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Autore: pizzigri    28/02/2011    3 recensioni
By Pizzigri
Disclaimer: Urusei Yatsura and all characters (C) Rumiko Takahashi, Shogakukan/Kitty.
Qualcosa di più vicino allo spirito di UY, almeno inizialmente. I personaggi cercherò di descriverli più IC possibile, nonostante la storia concettualmente non lo permetta più di tanto!
Questa volta voglio provare a descrivere una situazione già esplorata tanto nell’Anime che nel fumetto, oltre sicuramente in altre FF; parlo dell'episodio dei famosi scaldaorecchie. Pongo questa storia in un AU rispetto a quelle che ho già scritto (in inglese) e potremmo pensare a questa come ad una possibile continuazione di UY, essendo ambientata due mesi dopo The Second Tag Race.
La storia sarà leggermente più piccante rispetto a quanto ho scritto finora… e mi scuso per l’ingenuità del mio italiano, pessimo per cominciare, e peggiorato dal fatto che questa storia è tradotta (male) dal sottoscritto dal mio originale in Inglese, lingua che per vari motivi riesco ad usare meglio per scrivere.
Aggiornamento. La presente fanfiction NON è abbandonata. Ma trovo che l'interesse mostrato fino ad oggi non è sufficiente per per giustificare l'impegno profuso nella traduzione. Pertanto, chi vuole... sapere come va a finire, è pregato di leggere, in INGLESE, la fanfiction con lo stesso nome (ed autore, ovviamente) su fanfiction.net. Se invece qualcuno vuole aiutare a tradurre per continuare la pubblicazione su EFP, sono a disposizione. Saluti!
Commentate! Per favore! Grazie…
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Benten, Lamù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The great switch                               
Rel 1.1
By Pizzigri
Disclaimer: Urusei Yatsura and all characters (C) Rumiko Takahashi, Shogakukan/Kitty.
 
 Non è che qualche anima pia mi aiuta a tradurre?
 
Commentate! Per favore! Grazie…
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Venerdì pomeriggio; un'altra giornata di scuola è finalmente terminata. Ataru Moroboshi e la ragazza Oni autoproclamatasi sua moglie, Lamù Invader, stanno tornando a casa.
Mentre Ataru cammina con le mani in tasca, pensando segretamente a qualche modo per evitare che Lamù gli stia appiccicata per tutto il fine settimana, impedendogli di dedicarsi alla sua attività preferita (ovvero correre dietro alle altre ragazze), la Oni galleggia al suo fianco tenendolo a braccetto, facendosi pigramente trainare.
“Tesoruccio…”
Silenzio.
“Tesoruccio…”
“Che c'è, Lamù?”
“Ecco... Volevo chiederti una cosa…”                         
“Lo sapevo! Quando mi fissi con quei begli occhioni dolci, sbattendo le palpebre in quel modo così... sensuale, beh… è sempre perché vuoi chiedermi qualcosa.”
“Tesoruccio…”
“Si, si! Ok! Ho capito! Cosa vuoi!” Il tono è fin troppo scortese, ma Lamù lo ignora.
“Ecco... Avrei voglia di vedere Oyuki. É da tanto che non passo un po’ di tempo con lei, almeno da un paio di mesi.
L'ultima volta che ci siamo viste è stato durante la nostra seconda sfida… Sai, quella nella quale tu mi hai gridato che non mi avresti mai dimenticato…”
“Lamù, ogni volta che, anche lontanamente, accenni a quel pauroso disastro, ti assicuri di rammentarmi quelle parole. Sai, diventa davvero praticamente impossibile dimenticarti, in queste condizioni! Taglia corto, ancora non mi hai detto che vuoi!”
“E-ecco… io… vorrei andare…”
“Mi stai chiedendo… il permesso? Ma tu scherzi, vero? Ma certo che puoi andare! Per quanto me ne frega!
“Ma… Tesoruccio, per favore! Ti prego! Promettimi che non andrai a caccia di ragazze! Promettimelo…”
Un largo sorriso appare sulla faccia di Ataru!
“Ma certo! Piccola, non rischierei di certo di farti star male!”
Lamù sorride a sua volta e salta addosso al ragazzo, stringendolo forte a sé.
“Oh, Tesoruccio! Grazie! Grazie, ti amo così tanto!”
Diamine, Lamù sei così… così terribilmente ingenua …!

