CAPITOLO 4: Save Your Heart
Scendere quella discesetta quel giorno
mi parve più faticoso e lungo del solito, ma per fortuna avevo Emy affianco che mi teneva sotto braccio. Le nuvolette di
vapore che fuoriuscivano come provavo a parlare si condensavano subito,
prendevano una qualche strana forma e poi sparivano. Quel giorno mi assalì la
paura che se avessi fiatato un po' di più le nuvolette avrebbero preso la forma
delle parole che avevo nel cervello. Sarebbe bello vederle condensare, prendere
la forma delle parole, e vederle volare da chi vuoi. Mentre mi perdevo in queste parole ci
avvicinammo al gruppetto.
Guardai bene le sagome incappucciate e subito riconobbi ognuno di loro:
Andrea, Mattia, Federico e anche quello che un tempo era stato una persona
splendida, e che ora se ne stava gettato in un angolo, con lo sguardo perso, e
tutto infagottato da capo a piedi.
Tesi l'orecchio per capire cosa dicevano. "Oddio ma saremmo sotto zero
oggi..." era la voce di Andrea. Impossibile non riconoscerla, data la
musicalità con cui parlava e dato il fatto che era il cantante di un
gruppo che aveva messo in piedi un paio di anni prima.
"Porco cane, fa un freddo che ci si porta..." la voce
di Federico, il tono da eterno accannato, ma poi in
realtà forse lui di quei tre era il ragazzo con la testa più sulle spalle.
"Cazzo, ho i piedi ghiacciati... porca miseria. Oh Da', ma tu non
senti freddo?" fa ancora Andrea. “Copriti bene piccolino sennò ti ammali
ancora eh??” la voce di scherno di Mattia, che si divertiva a prenderlo in
giro.
"Porcoddio ma la pianti Mattì!".
Risposa secca. "Ecco, di certo non ha smesso di bestemmiare, e la sua voce
bastarda sta ancora tutta lì, a rompermi l'anima" pensai.
Era una vita che non la sentivo quella voce, che avrei fatto di
tutto per far si che mi dicesse anche solo "ciao". E sentirla
ancora faceva un effetto strano, quasi surreale.
Emy mi strinse la mano. Poi mi accorsi,
troppo tardi, che Shawn stava rallentando. Il
presentimento che si sarebbe fermato a salutare mi assalì, ma non
feci in tempo a realizzare che mi ritrovai a pochi metri da loro. "Andy!"
fece Shawn.
"Oh! Stè! Quanto tempo... Come và?"
domandò Andrea, riconoscendolo. Una bella botta spalla a spalla e Shawn rispose: "Bene dire, dai...voi siete
tornati qui in centrale eh?" gli domandò.
"Direi che era ora, è! Quella succursale di merda piena di
contadinelli e di vigne aveva un po’ stufato" rispose Andrea. Io ed Emy osservavamo la scena in silenzio, mentre il mio
livello di imbarazzo saliva alle stelle. Cercai di nascondermi dietro Emy.
Ad un certo punto Shawn
fece segno di avvicinarci. "Oh cazzo ..." pensai. Emy
mi scrutò silenziosamente, la vidi riflettere e alla fine mi fece cenno di
seguirla. Che dovevo fare? Il mio corpo si mosse, per inerzia, dietro alla mia
amica e verso di loro.
"Te la ricordi Em?" domandò Shawn a Andrea, portando una mano al fianco di Emy, che era un po' contrariata vista la situazione.
"Si si, la tua donna no? Bei capelli eh!" rispose impressionato,
e poi mi guardò. Alla fine Shawn fu costretto a
passare alla mia "ri-presentazione" dato il fatto che non
dicevo nulla da sola, e che già li conoscevo dall’anno prima ma era una vita
che non ci parlavo.
"E Giò te la ricordi?" domandò Shawn.
Lui mi fissò un po', sicuramente non ricordava i capelli rossi, ma sapeva al
100% chi ero.
"Ahh, ma si, la ragazza, che era innamorata
di Davide. Giorgia no?" domandò tranquillo tranquillo.
