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Autore: Luli87    28/02/2011    12 recensioni
Dopo "Un'operazione sotto copertura", ecco un nuovo caso per Beckett e Castle. Spero di non deludere nessun lettore/lettrice, anche questa volta mi baserò molto sullo stile del telefilm: poco miele, il giusto. Un assassino, omicidi e suspance. Buona lettura!
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA: Non scrivo spesso scene dolci o mielose e chi ha letto questa storia dall'inizio sa che è iniziata come "un giallo"... ma credo fermamente che i nostri protagonisti, nella situazione in cui si sono trovati, abbiano bisogno di un attimo di vita, per sapere che il mondo non è soltanto "cattiveria e tristezza".
E ultimamente anche in tv sentiamo notizie assurde, omicidi assurdi, vittime innocenti.
La realtà è così crudele?
Allora chiudiamo fuori tutti i mostri per un po', cerchiamo l'amore che ci circonda e teniamocelo stretto. Il sole è sempre sopra le nuvole, anche se non si vede sappiamo che c'è e splende.




Capitolo 6. NON FARA' PIU' MALE


Ore 4.40 Loft di Richard Castle
 
Lentamente, cercando di non fare rumore, si spostarono in camera da letto. Sapevano che Martha ed Alexis stavano dormendo e non avevano alcuna intenzione di farsi sentire.
Rick e Kate erano le uniche persone sveglie in tutto il palazzo.
Avevano bisogno l’uno dell’altra: volevano sentirsi vivi, amarsi, volevano aversi.
Si baciarono con foga e ogni bacio non era mai abbastanza.
Ogni gesto aumentava in loro la voglia di averne ancora, e ancora.
Ogni morso aumentava il desiderio, ogni sussurro faceva galoppare i battiti dei loro cuori.
Le loro bocche si schiudevano contemporaneamente e si chiamavano per nome, si cercavano; le mani esploravano ogni singola ciocca di capelli, ogni centimetro di pelle; i loro profumi si mischiavano e sapevano di nuovo… il piacere aumentava. Tutto in quella stanza era vita.
Sempre con le labbra unite, si tolsero i vestiti a vicenda, per sprofondare poi nella passione più naturale, più potente, più magica che ci sia al mondo.
“Non fa più male vero?” le chiese Castle, sussurrando, sfiorando con la bocca l’orecchio della sua musa.
“No…” rispose Kate, chiudendo gli occhi e spostando leggermente la testa per gustarsi i baci sul collo che lo scrittore continuava a darle, instancabilmente. 
Non faceva più male, non c’era nulla in quella stanza, se non la loro vita finalmente intrecciata.
 
Vita. Era quello di cui avevano bisogno.
 
Ore 7.30
 
Alexis, pronta per andare a lezione, si sorprese nel vedere la cucina vuota.
Papà non può dormire ancora...Che non sia tornato stanotte?  Pensò.
Salì le scale che portavano alle camere da letto, arrivò davanti a quella del padre e la aprì.
Richard era comodamente sdraiato nel letto con un braccio intorno a Kate, che dormiva ancora, appoggiata al suo petto. Nel vedere la figlia comparire all’improvviso nella stanza, con un espressione da bambino appena colto sul fatto, alzò un dito verso le sue labbra, per implorarla di fare silenzio.
Alexis si coprì gli occhi con una mano e socchiuse la porta, dicendo piano: “Sto uscendo!”
Appena chiuse la porta, sorridendo tra sé per la sorpresa appena scoperta, Martha comparve alle sue spalle, spaventandola.
“Ragazza, che ci fa tuo padre ancora a letto?” chiese curiosa.
“Nonna!” esclamò Alexis sorpresa. “Niente, è tornato molto tardi stanotte e ha ancora sonno, lasciamolo riposare, credo abbia un po’ di mal di testa.” Disse, appoggiando la schiena sulla porta della camera da letto, per evitare che la diva provasse anche solo ad entrare.
“Tu non sai mentire, non diventerai mai una brava attrice. Avanti, confessa! Cos’ha tuo padre?”
Alexis rise. Sua nonna intuì.
“Ha compagnia vero?” chiese, strizzando l’occhio.
“Andiamo nonna, conosci papà meglio di me, per stamattina lasciamolo tranquillo. Ho lezione tra un’ora, ti va di uscire a fare colazione?”
 