 
Sabato mattina. Lamù scuote delicatamente il suo Tesoruccio, cercando di svegliarlo; è già vestita con un sobrio completo tigrato.
“Tesoruccio…”
“Hmmmmm”
“Sto partendo ora. Ti - ti prego… ricordati la promessa che mi hai fatto. Non correre dietro alle ragazze. Mi raccomando. Mi mancherai così tanto…”
“Dei del cielo, Lamù… ma starai su Nettuno neanche un paio di giorni, torni già domani sera!”
“Si, Tesoruccio. Mi mancherai immensamente, due giorni possono essere una intera eternità per me. Ti amo.”
Ataru, ancora mezzo addormentato, si sente sfiorare la guancia da un delicato bacio.
Questo gli fa aprire gli occhi. Lamù lo contempla con adorazione, i suoi grandi occhi blu umidi dall’emozione, mentre una singola lacrima cade sul Futon.
Silenziosamente, lo abbraccia nuovamente e vola via, attraversando la finestra aperta, verso la propria astronave, sospesa alcuni metri sopra al tetto della sua casa.
Un minuto dopo, Lamù è partita.
Ataru ha una espressione seria e sconsolata, stampata sulla faccia… ancora solo per qualche secondo!
Poi…
“YAAAAHHHHYYY! Evvai! Se n’è andata! Per due giorni! Posso correre dietro a tutte le ragazze di Tomobiki senza limiti! SI!”
Ataru si veste in pochi secondi, jeans maglietta e scarpe da ginnastica, e corre fuori di casa, mentre un assonnato Ten apre l’armadio in cui normalmente dorme con Lamù esclamando “Ma che diavolo succede…?”


Per tutta la mattinata, non è che la fortuna arrida ad Ataru. Durante le sue scorribande, riesce a collezionare una dozzina di schiaffi in faccia, ed una ragazzina di quindici anni (ma ne dimostrava di più, eh!) è persino arrivata a chiamare la Polizia. Per di più, non è riuscito a farsi dare nemmeno un solo indirizzo completo di telefono.
Ci sarebbe stata una ragazza che gli ha dato un po’ di corda, ma purtroppo, ad un certo punto è sparita tra la folla.
Il problema è che oramai, tutte le ragazze di Tomobiki lo conoscono…
Forse sarebbe il caso di passare a qualche altra municipalità di Nerima, chessò Furinkan-cho…
Camminando assorto nei suoi pensieri, Ataru nota una piccola folla di ragazze intorno ad un’automobile nera.
È la Rolls Royce di Shuutaro Mendo, parcheggiata di fronte ad uno dei ristoranti più lussuosi di Tomobiki. Ataru non può fare a meno di invidiare il proprio compagno di liceo.
Mendo è un donnaiolo tanto quanto me! Ma, evidentemente, essere spaventosamente ricco gli permette di avere tutto quello che vuole, e tutte le donne che vuole… Bah!
Ormai è ora di pranzo, e Ataru decide che è tempo di tornare a casa.

