva poggiato delicamente
una mano
sulle labbra e, con espressione stranamente seria, l’aveva
osservata e aveva
scosso la testa, come a dirle che non era il momento.
Alexis
deglutì e il suo sguardo si puntò su di un punto
indefinito alle spalle del
fratello.
Non
ce la faceva a guardarlo, non con
quello che stava per dirgli.
Merlino, si sarebbe odiata a vita per
averlo fatto.
Ma era l’unico modo per…Neanche lei
sapeva più giustificarsi.
Bugie su bugie, un muro che prima o poi
sarebbe crollato, mettendo tutti nei guai.
Sirius…
Sbuffò
e strinse le mani in due pugni, fino a che non sentì le
unghie perforarle i
palmi.
-No,
guarda, non mi importa. Qualunque cosa fosse, non credo meriti la mia
attenzione. Non mi cercare più, non rivolgermi
più la parola, lasciami in pace
ed esci dalla mia vita, sono stata chiara?-
La
sua voce era atona e tagliente come una katana appena affilata ed Harry
accusò
il colpo quasi come un automa, senza sentirne davvero il dolore.
Ciò
che, in effetti, gli faceva più male, era osservare quegli
occhi di smeraldo
ora ciechi e impercettibilmente lucidi.
Gli
stava mentendo.
Alexis
si voltò, prima che lui potesse accertarsi che le lacrime
che le velavano lo
sguardo fossero reali e non che la sua mente le avesse create per
attutire il
dolore delle parole.
Alexis
guardò Draco dritto negli occhi, ostentando un orgoglio
spaventoso, gli occhi
ora evidentemente lucidi.
Stavolta
la katana affondò dritta nel
petto di Draco, facendogli spalancare appena gli occhi.
-Spero
che tu sia soddisfatto adesso.-
Sibilò
con rabbia, prima di passare in mezzo a lui e Blaise e farsi largo in
mezzo
alla folla, per uscire e allontanarsi da tutti.
Draco
rimase a fissare il vuoto, il sangue che sgorgava dalla ferita interna
del suo
cuore.
-Per
niente.-
Mormorò,
abbassando lo sguardo, mentre la folla si diradava e cominciava a
bisbigliare
concitata e a spettegolare su quanto appena successo.
Harry
fu il secondo a lasciare la sala, non prima di essersi scontrato accidentamente con Malfoy. Ron ed
Hermione lo seguirono a ruota, preoccupati.
Blaise,
ancora interdetto da quanto appena successo, si riscosse solo quando
tutti
ripresero il proprio posto e continuarono a mangiare tra i bisbigli.
Lanciò
un’occhiata a Draco e lo prese per una spalla, voltandolo con
violenza. I suoi
occhi erano fini e bruciavano d’ira.
-Non
so cosa cazzo tu abbia in mente, ma vedi di darti una calmata!
Alexandra non
merita questo trattamento.-
Lo
rimproverò duro, artigliandogli una spalla. Draco lo
osservò impassibile, poi
gli schiaffeggiò la mano e se lo scrollò di dosso
infastidito.
-Lasciami
in pace Blaise e non immischiarti in faccende che non ti riguardano.-
Si
limitò a rispondere, prima di voltarsi e abbandonare a sua
volta la Sala
Grande.
Liberarsi
di Diamond era stato meno difficile del previsto: aveva preso il suo
momentaneo
trasloco in camera di Draco come l’ennesima manifestazione
del profondo legame
d’amore che li univa e non aveva fatto troppe domande.
Inoltre, così, avrebbe
avuto la stanza libera per le sue nottate con Theodore.
Così,
Alexis aveva gettato nella cartella qualche camicia pulita, insieme a
due gonne
e un maglioncino, una spazzola per capelli e lo spazzolino da denti.
Accennando
solo ad un veloce saluto con la mano, aveva lasciato la camera e una
Diamond
intenta a passarsi uno smalto azzurro sulle dita dei piedi. Si era poi
diretta
in camera di Draco, senza neanche fermarsi a salutare Blaise, che si
limitò a
seguirla con lo sguardo, al di sopra delle testoline sospiranti delle
ragazze
che lo circondavano.
Tutta
quella faccenda puzzava
decisamente di bruciato.
Quando
si trovò davanti alla porta della stanza di Draco, la
fissò per qualche
momento, senza sapere bene che cosa fare. Chiuse gli occhi e prese un
grande
respiro, cercando di calmare il cuore che aveva preso a frullargli
violento nel
petto.
