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Autore: Marguerite Tyreen    28/02/2011    2 recensioni
Dublino, 1919.
Prima di fuggire da se stesso e dalla colpa che gli ha sconvolto l’esistenza, Liam aveva un ideale: l’indipendenza della sua Irlanda.
Aveva un amico fraterno, Shannon, da quando erano bambini.
E aveva Aisling, bella, volubile e orgogliosa. Aisling che li amava entrambi.
Aisling, talmente lontana, ora, da sembrare un sogno.
Adesso del suo passato non gli resta più nulla, se non il ricordo.
Qualche antico ricordo irlandese…
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricordi d'Irlanda' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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  Cuimhnì na Eirinn
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Capitolo VI: Pieces of Time


 
Se n’era andata Pasqua, con le sue rivoluzioni.
Dublino, non si sapeva se per davvero o per esigenza di ritrovare un poco di serenità, dormiva tranquilla sotto il cielo terso di fine maggio.
Anche le giornate che si erano fatte via via sempre più luminose, sembravano promettere un periodo di pace, seppur incerto.
Almeno per ora, pensava Liam, mentre si avviava a passo lento lungo le scale.
Di sotto, parcheggiata davanti al cancello, l’automobile dei Donovan aveva annunciato l’arrivo di Shannon ancora prima del campanello.
Trovò l’amico che discuteva con Gobnait circa il suo stato di salute. Sembrava che il ritorno della primavera avesse cominciato a farle bene, almeno le sue guance avevano ripreso colore e si sentiva abbastanza in forze da tenersi in piedi e, in qualche sporadica occasione, anche per uscire.
- Sei sicura, zia Gobnait, che non vuoi venire con noi?- le aveva chiesto Shannon, prendendole affettuosamente le mani -  L’aria della campagna non può farti che bene. E un posto per te c’è sempre.
- Per carità! I giovani devono stare con i giovani. Io l’età delle scampagnate con James l’ho passata da un pezzo.
- Sei sicura che non vuoi che resti con te? – Liam l’aveva guardata non senza una certa preoccupazione.
- No, caro. Tuo padre tornerà dal circolo prima di pranzo, poi nel pomeriggio andremo a messa. Non me la passo poi così male, come potete vedere. Eh, la vecchia Gobnait ha la scorza dura, nonostante il cuore ballerino.
- Tornerò presto, mamma.
- Andate ora, su, le signorine non vanno fatte aspettare.
- Chi, Aisling? Se tutto va bene non sarà nemmeno pronta, quando arriveremo.
- Mi raccomando, andate piano! – li aveva salutati lei, da stare sulla soglia, agitando la mano.
 