 
A pomeriggio inoltrato, Ataru si ritrova senza nulla da fare. La giornata molto calda e il poco successo della mattinata gli hanno tolto la voglia di andare a caccia.
Annoiato a morte, il ragazzo è sdraiato sul Tatami della sua stanza, con gli occhi chiusi e le mani dietro la testa, assorto nel dolce far niente.
Ad un tratto, una visione di Lamù appare a sorpresa nella sua mente. Una debole emozione accompagna l’immagine, come di… nostalgia. Come se la ragazza… gli mancasse.
“Che idiozia! Non può certo mancarmi quella rompiscatole!”
È che mi sento terribilmente solo, e persino Lamù mi sarebbe di compagnia, adesso.
Ten entra dalla finestra, galleggiando a mezz’aria.
Comincia a planare lentamente da un estremo della stanza all’altro, ogni volta passando sopra alla faccia di Ataru.
“Ehi, Ataru, che noia.”
“Chissenefrega.”
“Ho detto, che sono annoiato.”
“Si, e io ho detto, che non me ne frega una mazza.”
“Forse, dovrei trovare qualcosa di divertente da fare…”
Ten si avvicina furtivamente ad Ataru.
La mano del ragazzo si muove furtivamente verso una pesante padella.
Tutto sembra muoversi al rallentatore…
Improvvisamente, Ten inspira profondamente e un istante dopo lancia una fiammata verso il ragazzo, che in un batter d’occhio è già in piedi e con un gesto incredibilmente veloce riesce a parare le fiamme con la padella!
“Povera piccola peste viziata! Pensavi davvero di vincere contro di ME?”
“Ha! Allora, para questo!”
Un altro getto di fiamme manca di poco Ataru, bruciacchiando una parte del muro.
Dal canto suo il ragazzo tira una padellata al piccolo Oni, mancandolo a sua volta di pochi millimetri, prima di rotolare a terra in posizione di difesa. Ten soffia una terza vampata, mancando ancora una volta Ataru, ma strinando leggermente la superficie di un tappeto tigrato.
“Ha! Guarda cosa hai fatto! Lo dirò a Lamù, e ti sgriderà per averglielo rovinato!”
La minaccia fa esitare Ten per una frazione di secondo. È tutto ciò di cui Ataru ha bisogno.
SDLANG!
Il forte impatto proietta il bimbo verso la parete. Ten scivola poi lentamente sul tatami della stanza.
“Te lo sei meritato, brutta cimice sputa fuoco volante!”
Ataru si accoccola nuovamente sul tatami, mentre Ten si riprende dalla botta e cerca di trovare un varco nella posizione difensiva di Ataru per attaccarlo ancora.
“Non ci pensare nemmeno.”
Ataru soppesa la padella leggermente abbozzata tra le mani, lanciando al ragazzino un’occhiata piuttosto feroce.
“AAARGH! Ma sono annoiato!”
“La noia non ti autorizza a cercare di ustionarmi! È già abbastanza caldo, di fuori, senza che vieni tu a surriscaldare la temperatura della stanza!”
“Ma che altro c’è da fare!”
“Ma puoi benissimo andare a giocare con Sakurambo! Oppure, se proprio non puoi fare a meno di vomitare fiamme, fallo addosso a  Kokatsuneko, almeno lui lo apprezzerebbe!!”
“Piantala di prendermi in giro, cretino!”
“Ehi, era solo un suggerimento! La prossima volta, non chiedermi aiuto!”
“Brutto idiota, non ti ho chiesto niente! La mia era solo un’affermazione!”
Ataru si prepara al peggio, con la padella in posizione di guardia, mentre Ten ispira profondamente.
Tutto ad un tratto, Ten cambia idea.
“Ehi, forse posso trovare qualche nuovo giocattolo sul catalogo galattico Postal SpaceMarket!”
Lasciando Ataru con un palmo di naso, Ten si tuffa nell’armadio e rovista tra le cose di Lamù, fino ad estrarre una lastra rettangolare di cristallo scuro. Il pannello si illumina e una incredibile serie di strani ideogrammi appare sul pannello.
Ataru sbircia da dietro le spalle del ragazzino. Il piccolo Oni si muove dall’altra parte. Ataru lo segue e cerca di nuovo di sbirciare. Ten si muove costantemente da una parte all’altra della stanza, cercando senza risultato di scrollarsi di dosso l’ingombrante presenza di Ataru.
“Ma mi lasci in pace!?”
“Uh! Ma dai, piccola peste! Sono solo curioso, non ho mai visto un apparecchio come quello!”
“E perché me ne dovrebbe fregare qualcosa!”
La padella è ancora in mano ad Ataru, e solo ora Ten la nota.
“Mh, va bene, ma non mi disturbare! E non toccare nulla!”
Ten scorre tra i vari menu e sottomenu dell’interfaccia grafica del pannello, piena di immagini e ideogrammi incomprensibili.
“Perché non riesco a capire cosa stai facendo?”
“Perché questa è lingua Oni. Un cavernicolo come te è troppo stupido per impararla.”
“D’accordo… Ma non c’è un modo per tradurlo in giapponese?”
“Ovvio, che c’è. Ma mica penserai che io ti dica come fare, vero?”
“Miseria, ma dai! Lasciami vedere quello che vuoi comprare. Ti prometto che non ti disturberò.”
Ten scruta a lungo Ataru, cercando di capire quali intenzioni abbia. Ataru, dal canto suo, indossa la sua espressione più angelica, e per un istante Ten potrebbe giurare di aver visto gli occhi di Ataru diventare blu con lunghe ciglia, la faccia illuminata da una bellezza quasi celestiale.
“Per favore…”
“Dei del cielo, Ataru, smettila! Mi fai venire I brividi!”
I due si scambiano uno sguardo perforante per alcuni secondi. Poi Ten inserisce con riluttanza una sequenza di simboli sullo schermo, e tutti gli ideogrammi si trasformano in Giapponese moderno.
Ataru silenziosamente osserva ciò che Jariten ha fatto. Man mano che i prodotti scorrono sotto i suoi occhi, Ataru nota per un istante qualcosa che stuzzica il suo interesse, ma non si muove. Dopo alcuni minuti, Ten è soddisfatto del suo acquisto, un proiettore olografico miniaturizzato.
Mezzora dopo, una enorme astronave emerge del sub spazio proprio sopra alla casa di Ataru; un alieno dotato di innumerevoli tentacoli vola fuori da un portello e consegna a Ten un piccolo pacchetto, ritorna alla sua nave e scompare.
Dopo un minuto, il bimbo mostra ad un pochissimo interessato Ataru il funzionamento dello strumento, per poi raggiungere Kintaro sulla sua astronave, per mostrare anche a lui il giocattolo nuovo.

