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Autore: La Signora in Rosso    27/02/2011    11 recensioni
"...senza quel dannato pomeriggio non sarebbe incominciato nulla."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carissime, ecco qua il secondo capitolo. Lo so, lo so… parla solo di Frank, ma lui e l’Uomo Inesistente hanno ancora delle vite molto separate, quindi…
Buona lettura ^^ e come sempre invoco la vostra clemenza! :)

Ovviamente i personaggi della storia non mi appartengono in alcun modo, non scrivo a scopi di lucro ed è tutto frutto della mia mente ormai irrimediabilmente lesa. …


IL PASSATO, IL PRESENTE E LA DECISIONE AZZARDATA

Per Frank quella prima notte fu un incubo, una delle peggiori: qualunque cosa facesse non riusciva a chiudere occhio.
Non riusciva a togliersi dalla testa lui, QUEL lui.
Sentimenti contrastanti gli sconquassavano l’anima, quasi fosse uno scoglio solitario in mezzo al mare, in balia della tempesta e delle onde tumultuose.
Come faceva a vedersi così diverso dalla mattina precedente?
Erano passate appena 24 ore, eppure si sentiva così sbagliato.
Niente di quello in cui aveva creduto fino alla sera prima adesso era nitido, al suo posto, come se un bambino dispettoso avesse ribaltato la scatola di puzzle che era la sua vita e tutti i pezzi fossero finiti sul pavimento, in disordine.
Non era giusto, non andava bene.
Oddio. Non che avesse nulla in contrario con i… beh… capitelo.
Ma lui NON era così…
A lui piaceVANO le ragazze.

“Eggià, Frankie, non lo ERI e ti PIACEVANO le ragazze. Vedi un po’ tu, stai già usando il passato.
Dai. Guarda in faccia la realtà. Comportati da UOMO.”

- Ma che cazzo! Mi prendi per il culo pure tu?!?-



-Dio, a che livelli sono arrivato… parlo da solo, mi prendo per il culo e mi rispondo tutto da solo!
Ho disperatamente bisogno di un caffè.-

Ma il caffè non sortì l’effetto sperato, com’era prevedibile.
E come un zombie si recò a scuola, la radio della macchina spenta:
aveva già fin troppo rumore nella testa, senza dover aggiungere le urla stridule del suo cantante preferito.

All’entrata del parcheggio e nel cortile, mentre aspettava di entrare nell’edificio, rimase sulle sue, continuando a guardarsi attorno, pensieroso.

Il che era strano: era sempre stato l’anima del gruppo, scherzi e pacche sulle spalle.
Il che lo rendeva ancora più affascinante agli occhi delle ragazzine del primo anno, adoranti per le sue occhiaie e i piercing, della sua aria da “duro”.
In realtà, a guardarlo bene, del “duro” non aveva proprio nulla in quel momento.

Chi fosse oggetto del suo interesse mascherato da “rincoglionimento post-sbornia” erano… 
I ragazzi. I maschi. I suoi compagni di sempre.
Li aveva visti per tutti questi anni, senza badarci, rendersi conto di…
Nessuno sguardo aveva avuto un tale effetto su di lui. Nessuno.

“… nessuno nessuno no. Lui ci è riuscito. E al primo colpo, per giunta.”

-Oh adesso taci, ok? Hai rotto abbastanza. -

Per sua fortuna non lo sentì nessuno.
Per sua fortuna, pensava, lo sguardo di nessuno di quegli omaccioni gli faceva accelerare i battiti del cuore.
Un po’ rincuorato dal fatto che quella mattina non fosse poi cambiato molto, accolse il suono della campana con un mezzo sorriso.
Solo mezzo però…alla prima ora aveva trigonometria.
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Al solito banco in fondo trovò… Mike.

“Cazzo.”

Si era completamente dimenticato di lui.

- Hey Frankie! Buon giorno, eh!
Dio, ma quanto hai bevuto ieri?? Sei disfatto. Ti sei fatto un caffè,almeno?... -

“BLA BLA BLA… la solita rafficha di parole di Mikes… che mal di testa… chissà se il prof si incazza se chiedo di andare a prendere qualcosa in infermeria…”

-…Ah, senti…Gee mi ha chiesto di ringraziarti per aver messo a posto ieri sera.
Sei rimasto solo tu, nah? Beh, lo sospettavo. E grazie anche da parte mia, non ero veramente in grado di fare alcun chè ieri. –

Frank lo guardò perplesso, cercando di tornare al presente.

- Eh? …Gee?? Oh, tuo fratello. Non… non fa niente. Mi sentivo in, ecco, dovere.
… alla fine non… non ha festeggiato con… noi… e mi sembrava, ehm, scortese lasciare tutto lì, viste le tue condizioni. –

- Ah, sei un amico! Il migliore! –

Mike diede un buffetto leggero alla guancia dell’amico.

Silenzio.
Gerard aveva parlato di lui? A suo fratello?
Crampo allo stomaco.
Chissà cos’altro gli aveva riferito…
Altro crampo.
Magari avevano pure riso insieme del sorriso e della sua figura da imbecille…
NAUSEA!

- Prof! Scusi, posso uscire… è urgente… sto per…… -

Frank corse fuori.
Fuori dalla classe.
Fuori dal corridoio.
Dentro al bagno dei ragazzi.
Lì batté contro la parete fredda di fondo, il rimbombo della collisione che riecheggiava nel bagno vuoto.
Appoggiò le mani e la fronte alle piastrelle cercando di rimettersi, di porre un freno alla sua immaginazione che lavorava frenetica e che gli mostrava i due fratelli ridenti di un’imitazione ben riuscita.
La sua imitazione.

- Basta… basta… finiscila… magari non è vero…- Sussurrò a sé stesso.

Poi la porta si aprì nuovamente…

- Hey, amico… ti senti bene? –

No. Non lui. Non Mike.

- Torna in classe, per piacere. Lasciami solo. Veramente, lasciami solo, Mikes. LASCIAMI SOLO! –

Aveva urlato.
Eccome se lo aveva fatto.
Aveva urlato contro il suo migliore amico.
Non era mai successo. Mai.

“Frank, bello mio, devi assolutamente risolvere la cosa. Assolutamente. Ne va della tua salute mentale. ”
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La sua mattina si concluse lì.
Si fece fare un permesso per tornarsene a casa: non sarebbe comunque riuscito a seguire nessuna lezione quel giorno.
E così lo passò in camera sua, disteso sul letto, a pensare.
Niente musica né altro.
Aveva ancora la nausea, quindi non toccò cibo, sebbene fosse arrivato il momento di pranzare, e poi quello di cenare e poi…
E poi era ormai buio quando raggiunse una decisione.
Doveva provare.
Doveva capire.
Doveva farlo.

D’impeto si alzò e prese le chiavi della macchina.
Non guardò l’ora, non guardò come e se fosse vestito, non badò a null’altro oltre alle sue gambe che rapide scendevano le scale.
Veloce, poi, partì verso il posto che si era prefissato di raggiungere, prima di correre il rischio di cambiare idea.
Perché non gli piaceva quello che stava per fare.
Ma doveva veramente farlo.
E lo avrebbe fatto.




CLEMENZA RAGAZZE MIE, CLEMENZA. Se c’è qualcosa che non va, vi prego ditemelo ^^ ogni critica è ben accetta! ^^
  
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