- La prima gita dell’anno. – aveva detto Shan con un sospiro, mentre si dirigevano verso la casa degli O’Connor – Finalmente da soli e in automobile, ancora non mi sembra vero.
Ti ricordi, Liam, di quelle scampagnate domenicali che facevamo coi genitori fino ad un paio d’anni fa?
- Vuoi dire quelle dove noi correvamo per i prati, le madri ricamavano con un occhio alla tela e uno rivolto ai due demoni che eravamo e i padri a discutere di politica? Sì, me le ricordo bene. A dire il vero, data la noia di quei pomeriggi, sono state meglio le passeggiate per Dublino con le ragazze, prima che la mia Dàirine mi piantasse.
- E non dire “la mia Dàirine” con quel tono da melodramma, vecchio bardo. Dovresti solo essere contento di essertela tolta dai piedi: era bella come un vecchio cavallo abulico e simpatica come un macigno sullo stomaco.
- Non sei molto gentile. Io non ho mai criticato le tue donne, per quanto tu ne abbia scelte parecchie non certo per la loro intelligenza.
- Oh, insomma, va bene che sia domenica, ma la predica no! Mi piacciono le belle ragazze. Che dopo non riesca a stare con loro per più di tre mesi sono altri discorsi. A proposito, ho lasciato Cristiona.
- L’unica che ti ha sopportato per quasi un anno e mezzo, poveretta. Se fossi una donna ti manderei al diavolo, Shan. E cos’aveva che non andava? Era deliziosa, questa volta. L’unica assolutamente deliziosa che mi avessi presentata.
- Mi ha chiesto di sposarla. Figurarsi se uno come me, alla mia età, con il corso di giornalismo ancora da finire ma la carriera già ben avviata, può pensare al matrimonio adesso!
- E perché no? Se trovassi quella giusta ci ragionerei seriamente. A ventiquattro anni non mi sentirei sprecato.
- Parli bene tu che, però, non ti decidi ad impegnarti.
- Forse l’ho trovata, Shan. Quella giusta, intendo.
- E me lo dici così? Pazzo di un bardo, non puoi temermi nascosta una notizia simile!
- Ho detto forse. – sospirò Liam – Ci sono molte cose che devo capire.
- Eh, come la fai lunga! Le cose sono due: o ti interessa o non ti interessa. Poi lì si complica, quando a te interessa e lei non ti fila proprio, ma affrontiamo un passo per volta, amico mio.
Ad esempio, non è che Cristiona l’ho lasciata senza un motivo, matrimonio a parte, s’intende.
- C’è già un’altra.
- Magari… – fece Shannon fermandosi proprio davanti al cancello della villa degli O’Connor e scendendo per suonare il campanello. Poi, ritornato verso l’automobile, si appoggiò pesantemente dal lato di Liam: - Magari fosse Aisling. Ecco, lei sarebbe perfetta, assolutamente perfetta.
Si accorse solo dopo che le parole erano uscite da sole, di aver mancato completamente di tatto.
Ma Liam non si era minimamente scomposto.
Era rimasto in silenzio per un lungo momento, prima di rispondere: - Aisling è irraggiungibile, Shan. Sia per me che per te. È troppo più in alto: a volte non riesco nemmeno a comprenderla.
- Andiamo, Liam: è una ragazza come tutte le altre. Fiori candele e poesie e capitola senza troppe difficoltà.
- Te l’ho detto che non la si conosce mai abbastanza.- aveva sospirato volgendo lo sguardo altrove.
Aveva potuto, così facendo, ammirare l’arrivo di Aisling, accompagnato dai raggi del sole mattutino che, filtrando tra i suoi capelli lasciati sciolti, l’avvolgevano di mille bagliori dorati.
Una visione, nient’altro. Era l’unico modo che era riuscito a trovare per descriverla.
-Tu pensi che lei, se io gli dicessi che…
Aveva fatto cenno a Shannon, che stava vagheggiando più o meno frivolamente sul loro futuro, di tacere.
Lei li aveva salutati con affetto, come sempre, baciando di slancio le gote di entrambi.
-Allora, si parte?-  sembrava assolutamente entusiasta dell’idea, mentre aveva sorriso, giungendo le mani – Cosa stiamo aspettando?
- Te, ovviamente. Sempre in ritardo come tutte le donne.- Shannon aveva riso, mettendo in moto.
 
