Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: JanisJ    27/02/2011    13 recensioni
Era doppiamente seccata: da un lato perché stava perdendo del tempo prezioso che avrebbe potuto impiegare in altro modo, dall’ altro odiava l’ idea che l’ avessero convocata senza darle la minima spiegazione.
Le porte del primo piano erano tutte aperte tranne una, la loro destinazione.
Quando la professoressa Vector spinse le ante, capì il perché di tutta quella segretezza. Quattro ragazzi sedevano al lungo tavolo: non erano studenti qualsiasi.
Un paio di iridi grigie corsero immediatamente alle sue. Quegli occhi sprezzanti e maligni, e il sorrisetto arrogante sul suo viso scarno, le fecero montare una rabbia istintiva, dettata dall’ abitudine.
Cercò immediatamente il familiare tintinnio al suo polso, che non riuscì però a calmare il suo disagio.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Wanna Be.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Contraddizioni.

 
 
Ron odiava il lunedì mattina.
Dopo un’ intera giornata trascorsa a sonnecchiare pigramente sul letto, a godersi i manicaretti che sua madre preparava per i pranzi di famiglia, a giocare a scacchi magici con Harry e a volare sulla campagna del Devon, la sveglia del lunedì mattina arrivava come una secchiata d' acqua gelata in pieno viso.
Il solo pensiero della giornata che gli si prospettava, gli fece schiacciare il cuscino sulla testa, cercando di ignorare Leotordo che si agitava nella sua gabbia.
Quando George gli aveva proposto di aiutarlo nel negozio di scherzi, aveva accettato con entusiasmo. L’ ottima retribuzione e l’ orario flessibile, gli sembravano come il primo premio di una lotteria milionaria. Cosa poteva chiedere di più un ragazzo di diciotto anni, senza nemmeno uno straccio di M.A.G.O.?
Nonostante fossero trascorsi solo tre mesi, quel luogo pieno di colore e di allegria gli andava stretto quanto l’ uniforme che era obbligato ad indossare.
Ogni cosa, tra le pareti cariche di oggetti ingegnosi, gli ricordava Fred. Non era questo a disturbarlo però, bensì la sensazione che il tempo stesse agendo come una gomma da cancellare su tutto ciò che, con tanto impegno, aveva contribuito a costruire.
George sembrava indifferente al costante vanificarsi di quella presenza, o più plausibilmente aveva imparato a conviverci, ma per Ron era insopportabile. Quando vendeva un paio di Orecchie Oblunghe, non poteva fare a meno di pensare che presto o tardi sarebbe stata ideata una versione perfezionata che non avrebbe incluso Fred nella progettazione, o quando agguantava una Puffola Pigmea per una bimbetta urlante, non era in grado di prevedere se la moda le avrebbe volute così richieste ancora a lungo e quando sarebbero state dimenticate.
Man mano che si faceva più reale la consapevolezza che non sarebbe più stato sgridato da quel coro di voci gemelle, se lasciava inavvertitamente cadere a terra un filtro d' amore; man mano che i nuovi progetti di George si accatastavano sulla sua scrivania, quel luogo diventava freddo ed estraneo.
Col passare dei giorni, la ferita ancora aperta, invece che guarire, veniva torturata e lasciata a sanguinare.
Con un profondo sospiro Ron decise di alzarsi, scagliando uno sguardo assassino all' orologio incantato che saltellava sul comodino.
Colpì con una manata la gabbia del minuscolo ammasso di penne grigie che sbatacchiava tra le sbarre di ferro, producendo una serie di pigolii eccitati che si placarono per pochi istanti, per poi tornare a riempire il silenzio della stanza con maggiore intensità.
“Ron, la colazione è pronta!” La voce di Molly Weasley vinse quattro piani di scale, riuscendo a calmare persino il fermento del gufo.
“Adesso scendo!” Quello che voleva essere un urlo, risultò piuttosto un rauco rantolo, che lo costrinse a schiarirsi la voce un paio di volte.
Entrò in bagno e si guardò intensamente allo specchio, un’ abitudine delle ultime settimane.
Come se avesse di fronte un estraneo, fissò il paio di occhi che affondavano nei suoi con insistenza, aspettandosi di vedere le labbra di quell' immagine virtuale muoversi spontaneamente.
“Cosa vuoi dalla vita?” Chiese al suo riflesso, che lo guardava con perplessità.
Era diventata un’ ossessione, porsi quella domanda sperando che, durante le ore di incoscienza, avesse maturato una risposta convincente.
Il viso gli si tirò in un sorriso incoraggiante che scomparve immediatamente, quando il suo io riflesso copiò il suo cenno col capo.