Odiava
quella situazione.
Si
passò una mano tra i capelli, scompigliandosi la frangetta,
e poi bussò.
Nessuno
rispose.
Girò
la maniglia ed entrò piano nella stanza, osservandola nella
penombra offerta
dalla tremula fiammella di due candele poggiate sulla scrivania.
-Draco…?-
Lo
chiamò, assottigliando lo sguardo per poter vedere meglio.
L’unica risposta che
ottenne fu lo scorrere dell’acqua proveniente dalla doccia
che Draco si stava,
probabilmente, facendo. Sospirò e abbandonò la
borsa sulla poltrona all’angolo,
cominciando a sistemare i vestiti che aveva lanciato alla rinfusa nel
bagaglio
per uscire quanto prima dalla propria stanza, prima che Diamond avesse
potuto
avere la brillante idea di farle qualche domanda scomoda. Aveva appena
finito
di ripiegare le camicie, quando la porta del bagno si aprì.
Alexis si girò e
quasi le prese un infarto: Draco Malfoy, appoggiato allo stipite della
porta,
la osservava con uno sguardo strano, i capelli bagnati che gocciolavano
sul
viso e il corpo statuario, coperto solo dall’asciugamano
legato in vita,
completamente cosparso di mille stille che riflettevano ogni minima
sfumatura
del fuoco delle candele.
Una
visione peccaminosa e dannata.
Sentì
il viso andarle letteralmente in fiamme e la stanza le
sembrò improvvisamente
troppo piccola; era come essere diventata claustrofobica in un secondo
ed
essere poi stata rinchiusa in uno stanzino minuscolo con altre tre
persone.
Non
respirava.
Draco
la squadrò con una lentezza esasperante, poi si mosse e,
senza degnarla di
ulteriori occhiate, le diede le spalle, dirigendosi verso il suo
armadio.
-Ah.
Sei qui.-
Disse
poi con una nota di disprezzo, come se la cosa non fosse abbastanza
evidente.
Alexis
si risvegliò e buttò fuori tutto il fiato che
aveva trattenuto, permettendo
all’aria di tornare a circolare liberamente nei suoi polmoni.
Deglutì, perché
all’improvviso sentiva la gola decisamente secca e dolorante.
Serrò la mascella
e alzò il viso, orgogliosa come una vera Grifondoro.
Come
una vera Potter.
-Sì.-
Si
limitò a rispondere, dura, ostentando
un’incredibile alterigia, che stupì lei
per prima: la voce non aveva tremato neanche un po’, ma era
stata decisa in
quell’unica parola.
Certo,
era corta, ma almeno era un inizio.
Draco
si girò lentamente ad osservarla, abbandonando
l’interno dell’armadio che stava
scrutando alla ricerca di qualcosa da mettersi. Il ghigno sensuale che
le
rivolse era decisamente poco rassicurante e la costrinse a deglutire.
Si
avvicinò di un passo, lento come un felino che studia la sua
preda.
La
guardava con un’intensità tale, che
lei si sentì morire dentro, incenerita dalle fiamme di un
inferno maledetto,
che la consumava lentamente e dolorosamente.
Draco
fece un altro passo.
E
la luce sinistra dei suoi occhi
cambiò, diversamente colpita dalle tremule candele,
diventando spaventosamente
divertita.
Un
altro passo ancora.
Le
goccie che scivolavano lungo i fasci
di nervi e i muscoli testi delineavano ogni sfaccettatura del suo
fisico
asciutto e perfetto, così potente da poterla ridurre in
frantumi in qualsiasi
momento.
L’ennesimo
passo.
Ora
la distanza di un altro ultimo
passo li separava.
Alexis
indietreggiò, spaventata da quel silenzio e da
quell’occhiata.
Draco
la studiò, passandosi la lingua sul labbro inferiore.
-Spogliati.-
Alexis
spalancò gli occhi, ora decisamente terrorizzata.
Sentì un mancamento e fu solo
grazie alla poltrona dietro di lei che non rovinò in terra.
Appoggiò una mano
sul bracciolo e si sorresse, senza avere la forza di staccare lo
sguardo da
quello maledettamente serio di Draco.
-Che
cosa?!?-
La
voce le uscì in un misto di indignazione e paura, acuta e
altisonante, priva di
fiato.
Lui
si limitò ad alzare un sopracciglio, le labbra ancora
dispiegate in quel
sorriso sfrontato.