Aisling, aveva detto lui, sarebbe stata la donna perfetta. Anzi lo era, certamente, ma di quelle perfezioni che spaventano. Eppure Liam ne era innamorato, oramai aveva ceduto all’evidenza dei propri sentimenti. E non sapeva nemmeno come aveva fatto a rimanere impassibile davanti alla dichiarazione di Shannon.
Possibile che davvero non fosse possibile capire quello che provava nemmeno per il suo migliore amico, quello che lo conosceva da quando erano bambini, che sapeva comprenderlo con un solo sguardo, con cui aveva diviso tutti i suoi momenti felici e, negli anni ormai di militanza repubblicana, anche i rischi che l’amore di Erin comportava?
Possibile che non ricordasse di aver raccolto il suo entusiasmo quando aveva appena conosciuto Aisling e di avergli addirittura fatto i complimenti non appena aveva saputo che era riuscito a conoscerla? Forse lo ricordava perfettamente e non gl’importava.
Dopotutto, alla loro età, sarebbe stato naturale abbandonare i vecchi ricordi e tutto ciò che li aveva, forse infantilmente, legati per tutto quel tempo, per far rotolare le loro vite verso qualcos’altro. Verso una sorta di indipendenza l’uno dall’altro, che sarebbero stati i rispettivi matrimoni, un giorno. Che, comunque, sarebbe stato l’amore.
Eppure no, non Shannon. Lui avrebbe capito che Liam amava Aisling.
Certo, in fatto di amore, Shannon non era mai stato particolarmente sensibile. Tutti i mesi che Liam e Aisling avevano passato insieme senza concludere nulla o, almeno, senza che ufficialmente si sapesse nulla su loro conto, ai suoi occhi erano più che sufficienti per ritenere che Liam non fosse poi tanto interessato.
Invece no, era lì che continuava a struggersi nella speranza di capire se anche lei provasse qualcosa nei suoi confronti, oppure se rivelarsi fosse soltanto mettere a repentaglio la loro, ormai solida, amicizia.
Ed era rimasto impassibile davanti al commento di Shannon perché, dopotutto, sapeva di poter benissimo fare marcia indietro, prima che fosse troppo tardi.
Se veramente l’amico fosse stato innamorato di Aisling, gli avrebbe ceduto il passo senza rimorsi. Teneva troppo a lui per entrare in competizione: non l’aveva mai fatto, nemmeno da adolescente, nemmeno quando la brillante e futura carriera e il talento di Shannon si erano palesati più manifestamente che i suoi.
E amava troppo Aisling per costringerla a scegliere.
Senza aggiungere che poi non si sentiva abbastanza forte da affrontare il dolore di assistere allo sgretolarsi della loro amicizia per un vagheggiamento di un domani con lei che, molto probabilmente, non avrebbe nemmeno funzionato.
Si era smarrito nei suoi pensieri, rabbuiato. Io farei qualunque cosa per te, Shannon. Fosse anche perdere lei. Aveva detto nella sua testa e un’ombra gli attraversò gli occhi, senza che nessuno se ne accorgesse.
La voce di Shannon lo riportò bruscamente alla realtà: - Sentite freddo?
Lo sorprese il modo in cui la banalità della domanda contrastò col complicato mondo che gli si agitava dentro.
L’automobile era completamente aperta, senza la cappotte e, lanciata a tutta velocità sulla strada che conduceva fuori città, si lasciava avvolgere e trapassare da un vento ancora frizzante.
- Hai freddo, Aisling, lì dietro?
- Immagino come davanti. – rispose lei, abbandonando il mento sulle mani, che aveva appoggiate agli schienali dei sedili anteriori – Piuttosto mi sa che Liam abbia già un principio di congelamento: non dice nulla da quando siamo partiti.
- Liam? – Shannon agitò la mano davanti ai suoi occhi, lasciando per un istante il volante – Sei ancora tra noi?
- Come? No, cioè sì, stavo pensando…- rispose confusamente.
Sentì le dita di Aisling insinuarsi tra il bavero della giacca, la nuca e i suoi capelli.
- Che c’è, caro, non sei contento di essere qui con noi?
Aveva lasciato che la mano di lei scivolasse sulla sua spalla con noncuranza, scacciando con forza il brivido che l’aveva percorso. L’innocenza di quel tocco lieve lo sorprese, ma la sentiva di ardere sotto il tessuto pesante della giacca e sotto la mano tiepida di Aisling.
- Certo che sono felice – si era sforzato di dire – Ma non badate a me: è colpa dell’ispirazione, che mi fa immalinconire.
- Ma è una mattinata così bella! Cosa può esserci di malinconico in questo cielo limpido, nel sole, in noi che siamo giovani e felici. Ah, il mio poeta… - aggiunse in tono comprensivo – Il mio Liam, sempre così sensibile.
Dalla spalla la sua mano era risalita fino al suo viso, cercando il bacio che, talvolta, lui le dispensava. Le sfiorò appena il palmo con le labbra, con affetto.
- Lo sai che ti voglio tanto bene, Liam?- gli aveva detto in un sussurro che gli aveva fatto morire il respiro nel petto.
 -  E anche a te, Shan. – aggiunse, avvicinando il viso a quello dell’amico intento alla guida.
- Forse non ho mai voluto tanto bene a qualcuno come a voi, all’infuori della mia famiglia. Sono tanto felice, quando siamo insieme, sembra che non possa accadere nulla di brutto.
 