Quella notte, come le precedenti del resto, non avevano portato consiglio.
Era ancora in balia della vita, senza essere in grado di impadronirsi delle redini.
Con calma si spogliò del pigiama e aprì il rubinetto della vasca. L' acqua sgorgava copiosamente; rimase ad osservarla a lungo, strofinandosi di tanto in tanto gli occhi ancora pieni di sonno.
Si infilò tra le nuvole di vapore e affondò fino a toccare il fondo di ceramica con la nuca.
Attese, aspettandosi di sentire il rumore di una serratura scattare e una ragazza dai crespi capelli castani fare capolino dalla porta, pronta a Schiantarlo.
Trenta secondi, un minuto, un minuto e quindici secondi.
Nulla, solo il rumore lontano di stoviglie impilate senza troppa considerazione.
Si mise seduto con uno slancio: i polmoni bramosi d' aria, boccheggiando per l' apnea prolungata.
Sorrise tristemente e colpì con le palme aperte la superficie; tremolava ancora schizzando qua e là, con una serie di piccole onde che si infrangevano alle due estremità della vasca.
Gli mancava Hermione.
Gli mancava l' ordine che portava nella sua vita.
Durante il mese successivo alla sera del ballo ad Hogwarts, la data del suo ritorno a scuola aveva gravato sulle loro esistenze, creando un affanno annebbiato, ma generando in loro la voglia di non perdersi nemmeno un istante. Era facile amarsi, quando tutto era velato di una leggerezza inebriante, simile all' effetto di qualche bicchierino di Whiskey Incendiario. Era facile guardarla infilare il naso tra i manuali scolastici con l' intento di prepararsi per l' anno successivo, per poi percepire il suo sorriso, o uno sguardo assorto. Era facile stringerla tra le braccia, fare l' amore con lei, sempre più coscienti dei propri corpi, liberi di sperimentare, di scoprirsi.
Con delicatezza raccolse nella mano un po' della schiuma che galleggiava a pelo dell' acqua, per poi affogarla portandola giù, stretta nel pugno.
Sarebbe stato in grado di affrontare la mancanza di quei momenti, se non avesse avuto la dolorosa sensazione di averli persi, senza sapere come ritrovarli.  Erano cambiate troppe cose negli ultimi tempi.
Nelle lettere che riceveva prevaleva il resoconto delle sue giornate, lasciando a poche righe il compito di riferire l' augurio che alla Tana stessero tutti bene, o che il lavoro al negozio non fosse troppo stancante, oppure il tiepido desiderio di rivederlo.
Era diventata indifferente e distaccata, come se la vita che avesse lasciato a Londra, i film ai cinema di Leicester Square, le serate in compagnia di Harry e Ginny nel patio di casa Weasley, fossero parte di un passato vago, un ricordo vuoto e idealizzato. Aveva l' impressione che aprisse quella parentesi per sentirsi confortata, di tanto in tanto, ma che non le importasse studiare da vicino i cambiamenti a cui erano inevitabilmente andati incontro.
Quanto tempo avrebbe impiegato a trovare qualcuno più adatto a lei nel mondo di cui avrebbe presto fatto parte, se qualche mese di lontananza aveva reso il loro rapporto qualcosa di simile ad un confortante cantuccio? Che speranze poteva avere ad essere parte della sua vita, se lei non lo includeva se non per passare qualche ora felice? Non poteva smettere di chiederselo.
Non si era mai trovato solo a dover fare i conti con un problema che non si limitasse a scegliere un paio di calzini. Ogni volta che doveva mettersi in gioco, c' era sempre stata lei a sostenerlo, ad indicargli la via. Quando aveva deciso di seguire Harry nella ricerca degli Horcrux, era stata Hermione a ricordargli perchè fosse la scelta giusta, non poteva certo dimenticarlo.
E adesso che sentiva di essere un fallito, dov' era? Perchè non gli chiedeva mai come stesse? Da quando era così disinteressata?
“Ronald Weasley!” Tuonò sua madre spalancando la porta del bagno.
“Mamma!” Si lamentò Ron, cercando di coprirsi.
“Arriverai in ritardo, se non ti dai una mossa e io non ho nessuna voglia di sentire tuo fratello lamentarsi della tua poca professionalità!”
“Mamma, sono nudo!” Gemette, mentre le orecchie gli andavano in fiamme.
“E dov' è il problema? Chi credi te lo facesse il bagnetto, quando eri più piccolo?” Le sopracciglia della signora Weasley si inarcarono, gli rivolse un penetrante sguardo intimidatorio e scuotendo il capo, chiuse la porta dietro di sè.
“Tra cinque minuti ti aspetto in cucina, altrimenti mentre ti farò inseguire nella neve dal battipanni, non sarò l' unica a vederti nudo”
 