Ma… la mente di Ataru ha lentamente architettato un piano diabolico. Appena Ten si è allontanato dalla casa, il ragazzo recupera il pannello di cristallo e, avendo memorizzato la sequenza di simboli per riconfigurare lo strumento in Giapponese, riesce senza difficoltà a raggiungere il menu principale del catalogo online. Usando una banale cronologia rintraccia i prodotti visitati, ritrovando ciò che aveva attirato il suo interesse.
“Accidenti, questi sembrano veramente interessanti! Devo assolutamente provarli!”
Completato l’ordine, Ataru si mette ad aspettare sul terrazzino della sua stanza. Poco dopo, la stessa astronave esce dal sub spazio, e lo stesso alieno di prima si avvicina ad Ataru.
Il tono non è certo dei più cordiali. “Cliente #998566766654, sarà il caso che Lei si decida una volta per tutte, voglio dire, ho delle consegne da fare dall’altra parte del quadrante, la prossima volta ordini tutto assieme, altrimenti Le dovrò fatturare i costi di spedizione raddoppiati!”
“Ah, uh, certo mi scusi!”
Il mostruoso alieno lascia cadere da un tentacolo un piccolissimo pacchetto nelle mani di Ataru e se ne va, borbottando qualcosa riguardo a quegli sgradevoli e chiassosi tizi della stella Sol.
Aprendo il pacchetto, Ataru si accorge che le istruzioni sono in lingua Oni! Miseria…
Ah! No aspetta, forse c’è un modo…
Il ragazzo riprende in mano il pannello, ancora acceso; uno dei link sulla pagina del prodotto porta ovviamente alle istruzioni online, tradotte in giapponese!
Oh, beh, il funzionamento è davvero semplice. Per funzionare, gli anelli devono essere indossati da entrambe gli utenti contemporaneamente. Uh. ‘Attenzione: ogni anello può essere rimosso solamente dall’utente che lo ha calzato’. Che gran figata… Tutto quello che devo fare è mettere gli anelli io stesso… hehehe!
Ataru esamina con grande avidità gli anelli. Ne indossa uno e con soddisfazione infila l’altro in tasca. Sghignazzando allegramente, si avvia a scendere le scale per effettuare una telefonata, facendo un salto di gioia.
L’anello scivola fuori della tasca e finisce a terra di fronte alla finestra.
“Buon pomeriggio, sono Moroboshi Ataru, vorrei parlare con Mendo Shuutaro-san. Ehi, Mendo! No, volevo mostrarti una cosa… ma no, non sono le solite donne nude! No! Non è neanche quello! Dai, Mendo… fidati per una volta! Si, si, lo so che sai occupatissimo…”
L’ho visto bene, quanto sei occupato con le ragazze, stamattina…
“Va bene… Si, ho capito… OK. Alle tre e mezza alla rotonda del parco pubblico, sotto l’orologio. Bene, ci vediamo li! Ciao!”
Stavolta ho fatto bingo… he he he! Lamù tornerà solamente domani sera, ho tempo a sufficienza… senza contare che nessuno, nemmeno Lamù, crederà alla versione di Mendo!
 