Lui si girò a guardarmi, strizzò gli occhi e mi riconobbe, così cominciò a
fissare insistentemente il pavimento, e non alzò più il viso fino alla fine
della conversazione, che si concluse di li a poco.
Io rimasi lì interdetta, e alla fine mormorai “Si, Giorgia, si …” come una
cretina. Non si vedeva affatto che ero rimasta imbambolata ed ero imbarazzata
al massimo.
“Eeemh …” disse Emy,
probabilmente pensando che sarei scoppiata a piangere o cose così. Andrea
iniziò una fitta conversazione con Shawn, ed Emy rimase li affianco a me cercando di capire come stavo,
dato che non poteva chiedermelo espressamente e purtroppo il dono della
telepatia ancora non l’avevamo sviluppato.
Mi sentì parecchi cretina in quel momento, ma decisi che non era il caso di
scappare. In quel momento Davide alzò ancora gli occhi verso di me. Il
tempo non si ferma mai no? Non per noi umani almeno, ma forse per le anime
rinchiuse nei nostri mortali corpi si, e in quel momento lo sentì fermarsi.
I miei occhi si persero sul fondo dei suoi, nero pece come poche
volte li avevo visti nel corso del tempo che avevo passato con lui. Però era
diverso. Non era il ragazzo che ricordavo. Il Davide che amavo era bello nel
suo aspetto brutale: quei capelli lunghi e lisci, il cappello nero con le righe
rosse a papera, le felpe Drop Dead, gli skinny neri e le scarpe Circa da vero skater. E poi
quei suoi immancabili e numerosissimi piercing: il center, gli snakes bites, il septum, il Monroe, e i dilatatori seminascosti dai ciuffi
scuri. Questo era il Davide che avevo lasciato, l’ultima immagine che avevo di
lui era quella: il ragazzo che portò per primo il new
alternative nella mia scuola. Era stato il primo Emo
della scuola, pallidissimo, ciuffo nero striato blu, Vans.
Poi divenne un brutal, bello, bellissimo
come me lo ricordavo. E invece quel giorno mi si parò davanti agli occhi
tutta un'altra cosa, un persona differente: un ragazzo magrissimo, con la
pelle così chiara da apparire trasparente, e quasi malata, i capelli corti e
neri, il volto un po’ scavato, un maglione grigio magari un po’ largo per lui,
un paio di jeans che mettevano ancora più in risalto le gambe magre, e un paio
di vecchie converse nere alte. Si stringeva in una felpa rossa, una di quelle della
Drop Dead, e la sciarpa nera gli avvolgeva il collo
fino sotto il mento. Sembrava non avere 19 anni, bensì quasi 80, con l’espressione
stanca di chi non ce la fa o non gli và più di vivere, e si chiede il
perché continua a svegliarsi la mattina. Lo sguardo era spento e vuoto,
chilometri lontano da dove eravamo in quell’istante. E alla fine di
questa sospensione il tempo riprese a scorrere.
“Vabbè, ci si vede in giro, ma vieni a sentirci
qualche volta è!! Ci conto!” disse Andrea a Shawn.
“Ok Andrè, fammi sapere quando suonate che mi porto anche loro a sentirvi!”
rispose Shawn facendo un cenno di mano. “Contaci!
Ciao Stè!” disse Andrea e ci salutò.
Camminammo ancora un po’, poi Emy mi cominciò a
fare domande, ma sinceramente non riuscì a concentrarmi su cosa stava dicendo, ne su
quello che aggiunse dopo Shawn. Era tutto molto
lontano. Io ero lontana.
Scrutai attentamente dentro di me. Contai ogni battito. Mi lasciai
percorrere da ogni brivido.
Tumulto nell’anima. Ecco come stavo.
Alla fine però arrivai ad una conclusione che era scontatissima: l’avevo
visto dopo moltissimo tempo, ma dentro di me non era cambiato nulla. Lui era
diverso, io ero diversa, eravamo forse cresciuti un po’, ma quei sentimenti
erano rimasti lì, fermi dentro di me come le radici di un albero affondate
nella terra così in profondità da non essere più radici e terra, ma essere un
tutt’uno insieme. Esseri indivisibili. Così erano il mio cuore e i miei sentimenti:
indivisibili.