Si mise nel piatto due oleose salsicce, poi passò alla padella piena di uova strapazzate.
Addentò un pezzo di pancetta, masticandolo voracemente, concentrato sul suo piatto colmo di prelibatezze ancora fumanti.
Suo padre stava leggendo il giornale, seduto a capotavola. Osservò distrattamente la foto in prima pagina: un manipolo di Auror intorno ad un lenzuolo che celava alla vista il cadavere di Lucius Malfoy.
“Qualche novità, Arthur?” Chiese Molly al marito.
“Adesso è sicuro: è opera di un Dissennatore” Il signor Weasley guardò sua moglie da sopra gli occhiali cerchiati di corno. Lei aveva un’ espressione di compiacimento sul volto.
“Molly, è una morte orrenda anche per uno come Lucius”
“Non importa, ha tentato di uccidere i nostri figli, dimentichi?” Disse indicando Ron, che alzò per un momento gli occhi dalla colazione.
L' uomo annuì gravemente “Ma il Bacio del Dissennatore non si augura nemmeno al peggior nemico, Molly. È scandaloso che il Wizengamot se ne sia servito per tutti questi anni”
“Il Profeta dice cosa ci faceva un Dissennatore ad High Park?” Chiese la signora Weasley, cambiando discorso.
“Nessuno sa spiegarselo e il Ministero non sa che pesci prendere” Piegò il giornale e lo appoggiò accanto al suo bicchiere di Succo di Zucca.
“Perchè papà?” Biascicò Ron, mentre tentava di ingoiare un boccone troppo grosso di pane.
“Perchè i Dissennatori dovrebbero essere stati segregati tra i boschi del nord della Cornovaglia, in una zona sicura. Non possono essere evasi dalla loro prigione senza l' intervento di un mago” Pulì le lenti con un pannetto che teneva nel taschino della veste.
“Hanno una vaga idea di chi possa averlo voluto morto?” Chiese la signora Weasley.
“Il problema è che sono molte le persone che si auguravano di vedergli fare una brutta fine” Rivolse alla moglie un’ occhiata eloquente. “Sia tra i nostri, sia tra i pochi Mangiamorte che sono scampati al carcere.
“E poi ci sono troppi punti interrogativi; ad esempio, come è riuscito ad evadere da Azkaban? Non poteva farcela da solo, doveva poter contare sull' aiuto di qualcuno. Qualcuno di potere. Non mi stupirebbe che fosse una trappola; per potersi fare giustizia da soli, intendo”
Ron guardò suo padre alzarsi dal tavolo e sistemarsi il mantello sulle spalle. Baciò la moglie su una guancia, poi gli scompigliò i capelli.
“Buon lavoro figliolo. Ricorda che questa sera, alle nove, danno la nuova puntata di Friends” Disse, rivolgendogli un gran sorriso.
Suo padre era entusiasta al pensiero che lui si fosse sinceramente appassionato alla televisione babbana, il primo dei suoi figli che mostrasse un po' di interesse per quel mondo di cui era innamorato. Era diventato particolarmente affettuoso nei suoi confronti, ed era anche l' unico ad essere rimasto a casa, quindi per quel poco che poteva contare, stava facendo la vita del rampollo.
“Buon lavoro pa'” Disse alzando una mano, leggermente in imbarazzo.
Molly rivolse ad entrambi uno sguardo esasperato. Non le era ancora andato giù il tentativo di farsi istallare la tivù via cavo che aveva richiesto un incantesimo di memoria sull' elettricista: si era spaventato tantissimo nel vedere il vecchissimo televisore accendersi senza essere collegato ad una presa di corrente.
 
