Lacrime,
vampiri, bancari e
molluschi
Rachel pov
Che
schifo.
Semplicemente,
che schifo questi bagni “ecologici”.
Si
chiameranno anche ecologici ma… solo per entrarvici ci
vuole, oltre ad una dose
di coraggio notevole e delle scarpe usa e getta, una maschera antigas.
Cioè, io
non so chi li abbia ideati e soprattutto se li abbia provati colui che
ha avuto
questa brillante idea ma, lasciatemelo dire, puzzano peggio
di… di… Ah,
lasciamo perdere.
E vogliamo
parlare della carta igienica? Non se ne trova un foglietto neanche a
pagarlo
oro. Ma si può sapere chi cavolo me lo ha fatto fare di
venire in Inghilterra?
Ah si, ora ricordo. Jessie.
Inizio ad
odiare quella ragazza, credo di interrompere i contatti appena arrivati
in
California; almeno fino a quando non la smetterà di
raccontarmi, ogni volta che
ci vediamo o sentiamo, vita morte e “miracoli”
– se davvero è in grado di farli
i miracoli – di Mister Pattinson.
Già non lo
sopporto di mio, poi se uno si mette a parlarmene in
continuazione… Dovrei farmi
internare entro i venticinque anni; e non credo di desiderarlo davvero.
Tiro lo
sciacquone quando ho finito, o meglio quella sottospecie di coda di
topo
sfilacciata che fa partire un getto d’acqua che si potrebbe
paragonare alla
perdita del mio lavandino quando non chiudo bene l’acqua a
casa ed esco; ah,
ossigeno finalmente.
Mi
incammino ancora verso le transenne dove non c’è
quasi più nessuno, tutti
troppo impegnati a vedere il fantastico film del Vampirucolo.
- Bene,
direi che possiamo anche andarcene in hotel… Jessie? Mi stai
ascoltando? –
L’essere
accanto a me, non di certo la mia migliore amica, quella che conosco
quasi come
me stessa, sta fissando la copia di Eclipse con aria sognante.
- Jessie
ti svegli? Ce ne andiamo? –
- Dico ma
ci pensi? Ha toccato il mio libro e l’ha
firmato… ha firmato il mio
libro. – Okay, non mi sta ascoltando. La scuoto o potrei
causarle dei danni
cerebrali? No dai, in fondo non sta dormendo. Non lesioni permanenti
almeno e
non più di quelle congenite che si ritrova.
Le prendo
una spalla e la scrollo un po’, non troppo forte, giusto per
svegliarla.
- Jessie?
–
- Si? –
Finalmente lo sguardo di sempre, un po’ ebete ma un filo
più lucido di prima.
-
Possiamo. Andare. Via. Di. Qui? Starei congelando… -
- Sì,
arrivo. Due minuti. –
- Ma due
minuti che? Il libro te lo puoi guardare anche in taxi e lui
– che difficile
non chiamarlo con un nomignolo cattivo – è in
teatro quindi non credo uscirà
tanto presto. Su. Vieni con me. –
La prendo
sottobraccio ma si mette a piangere. Peggio di quando è
ubriaca. Qui si fa
dura. Okay, aspetterò: mi siedo sul marciapiede freddo e mi
stringo il maglione
al corpo per preservare quel poco di calore corporeo che mi
è rimasto.
- Dai,
dimmi che cosa succede… - La abbraccio e la stringo verso di
me finchè continua
a piangere.
- Non lo
so però… - tira su col naso:-
l’esperienza di oggi mi ha fatto capire che non
sarà mai mio, che probabilmente non lo conoscerò
mai e che è inutile fare tutto
questo per qualcuno che non sa neanche che esisto. Dovrei lasciare
perdere. –
Si asciuga le lacrime con il dorso della mano prima di tornare ad
appoggiare la
testa sulla mia spalla.
In questo
momento direi: sì! Lascialo perdere tanto è
finto, bello non per merito suo!...
Ma la coscienza mi spinge a consolarla un po’; alla fine, lei
ci sta male davvero:-
Ascolta, Jessie. Sai che non mi sta molto simpatico lui, no?
– inizio sbagliato Rachel, inizio
sbagliato:
- Ma credo che troverai un ragazzo più bello e simpatico di
lui. E, cosa più
importante, che ti vuole bene. Che senso ha un amore a senso unico? Non
ce l’ha
il senso, purtroppo. Quindi ti do un consiglio: non pensare
più a lui; vai a
vedere i suoi film, alle movie premiere a quello che vuoi ma alzati da
questo
marciapiede con l’idea che davvero intorno a te ci
può essere l’Amore con la A
maiuscola, come lo desideri tu. E per una volta credi alla frase che
niente è
impossibile e che troverai proprio quello fatto su misura per te.
