Pairing: Anna/Antonio;
Prima persona: Anna.
Hybris
Secoli
di filosofia e
poi?
Ognuno
ha le sue
credenze, ognuno la pensa come vuole.
Ci
si ammazza, ci si
picchia, per un Dio in cielo, per un Dio in terra.
Per
un destino che
non esiste, per la preveggenza, per la speranza in un futuro migliore.
Se vuoi trovare quello che cerchi, alzati e vallo a
prendere.
Qualcuno
mi avrebbe
detto di aspettare: la divinità prima o poi si sarebbe
accorta di me.
Qualcun
altro
avrebbe scosso la testa. Niente è sicuro, tantomeno la
nostra esistenza.
Viviamo nel silenzio!
Io
voglio di più.
Voglio vincere contro chi mi dice che ogni cosa abbia un destino.
Che
tutti siamo destinati a qualcosa,
oltre che a
morire.
Non
ho più certezze,
al mondo, se non quella della tua indifferenza.
Se
esistesse
qualcuno, lassù, che mi voglia bene e che segua i miei
passi, perché non
avrebbe ancora mandato un angelo ambasciatore a recapitare alla mia felicità quanto io abbia
bisogno di lui?
Non
me lo merito.
E
con questa
risposta, la più scontata e la più vera, termino
l’ennesimo giorno trascorso ad
attendere l’intervento di qualcuno. Ma saranno le ultime ore
che passerò inerme
ad aspettare.
Vorrei
sfidare il
fato, il logos, il Dio, il destino, la materia, l’assoluto,
il mondo, l’Infinito,
la natura, l’Idea, il pensiero, l’eterno ritorno,
l’essere, l’essenza, la
ragione, la dea bendata, l’Io.
L’uomo è l’artefice
del proprio destino.
Cosa
scommettiamo?
La mia felicità?
E
sia.
Se vuoi trovare quello che cerchi, alzati e vallo a
prendere. Ti
renderai conto di aver sprecato troppo tempo pensando di non poterlo
avere.
Così
sono finita a
rincorrere il tempo a rovescio, a immaginare di trascinare con me la
linea
dell’età a un decennio prima, quando mi
mancò il coraggio di mandare all’aria
il mio matrimonio e convincere Antonio a tornare con me.
Scendo
dal calesse
di fronte a casa sua, tenuta sempre in buono stato di pulizia
nonostante sul
muro fossero evidenti numerose crepe.
Guardo
in alto: due
nuvole oscurano il sole, permettendomi di non stringere più
gli occhi.
A noi due.
La
porta si apre
prima che potessi bussare.
“Contessa,
che fate
qui?”
“Ho
una scommessa in
sospeso.”
“Con…
chi?”
Mi
alzo sulle punte
dei piedi per raggiungere l’altezza del tuo viso a cui sono
quasi incollata.
“Avete
presente il
detto se vuoi una cosa valla a prendere?”
“Nel
mio caso credo
sia un po’ diverso.” Lo guardo perplessa.
“Quello che voglio è già tra le mie
braccia.”
Sorrido
soddisfatta.
“Grazie.”
“Per
cosa?”
“Per
avermi fatto
vincere la scommessa col destino.”