Lo spogliatoio dei Tiri Vispi Weasley era una sala ariosa, con le pareti di un' allegra tonalità di arancione e una fila di armadietti di metallo laccato di una decina di colori diversi. Due panche erano accostate alle pareti e un cartello dominava sull’ arredamento, con le sue luci psichedeliche blu elettrico; recitava:
 

Se qui volete lavorare, alle nostre regole dovrete sottostare.
La norma è una soltanto: divertiamoci e questo è quanto.

 
Ron toccò uno sportello verde con un colpetto di bacchetta e quello scatto in avanti, rischiando di colpirlo sul naso. Lo scansò con prontezza e cominciò a cercare la sua divisa, nascosta da cianfrusaglie di ogni genere: cartacce di dolciumi, una scatola di Gelatine Tutti Gusti Più Uno piena per metà, pezzi di pergamena accartocciata, la sua divisa da portiere che non ricordava più né quando, né perchè l’ avesse portata al negozio.
Trovò la casacca magenta del personale e la tirò fuori dalla confusione. La infilò il più velocemente possibile, guardando con apprensione l' orologio d’ oro che aveva al polso.
Rovistò ancora, fino a trovare un paio di pantaloni leggermente stropicciati. Quando li sfilò da sotto sette o otto carte di Ciocorane, un foglietto volò sul pavimento. Lo raccolse e se lo mise in tasca prima di sbattere l' anta con tanta forza da farla tornare indietro per il contraccolpo.
Corse via, massaggiandosi la testa dove l' armadietto si era vendicato della sua mancanza di delicatezza.
George stava già dando direttive alle quattro streghe e ai tre maghi alle sue dipendenze. Non appena lo vide, i suoi occhi si ridussero a due fessure.
“Fratellino, stavo appunto assegnando le aree del negozio. E tu...”
Guardò con troppa enfasi la cartellina che stringeva tra le mani, cosa che non lasciava supporre nulla di buono.
“Oh, sì, eccoti. Sì, sei ai Tumistreghi e devi tenere d' occhio il settore A. Cerca di essere gentile con i nostri piccoli clienti, per piacere, non vorrei mai che finisse come l' ultima volta. Mi è spiaciuto tantissimo doverli sottrarre al tuo stipendio” Indicò una piramide di scatole di Sognisvegli Brevettati, dove era stato scaraventato dalla magia involontaria di un minuscolo bambino di sei anni. 
Ron gemette. Lo stava punendo per essere arrivato in ritardo e lo faceva con una tale noncuranza, da impedirgli di salvaguardare l' orgoglio con una risposta che non tradisse la sua frustrazione.
George lo ignorò e lasciò che la schiera di impeccabili commessi si disperdesse.
Le porte del negozio si aprirono con uno scatto, le serrande si alzarono e le rilucenti vetrine si animarono, insieme al movimento della bacchetta del proprietario.
 
