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Autore: Betti    03/03/2011    4 recensioni
E se Rachel, incontrasse Robert? Potrebbe cambiare idea su di lui? E lui, potrebbe farle cambiare la sua opinione?
In guerra, può sbocciare l'amore dato che il contrario accade molto spesso?
(Attenzione: questo è il seguito di "Non tutte amano Robert Pattinson..." quindi fate prima un saltino di là per avere le idee un po' più chiare sulla trama. :) Poi, se la storia vi "garba" passate pure di qui! Grazie)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'If I fall in love with you'
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Lacrime, vampiri, bancari e molluschi

Lacrime, vampiri, bancari e molluschi

 

Rachel pov

 

Che schifo.
Semplicemente, che schifo questi bagni “ecologici”.
Si chiameranno anche ecologici ma… solo per entrarvici ci vuole, oltre ad una dose di coraggio notevole e delle scarpe usa e getta, una maschera antigas. Cioè, io non so chi li abbia ideati e soprattutto se li abbia provati colui che ha avuto questa brillante idea ma, lasciatemelo dire, puzzano peggio di… di… Ah, lasciamo perdere.
E vogliamo parlare della carta igienica? Non se ne trova un foglietto neanche a pagarlo oro. Ma si può sapere chi cavolo me lo ha fatto fare di venire in Inghilterra? Ah si, ora ricordo. Jessie.
Inizio ad odiare quella ragazza, credo di interrompere i contatti appena arrivati in California; almeno fino a quando non la smetterà di raccontarmi, ogni volta che ci vediamo o sentiamo, vita morte e “miracoli” – se davvero è in grado di farli i miracoli – di Mister Pattinson.
Già non lo sopporto di mio, poi se uno si mette a parlarmene in continuazione… Dovrei farmi internare entro i venticinque anni; e non credo di desiderarlo davvero.
Tiro lo sciacquone quando ho finito, o meglio quella sottospecie di coda di topo sfilacciata che fa partire un getto d’acqua che si potrebbe paragonare alla perdita del mio lavandino quando non chiudo bene l’acqua a casa ed esco; ah, ossigeno finalmente.
Mi incammino ancora verso le transenne dove non c’è quasi più nessuno, tutti troppo impegnati a vedere il fantastico film del Vampirucolo.
- Bene, direi che possiamo anche andarcene in hotel… Jessie? Mi stai ascoltando? –
L’essere accanto a me, non di certo la mia migliore amica, quella che conosco quasi come me stessa, sta fissando la copia di Eclipse con aria sognante.
- Jessie ti svegli? Ce ne andiamo? –
- Dico ma ci pensi? Ha toccato il mio libro e l’ha firmato… ha firmato il mio libro. – Okay, non mi sta ascoltando. La scuoto o potrei causarle dei danni cerebrali? No dai, in fondo non sta dormendo. Non lesioni permanenti almeno e non più di quelle congenite che si ritrova.
Le prendo una spalla e la scrollo un po’, non troppo forte, giusto per svegliarla.
- Jessie? –
- Si? – Finalmente lo sguardo di sempre, un po’ ebete ma un filo più lucido di prima.
- Possiamo. Andare. Via. Di. Qui? Starei congelando… -
- Sì, arrivo. Due minuti. –
- Ma due minuti che? Il libro te lo puoi guardare anche in taxi e lui – che difficile non chiamarlo con un nomignolo cattivo – è in teatro quindi non credo uscirà tanto presto. Su. Vieni con me. –
La prendo sottobraccio ma si mette a piangere. Peggio di quando è ubriaca. Qui si fa dura. Okay, aspetterò: mi siedo sul marciapiede freddo e mi stringo il maglione al corpo per preservare quel poco di calore corporeo che mi è rimasto.
- Dai, dimmi che cosa succede… - La abbraccio e la stringo verso di me finchè continua a piangere.
- Non lo so però… - tira su col naso:- l’esperienza di oggi mi ha fatto capire che non sarà mai mio, che probabilmente non lo conoscerò mai e che è inutile fare tutto questo per qualcuno che non sa neanche che esisto. Dovrei lasciare perdere. – Si asciuga le lacrime con il dorso della mano prima di tornare ad appoggiare la testa sulla mia spalla.
In questo momento direi: sì! Lascialo perdere tanto è finto, bello non per merito suo!... Ma la coscienza mi spinge a consolarla un po’; alla fine, lei ci sta male davvero:- Ascolta, Jessie. Sai che non mi sta molto simpatico lui, no? – inizio sbagliato Rachel, inizio sbagliato: - Ma credo che troverai un ragazzo più bello e simpatico di lui. E, cosa più importante, che ti vuole bene. Che senso ha un amore a senso unico? Non ce l’ha il senso, purtroppo. Quindi ti do un consiglio: non pensare più a lui; vai a vedere i suoi film, alle movie premiere a quello che vuoi ma alzati da questo marciapiede con l’idea che davvero intorno a te ci può essere l’Amore con la A maiuscola, come lo desideri tu. E per una volta credi alla frase che niente è impossibile e che troverai proprio quello fatto su misura per te. – Le sorrido. Che discorsone Rachel! Un applauso! Potrei darmi alla politica, un giorno. Quando avrò finito la tournee a Los Angeles.