– Le sorrido.
Che discorsone Rachel! Un applauso!
Potrei darmi alla politica, un giorno. Quando avrò finito la
tournee a Los
Angeles.
Mi alzo
dall’asfalto scuotendo i jeans dallo sporco che potrebbe
essersi attaccato ed
aiuto Jess ad sollevarsi da terra.
- Andiamo,
va’. Che ci sto a fare qui perdendo tempo? – Stira
le labbra in una specie di
sorriso anche se le riesce difficile per il fatto che ha appena pianto.
Io
chiamo un taxi con la mano e ci saliamo sopra.
- Hotel
Dorchester… Grazie. – Mi appoggio meglio allo
schienale e chiudo gli occhi. Ho
bisogno di una dormita.
- Ci
trattiamo bene. – E’ il tassista che mi parla, ha
un sorrisino storto sul viso
e l’aria di uno un po’ troppo curioso per i miei
gusti.
- Quando
uno se lo può permettere. – Rispondo acida, senza
possibilità di replicare.
- Non
amiamo il dialogo mi par di capire. – Ma non ha altro da fare
quest’uomo?
- Dipende
da con chi devo dialogare, a lei non succede? O da retta a cani e
porci? –
Okay, non sono molto gentile se qualcuno non mi va
giù… e questo tipo mi sta
proprio sullo stomaco.
Dopo dieci
minuti di silenzio assoluto, Taximan mi risveglia da quella sottospecie
di
torpore che sono riuscita a guadagnare, nonostante il taxi che sembra
un
ristorante indiano: - Okay, signorina. Siamo arrivati. Sono quindici
sterline.
–
- A lei. –
Gliele porgo e scendo dal sudicio abitacolo sbattendo la porta con non
molta gentilezza.
Jessie
scende appena dopo di me e vedo, con la coda dell’occhio,
l’auto nera partire a
tutta velocità nel buio.
Jessie
passa dalla reception e recupera la chiave della camera mentre io
aspetto
l’ascensore, non vedo l’ora di cambiarmi e
scaldarmi. Credo mi verrà un
raffreddore di quelli che non perdonano, dopo questa meravigliosa
giornata
all’aria aperta.
- Io
doccia per prima! – Urlo entrando e assaporando
l’odore di pulito che regna
sovrano nella stanza.
- Okay,
okay. Io preparo dei vestiti puliti e leggo un po’.
–
- Che
libro? - Adoro
leggere.
- Mmm… tu
che consigli? “ Safe Harbor”, “I love
shopping”, “Il Diavolo veste Prada” o
“Eclipse”? –
- Allora:
“Eclipse” no, dato che la devi smettere con il
vampiru… ehm, Robert. Poi lo hai
letto circa sette volte quindi… Io direi…
“Il Diavolo veste Prada”; credo sia
uno dei migliori libri che abbia mai avuto l’occasione di
leggere. Credo sia il
mio preferito. –
- Okay, ci
sto. Su! Preparati che voglio anch’io fare una doccia!
–
- Sì, sì
arrivo. Devo solo prendere un paio di pantaloni. Marroni o blu?
–
- Marroni.
Ma fatti bella che stasera andiamo a farci un giro! –
- Okay! Che
ne dici? Metto i pantaloni marroni, le scarpe alte nocciola e la
camicia dello
stesso colore poi… cardigan marrone, no? –
- Sì dai. Bella.
Ma tu sei sempre bella! –
- E tu
sempre idiota! – Ribatto chiudendo la porta del bagno dietro
di me.
Apro il
getto dell’acqua calda mentre scelgo il bagnoschiuma adatto:
crema. Sì,
decisamente. Prendo lo shampoo ed entro nella vasca chiudendo le porte
di vetro
opaco per isolarmi, anche se per poco, da tutto.
Ah, ci
voleva. L’acqua scorre veloce sulla mia pelle e insapono i
capelli, il corpo
con la spugnetta viola da viaggio; una nuvola di vapore aleggia nel
bagno dai
colori neutri. Quando chiudo il piacevole getto mi avvolgo in uno dei
teli
grandi e bianchi posizionati su uno sgabello in legno grezzo affianco
alla
vasca bianca. Prendo un altro asciugamano e friziono i capelli bagnati,
prima
di avvolgerli e recuperare il phon dall’armadietto in alto,
accanto allo
specchio che copre gran parte della parete ed esco. Lo sbalzo di
temperatura mi
fa venire un po’ di pelle d’oca e rabbrividisco.