Parlai con Emy di tutto questo, e lei mi disse
solo che l’aveva immaginato. Dopotutto l’amore non và e viene, è perpetuo.
Alla fine arrivò la 5° ora, suonò la campanella che ci garantiva la libertà
tanto agognata da Alcatraz anche per quel giorno, e
man mano uscimmo dalle rispettive classi, che ci avevano oppressi con
le loro pareti bianche per 5 lunghi ore.
In fermata Kiki, Clair e Danny stavano discutendo
circa qualcosa come un compito da fare per le vacanze che però non
sapevano di dover fare. Christopher e Shawn
scambiarono due veloci chiacchiere, ed Emy continuò a
fissarmi preoccupata finché non arrivammo in fermata. Alla fine avvertì tutti
di quello che era accaduto, così Kiki e Danny mi
consolarono più che potevano, ma non è che volessi essere consolata.
Chris e Shawn rimasero per un po’ in silenzio. Clair
ed Emy parlottavano fra loro, ma non avevo voglia di
sentirle, così iniziai a fissare un albero e guardai ogni tanto l’ora. Ad un
certo punto passò l’auto di Danny, che se ne andò, rubando un bacio
furtivo a Kiki. Dopo pochi minuti la zia di Em venne a riprendere lei e Kiki,
e Chris se ne andrò con la circolare. Rimanemmo io e Shawn,
dato che i nostri auto passavano tardissimo. Parlammo un po’ del
da farsi, ma in realtà c’èra ben poco da fare. Fortunatamente Shawn non mi chiese cosa stavo provando, e io rimase
vagamente sul “sono un po’ scossa”. Anche l’auto di Shawn
arrivò, e così lo salutai abbozzando un sorriso, e mi rinchiusi grazie alle mie
fedeli cuffie in “Still Breathing”
dei Mayday Parade. Guardai l’orologio, le 13.45 esatte. Mancavano
ancora 10 minuti prima che l’auto si sarebbe fatto vivo. Mi sedetti da sola su
un muretto, e ci misi un po’ per rendermi conto che stava risalendo la figura
goffa di Federico, anche lui a prendere l’auto.
Mi si sedette accanto. “Ehi!” disse. Mi levai le cuffie. “Ciao!” dissi,
osservando la nuvoletta di vapore che fuoriusciva alle mie parole.
“Sei sbiancata parecchio oggi eh?” disse. “Già” feci. “Scusa Mattia, lo
sai, lui è un po’ così, quando si tratta di sentimenti non ci fa molto caso”
disse, riferendosi alla sparata di Mattia a ricreazione, che effettivamente non
aveva avuto il minimo tatto …
“Tranquillo” dissi. “Comunque sono contenta che siete di nuovo con noi
in succursale” continuai, un po’ imbarazzata.
“Anche noi lo siamo. Anche Davide sai … anche se sembra un
morto” disse, un po’ serio e un po’ ridendo.
“Già … è cambiato molto è …” azzardai. “Già, sai, penso che dopo un po’ di
batoste da parte di tutte quelle poco di buono che si illude di
amare, alla fine si sia stufato anche lui. Sai dopo un po’ ti rompi dell’amore,
nel caso in cui questo ti prenda per il culo continuamente!” disse
sentenzioso.
“Wow! Allora devono averlo scaricato in parecchie” feci ancora.
“Mi chiedo ancora perché mai non gli fosse andata bene fin
dall’inizio una come te. Cami mi ha detto che sei una brava ragazza, altro che
tutte quelle deficienti che si ostina a frequentare lui”. Camilla era la sua
ragazza da qualche mese, e io la conoscevo dall’anno prima per via
della passione per i manga che avevamo in comune.
“E così Cami ti parla di me! E che dice …?” domandai.
“Ma, che dice … che sei gentile, sei un po’ tonta, ma dice che sei buona, e
che soprattutto sei una ragazza seria …” disse. “Cami è troppo gentile. Non
fidarti troppo, anche io ho i miei difetti” sentenziai quasi ridendoci su.
“Lo ami ancora vero?” domandò così di getto. Rimasi un po’ stupita dalla
domanda, ma alla fine sapevo che ci saremmo arrivati.