Perché ti diverti a torturarmi, Aisling? Perché, proprio adesso che so che anche per Shannon non sei soltanto un’amica. Ma tu sei ignara di tutto, mia piccola dolce Aisling. Per te è tutto così semplice e bello: la campagna, il sole, la nostra gioventù. Sei felice e ti sembra che tutti lo siano assieme a te, così, spontaneamente. Ti pare impossibile che si possa essere tristi in una giornata simile, eppure, a volte, sembra che la natura gioisca nell’essere il nostro opposto contraltare.
Ridi, Aisling. Ridi e non sai cosa provo io. Io, che ho come l’impressione che non riuscirò mai a raggiungerti. Come quando corri libera in questi prati e io arrivo sempre con qualche istante di ritardo alla meta. Non molto tempo dopo, ma sufficiente perché fra noi ci sia questa distanza, incolmabile forse e, proprio per questo, dolorosa.
Liam si era seduto a scrivere con la schiena appoggiata al tronco di un albero. Tracciava qualche rapido segno su un quadernetto, poche parole bastevoli a Shannon per capire che era ritornato alla poesia, la sua vera vocazione.
Loro due, Shannon e Aisling, erano rimasti a rincorrersi ancora per un po’ come due bambini, esaltati dal verde e dall’aria pura che aveva in un attimo cancellato i lunghi mesi di grigiore, d’inverno e di sconfitte trascorsi a Dublino.
Liam li guardava sorridendo, ora. Per quanto si sentisse tormentato dai dubbi, la loro allegria era troppo contagiosa per non rischiarargli l’animo col suono cristallino delle loro risate.
Aggiunse qualche rima sulla carta: sarebbe risultato un buon sonetto, quello che avrebbe descritto i suoi due amici, rendendo quell’istante immortale come una fotografia.
Già, rimpianse di non avere modo di poter ritrarre il momento. Un giorno avrebbero dovuto posare davanti all’obbiettivo, si disse, per rivedere quell’immagine dopo anni e ridere di nuovo del ricordo della loro spensieratezza.
Respirò a lungo, con profondità la pace del posto. 
Era davvero un luogo magnifico, quello che avevano scelto. La campagna che circondava l’Howth Castle, poco fuori Dublino, li aveva accolti nel biancore dei suoi viali, nel sussurrare delle fronde dei suoi alberi, nell’elegante intrico di luci e ombre tra i cespugli e nel suo eterno, immobile e sereno silenzio.
- Non è splendido? – Aisling si era lasciata cadere al suo fianco, distendendo sull’erba le gambe fasciate dalle calze bianche.
Vestiva spesso di quel colore, notò Liam. O, comunque, di chiaro. Anche quel giorno, faceva sfoggio di una gonna leggera e di un raffinato giacchino color ecrù, che sottolineavano il pallore del viso e la sua figura eterea.
- Accidenti, che caldo! – si era lamentato Shannon, levandosi la giacca.
- Qui all’ombra si sta bene. – commentò pigramente Liam, socchiudendo gli occhi.
- Eh, fai presto a parlare tu, vecchio bardo. Stai al fresco a scribacchiare. A proposito, quale sarà il nuovo capolavoro col quale ci tedierai nei prossimi mesi?
- Segreto…
- Come “segreto”? Il pubblico ha diritto di sapere. – protestò Aisling, nel tentativo di sbirciare nel quadernetto.
Ma l’oggetto incriminato era già sparito com’era comparso, nelle tasche sicure di Liam.
- Poesie. Sono poesie, questa volta. – si era rassegnato a svelare.
- Poesie su quale argomento? Su Erin? – lei lo aveva guardato con aria supplice, per carpirgli qualche informazione in più.
- Anche. Su Erin, su di noi, su tante cose messe assieme.
Non aveva avuto il coraggio di confessarle che la maggior parte di esse le aveva scritte pensando a lei. Che lei ormai era la sua musa, la ragione per cui continuava a produrre arte, se arte si poteva chiamare, la luce, l’ispirazione, la gioia di vivere, di guardare il mondo sempre con occhi diversi. Tutto. Si era presa tutto, prepotentemente, eppure così dolcemente, da quando si erano conosciuti.
- Ma non eravamo qui per farci una bella cavalcata?- finse di ricordarsi all’improvviso, tanto per avere il pretesto di attirare l’attenzione su tutt’altro.
- Giusto. Ma prima dobbiamo noleggiare i cavalli. C’è un maneggio qui poco lontano, da quanto ne so. – rispose Shannon.
- L’ultimo che arriva al maneggio è una vecchia mummia. – Aisling era partita di corsa senza nemmeno aspettare che si alzassero.
Era incorreggibile. Era lei, meravigliosamente viva. La sua Aisling, la sua splendida ed incredibile visione.
 
