Con gli angioli
[Pascoli docet.]
Fermo sulla soglia della
porta, appena un po’ a lato per lasciare libero il passaggio, stava eretto –nella
sua poderosa mole- Mycroft Holmes. Questo era venuto a fare una visita –cosa straordinaria
a dirsi- a suo fratello Sherlock che per giorni aveva ignorato i suoi
telegrammi.
Eppure, quando, senza farsi
annunciare, entrò nel salotto di Baker Street, capì immediatamente cosa aveva
trattenuto il suo fratellino non tanto dal rispondergli ai telegrammi –era ormai
avvezzo ai piccoli dispetti di Sherlock-, quanto la sua completa indifferenza
verso il problema che due giorni prima aveva mandato in frantumi quel poco di
rispetto che aveva per Scotland Yard.
Si guardò intorno, ma non
trovò niente che potesse indicare il passaggio del ispettore Lestrade, il capo
dell’operazione. Molto strano che non si fosse ancora presentato a supplicare
aiuto dal suo fratellino.
A metà di quella
constatazione, sentì dei passi veloci affrettarsi per le scale. Non ebbe
bisogno di girarsi per accertarsi dell’identità dell’individuo che ora, con
ancora il fiatone, era immediatamente dietro di lui.
-Signor Holmes! Lei…- partì
concitato Lestrade, fermandosi poi davanti alla strana “scena” che il minore
degli Holmes stava mostrando in quel momento.
Sulla guancia destra di
Mycroft si formò un’affettuosa fossetta.
Sherlock, seduto sulla sua
poltrona, guardava fuori dalla finestra e vezzeggiava tra le mani uno stetoscopio
di assolutamente ovvia provenienza.
E sorrideva. Ci faceva
scorrere sopra le dita e il sorriso aumentava, per un attimo pensò anche che
stesse per scoppiare a ridere, ma uscì solo uno sbuffo divertito.
A un osservatore attento –come
era Mycroft, appunto- non sarebbero sfuggiti gli occhi, illuminati da un
riflesso particolare, diverso da quello usuale, e neppure la delicatezza con
cui le dita accarezzavano l’oggetto, ma che allo stesso tempo dettavano una
presa ferra, possessiva.
Si diede dell’idiota per
essersi scomodato tanto per una cosa così banale.
Come aveva potuto essere
così cieco? Eppure lo sapeva, e anche da molto tempo. Forse ancora prima dei
diretti interessati.
L’ispettore, tuttora perplesso,
finalmente si accorse della presenza del maggiore degli Holmes e gli fece un
cenno di saluto, per poi incominciare a parlargli sottovoce.
-Ah, c’è anche lei, signore.
Mi scusi la domanda ma, essendo lei il suo congiunto, lo conoscerà meglio di
chiunque l’altro, quindi… mi potrebbe dire cosa sta facendo il signor Holmes?-
Mycroft scosse la testa e
lasciò le labbra incurvarsi leggermente.
-Ride con gli angeli,
Lestrade. Il grande Sherlock Holmes ride con gli angeli.-
***Angolino del cambia
colore***
Oddio, qui ci sono un sacco
di cose da spiegare, ma prima di tutto…
AUGURI RÓÓÓ!!!! (qui su EFP minnow).
Hai visto? Alla fine la tua
storia fluff e slash l’hai avuta ed è pure canonverse!
Comunque, penso che dei
chiarimenti potrebbero essere graditi.
Dunque, praticamente in
questa storia Mycroft va a trovare Sherlock e lo trova lì a sorridere come un
ebete mentre si rigira tra le mani lo stetoscopio del dottore. Ora, sicuramente
il povero Lestrade avrà pensato “ecco, lo dicevo io che era pazzo!” e in un
certo senso dobbiamo dargli ragione. Perché sì, Holmes è pazzo, ma di Watson. È
innamorato il nostro polaretto preferito e in verità non si è neanche accorto
della presenza dei due nella stanza, se no si sarebbe dato un minimo di
contegno. Io non lo giudico OOC, ma se qualcuno ha da ridire me lo dica e
aggiungerò l’avvertimento ^^.
Dunque, la cosa più
interessante e che ha dato moto a tutta la storia, è l’ultima frase di Mycroft “Ride
con gli angeli”. Questa è una mia elaborazione della poesia di Pascoli che vi
riporto qui sotto:
Con gli angioli
Erano in fiore i lilla e l’ulivelle;
ella cuciva l’abito da sposa:
né l’aria ancora aprìa bocci di stelle,
né s’era chiusa foglia di mimosa;
quand’ella rise; rise o rondinelle
nere, improvvisa: ma con chi? di cosa?
rise, così, con gli angioli; con quelle
nuvole d’oro, nuvole di rosa.
G. Pascoli
Pascoli l’aveva scritta (la
prima volta ne 1891, quindi questa ff è ambientata dopo il grande iato)
guardando sua sorella che, innamorata, rideva senza motivo e lui pensava: sta
ridendo con gli angeli. Ora, ditemi se non è meraviglioso paragonare il riso
innamorato a un riso con gli angeli. Quindi la frase di Mycroft equivale a “È innamorato,
Lestrade. Il grande Sherlock Holmes è innamorato.”
Comunque quella di Mycroft è
una citazione e mi sembra anche plausibile. Se Holmes possiede un Petrarca
tascabile, perché Mycroft non può conoscere questa poesia di Pascoli?
Bene, adesso fate i bravi,
posate i manganelli perché l’unica colpevole di questo obbrobrio senza fine è
minnow! Prendetevela con lei!
Grazie a tutti i coraggiosi
che sono arrivati qui in fondo e ancora un grazie a tutti quelli che hanno
letto, ricordato, preferito e commentato la mia precedente ff sul fandom di SH
film Rotto.
[A trip on mind]