“Harry, cosa ci fai qui?” Chiese Ron cercando di strappare il più delicatamente possibile una scatola giallo limone dalle mani di una paffuta bambina che tentava di scoprire cosa ci fosse dentro. Si guardò attorno, nel tentativo di trovare la strega che era entrata tenendola per mano. La donna civettava con suo fratello, arrotolandosi nervosamente una ciocca di cappelli intorno ad un dito.
“Eh no! Anche il baby-sitter no!” Si lamentò a bassa voce.
“Sei arrivato in ritardo anche oggi?” Chiese Harry, aiutandolo a sistemare su uno scaffale le palline che la creaturina aveva scaraventato sul pavimento.
“Solo un paio di minuti” Mentì, mettendo bruscamente tra le mani della bimba una bacchetta trabocchetto che si trasformò prontamente in un pollo di gomma. Lei rise e cominciò ad agitarlo in aria.
Ron ne approfittò per fulminare un ragazzino di dieci anni che aveva fatto cadere un Binocolo Tirapugni.
“Lo sa” Disse, passandosi una mano sulla fronte e squadrando suo fratello, ancora intento a flirtare. “Lo sa quanto mi mettano in difficoltà questi piccoli mostriciattoli, miseriaccia”
Harry cercò di non scoppiare a ridere, quando Ron afferrò al volo una boccetta contenente una sostanza densa e bluastra, che volò da una mensola.
“Immagino che non seguirai l' esempio dei tuoi genitori” Osservò Harry con semplicità, seguendolo con lo sguardo.
“Puoi dirlo, amico. Ricordami di farlo presente ad Hermione” Aveva parlato senza pensare e non appena si rese conto di quanto aveva detto, il volto gli divenne di un colore molto simile a quello della sua blusa.
“Intendevo, con questo non volevo certo dire che...”  Annaspò, roteando gli occhi.
“Io non penso a me ed Hermione sposati o cose simili, capito?” Borbottò infine.
“Certo” Rise Harry.
“Comunque” Ron si schiarì la voce. “Come mai sei passato?”
“Oh, volevo salutarti” Disse in tono vago.
Ron annuì distrattamente, nuovamente in difficoltà con l' orda di piccole testoline che gli sfrecciavano accanto.
“E per dirti che ho deciso di cominciare l' addestramento”
“Hai deciso?” Chiese Ron, improvvisamente dimentico del flacone di Annullaforuncoli infranto ai suoi piedi.
“Mi sono informato, comincio subito dopo Natale” Harry sorrise.
“Ma pensavo che dovessi diplomarti per entrare a far parte del programma Auror” Una velata invidia trasparì dalle sue parole.
“Faranno un' eccezione”
“Uhm, ho capito” Disse pensieroso.
“Comunque ci vediamo questa sera a cena così ti racconto” Fece un cenno con la mano a George che gli rivolse un sorriso sornione.
“Devo passare da Andromeda. Teddy ha cominciato a camminare”
Ron fece finta di vomitare, ma poi gli raccomandò di salutarlo da parte sua. Quello era forse l' unico bambino al mondo che trovasse simpatico.
Harry si diresse verso la porta. “A più tardi”
 
