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Autore: redspecial    03/03/2011    0 recensioni
Pensava e lei, il suo raggio di sole; era lontana dal Plainsboro per un convegno e lui ne sentiva maledettamente la mancanza, visto anche il clima di tempesta degli ultimi giorni; non avevano fatto altro che litigare e le loro schermaglie, seppur divertenti viste da fuori, erano più aspre che mai condannando il pacifico Wilson a stabilire delle tregue, se non altro per avere la forza di affrontarsi il giorno seguente. Greg, Lisa e Wilson... nuovi personaggi all'orizzonte e vecchie conoscenze che ci mettono lo zampino... La mamma è sempre la mamma!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Settima stagione
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Greg era pensieroso. Se ne stava sdraiato sulla poltrona chiara del suo studio, la gamba come al solito gli dava il tormento e ora poteva solo imbottirsi di ibuprofene e immergersi nella vasca di Wilson. Nessun caso all’attivo, solo i suoi pensieri ed i giochetti col bastone; negli anni era diventato anche piuttosto bravo! Lentamente decise rialzarsi e combinare qualcosa, la somma della sua esistenza non poteva certo ridursi al contemplare le pareti del suo studio. “Però, oggi è una bella giornata di primavera!” esclamò infilandosi il suo inseparabile giubbotto nero. L’ideale per una gita in moto, anche se da solo non avrebbe avuto lo stesso effetto. Non che il fatto non avere compagnia lo disturbasse, vista la fama di misantropo che lo accompagnava da 50 anni a questa parte ma non si sentiva a suo agio in quel momento.
Pensava e lei, il suo raggio di sole; era lontana dal Plainsboro per un convegno e lui ne sentiva maledettamente la mancanza, visto anche il clima di tempesta degli ultimi giorni; non avevano fatto altro che litigare e le loro schermaglie, seppur divertenti viste da fuori, erano più aspre che mai condannando il pacifico Wilson a stabilire delle tregue, se non altro per avere la forza di affrontarsi il giorno seguente. Prese il suo zaino e le chiavi della moto dirigendosi verso il garage dell’ospedale quando alle spalle udì una voce più che familiare.
“Greg, che piacere vederti! Sono appena stata a salutare James che mi stava accompagnando nel tuo studio, sai questo posto è proprio un labirinto!” esclamò una donna bionda dall’aspetto curato e materno.
“Mamma che ci fai qui? Avremmo dovuto sentirci la settimana prossima…” non fece in tempo a finire la frase che Wilson lo interruppe con una leggera pressione al braccio “è già la settimana prossima… I vostri litigi vi mandano talmente in tilt che non ricordi più nemmeno di dare tue notizie a tua madre!”
“Blythe forse è meglio che torni in hotel, House ha avuto un caso molto complicato per le mani e ha perso la nozione del tempo, sa quanto il lavoro lo tenga impegnato…”
“Hai ragione James... magari ci sentiamo domani, eh?” e con quelle parole diede una carezza al volto del figlio e posò sull’altra guancia un leggero bacio che però risultò pieno di significato. La sig.ra Blythe House così chiamò un taxi e tornò nel suo hotel, con un’aria mista tra il pensieroso e l’indagatore, era una macchina della verità umana ma pensò che suo figlio era abbastanza grande per dirle che cosa stava accadendo senza passare a quel metodo a cui era ricorsa tante volte quando era ragazzino.
Wilson accompagnò House al gararge, con la scusa di aver dimenticato qualcosa in auto. “House tutto bene? Hai parlato con Lisa? Vi siete chiariti?” disse con un tono serio l’oncologo.
“Avanti, puntami contro la lampada da interrogatorio! Sono innocente sceriffo!” esclamò House col suo tono canzonatorio. Si era stizzito per un attimo quando aveva pronunciato quel nome ma ben presto assunse un’espressione malinconica.
“House non fare il bambino! Litigate da una settimana a più riprese, questo convegno è una distrazione. Lei soffre e tu soffri, dovete trovare un equilibrio, non potete andare avanti così… è un gioco al massacro, il problema è che però giocate ad armi pari.”
Il diagnosta nel frattempo si era infilato il casco con noncuranza sedendosi a cavalcioni della sua moto, guardando intensamente l’amico. “Wilson… ci sentiamo.”
E con un rombo del motore partì lasciando l’oncologo solo nel garage. Quante cose avrebbe voluto dire in quel momento ma prese atto che non ne era stato capace. Non gli mancavano di certo le parole ma lei gli faceva spesso questo effetto; l’argomento in questione era talmente delicato da portarlo a riflettere ulteriormente… Raggio di sole l’aveva proprio rovinato!
Imboccando il vialetto di casa gli venne un’illuminazione…
  
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