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Autore: Sognatrice85    03/03/2011    8 recensioni
Storia ambientata ad Hogwarts subito dopo la Guerra Magica svoltasi nei mesi estivi. Silente e Fred sono morti.
A settembre il trio magico rientra a Scuola, con essi molti altri studenti. Tutti col solo ed unico intento di ridare alla propria esistenza una parvenza di normalità.
Ma un episodio grave come la guerra ha costretto molti a cambiare, a rivedere le proprie priorità, i propri valori. Due studenti, due protagonisti di quel sanguinoso scontro, saranno costretti a viverne uno nuovo. Forse quello più difficile: contro sé stessi.
Un quaderno, un misterioso proprietario, straordinari disegni e magiche poesie, dipingeranno la vita di Hermione ad Hogwarts...dove la condurrà tutto questo? Leggete per scoprirlo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Un misterioso quaderno

Capitolo 1 “Un misterioso quaderno”



“What if I had never let you go, 
Would you be the man I used know, 
what if I had never walked away, 
Coz I still love you more than I can say 
If I'd stayed, if you tried, 
if we could only turn back time, 
Well I guess we'll never know.”

(“What if”, Kate Winslet)

 

Erano trascorsi tre anni.
Tre anni da quando aveva lasciato Hogwarts, sconfitto Voldemort e il suo esercito di Mangiamorte.
Ma forse non era quello l’evento che più ricordava. Perché dentro di lei vibrava qualcosa di più importante di quella battaglia, nonostante lei e i suoi fedelissimi amici, Harry e Ron, avessero rischiato la vita.
Qualcosa che era accaduto dopo quella tormentata estate.
Ricordava perfettamente il ritorno a scuola. Poteva ancora avvertire sulla pelle i timori di affrontare il settimo anno senza Silente, ma soprattutto rammentava quanto lei non fosse più la stessa di un tempo. E ciò lo provò quello che accade quell’anno.
Nella testa e nel cuore continuava a battere insistentemente un solo nome:
“Malfoy” soffiò e in quell’esatto momento il tempo sembrò fermarsi, condensato in un insieme di attimi passati, ma vivi in lei.
“Mezzosangue!” quella che doveva essere un’offesa, apparve alle orecchie di Hermione, come la parola più bella in assoluto.
Quanto aveva sognato di riascoltare la sua voce?
Non le importava ciò che le avrebbe detto, voleva solo bearsi di quegli occhi di ghiaccio che in quel momento, le stavano trapassando l’anima.
E con la mente, tornò indietro nel tempo, a quando le cose erano cambiate…
L’inizio di tutto!

 

Tre anni prima. Hogwarts.

 
“Cosa fai?” domandò Ron, entrando nella Sala Grande e trovando Hermione al suo posto, ma intenta a cercare qualcosa dalla sacca.
Già da quando lei, Ron e Harry si erano ritrovati al binario 9 e ¾, Hermione era apparsa stranamente diversa. Ma era una sensazione che tutti e tre avevano volutamente ignorato. Era dura ripensare a quell’estate e alle morti che quella guerra aveva portato con sé, specie per Ron e la sua famiglia. La perdita di Fred aveva certamente lasciato un segno indelebile in tutti.
Però era inevitabile pensare alla stranezza di Hermione quando lei cercava di stare poco a contatto con loro, sgattaiolando via non appena ne aveva la possibilità.
Non era più solita recarsi in Sala Grande con loro, ma spesso li precedeva. Nessuno osò però chiederle il motivo.
Si ritrovavano lì e basta. Come se nulla fosse chiacchieravano delle lezioni, dei libri, ma mai nessuno osava affrontare l’argomento scottante: la loro amicizia.

 “Non trovo il mio diario” rispose Hermione con una calma innaturale, riemergendo dalla sua sacca.
In realtà, le ribolliva il sangue nelle vene.
“Ma perché tu hai un diario?” chiese Ron sconcertato. Hermione non lo sentì neppure.
No, lui le donne proprio non le capiva.
Il problema era che aveva sempre visto Hermione come un’amica, ma non l’aveva mai considerata come una ragazza normale. Il suo troppo amore per lo studio, la scarsa propensione a divertirsi, facevano di lei un essere unico nel suo genere. Per tale motivo gli parve così strano che proprio lei, scrivesse un diario.