Non sapeva cavalcare bene Aisling, da quanto aveva detto, scusandosi per essere una frana coi cavalli e, sinceramente, di averne anche piuttosto paura.
Ma, dopotutto, lei che aveva sempre viaggiato per l’Europa in treno, non aveva mai avuto la necessità di mettersi in sella.
- Avanti, mica ti mangia, il cavallo. Coraggio, Aisling, salta su con uno di noi.
Lei aveva lasciato che lo sguardo scorresse lentamente su entrambi. Era quello che Liam non avrebbe mai voluto, metterla nelle condizioni di dover scegliere fra loro due. Ma Shannon sembrava non averci dato troppo peso.
Poi, porgendo a Liam la mano guantata perché l’aiutasse a salire, aveva deciso.
- Mi perdonerai, Shannon, ma se porti il cavallo come guidi la macchina… - aveva riso – Liam sembra meno incosciente di te.
- Tutta apparenza – scherzò l’altro, lanciando l’animale al galoppo.
 
Shannon li aveva seminati, mentre la loro cavalcatura, gravata dal peso di due fantini era rimasta indietro.
- Ti farò perdere la gara, Liam.
- Oh, non era una gara. È solo una cavalcata.
- E’ strano come non vi sia competizione fra voi. Non vi è mai stata?
- Mai, tranne che una sana ammirazione. Abbiamo sempre fatto in modo di essere felici l’uno per i successi dell’altro.
- Non ho mai incontrato nessuno come voi, Liam. A volte penso che…
- Cosa?
Aisling aveva voltato la testa, per evitare di incrociare il suo sguardo. Ma, ormai, la frase l’aveva già pronunciata a mezzo e non vi sarebbe stato modo di nascondere che stava per aggiungere qualcosa di non troppo felice.
- Avanti, Aisling. Lo sai che puoi dirmi qualunque cosa.
- No, lascia perdere. Niente di importante.
- Aisling… - il suo tono si era piegato in un leggero rimprovero.
- Niente, caro, niente. – l’aveva rassicurato. E, per essere maggiormente creduta, gli aveva puntato nei suoi quegli occhi color dell’ambra.
- Posso? – aveva afferrato lei le redini – Come si fa?
- Come si fa? Aisling, il cavallo va da solo. – Liam era scoppiato a ridere – Basta che tu lo guidi. Ma sei sicura di quello che stai per fare.
- Sicurissima.
- Oh cielo, Aisling, mi raccomando.
- Tu tieniti stretto. – e, senza aspettare risposta, si era portata ai fianchi le mani di lui – Si parte!
- Per carità, Aisling, va’piano.
 
Avevano raggiunto Shannon con aria trionfante. O meglio, Aisling aveva un’aria trionfante, Liam piuttosto l’espressione di chi era appena sbarcato da un battello dopo un viaggio di solo mare mosso.
Ma durante il tragitto, a dire la verità, non aveva minimamente pensato ai pochi centimetri che li avevano divisi da un frontale con un cipresso né al canale che avevano pericolosamente costeggiato.
Pensava a lei, al fatto che mai l’aveva avuta tanto vicina. A come fosse felice e si sentisse finalmente bene solo quando ella fosse stata con lui. Sembrava quasi di tornare a respirare e, allo stesso tempo, di sentirsi mancare l’aria quando contemplava tanta bellezza.
Anche ora, mentre Aisling si era addormentata sull’erba, esausta per le corse le cavalcate e la troppa gioia di essere lì, era certo che mai nessuna opera sua oppure d’altri sarebbe stata altrettanto perfetta quanto lei. Come nessun ritratto, nessuna scultura avrebbero riprodotto la purezza delle linee del suo viso. E allo stesso modo, nemmeno la più chiara trattazione di filosofia sarebbe stata altrettanto limpida come i suoi pensieri, quando rideva.
È tutto ciò che si può chiedere dalla vita. O tutto ciò che non si deve desiderare.
Nel gesto di scostarle una ciocca di capelli biondi dal volto avvertì un brivido più simile ad una scossa. Capì, in quel momento, che una creatura simile poteva essere un balsamo benefico ma, allo stesso tempo, capace di portarlo alla dissipazione o a quella di tutto ciò che lo circondava. Eppure, per quanto ne fosse consapevole, non sapeva né voleva evitarlo.
 