 
Ataru cammina allegramente verso il parco pubblico di Tomobiki, la calura del giorno finalmente più sopportabile.
Il piano è semplice e terribile.
Per gli dei, avrò tutte le ragazze ai miei piedi! Mendo non riuscirà a convincere nessuno che non è ME!
Hehehehe! E tutto questo, senza avere tra i piedi Lamù!
La sua risata satanica echeggia lungamente tra i vicoli, inducendo i vicini a chiudere le finestre e più di una preoccupatissima mamma impone alla propria figlia quattordicenne di non uscire questa sera!
E questi anelli funzioneranno molto meglio di quegli stupidi scalda orecchie… perché siccome sarò IO a mettere quest’anello al dito di Mendo, solo IO potrò poi toglierlo! Hahaha!
Il ragazzo più libertino di Tomobiki non può evitare di ricordare quanto caos e quanti problemi gli hanno dato i cosiddetti “scambiatori di persona”, all’apparenza dei semplici scalda orecchie, acquistati presso quegli alieni rettiloidi un annetto fa. Questa volta Ataru pensa di sapere cosa sta facendo!
Gli anelli: un dispositivo per scambiare l’anima di due persone.
L’idea di scambiarsi con il ragazzo più ricco del Giappone e forse del mondo, anche se solamente per un paio di giorni, per essere in grado di averla vinta con tutte le ragazze della città approfittando della influenza del suo “ospite” lo fa rabbrividire di bramosia! Ovviamente, non pensa minimamente a quali conseguenze potrebbero verificarsi a causa del suo gesto.
Improvvisamente, il viso di Mendo gli si materializza davanti. Ataru si guarda intorno, nel suo fantasticare non si è reso conto di essere in effetti arrivato alla rotonda del parco.
“Ehm! Ciao Mendo! Come stai?”
“Devo ammettere, Moroboshi, che prima del tuo arrivo mi sentivo decisamente meglio.”
“Hehe, scusami, sai, stavo fantasticando…”
“Posso solo immaginare l’argomento del tuo fantasticare, Moroboshi. Ora, per cortesia, esponi le tue ragioni per avermi convocato qui.”
“Ma certo! Un momento solo.”
Ataru infila una mano in tasca ma non trova l’anello. Cerca nell’altra tasca. Un senso di panico lo aggredisce.
“Ma… ma… dove l’ho messo?”
Dopo aver rovesciato ogni tasca due volte, deve ammettere con se stesso di aver perso l’anello.
“Oh no! L’ho perso!”
“Moroboshi, mi hai convocato qui solamente per comunicarmi di aver perso il senno! Non ve n’era alcun bisogno, ne era già perfettamente al corrente!”
“N.. no, avevo un anello… e… guarda, ti richiamo appena lo trovo, e…”
Mendo socchiude gli occhi, lanciandogli uno sguardo irato. Il suo pollice sinistro solleva leggermente la Tsuba della spada.
“Come al solito. Moroboshi, cerchi di provocarmi, prendendomi in giro. È più forte di te, sembrerebbe. Per quanto mi piacerebbe potermi trattenere ulteriormente con un plebeo come te, se non altro per punirti adeguatamente, non posso perdere nemmeno un minuto di più del mio prezioso tempo. Per cortesia, scusami.”
Il più ricco ragazzo del Giappone estrae il suo cellulare e nemmeno un minuto più tardi una Mercedes nera si accosta facendolo salire, lasciando un depresso Ataru da solo nei pressi dell’orologio del parco.
“Non posso crederci! Ma com’è possibile! Come posso averlo perso…”
Il ragazzo lentamente si allontana, cercando di camminare lungo il tragitto percorso per arrivare al Parco, scrutando con attenzione a terra.
Forse… forse riesco a trovarlo, forse… Oh, per favore, per favore, vieni fuori…