-Spogliati,
ho detto.-
Ripetè
con tranquillità. Gli occhi di Alexis, se possibile,
divennero ancora più
grandi sul visino improvvisamente pallido. Scosse la testa, prima
lentamente,
poi, stringendo gli occhi, la scosse con foga, lasciando che i capelli
le
scivolassero sul viso.
-Ma
non ci penso proprio! No!-
Si
rifiutò decisa, la voce ancora acuta.
Indietreggiò di un passo e si scontrò con
il muro.
Era
in trappola, di nuovo.
E ci si era messa da sola.
Di nuovo.
Draco
sollevò entrambe le sopracciglia, leggermente sorpreso, ma
il sorriso arrogante
non lasciò mai le sue labbra.
-Ho
capito.-
Il
ghigno gli si allargò, orribile e bellissimo.
Poteva
qualcosa di così bello essere
tanto spaventoso?
Si
avvicinò, colmando la distanza che li separava con un solo
lungo passo.
Alexis
tremò, gli occhi ancora spalancati.
-Vorrà
dire che ci penserò io.-
Mormorò,
poggiando le mani sul muro, ai lati del suo viso. Chinò
appena il capo per
poterla guardare bene negli occhi, lo sguardo deciso e annebbiato.
Alexis
si strinse di più contro il muro, come se avesse potuto
indietreggiare ancora o
diventare talmente piccola da poter sparire.
-Cosa?-
soffiò, il terrore che fuoriusciva con ogni suo respiro
–Non puoi!-
Draco
sogghignò, divertito, e lasciò scivolare una mano
dal muro fino al suo viso,
per prenderle il mento con una stretta violenta.
-Sì
che posso.-
Sussurrò
serio, con una punta di cattiveria. La sentì trattenere il
respiro e avvertì il
corpo tanto vicino, tremare.
Smeraldi
enormi, carichi di angoscia e
ricordi che ora, come vecchi filmini in bianco e nero, scorrevano
davanti ad
entrambi.
La violenza che l’aveva colto e con la
quale l’aveva trascinata sul letto.
Baciata.
Deturpata.
Quasi violentata.
La paura nel petto di lei.
Il dolore dilaniante nel petto di lui.
Adesso, come allora e come sempre.
Loro due, insieme, Malfoy e Potter, mai
più sbagliati.
Draco
le lasciò andare il mento e sollevò il braccio
con un gesto brusco, tanto che
lei temette volesse farle qualcosa di orribile, come strapparle di
nuovo la
camicetta o buttarla sul letto con uno spintone violento. Strinse gli
occhi,
impaurita, ma l’unica cosa che avvertì fu una
carezza gentile sulla guancia,
tenera come quelle che lui le regalava prima di tutto quel disastro.
Uno
strano calore, in fondo al cuore,
come non ne sentiva più da giorni.
Draco
le si avvicinò ulteriormente, passandole l’altro
braccio intorno alla vita e
stringendola appena, mantenendo comunque la distanza sufficiente per
poterla
osservare in viso.
Alexis
si ritrovò a contatto con quella pelle liscia e umida, che
profumava di buono,
di pulito.
Il
cuore accelerò i suoi battiti.
Draco
chinò il capo e le sfiorò la tempia cone le
labbra, in un bacio delicato.
-Adoro
anche il profumo della tua paura.-
Mormorò
pensieroso, costringendola ad aprire gli occhi per guardarlo. Lui le
sorrise
appena, senza alcuna punta di cattiveria.
L’argento
liquido sembrava ora una
pozza di antica malinconia che le fece stringere il cuore.
La
lasciò andare e le prese il viso tra le mani. La
guardò ancora e, lento, si
avvicinò. Lei sorrise appena a sua volta e socchiuse gli
occhi, pronta a
colmare la poca distanza che li separava con quel bacio tanto atteso,
che già
assaporava dolce sulle labbra, per cancellare la violenza delle ultime
settimane.
Rimasero
fermi per qualche minuto.
Poi,
alla fine, l’unica cosa che sfiorò le sue labbra
fu il respiro freddo della
risata sprezzante di Draco, che si allontanò velocemente,
lasciandole andare il
viso e abbandonandola in quella posizione sognante, da sola.
Alexis
aprì gli occhi, disorientata e con il cuore ridotto in pezzi.
Senza
degnarla di ulteriori attenzioni, Draco si vestì in fretta e
uscì dalla stanza,
lasciandola lì con solo il gelo a circondarle quel luogo
caldo che, una volta,
aveva occupato il suo cuore.