Libri > Inkheart
Ricorda la storia  |      
Autore: Aya Lawliet ___backupFGI    26/02/2011    3 recensioni
«Qualunque cosa pensi, tu sei Glandarius. Non puoi scegliere di dimenticare una parte di te.»
«Avete l’aria di aver tentato la stessa cosa.»

{Mortimer/Violante ♥ accenni Mortimer/Resa}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mortimer Folchart, Violante
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Parentesi vuota ~

prompt: #037, butterfly

 

 

 

Le strade di Ombra echeggiavano ancora di canti e risate, scoppiettanti come piccoli fuochi, e l’aria fresca della notte si tingeva di grigio, quando l’uomo si tolse il cappuccio e si piegò su un ginocchio.

«Alzati, ti prego.»

Violante sedeva sul trono, in una sala in penombra affacciata direttamente sull’alba. Vestiva di scuro, come sempre, ma c’era più colore sul suo viso, più forza nel suo sguardo. Il passare dei mesi aveva dissipato parte dei fantasmi. La deturpazione sulla guancia liscia era definitivamente scomparsa.

L’uomo si sollevò. Dalle ampie finestre spalancate intorno a loro si udivano, di tanto in tanto, stralci ebbri di felicità dalle ballate di Glandarius. Violante sorrise appena.

«Avrai sempre un posto nel loro cuore...»

Lui scosse la testa, quasi impercettibilmente. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo – ma sentiva che sarebbe stato sbagliato, inadeguato, dinanzi a una donna così fragile e così forte insieme. Questo era lei, prima di tutto. Una donna. Che gli aveva salvato la vita.

Violante esitò per un unico istante, prima di alzarsi lentamente da quello scranno legittimo eppure macchiato di sangue paterno.

«E nel mio» concluse.

Ricordi vividi intercorsero tra i loro occhi, e la signora di Ombra discese fino a lui e gli si fermò accanto, l’antica fierezza ad accenderle i lineamenti.

«Non venisti, il giorno in cui i bambini tornarono.» Forse era accusa, quella durezza nella sua voce, o forse solo delusione mascherata da orgoglio. «Ti ringraziai dai merli del castello, ma tu non eri là. Avrei voluto presentarti a loro come l’eroe vero, non quello evanescente delle canzoni di Intrecciaparole

Di nuovo l’uomo scosse la testa, e questa volta sorrideva.

«Non io, mia signora. Non sono io quell’eroe. Glandarius ha fatto la sua parte... Poi rimase solo il rilegatore, e quel giorno il rilegatore era con sua moglie e con sua figlia. Aveva bisogno di riprendere in mano la sua vita – che fortunatamente non era andata del tutto in pezzi.»

Violante strinse le labbra. Disapprovava, naturalmente. «Qualunque cosa pensi, tu sei Glandarius. Non puoi scegliere di dimenticare una parte di te.»

«Avete l’aria di aver tentato la stessa cosa.»

Lei arrossì, e per la prima volta chinò il viso. Così innocente, così colpevole. Così giovane e cresciuta così in fretta.

Il silenzio si protrasse finché Violante non gli volse le spalle. E lui seppe subito cosa stesse per dirgli, la ragione per cui l’aveva mandato a chiamare – la ragione per cui, stavolta, non aveva saputo impedirsi di tornare.

«Non hai dimenticato la mia proposta, suppongo.»

Silenzio. Sapevano entrambi che non c’era bisogno di una conferma.

«Ti dissi che te l’avrei chiesto di nuovo, quando tutto fosse finito. E tutto è finito da molto ormai.»

«Non ditelo. Non ingannate voi stessa una volta ancora. Non è me che amate, ma una maschera blu che quel giorno bruciai con queste stesse mani.»

Violante si voltò, così repentina da sorprenderlo, e in uno slancio di pura disperazione lo trasse a sé e lo baciò con forza. Una muta, inequivocabile richiesta. Non lasciarmi sola.

E per quanto fosse inutile, inconcepibile e sbagliato – l’incontro di due storie diverse impossibili da intrecciare – Mortimer non le negò quell’appiglio, quel sogno di fanciulla che nel suo essere era giusto, perché nessun sogno segue mai la ragione. La baciò piano, mitigando l’irruenza del suo bisogno con la dolcezza della consapevolezza: che forse, in un altro mondo, in un’altra vita, in un’altra storia, sarebbe stato amore.

Ma finì presto, come tutte le illusioni. E quando sentì sfuggire la sua bocca, lei dovette leggere nei suoi occhi le parole silenziose di quella coscienza comune.

Rimasero per un attimo così, due parentesi di uno spazio vuoto, finché lei sospirò, lasciò cadere le braccia con cui gli si era avvinghiata e tornò ad essere Violante, la Pia, la signora di Ombra.

Con passi leggeri si avvicinò ad una delle finestre. Guardò fuori, verso i boschi dei briganti, dandogli nuovamente le spalle.

«I cantastorie raccontano che presto tua moglie ti darà un altro figlio.»

Il sole sorgeva in quel momento. Un rampicante adornava la finestra; rametti verdi di foglie nuove ondeggiavano nella brezza. Poco sopra gli occhi di Violante, una crisalide si stava aprendo: un’altra metamorfosi, come quella di lei, come quella di lui, come quella di Ombra.

Assentì. «È vero.»

Lei si voltò ancora a guardarlo. Così stagliata contro la luce, contornata dal rosa e dall’oro, e sorridente – di un sorriso vero e, infine, pacificato – gli parve bellissima.

«Spero che ti somigli, uomo dai mille volti.»

Alle sue spalle, la farfalla spalancò le ali e si avventurò nel Mondo – reale o d’inchiostro che fosse. Era il primo giorno di primavera.

 

 

 

[ 767 parole ]

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Inkheart / Vai alla pagina dell'autore: Aya Lawliet ___backupFGI