Mi alzo dall’asfalto scuotendo i jeans dallo sporco che potrebbe essersi attaccato ed aiuto Jess ad sollevarsi da terra.
- Andiamo, va’. Che ci sto a fare qui perdendo tempo? – Stira le labbra in una specie di sorriso anche se le riesce difficile per il fatto che ha appena pianto. Io chiamo un taxi con la mano e ci saliamo sopra.
- Hotel Dorchester… Grazie. – Mi appoggio meglio allo schienale e chiudo gli occhi. Ho bisogno di una dormita.
- Ci trattiamo bene. – E’ il tassista che mi parla, ha un sorrisino storto sul viso e l’aria di uno un po’ troppo curioso per i miei gusti.
- Quando uno se lo può permettere. – Rispondo acida, senza possibilità di replicare.
- Non amiamo il dialogo mi par di capire. – Ma non ha altro da fare quest’uomo?
- Dipende da con chi devo dialogare, a lei non succede? O da retta a cani e porci? – Okay, non sono molto gentile se qualcuno non mi va giù… e questo tipo mi sta proprio sullo stomaco.
Dopo dieci minuti di silenzio assoluto, Taximan mi risveglia da quella sottospecie di torpore che sono riuscita a guadagnare, nonostante il taxi che sembra un ristorante indiano: - Okay, signorina. Siamo arrivati. Sono quindici sterline. –
- A lei. – Gliele porgo e scendo dal sudicio abitacolo sbattendo la porta con non molta gentilezza.
Jessie scende appena dopo di me e vedo, con la coda dell’occhio, l’auto nera partire a tutta velocità nel buio.
Jessie passa dalla reception e recupera la chiave della camera mentre io aspetto l’ascensore, non vedo l’ora di cambiarmi e scaldarmi. Credo mi verrà un raffreddore di quelli che non perdonano, dopo questa meravigliosa giornata all’aria aperta.
- Io doccia per prima! – Urlo entrando e assaporando l’odore di pulito che regna sovrano nella stanza.
- Okay, okay. Io preparo dei vestiti puliti e leggo un po’. –
- Che libro?  - Adoro leggere.
- Mmm… tu che consigli? “ Safe Harbor”, “I love shopping”, “Il Diavolo veste Prada” o “Eclipse”? –
- Allora: “Eclipse” no, dato che la devi smettere con il vampiru… ehm, Robert. Poi lo hai letto circa sette volte quindi… Io direi… “Il Diavolo veste Prada”; credo sia uno dei migliori libri che abbia mai avuto l’occasione di leggere. Credo sia il mio preferito. –
- Okay, ci sto. Su! Preparati che voglio anch’io fare una doccia! –
- Sì, sì arrivo. Devo solo prendere un paio di pantaloni. Marroni o blu? –
- Marroni. Ma fatti bella che stasera andiamo a farci un giro! –
- Okay! Che ne dici? Metto i pantaloni marroni, le scarpe alte nocciola e la camicia dello stesso colore poi… cardigan marrone, no? –
- Sì dai. Bella. Ma tu sei sempre bella! –
- E tu sempre idiota! – Ribatto chiudendo la porta del bagno dietro di me.
Apro il getto dell’acqua calda mentre scelgo il bagnoschiuma adatto: crema. Sì, decisamente. Prendo lo shampoo ed entro nella vasca chiudendo le porte di vetro opaco per isolarmi, anche se per poco, da tutto.
Ah, ci voleva. L’acqua scorre veloce sulla mia pelle e insapono i capelli, il corpo con la spugnetta viola da viaggio; una nuvola di vapore aleggia nel bagno dai colori neutri. Quando chiudo il piacevole getto mi avvolgo in uno dei teli grandi e bianchi posizionati su uno sgabello in legno grezzo affianco alla vasca bianca. Prendo un altro asciugamano e friziono i capelli bagnati, prima di avvolgerli e recuperare il phon dall’armadietto in alto, accanto allo specchio che copre gran parte della parete ed esco. Lo sbalzo di temperatura mi fa venire un po’ di pelle d’oca e rabbrividisco.
Mi siedo sul letto ed inizio a prepararmi quando alla televisione inizia il telegiornale dedicato agli spettacoli. Mi limito ad ascoltare qualche breve pezzo di intervista finchè indosso l’intimo, la camicia, i pantaloni e tutto il resto. Oramai pronta per la sera e ben coperta – a differenza di oggi pomeriggio - recupero dalla borsa il mio pacchetto di Marlboro Classic e dico a Jessie che sarei salita sul tetto dell’hotel per fumare in pace, guardando Londra che si prepara alla sera: i locali aprono, le luci si accendono e tutto sembra prendere parte ad uno strano spettacolo.
- Okay! – La voce della mia migliore amica assente, soffocata dall’acqua che scorre e dalla porta chiusa della toilette.
Esco dalla stanza.
Salgo le scale fino al terrazzo ed apro una porta in legno non in condizioni ottime che mi permette però di uscire; la lascio socchiusa per evitare di rimanere bloccata qui, al freddo per di più.