Kate riaprì gli occhi. Con una mano si spostò i capelli che le ricadevano sul viso.
“Buongiorno Kate” le disse Castle, regalandole un sorriso.
La donna ricordava tutto: ogni singolo momento, ogni gesto, ogni sussurro, ogni bacio.
Nonostante l’inferno che li aveva circondati, in quella stanza erano al sicuro.
Ancora appoggiata allo scrittore, lo guardò negli occhi e rispose al sorriso.
“Ciao Rick…” disse, girandosi su un fianco, mettendosi comoda per poterlo osservare meglio. Poi appoggiò la testa al suo petto e si strinse a lui.
Castle sentì i suoi seni sfiorargli la pelle e il ricordo della notte appena trascorsa lo rese davvero felice.
“E’ stata una notte bellissima Kate, sono stato davvero bene. Tu come stai?”
“Respiro, sono viva. Sarò felice solo quando avrò preso quel bastardo.”
Castle le accarezzò i capelli per tranquillizzarla.
“Lo prenderemo. Il telefono non ha suonato, vuol dire che non ci sono state altre vittime. Le autopsie riveleranno informazioni chiave, ne sono più che sicuro.”
“Ma…” lo interruppe lei.
“Kate, non pensare al caso adesso! Sei stata bene stanotte, con me? Ho bisogno di saperlo. Perché fuori ci aspetta un mondo in cui le persone sono fuori controllo e da quando seguo i tuoi casi ne sono sempre più convinto, ma adesso, in questo momento, voglio sapere come stai tu.” Le chiese tutto d’un fiato, stringendole una  mano.
Kate non rispose. Semplicemente lo fissò, seria. Poi un sorriso si aprì sul suo volto, avvicinò le sue labbra a quelle dello scrittore e le appoggiò delicatamente.
“Stanotte mi hai fatto sentire viva Castle, sono stata molto, molto bene.” Disse, sdraiandosi di nuovo accanto a lui. E aggiunse: “Ci sono giorni in cui dobbiamo affrontare dei casi senza senso, assassini senza scrupoli. Spesso non ci sono risposte ma soltanto caos. Ne hai visti anche tu di casi incredibili, sai a cosa mi riferisco.”
“Nell’ultima operazione sotto copertura sono morto di paura quando abbiamo scoperto che l’FBI non voleva intervenire. Ho temuto di perderti, ho temuto che ti facessero del male.”
“Ehi scrittore, sono una tosta sai? Fisicamente so incassare i colpi” tentò di scherzare Kate. Ma Rick non ne aveva alcuna voglia, infatti proseguì: “Quei russi erano dei violenti, che cosa sarebbe successo se tu…?” ma questa volta fu Kate ad interromperlo, mettendogli un dito sulle labbra: “Sssh. Non è successo. Non devi neppure pensarlo.”
“Lo so” le rispose, accarezzandole il dito.
“Rick, nel mio lavoro non puoi pensare sempre al peggio. Se inizi a pensar male, ti preoccupi delle conseguenze e il lavoro ne risentirà in negativo. Noi poliziotti dobbiamo agire, pensare velocemente e seguire l’istinto.”
“Kate… stanotte quasi piangevi disperata, dicevi che ti faceva male… Non riesco a vederti così, io voglio aiutarti a catturare questo assassino ma non so come fare.”
Kate, si mise a sedere sul letto e con un gesto tanto sexy quanto abitudinario si tirò indietro i capelli; poi prese una mano di Rick, per posizionarla all’altezza del suo cuore.
“Con te al mio fianco non farà più male.”
  
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