“Che scriverà mai? Si loderà da sola per i successi scolastici?” pensò tra sé il rosso, pur continuando a fissarla strabiliato.
Hermione Granger era sempre stata una persona ordinata e precisa e detestava sentirsi impreparata.
Ricordava che dopo la lezione di Pozioni con Piton, aveva aperto la borsa per metterci il quaderno e l’aveva visto lì.
Possibile che si fosse volatilizzato nel nulla?
Cercò di fare mente locale su quello che aveva fatto prima di rientrare in stanza.
Niente.
Aveva semplicemente percorso il solito corridoio che conduceva in biblioteca. Aveva studiato qualche ora, come sempre e poi era rientrata nella Torre prima della cena. Non avendovi trovato nessuno, era corsa in Sala Grande.
Non l’aveva tirato fuori dalla sacca perché non sapeva che scriverci. Erano giorni che non riusciva a sfogarsi. La sera nel letto, lo apriva e rimaneva a fissare per ore la pagina bianca.
Strinse la sacca tra le dita per il nervoso.
Ron si chiedeva come mai fosse così silenziosa, strano che non si era messa ancora ad urlare come una matta.
A quel punto, s’accomodò, aspettando la cena.
“Ah per Merlino!” Ron scattò all’in piedi per lo spavento. “Ma dove cavolo è quello stramaledetto diario!” sbraitò un Hermione tutt’altro che tranquilla.
Ecco che Ron s’era sbagliato. Roteò gli occhi al cielo disperato e sbuffò.
Quella ragazza e i suoi sbalzi d’umore per lui restavano un mistero.
“Calmati!” le disse provando ad avvicinarsi e ad afferrarla per un braccio. Quando la sfiorò, lei sussultò e lo fulminò con lo sguardo.
Hermione era arrabbiata per quella strana sparizione, ma in quel momento ciò che la fece irritare di più, fu la mano di Ron sul suo braccio.
Era da un anno che il rosso si frequentava con Lavanda Brown e questo Hermione non l’aveva digerito. Durante la guerra, si erano riavvicinati. Lontani da Lavanda, Ron era tornato lo stesso di sempre e Hermione aveva sperato che finalmente i loro sentimenti potessero emergere e invece no.
Al ritorno, il primo pensiero di Ron era stato quello di cercare Lavanda e assicurarsi che stesse bene e così la Granger dovette far leva su tutta la sua forza per reagire a quell’ulteriore batosta. Da quel momento Hermione lavorò costantemente su di sé. C’erano molti episodi della guerra che avrebbe voluto dimenticare. Una continuo ritorno di immagini, voci, grida che erano difficili da cancellare.
Una continua tortura psicologica alla quale la giovane aveva risposto con grinta e tenacia, dimostrando, ancora una volta, la sua caparbietà. Però quando sul treno per Hogwarts, aveva visto Ron e Lavanda avvicinarsi, mano nella mano, il suo equilibrio s’era frantumato in un batter d’occhio e tutto il dolore e la frustrazione era tornati a farle visita.
Eppure credeva che le lotte, gli scontri sanguinosi fianco a fianco, avessero risvegliato in lui quell’interesse che un tempo, sembrava provare per lei. Invece no.
Quanti anni erano che lo amava?
Tre, quattro, cinque, sei?
Neanche lo sapeva quanto tempo era passato da quando s’era innamorata di lui.
Era proprio quando, al sesto anno, s’era convinta a essere più esplicita con lui che Ron aveva annunciato ai suoi amici di avere una relazione con quella tizia, rimasta nell’ombra fino ad all’ora. E ad Hermione le si era spezzato il cuore nel petto. Harry le aveva posato una mano sulla spalla, comprensivo.
Quando diamine si fossero avvicinati, diventando così intimi, era un enigma per la ragazza.
Solo uno stupido poteva non accorgersi della cotta di Hermione.
A Hogwarts lo sapevano tutti. Ma tutti tacevano.
Persino al peggior nemico dei Grifondoro, era palese l’interesse di Hermione per Ron.
Draco Malfoy era placidamente seduto al suo tavolo e guardava divertito la scenetta.
Lui detestava i Grifondoro, ma in modo particolare ce l’aveva col magico trio: lo Sfregiato, la Lenticchia e la Mezzosangue.
Almeno un tempo era così…
Malfoy e la sua famiglia erano usciti distrutti da quella guerra. Suo padre era ad Azkaban, mentre a lui era stata data la possibilità di tornare ad Hogwarts, grazie alla collaborazione sua e della madre, Narcissa, durante la guerra e i successivi processi.
Pentimento.
Ma lui era in realtà pentito?
Non lo sapeva.
L’unica certezza era voler andare avanti e ritornare a scuola gli sembrava il giusto modo per ricominciare.
No, il vecchio Draco Malfoy, quello codardo, sarebbe scappato.
Ma lui non era più lo stesso. O almeno non totalmente.