Il panorama è bellissimo si possono vedere gran parte dei luoghi dedicati ai turisti di Londra: il Tamigi, Hyde Park e in lontananza il Big Ben e London Eye. non c’è troppo traffico nella strada sottostante l’hotel e l’aria mi pizzica il viso mentre estraggo dal pacchetto seminuovo una sigaretta; prendo l’accendino e con la fiamma faccio ardere la brace respirando la prima boccata. Che sollievo. Sento un calore dentro davvero piacevole ed espiro rilassandomi. Alla terza boccata circa sento qualcuno avvicinarsi ma non ci faccio caso più di tanto, troppo presa e godermi l’aria fresca, la mia sigaretta e il panorama londinese di sera.
- Non credevo che questo posto fosse così frequentato. A quanto pare mi sbagliavo. – La voce di un ragazzo che si appoggia alla balaustra con gli avambracci e una nota fresca nella voce. Sembra cerchi anche lui di stare da solo.
- Così sembra. – Rispondo con aria annoiata prima di voltare impercettibilmente il viso verso di lui: o cazzo.
Spalanco un po’ di più gli occhi senza farmi vedere quando mi accorgo davvero chi è questo tipo che ha deciso di scappare per un po’ dal mondo, come me.
Non. È. Possibile.
Ancora lui: signor me la tiro Pattinson.
Che palle! Possibile che sia in ogni parte della città?
Mi schiarisco un po’ la voce e mi limito a voltare la testa dall’altra parte, fingendo di non essermi accorta di nulla. Lui fuma la sua di sigaretta in silenzio, poi inizia a fare domande:- Come mai qui, sul tetto di un hotel di lusso, da sola? Problemi d’amore? –
- Ehm… – Prendi tempo Rachel, e non rispondere male! – Veramente, no. Solo una giornata orribile. Tu? – Ma che fai cretina? Chiedi? Te lo vuoi togliere dai piedi e inizi a fare domande? Adesso crederà che ti sei interessata a lui.
- No, non ho problemi. Sono single. Giornataccia anche per me. Tu perché? –
- Sono dovuta andare dove non volevo andare e la mia amica si è messa a piangere quindi… ho il morale a terra questa sera. –
- Mi dispiace. Io per lavoro. – Ti ho chiesto qualcosa? No! Cioè, sì prima ma adesso no!
- Ah. – Ecco, brava. Limitati a fare versi strani, chissà che tu non lo faccia scappare e te lo togli dai piedi velocemente.
- Beh, io… torno giù. – Scendo, corro diciamo. Prima me ne vado, prima mi rilasso e non penso a questo essere.
Lascio cadere il mozzicone a terra e lo pesto con un colpo deciso, poi inizio e ticchettare sul cemento del tetto con le mie scarpe. Arrivo alla porta e la apro, scricchiola un po’ ma non ci faccio caso e inizio a scendere i primi due gradini… tra un po’ potrò scappare dal nemico.
- Hey! Aspetta! – Eh no, eh! Ma che cosa ho fatto per meritarmi una giornata del genere si può sapere? Possibile che deve far fermare me? Ci sono milioni di persone che gli sbavano dietro proprio io devo essere la “fortunata”? Faccio volentieri a meno del premio, grazie.
- Si? – Ecco, mancava solo che ti voltassi.
- Ecco… piacere Robert. – Ma va? Ma bravo! Credi sia così cieca da non essermi accorta che sei tu?
- Sì… me ne ero accorta. Comunque… Rachel. – Cenno di saluto e… no! Non stringergli la mano! Oh mio dio, Rachel, sei una delusione.
Ecco, la stringe anche lui; bene, adesso che i convenevoli sono finiti direi che si può anche andare:- Beh, ciao. – Okay. Adesso muovi quei piedini che ti ritrovi e scendi quelle scale.
- Ciao, spero di rivederti. – Sento la voce del vampirucolo lontana finchè scendo le scale velocemente per tornare in camera.
Appunto mentale: mai andare sul tetto di un hotel di lusso per una sigaretta. Si può venire pericolosamente in contatto con il nemico. Ah, non dire niente a Jessie, tassativo.
Sesto piano, il mio. Recupero da una delle tasche la chiave elettronica e la faccio scorrere nella fessura poi entro e chiudo la porta. Troppo forte, cavolo.
- Tutto bene Rachel? – Sapevo che l’avrebbe notato.
- Sì, sì. – Meglio risposte brevi, non vorrei venisse a sapere niente per mettermi ancora qui a consolarla. Per una volta che tutto può filare liscio. Silenzio, silenzio assoluto.
- Se lo dici tu. – Se l’è bevuta! Sì! – Dove andiamo a cenare questa sera? –
- Mah, decidi tu. Non ho preferenze, per stasera. – Le sorrido, alla fine, se voglio che non si accorga di niente, è meglio comportarsi come sempre no? E poi, non è successo niente di così eclatante… ho solo incontrato l’attore che più odio al mondo.
- Allora potremmo fermarci qui a cenare e poi andare per locali. Magari incontriamo qualcuno di carino! –
- Ci sto! – Prendo la borsa e così anche Jessie poi scendiamo per mangiare.
Questa sera voglio divertirmi sul serio.