- Per quanto tu ti ostini a negarlo, Liam, qualcosa non va . – gli aveva detto Shannon, quando l’aveva raggiunto all’ombra di un albero, poco distante dal luogo in cui si era addormentata lei.
- Non c’è nulla che non vada. Sono solo un po’ in pena per mia madre, ecco tutto.
- Hai un altro sguardo, quando si tratta di tua madre. Qui c’è di mezzo Aisling.
Non gli si sarebbe potuto nascondere nulla: Liam lo sapeva bene.
- Lo so, Liam, ho sbagliato. Ha mancato di delicatezza a dirti che ero interessato a lei, pur sapendo che piace anche a te. La verità è che so che quando tu ti scomodi per una ragazza c’è qualcosa di serio sotto. Ti conosco. Ne sei innamorato, vero?
Liam gli dava le spalle, troppo in imbarazzo per quella conversazione, per potersi mettere a sedere.
- Già. – gli aveva passato il proprio quadernetto come una garanzia di quella ammissione – Sono mesi che scrivo per lei. Mesi che non faccio che pensare a lei.
- E’ giusto. Senti, Liam, a me non interessa veramente. O meglio, finirebbe dopo tre mesi, come con le altre. Lo sai che sono fatto così, un capriccioso dongiovanni, come mi ha gridato il mese scorso Cristiona, quando l’ho lasciata. Quindi faccio marcia indietro, come scommetto che avresti fatto anche tu. Aisling non merita di soffrire e tu, sono certo, non gliene darai motivo.
- Senti, Shan, non dipende da me. Si tratta di chi sceglierà lei. Magari nessuno dei due…
- Hai mai pensato che possa essere infatuata di entrambi, invece?- azzardò – E hai mai pensato che potremmo arrivare a doverla, come dire, dividere?
- Shan, per favore! L’idea non mi ha mai nemmeno sfiorato. – aggiunse, sottovoce – Tu ed io? Una donna in due? No, con tutto l’affetto che posso avere per te, stavolta sarei io a fare marcia indietro.
Quanto all’essere infatuata di entrambi, può darsi, ma prima o poi dovrà decidere.
- Chi, Aisling? Decidere non fa parte del suo vocabolario. È troppo più in alto di noi, l’hai detto tu. E la situazione sospetto non le dispiaccia affatto: vive nell’indecisione e aspetta di essere scelta.
- Non mi aspettavo di sentirti parlare di lei in questi termini.
- Non fraintendermi, è una delle persone migliori che io conosca, ma ammetto che abbia i suoi difetti. Non per questo le voglio meno bene, per carità. Aisling è assolutamente un amore. Tuttavia, sei tu che corri sempre un grave rischio, Liam.
- Quale?
- Idealizzi troppo le persone. Non è colpa tua, forse piuttosto della tua anima di poeta. Ami più l’immagine che ti sei fatto di loro, quando dovresti amarle per quello che sono, sapendo che sbaglieranno, che può darsi ti feriranno.
- Perché me lo dici adesso?
- Perché con Dàirine non era una cosa seria. Adesso sì, ed ho paura che tu soffra.
- Stai tranquillo, so badare a me stesso. Eppoi chi ti dice che…
- Te lo dico io: oggi, col pretesto del cavallo, ha scelto te. E altre volte è successo ed altre ancora succederà. Le sue attenzioni sono chiaramente rivolte a te e tu sei l’unico a non essertene accorto.
- Tu dici? Shan, io non vorrei che tu stessi rinunciando per me…
- No, Liam. Fa’ solo in modo di non dimenticarti di me, quando sarete troppo felici per pensare ad altro.
- Oh, Shan, ti sembrano discorsi da fare? – gli disse, increspando le labbra, mentre gli passava un braccio attorno alle spalle – Niente, ti dico, niente riuscirà a dividerci.
 
 ____________

 
Nota dell’autrice:
 
Carissime,
quando l’ispirazione prende, non c’è verso di arrestarla. Quindi, scrivo i nuovi capitoli e li posto quasi subito altrimenti poi sorgono mille indecisioni e mille correzioni e non ci si decide più :)
Grazie per aver letto, spero il capitolo vi sia piaciuto.
Oramai siamo al sesto, settimo contando il prologo, e la storia – spero – sta cominciando a prendere forma.
Se volete commentare anche con due parole sulla trama, sui personaggi, sullo stile o qualunque altra cosa, ne sarei immensamente felice.
Altrimenti alla prossima!
Un bacione, sempre vostra
 
Marguerite

   
 
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