“Ron, lascia andare immediatamente il mio braccio!” Hermione digrignò i denti, avvertendo un prurito fastidioso alle mani.
Aveva voglia di picchiarlo.
Capita l’antifona, il rosso lasciò la presa e la guardò sconvolto.
“Buonasera ragazzi” Harry era appena entrato accompagnato dalla sua fidanzata Ginny.
“Che succede?” domandò notando l’aria tesa, passando lo sguardo da Ron a Hermione. Quest’ultima era tornata irriconoscibile a scuola. Lei mentiva dicendo che stava bene, ma Harry la conosceva sufficientemente bene, da poter affermare che non era così. Era convinto fosse ancora per il fidanzamento repentino di Ron e sperava con tutto il cuore che presto le sarebbe passato.
Ginny, che era la migliore amica di Hermione, era preoccupata quanto Harry. Infatti quando notò gli sguardi di fuoco che la sua amica lanciava verso suo fratello, strinse la mano del suo fidanzato.
Entrambi si fissarono complici.
Ginny si avvicinò a Hermione “Che succede?” chiesi con tono dolce.

La Granger si girò e il sorriso dell’amica la fece tranquillizzare, tanto che i suoi occhi tornarono ad essere del loro meraviglioso colore dorato.
“Non trovo il mio diario” mormorò afflitta.
Ginny spalancò gli occhi “Quel…” deglutì “Quel diario?” domandò sperando di sbagliarsi.
“Si, Ginny. Il mio diario segreto!” Hermione sembrò irritarsi, ma cercò di trattenersi chiudendo gli occhi e serrando le labbra.
“Ti aiuto a cercarlo. Dove sei stata prima di venire qui?” la premura della sua amica, le fecero balenare in testa delle immagini.
“Nella nostra torre, ma sono entrata e riuscita in due secondi. Credo di averlo perso in biblioteca” aprì gli occhi e decise che sarebbe andata a cercarlo lì.
“Vengo con te” Ginny l’affiancò. Percorsero i corridoio del castello in completo silenzio.
La biblioteca era ancora aperta a quell’ora, quando Hermione entrò, chiese a Ginny di aspettarla fuori, avvertiva una stranissima sensazione.
Madame Pince le sorrise.
Era una delle poche studentesse a cui non diceva nulla. Quella ragazza era tanto studiosa, quanto educata e ordinata. Due qualità che per una bibliotecaria erano fondamentali.
“Ho dimenticato un libro” esordì Hermione “E’ importante che lo recuperi” continuò.
La bibliotecaria le sorrise con fare materno.
“Ma certo, Signorina Granger. Vada pure, ma faccia in fretta. Sto per chiudere” asserì la donna.
Hermione annuì, dirigendosi spedita verso la sua destinazione.
Il tavolo dove si metteva lei era il più nascosto ed isolato della sala. Amava il silenzio di quel posto e quando studiava, aveva bisogno di esserne circondata per poter lavorare bene.
Sul tavolo non vi era traccia del suo diario. Spostò le sedie e si chinò quando intravide qualcosa per terra. Lo sguardo si illuminò, felice di poter stringere nuovamente tra le mani quell’oggetto per lei tanto prezioso.
Si affrettò ad uscire, ma qualcosa su un tavolo nascosto, vicino all’entrata attirò la sua attenzione.
Avrebbe dovuto ignorare quell’impulso che la spingeva a curiosare, ma non lo fece. Prese quel quaderno. Un semplicissimo quaderno. Nessun nome sopra, solo una bella scritta dorata. Lo aprì e notò pagine e pagine ricoperte di schizzi rappresentanti paesaggi, profili di persone. Qua e là qualche piccola parola scritta. Solitamente frasi o semplici parole, come se fossero piccole poesie o citazioni.
“Hermione hai fatto?” Ginny comparve alle sue spalle, spaventandola.
“Si. Ho trovato ciò che cercavo!” richiuse quel quaderno e decise di portarlo con sé. Avrebbe messo qualche annuncio per ritrovare il suo padrone.