Mi siedo
sul letto ed inizio a prepararmi quando alla televisione inizia il
telegiornale
dedicato agli spettacoli. Mi limito ad ascoltare qualche breve pezzo di
intervista finchè indosso l’intimo, la camicia, i
pantaloni e tutto il resto.
Oramai pronta per la sera e ben coperta – a differenza di
oggi pomeriggio -
recupero dalla borsa il mio pacchetto di Marlboro Classic e dico a
Jessie che
sarei salita sul tetto dell’hotel per fumare in pace,
guardando Londra che si
prepara alla sera: i locali aprono, le luci si accendono e tutto sembra
prendere parte ad uno strano spettacolo.
- Okay! –
La voce della mia migliore amica assente, soffocata
dall’acqua che scorre e
dalla porta chiusa della toilette.
Esco dalla
stanza.
Salgo le
scale fino al terrazzo ed apro una porta in legno non in condizioni
ottime che
mi permette però di uscire; la lascio socchiusa per evitare
di rimanere
bloccata qui, al freddo per di più.
Il
panorama è bellissimo si possono vedere gran parte dei
luoghi dedicati ai
turisti di Londra: il Tamigi, Hyde Park e in lontananza il Big Ben e
London Eye.
non c’è troppo traffico nella strada sottostante
l’hotel e l’aria mi pizzica il
viso mentre estraggo dal pacchetto seminuovo una sigaretta; prendo
l’accendino
e con la fiamma faccio ardere la brace respirando la prima boccata. Che
sollievo. Sento un calore dentro davvero piacevole ed espiro
rilassandomi. Alla
terza boccata circa sento qualcuno avvicinarsi ma non ci faccio caso
più di
tanto, troppo presa e godermi l’aria fresca, la mia sigaretta
e il panorama
londinese di sera.
- Non
credevo che questo posto fosse così frequentato. A quanto
pare mi sbagliavo. –
La voce di un ragazzo che si appoggia alla balaustra con gli avambracci
e una
nota fresca nella voce. Sembra cerchi anche lui di stare da solo.
- Così
sembra. – Rispondo con aria annoiata prima di voltare
impercettibilmente il
viso verso di lui: o cazzo.
Spalanco
un po’ di più gli occhi senza farmi vedere quando
mi accorgo davvero chi è
questo tipo che ha deciso di scappare per un po’ dal mondo,
come me.
Non. È.
Possibile.
Ancora lui:
signor me la tiro Pattinson.
Che palle!
Possibile che sia in ogni parte della città?
Mi
schiarisco un po’ la voce e mi limito a voltare la testa
dall’altra parte,
fingendo di non essermi accorta di nulla. Lui fuma la sua di sigaretta
in
silenzio, poi inizia a fare domande:- Come mai qui, sul tetto di un
hotel di
lusso, da sola? Problemi d’amore? –
- Ehm… –
Prendi tempo Rachel, e non rispondere male! – Veramente, no.
Solo una giornata
orribile. Tu? – Ma che fai cretina?
Chiedi? Te lo vuoi togliere dai piedi e inizi a fare domande? Adesso
crederà
che ti sei interessata a lui.
- No, non ho
problemi. Sono single. Giornataccia anche per me. Tu perché?
–
- Sono
dovuta andare dove non volevo andare e la mia amica si è
messa a piangere
quindi… ho il morale a terra questa sera. –
- Mi
dispiace. Io per lavoro. – Ti ho chiesto qualcosa? No!
Cioè, sì prima ma adesso
no!
- Ah. – Ecco, brava. Limitati a
fare versi strani,
chissà che tu non lo faccia scappare e te lo togli dai piedi
velocemente.
- Beh, io…
torno giù. – Scendo, corro diciamo. Prima me ne
vado, prima mi rilasso e non
penso a questo essere.
Lascio
cadere il mozzicone a terra e lo pesto con un colpo deciso, poi inizio
e
ticchettare sul cemento del tetto con le mie scarpe. Arrivo alla porta
e la
apro, scricchiola un po’ ma non ci faccio caso e inizio a
scendere i primi due
gradini… tra un po’ potrò scappare dal
nemico.
- Hey!
Aspetta! – Eh no, eh! Ma che cosa ho fatto per meritarmi una
giornata del
genere si può sapere? Possibile che deve far fermare me? Ci
sono milioni di
persone che gli sbavano dietro proprio io devo essere la
“fortunata”? Faccio
volentieri a meno del premio, grazie.