 

* * *

 
- Ragazze, siamo proprio stati bene con voi questa sera. – James, credo sia il bancario. Ci saluta cordialmente. Meglio stringergli la mano, il manager invece abbraccia Jessie e lei ricambia… eccome se ricambia! Spero che lo trovi così attraente solo per il fatto che è brilla, dato che di attraente quel tipo non ha proprio niente: capelli già sul grigio a trentadue anni, muscoli un po’ mollicci, sedere pronunciato. Ne vogliamo parlare? E poi è troppo vecchio! Non sono una sciocchezza nove anni di differenza.
- Jessie, andiamo. – Le prendo la mano sperando che si stacchi dalla medusa gigante.
- No, tu vai. Io vado con… scusa com’è che ti chiami? –
- Alfred. – Le lecca il collo. Devo proprio stare qui a guardarli?
- Con Alfred. – Fa il sorrisino idiota di quando non capisce niente dà un bacio a stampo al mollusco.
- No, tu vieni con me. – La tiro su po’ per vedere se capisce che si deve staccare ma mi sembra una piovra avvinghiata al manager.
- No… mi divertirò con Jerry… scusa, Alfred. –
- Sì, si divertirà con me. Non faremo niente di male. -  
- Niente. – Fa eco Jessie.
- James, puoi tenerli d’occhio? Sono le tre oramai e vorrei tornare in hotel. – Soprattutto dopo questa splendida serata con un tizio noioso e un polpo.
- Certo Rachel… conta su di me. – Mi abbraccia. Ma sì, lasciamoci abbracciare. L’importante è che non inizi a chiedere il mio numero.
- Mi lasci il tuo numero? Così, magari qualche volta potremo vederci. – Come non detto.

Rachel, trova una scusa al più presto.
- Sono californiana James, sarà dura. – Gli sorrido, i sorrisi ce la fanno sempre. Anche se… cavolo, sembra deluso.
- Ah… okay, non c’è problema. –
- Grazie e… buonanotte. – Baci sulle guance da brava ragazza e… okay via. Libera come il vento.
Mi volto dopo aver dato un’ultima occhiata preoccupata a Jessie e una rassicurazione di James, poi entro nell’hotel e prendo la carta magnetica della 6015. Mi avvicino all’ascensore e, poiché si trova già nella hall, salgo e premo il pulsante per salire fino al sesto piano. Poco prima che le porte si chiudano però entra di fretta un ragazzo con l’aria di uno che sta scappando.
Robert.
Possibile che lo debba trovare ovunque vada questo… coso?