Sospirai. Mi toccai i capelli. Ero di fronte alla verità dopotutto.
“Già. Penosa e patetica no? Non ti biasimo se lo pensi” gli risposi amaramente
alla fine.
“No, sei solo una ragazza che meriterebbe di più, e che invece si è fissata
su uno che è caduto troppo in fondo in un baratro per uscirne. Davide ormai ha
capito che dell’amore non se ne fa nulla. E guarda, è solo un
deficiente. Perché ci sprechi il tuo tempo …” disse.
“Me lo chiedo anche io, da tre anni …” risposi.
“Sappi che io ho sempre voluto che avesse una come te. Dopotutto è uno
stronzo, ma è un mio amico, e non mi piace vederlo così”.
“E io che posso farci … Non sta a me dirgli che deve fare! E nemmeno
con quale di quelle idiote che gli piacciono tanto dovrebbe uscire”
dissi.
“Perché non ci provi ancora?” lo guardai, a quella domanda così
assurda. Ma diceva sul serio. Parlava seriamente??
“Sul serio, perché gettare la spugna.. che hai da perdere? A giugno
avremo la maturità. Così potrai dire di averci provato fino alla fine”
disse.
“Scusa, per chi stai facendo tutto ciò?” domandai.
“Per entrambi. Tu puoi farlo tornare quello che era, e allo stesso tempo puoi essere
felice. E io ti aiuterò. Pensaci su, almeno un po’. Se lo
ami ancora, dopo tutto questo tempo, che senso ha gettare definitivamente la
spugna?” era serio.
“Non ce la farei ancora, io non sono così forte. Ma lo
sai quanto fa male tutto questo? Anche io ho i miei sentimenti, cosa credi, che
io non soffra?” dissi, innervosendomi.
“Lo so, ma se ne valesse davvero la pena? Prova a salvarlo.
Provaci un ultima volta. Non posso assicurarti nulla, ma pensaci. Potrebbe
essere finalmente la volta buona, ti prego! Non lo dico per lui, ma per tutti
e due voi. E se tu fossi il suo destino? E lui non lo
capisse. Provaci ancora una volta!” disse convinto.
Parlava bene lui, che era stato con la sua ragazza per quasi 4 anni e poi
una mattina si era svegliato capendo così che non era lei quella che voleva,
bensì Cami. E aveva buttato al vento una relazione di 4 anni, per
Camilla. Mica a tutte le ragazze la vita và così bene. Mica la
fortuna perseguita tutte noi. Anzi la metà di noi la fortuna non le guarda
nemmeno, e peggio, c’è chi è perseguitato dalla sfiga.
Ma alla fine aveva ragione! Che avevo da perdere? Dopotutto
erano rimasti 6 mesi scarsi, e in 6 mesi tante cose cambiano.
“Dovrai aiutarmi, da sola non posso fare nulla. E non mi và
di fare la figura della cretina. Penserà che sono una poveraccia, che non
riesce ad andare avanti nella vita. Dopo tre anni ancora gli corro dietro.
Questo si che è patetico” dissi.
“Oppure è incredibile. Ma chi lo farebbe mai? Gli farò
aprire gli occhi. Tu però non gettare la spugna!”ribadì.
“Va bene. Ma non dirgli nulla. Fa finta che non ci sia mai stata
questa conversazione …” dissi agitata. Guardai, in lontananza stava
arrivando il mio auto.
“Ora devo scappare, arriva l’auto. Ma tienimi
informata. Oggi ti aggiungo su FB ok?”.
“Va bene, e grazie per aver accettato. Ci tengo che lui torni quello di
prima. E spero che tu sia felice, dico sul serio. Vedrai che andrà
bene. A domani!” disse.
Lo salutai, e mi infilai sull’auto. Subito mi sedei vicini
al finestrino, mi infilai le cuffiette, e lasciai la musica scorrere. Iniziò “Save Your Heart” dei Mayday Parade.
Sorrisi. Scese una lacrima, ma sorrisi. Ancora una volta la mia
vita era giostrata da lui, e i miei sentimenti erano per lui. Maledetto
bastardo, amore.