- Si? – Ecco, mancava solo che ti
voltassi.
- Ecco…
piacere Robert. – Ma va? Ma bravo! Credi sia così
cieca da non essermi accorta
che sei tu?
- Sì… me
ne ero accorta. Comunque… Rachel. – Cenno
di saluto e… no! Non stringergli la mano! Oh mio dio,
Rachel, sei una
delusione.
Ecco, la
stringe anche lui; bene, adesso che i convenevoli sono finiti direi che
si può
anche andare:- Beh, ciao. – Okay.
Adesso
muovi quei piedini che ti ritrovi e scendi quelle scale.
- Ciao,
spero di rivederti. – Sento la voce del vampirucolo lontana
finchè scendo le
scale velocemente per tornare in camera.
Appunto
mentale: mai andare sul tetto di un hotel di lusso per una sigaretta.
Si può
venire pericolosamente in contatto con il nemico. Ah, non dire niente a
Jessie,
tassativo.
Sesto
piano, il mio. Recupero da una delle tasche la chiave elettronica e la
faccio
scorrere nella fessura poi entro e chiudo la porta. Troppo forte,
cavolo.
- Tutto
bene Rachel? – Sapevo che l’avrebbe notato.
- Sì, sì.
– Meglio risposte brevi, non vorrei venisse a sapere niente
per mettermi ancora
qui a consolarla. Per una volta che tutto può filare liscio.
Silenzio, silenzio
assoluto.
- Se lo
dici tu. – Se l’è bevuta! Sì!
– Dove andiamo a cenare questa sera? –
- Mah,
decidi tu. Non ho preferenze, per stasera. – Le sorrido, alla
fine, se voglio
che non si accorga di niente, è meglio comportarsi come
sempre no? E poi, non è
successo niente di così eclatante… ho solo
incontrato l’attore che più odio al
mondo.
- Allora potremmo
fermarci qui a cenare e poi andare per locali. Magari incontriamo
qualcuno di
carino! –
- Ci sto!
– Prendo la borsa e così anche Jessie poi
scendiamo per mangiare.
Questa
sera voglio divertirmi sul serio.
* * *
- Ragazze,
siamo proprio stati bene con voi questa sera. – James, credo
sia il bancario.
Ci saluta cordialmente. Meglio stringergli la mano, il manager invece
abbraccia
Jessie e lei ricambia… eccome se ricambia! Spero che lo
trovi così attraente
solo per il fatto che è brilla, dato che di attraente quel
tipo non ha proprio
niente: capelli già sul grigio a trentadue anni, muscoli un
po’ mollicci,
sedere pronunciato. Ne vogliamo parlare? E poi è troppo
vecchio! Non sono una
sciocchezza nove anni di differenza.
- Jessie,
andiamo. – Le prendo la mano sperando che si stacchi dalla
medusa gigante.
- No, tu
vai. Io vado con… scusa com’è che ti
chiami? –
- Alfred.
– Le lecca il collo. Devo proprio stare qui a guardarli?
- Con
Alfred. – Fa il sorrisino idiota di quando non capisce niente
dà un bacio a
stampo al mollusco.
- No, tu
vieni con me. – La tiro su po’ per vedere se
capisce che si deve staccare ma mi
sembra una piovra avvinghiata al manager.
- No… mi
divertirò con Jerry… scusa, Alfred. –
- Sì, si
divertirà con me. Non faremo niente di male. -
- Niente.
– Fa eco Jessie.
- James,
puoi tenerli d’occhio? Sono le tre oramai e vorrei tornare in
hotel. –
Soprattutto dopo questa splendida serata con un tizio noioso e un polpo.
- Certo
Rachel… conta su di me. – Mi abbraccia. Ma
sì, lasciamoci abbracciare.
L’importante è che non inizi a chiedere il mio
numero.
- Mi lasci
il tuo numero? Così, magari qualche volta potremo vederci.
– Come non detto.
Rachel,
trova una scusa al più
presto.
- Sono
californiana James, sarà dura. – Gli sorrido, i
sorrisi ce la fanno sempre.
Anche se… cavolo, sembra deluso.
- Ah…
okay, non c’è problema. –
- Grazie
e… buonanotte. – Baci sulle guance da brava
ragazza e… okay via. Libera come il
vento.
Mi volto
dopo aver dato un’ultima occhiata preoccupata a Jessie e una
rassicurazione di
James, poi entro nell’hotel e prendo la carta magnetica della
6015. Mi avvicino
all’ascensore e, poiché si trova già
nella hall, salgo e premo il pulsante per
salire fino al sesto piano. Poco prima che le porte si chiudano
però entra di
fretta un ragazzo con l’aria di uno che sta scappando.