Gentile e cordiale, Rachel. Gentile e cordiale.
- Ciao. – Okay, forse un po’ asciutta ma che ci posso fare se non lo sopporto.
- Uh, ciao. Come mai qui? – Ma che domande sono? Come mai qui?
- Sai com’è… ci alloggio fino a che non torno negli Stati Uniti. –
- Ah, mi sembrava non avessi l’accento inglese. – Sei proprio un genio! – Comunque… che ne dici di prendere qualcosa da bere? –
- No, grazie. Non vedo l’ora di andare a dormire per finire la giornata. –
- Sicura che non posso tirarti su il morale?  Non sono un granché ma… si potrebbe provare. – Qui sembra che ci stia provando tu più che io ma… No!
- Sono davvero stanca, mi dispiace. –
- Okay, sarà per la prossima volta, Rachel. – Tutti credono di aver fatto colpo su di me questa sera? Devo cambiare profumo, forse attira un po’ troppo gli uomini, e quelli sbagliati per di più.
- Certo. – Certo? Ma gli stai dicendo sì, stupida! Non hai detto di odiarlo?
Era per essere gentili comunque, Coscienza.
- Allora, questo è il mio piano… ci si vede. – Spero di no, sinceramente.
- Ciao. – Ci mancava solo che dicessi sì un’altra volta!
E dai! Non è così antipatico!

Sì che lo è! E comunque non provare a cadere ai suoi piedi anche tu! Usa quel caratterino che ti ritrovi qualche buona volta!
Per la cronaca: io non credo di cadere ai piedi di nessuno, nel caso non si sia capito.

Speralo.
Smettila, Coscienza!

Okay, okay. Non ti scaldare!
Dopo aver strisciato la carta, entro in camera. Il solito odore di pulito. Tolgo le scarpe e le lascio nell’angolo vicino all’armadio per poi spogliarmi dei vestiti ed infilare il pigiama di lino azzurro.
Vado in bagno e mi strucco, mi lavo i denti, il viso e tutto il resto poi mi stendo sul letto, chiudendo gli occhi, però la prima immagine che mi si para davanti è… Robert. Già.

Non provare a cadere anche tu ai suoi piedi! I miei pensieri continuano a passarmi per la mente, la mia coscienza, il fatto che lo odio. Ma, se lo odio così tanto, perché penso a lui?
Ah, meglio prendere una tisana dal servizio in camera e mettersi a dormire. Che pensieri assurdi.
Compongo il numero della reception e ordino qualcosa alla valeriana e finocchio. Giusto per rilassarmi quel poco per riuscire a dormire. Aspetto circa dici minuti, poi uno dei tanti camerieri che lavorano qui bussa alla porta:- Arrivo! –
Scendo dal letto ed infilo le infradito prima di aprire la porta. Prendo la tisana, pago, ringrazio e chiudo la porta; bevo il rilassante a piccoli sorsi prima di ristendermi sul letto e, Vampiri o no, chiudo gli occhi addormentandomi tra pensieri strani e con la speranza di vedere Jessie nel letto affianco al mio, domattina.

 

 
Sara’s corner: eccoci… dopo tante promesse di un seguito alla storia “Non tutte amano Robert Pattinson” sono approdata qui. Beh, che ne dite? Qualsiasi cosa, anche se vi ha fatto vomitare il pranzo del Natale scorso. E, nel caso sia successo davvero, provvederò a mandare un po’ di anti… anti indigestione diciamo (non mi ricordo come si chiamano :P) per mail
J.
Spero di aver soddisfatto almeno una misera parte delle vostre aspettative eee… beh, fatemi sapere sennò continuo a ciarlare da sola.
Ciao a tutti! Baci!
Sara.

P.S.: Per chi volesse chiarimenti sul capitolo o spiegazioni di qualsiasi genere me lo faccia sapere (credo conosciate il modo per contattarmi, che non è neanche così difficoltoso); “Il Diavolo veste Prada” è davvero il mio libro preferito e le parti in corsivo, per chi non lo avesse ancora capito… sono le “istruzioni” che mi fornisce la mia cara Coscienza (un po’ come Pinocchio).
Vi saluto ancora, bacio.
J

  
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