Un’astronave tigrata a forma di disco si avvicina all’orbita terrestre. Un sistema IFF automatico trasmette la propria posizione e identificativo al sistema satellitare di Early warning, del pianeta, costruito a seguito della fallita invasione Oni di due anni prima.
Elaborate le informazioni relative ai corridoi aerei civili e militari, l’astronave inizia la discesa verso il quartiere di Nerima in Giappone, e dopo pochi minuti si ferma galleggiando pochi metri sopra il tetto della residenza Moroboshi.
Lamù aspetta con impazienza di rivedere il suo Tesoruccio; ha deciso di partire in anticipo da Nettuno usando la scusa che Sua altezza Reale la Principessa Oyuki era troppo occupata a dirimere una “Class Action” legale da parte dei Lemming dei Ghiacci nei confronti del Cerchio dei Cervi di Cristallo riguardante una grave  violazione di copyright nella fabbricazione di ghiacci speciali.
Per la Principessa di Nettuno, il Business ha sempre la precedenza…
Ma la verità è che Lamù ha ricevuto una chiamata da parte di Benten, invitandola ad un party a sorpresa.
I genitori di Benten hanno lasciato il loro pianeta per disputare una piacevole, amichevole e sanguinaria guerra con un pianeta confinante, lasciandola praticamente padrona del campo… e del palazzo di famiglia. La Dea della Fortuna avrebbe dovuto venire a prendere Lamù su Nettuno quel pomeriggio stesso.
Ogni due o tre mesi Benten organizza una festa per Lamù, concepita per farle conoscere nuove persone, soprattutto membri dell’altro sesso nella speranza di farle dimenticare Ataru e possibilmente trovare un sostituto…
Quando Benten ha invitato Lamù si è lasciata scappare troppe frecciatine riguardo alla vita sessuale della sua amica Oni, e  Lamù ha avuto uno scoppio d’ira così violento da incenerire il terminale presso il quale aveva ricevuto la chiamata.
Insistere nel farmi lasciare Tesoruccio! E quei commenti... Che nervi!
La meravigliosa ragazza Oni scende elegantemente volando dallo sportello esterno della sua astronave, per atterrare di fronte all’ingresso della casa di Ataru, ancora piuttosto nervosa per l'invito di Benten.
Una volta entrata, Lamù saluta con affettuosità i genitori di Ataru, che rispondono con altrettanta gentilezza e affetto (l’hanno sempre considerata come la figlia che avrebbero voluto al posto di Ataru), e corre rapidamente in camera; spera di trovare il suo Tesoruccio e Ten, possibilmente non impegnati nei loro soliti battibecchi.
È accolta da una stanza totalmente deserta.
“Tesoruccio…”
Una espressione sconsolata e delusa si dipinge sul suo volto. Come se vi entrasse per la prima volta, Lamù vaga lentamente per la stanza, sforzandosi di pensare a cosa fare ora.
Forse Tesoruccio è a caccia di ragazze, come al solito. Sapevo che non avrebbe mai onorato la sua promessa.Potrebbe essere al parco, ora…
Prima di decidersi a partire alla volta del parco cittadino, lo scintillio di un oggetto di metallo sul pavimento attira la sua attenzione. Un anello!
Ma cosa ci fa un anello, qui?
Lo raccoglie. Un semplice anello di metallo scintillante, liscio senza alcuna iscrizione o ornamento, sembrerebbe una fede. Ha un’aria vagamente familiare.
La sua prima reazione è di rabbia cieca; pura energia attraversa il suo corpo, e lampi elettrici danzano sulla sua pelle, mentre pensa infuriata alla donna che potrebbe essere stata qui con lui. Andare a correre dietro le ragazze è una cosa, venire a tradirla qui, consumando nella loro stessa stanza, è ben un’altra.
Ma no, è impossibile. Padre e Madre sono qui, non avrebbe potuto, se ne sarebbero accorti. Quindi? Forse… forse Tesoruccio l’ha comprato per farmi una sorpresa…
Una calda emozione le riempie l’anima, placando dolcemente l’ira che solo pochi istanti prima l’aveva sconvolta.
Senza pensarci, si infila l’anello che magicamente è perfettamente della sua misura.
 

Improvvisamente, un fortissimo dolore e un lampo bianco, accecante. Per un momento brevissimo, Lamù sente dentro di sé Ataru. Poi, si ritrova nel parco, alla rotonda nei pressi dell’orologio, sotto lo sguardo dei passanti che la osservano con curiosità. Le gira la testa e una forte sensazione di disagio le opprime il petto. Lamù si sente pesante, non riesce a volare!
“Ma cosa dia…”
La sua voce!
Poi, nota una cosa sulla mano. L’anello! Una rabbia incontenibile le riempie il cuore!
“Tesoruccio!”

 
Un lampo bianco, accecante. Dolore! Per un momento, Ataru sente Lamù dentro di sé. La sua stanza appare di fronte ai suoi occhi, come se si fosse teletrasportato. La sorpresa lo fa saltare; una sensazione di leggerezza assoluta, con la testa che sembra immersa nell’ovatta… fino a che non la sbatte contro il soffitto!
“Ahia!”
La sua voce!
OH, Dei del Cielo!
Toccandosi la testa, si rende conto che i suoi capelli sono cresciuti a dismisura… e… ci sono due cornini! Sta galleggiando a mezz’aria nella stanza!
Poi, si guarda le mani. L’anello! Una paura incontenibile gli riempie il cuore!
“Lamù!”
 
 
------continua
 
Grazie per aver letto questo capitolo. Vi prego! COMMENTATE E RECENSITE! Fatemi sapere cosa vi piace e cosa no!
 
  
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