La luce dietro le nuvole era diminuita gradualmente fino a trasformare il cielo in una macchia di petrolio.
I lampioni di Diagon Alley illuminavano le strade flebilmente e quasi nessuno osava inoltrarsi nella bufera di neve che sferzava Londra da un paio d’ ore.
Ron, stancamente abbandonato su uno sgabello, era seduto dietro il bancone dove troneggiava l’ enorme ricevitore di cassa.
“Benfatto Ron” George gli batte una mano sulla schiena, mentre salutava con una mano Verity, una collega con i capelli biondi, piuttosto carina e di qualche anno più grande di lui.
“Credo che quella ragazza abbia un debole per te” Constatò divertito. “Non so cosa ci trovi nella tua testa vuota, però deve essere così”
Ron aveva i muscoli troppo indolenziti per riuscire a colpire il fratello con una gomitata, così si limitò a fissarlo con disapprovazione.
“Mi ha fatto spostare il suo turno per poter lavorare con te sabato!” Continuò. “Poverina, non sa che il bell’ eroe è già stato accalappiato? A proposito, come sta Hermione? Sopravvive in quella gabbia di matti?”
“Non lo so” Rispose Ron, le iridi fisse in una fiammella tremula oltre la vetrina.
George si fece improvvisamente serio. “Va tutto bene, vero?”
“Non lo so, George” Ripetè, alzandosi in piedi.
“Posso andare a casa?” Chiese evitando di guardarlo negli occhi.
“Certo, ci vediamo domani mattina. Arriva puntuale oppure…”
Non sentì l’ ammonimento perché, dopo aver afferrato il suo mantello, uscì a grandi passi tra fiocchi grandi come Galeoni.
Non si era nemmeno cambiato, nella fretta. Pazienza, ne avrebbe approfittato per lavare l’ uniforme.
Cacciò seccamente le mani in tasca, nel tentativo di evitare di perdere sensibilità alle dita. Qualcosa gli incise la pelle secca del polpastrello dell’ indice, che portò istintivamente alle labbra. Sanguinava.
Con cautela estrasse il cartoncino sbucato dall’ armadietto quasi dieci ore prima e sorrise. Tre volti tesi e un po’ impacciati lo osservavano. Una foto scattata al loro quarto anno ad Hogwarts, la sera del Ballo del Ceppo. Harry aveva la bocca tirata, ingessato nel suo completo verde bottiglia. Sembrava accigliato e lanciava sguardi discreti alle sedie alla sua destra e alla sua sinistra, occupate rispettivamente da lui e Hermione. Lei era raggiante nel suo abito celeste e profondeva sorrisi in ogni direzione, abbassando lo sguardo di tanto in tanto, se le sue guance si coloravano lievemente. Lui era cupo ed aveva quell’ orrendo e puzzolente vestito da cerimonia che attirava l’ attenzione, quasi occupasse l’ intero rettangolo di carta.
Spazzò via il sottile strato di nevischio che aveva coperto la fotografia e la osservò con attenzione alla luce di un negozio di dolciumi.
Quando Hermione gli dava le spalle, lui la studiava con un’ espressione indecifrabile.
Sembrava triste e speranzoso allo stesso tempo, come se desiderasse con tutto sè stesso intercettare uno di quei suoi sguardi raggianti, pur essendo consapevole di non essere la ragione della sua felicità.
Un sospiro gli sfuggì dalle labbra. Odiava sentirla così distante, come quel Ron che stringeva le braccia conserte al busto con aria sconsolata.
Si voltò, scrutando la striscia di impronte che aveva lasciato dietro di sé. La neve le stava lentamente ricoprendo e Ron non dovette domandarsi perchè quell’ immagine gli sembrasse tanto emblematica.
 
 
 

***

 
 

E rieccomi qui con questo novello capitolo tutto Ron PoV (scusate, ma dopo mesi che mi chiedevo cosa significasse, ho avuto l’ illuminazione divina e Point of View mi è apparso nella capoccia così *schiocca le dita*; io ho dovuto utilizzarlo **!).
Vi dirò che in realtà mi aspettavo un incontro tra i protagonisti in queste pagine (come forse qualcuno di voi), ma è venuto fuori tutto questo popò di introspezione e ho pensato che facesse il giusto contrasto con il chapter precedente, visto che dal punto di vista temporale è ambientato il giorno successivo all’ omicidio di Malfoy Senior, lunedì appunto.
Lascio trarre a voi le giuste conclusioni, ma volevo che entrare per ventiquattrore (in realtà meno) nella vita - e nella testa - di Ron, indirizzasse maggiormente sulla reale condizione del rapporto dei due, che forse non è idilliaco come sembra.
Prometto che nelle prossime puntate arriverà un po’ di spazio per spiegare meglio cosa è successo all’ adorabile Lucius e i “misteri” legati alla sua morte.
Un paio di appunti in conclusione:
°chiedo venia per aver citato C.S.I. quando nel 1998 in realtà non era ancora stato girato. Proverò a farmi venire in mente qualcosa di diverso e rimedierò all’ errore. 
°Verity, la commessa con la cotta per Ron, appartiene alla Rowling ed è una strega citata nel sesto libro a pagina 116.
Bene, penso che sia tutto.
Ringrazio di cuore coloro che seguono questa storia; spero abbiate voglia di farmi sapere cosa ne pensate!
Un bacio grande :*
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: JanisJ