Robert.
Possibile
che lo debba trovare ovunque vada questo… coso?
Gentile e
cordiale, Rachel. Gentile
e cordiale.
-
Ciao. –
Okay, forse un po’ asciutta ma che ci posso fare se non lo
sopporto.
- Uh,
ciao. Come mai qui? – Ma che domande sono? Come mai qui?
- Sai
com’è… ci alloggio fino a che non torno
negli Stati Uniti. –
- Ah, mi
sembrava non avessi l’accento inglese. – Sei
proprio un genio! – Comunque… che
ne dici di prendere qualcosa da bere? –
- No,
grazie. Non vedo l’ora di andare a dormire per finire la
giornata. –
- Sicura
che non posso tirarti su il morale?
Non
sono un granché ma… si potrebbe provare.
– Qui sembra che ci stia provando tu
più che io ma… No!
- Sono
davvero stanca, mi dispiace. –
- Okay,
sarà per la prossima volta, Rachel. – Tutti
credono di aver fatto colpo su di
me questa sera? Devo cambiare profumo, forse attira un po’
troppo gli uomini, e
quelli sbagliati per di più.
- Certo. –
Certo? Ma gli stai dicendo sì,
stupida!
Non hai detto di odiarlo?
Era per
essere gentili comunque, Coscienza.
- Allora,
questo è il mio piano… ci si vede. –
Spero di no, sinceramente.
- Ciao. – Ci mancava solo che
dicessi sì un’altra
volta!
E dai! Non
è così antipatico!
Sì
che lo è! E comunque non provare
a cadere ai suoi piedi anche tu! Usa quel caratterino che ti ritrovi
qualche
buona volta!
Per la
cronaca: io non credo di cadere ai piedi di nessuno, nel caso non si
sia
capito.
Speralo.
Smettila,
Coscienza!
Okay, okay.
Non ti scaldare!
Dopo
aver
strisciato la carta, entro in camera. Il solito odore di pulito. Tolgo
le
scarpe e le lascio nell’angolo vicino all’armadio
per poi spogliarmi dei
vestiti ed infilare il pigiama di lino azzurro.
Vado in
bagno e mi strucco, mi lavo i denti, il viso e tutto il resto poi mi
stendo sul
letto, chiudendo gli occhi, però la prima immagine che mi si
para davanti è…
Robert. Già.
Non provare
a cadere anche tu ai
suoi piedi! I miei
pensieri continuano a passarmi per la mente, la mia coscienza, il fatto
che lo
odio. Ma, se lo odio così tanto, perché penso a
lui?
Ah, meglio
prendere una tisana dal servizio in camera e mettersi a dormire. Che
pensieri
assurdi.
Compongo
il numero della reception e ordino qualcosa alla valeriana e finocchio.
Giusto
per rilassarmi quel poco per riuscire a dormire. Aspetto circa dici
minuti, poi
uno dei tanti camerieri che lavorano qui bussa alla porta:- Arrivo!
–
Scendo dal
letto ed infilo le infradito prima di aprire la porta. Prendo la
tisana, pago,
ringrazio e chiudo la porta; bevo il rilassante a piccoli sorsi prima
di
ristendermi sul letto e, Vampiri o no, chiudo gli occhi addormentandomi
tra
pensieri strani e con la speranza di vedere Jessie nel letto affianco
al mio,
domattina.
Sara’s corner: eccoci… dopo tante
promesse di un seguito alla storia “Non tutte amano Robert
Pattinson” sono
approdata qui. Beh, che ne dite? Qualsiasi cosa, anche se vi ha fatto
vomitare
il pranzo del Natale scorso. E, nel caso sia successo davvero,
provvederò a
mandare un po’ di anti… anti indigestione diciamo
(non mi ricordo come si
chiamano :P) per mail J.
Spero di aver soddisfatto almeno
una misera parte delle vostre aspettative eee… beh, fatemi
sapere sennò
continuo a ciarlare da sola.
Ciao a tutti! Baci!
Sara.
P.S.: Per
chi volesse chiarimenti
sul capitolo o spiegazioni di qualsiasi genere me lo faccia sapere
(credo
conosciate il modo per contattarmi, che non è neanche
così difficoltoso); “Il
Diavolo veste Prada” è davvero il mio libro
preferito e le parti in corsivo,
per chi non lo avesse ancora capito… sono le
“istruzioni” che mi fornisce la
mia cara Coscienza (un po’ come Pinocchio).
Vi saluto ancora, bacio. J