Harry e Ron erano in Sala Comune e poltrivano davanti al camino scoppiettante, parlottando e organizzando la prossima partita di quidditch, quando Ginny e Hermione entrarono.
“Tutto bene, ragazze?” domandò il moro, guardando con insistenza la sua ragazza.
Entrambe annuirono.
“Di che discutevate?” Ginny si avvicinò a Harry, accomodandosi tra lui e il rosso. Quest’ultimo sbuffò contrariato. Se almeno Lavanda fosse stata lì con lui, invece di dormire, si sarebbe sentito meno fuori posto.
Egoista da parte sua pensare tutto questo, perché c’era chi soffriva maggiormente quella situazione.
Hermione li guardava, poggiata al caminetto e avvertiva sempre di più quella sensazione di estraneità che tanto detestava.
Ultimamente era diventata una costante.
Per questo salutò e se ne andò in stanza.


Calì e Lavanda dormivano placidamente, non si mossero neppure, quando la Caposcuola, fece il suo ingresso nella camera che divideva con loro.
Certe volte avrebbe voluto avere una stanza tutta per sé, per sentirsi più libera di agire come voleva, soprattutto quella sera che si sentiva un po’ triste.
Si lavò, indossò il pigiama e messasi sotto le coperte, si ricordò del quaderno ritrovato in biblioteca.
Aprì la sacca e lo tirò fuori.
Il dorato risplendeva per tutta la stanza e Hermione ne fu affascinata. Con l’indice carezzò la copertina, ruvida, ma non fastidiosa.
Riprese a sfogliarlo, ma dovette fermarsi quando il quaderno le cadde di mano, aprendosi ad una pagina a caso. Hermione lo prese, guardandosi intorno e sperando che nessuno si fosse svegliato.
Tutto continuava a tacere.
Sospirò.
Riposò gli occhi sull’oggetto di interesse e questi quasi le uscirono dalle orbite quando notò il proprio profilo designato. Lo sguardo perso nel vuoto, i capelli al vento e il collo avvolto nella sciarpa rosso/oro, i colori della sua casa. A fianco, riportata con una scrittura elegante e precisa, una frase:

 

“La linea del tuo volto discende sinuosa, sfiora un naso poco importante e sboccia voluttuosa come una rosa, sulle tue morbide labbra di seta.
Le immagino calde e tenere sotto le mie dita.
Il tuo sguardo perso, vaga su per l’orizzonte immenso.
Diavoli dorati, sibili serpenti incantatori.
Ammalianti stregoni.
I capelli seguono leggiadri, il respiro del vento che si perde tra i tuoi boccoli.
Ah se la mia mano potesse toccarti, di gemiti e sospiri saprei saziarti.
Ma io son un’anima dannata, venduta. Sbagliata.”

 

Un battito cardiaco dispettoso si ruppe nel petto di un’ Hermione sconvolta.
Stravolta da quelle parole che le avevano catturato l’ anima.
Possibile che ci fosse qualcuno turbato dal suo sguardo?
Lei che lo considerava anonimo, privo di quella lucentezza di un tempo.
La guerra le aveva portato via molte speranze.
La morte di Silente aveva dato il via ad una serie di eventi spiacevoli che l’avevano provata.
E ora, forse dopo tanto tempo, si sentiva leggera.
Inutile negare che le facesse piacere sapere che aveva quel potere su qualcuno.
Ora la domanda da porsi era: di chi si trattava?
Ammaliata, scorse il profilo del suo viso col dito, poi passò alla scritta, per poter incidere in lei, quella calligrafia. Notò che la persona in questione aveva ricalcato più volte sia i tratti del suo viso che la dedica.
Decise che non avrebbe messo ancora l’annuncio in bacheca, ma che avrebbe tenuto per sé, almeno per un altro giorno, quel misterioso quaderno che l’aveva fatta sorridere.

***

GRAZIE!
Grazie a tutti voi che avete letto, recensendo o inserendo la storia tra preferite o seguite, dandomi fiducia.
Non ho molto altro da aggiungere se non che incrocio le dita per questo primo capitolo. Sarà di vostro gradimento?
Lo scoprirò presto :).
Vi ricordo che questi personaggi non sono di mia proprietà, ma della Rowling e che la fan fiction non è scritta a scopi di lucro, ma per puro diletto della sottoscritta.
Un bacio.


Marghe

 


   
 
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