Capitolo 1 “Un misterioso quaderno”
“What if I had never let you go,
Would you be the man I used know,
what if I had never walked away,
Coz I still love you more than I can say
If I'd stayed, if you tried,
if we could only turn back time,
Well I guess we'll never know.”
(“What if”, Kate Winslet)
Erano
trascorsi tre anni.
Tre
anni da quando aveva lasciato Hogwarts, sconfitto Voldemort e il suo esercito
di Mangiamorte.
Ma
forse non era quello l’evento che più ricordava. Perché dentro di lei vibrava
qualcosa di più importante di quella battaglia, nonostante lei e i suoi fedelissimi
amici, Harry e Ron, avessero rischiato la vita.
Qualcosa
che era accaduto dopo quella tormentata estate.
Ricordava
perfettamente il ritorno a scuola. Poteva ancora avvertire sulla pelle i timori
di affrontare il settimo anno senza Silente, ma soprattutto rammentava quanto
lei non fosse più la stessa di un tempo. E ciò lo provò quello che accade
quell’anno.
Nella
testa e nel cuore continuava a battere insistentemente un solo nome:
“Malfoy”
soffiò e in quell’esatto momento il tempo sembrò fermarsi, condensato in un
insieme di attimi passati, ma vivi in lei.
“Mezzosangue!”
quella che doveva essere un’offesa, apparve alle orecchie di Hermione, come la
parola più bella in assoluto.
Quanto
aveva sognato di riascoltare la sua voce?
Non
le importava ciò che le avrebbe detto, voleva solo bearsi di quegli occhi di
ghiaccio che in quel momento, le stavano trapassando l’anima.
E
con la mente, tornò indietro nel tempo, a quando le cose erano cambiate…
L’inizio
di tutto!
Tre anni prima. Hogwarts.
“Cosa
fai?” domandò Ron, entrando nella Sala Grande e trovando Hermione al suo posto,
ma intenta a cercare qualcosa dalla sacca.
Già
da quando lei, Ron e Harry si erano ritrovati al binario 9 e ¾, Hermione era
apparsa stranamente diversa. Ma era una sensazione che tutti e tre avevano
volutamente ignorato. Era dura ripensare a quell’estate e alle morti che quella
guerra aveva portato con sé, specie per Ron e la sua famiglia. La perdita di
Fred aveva certamente lasciato un segno indelebile in tutti.
Però
era inevitabile pensare alla stranezza di Hermione quando lei cercava di stare
poco a contatto con loro, sgattaiolando via non appena ne aveva la possibilità.
Non
era più solita recarsi in Sala Grande con loro, ma spesso li precedeva. Nessuno
osò però chiederle il motivo.
Si
ritrovavano lì e basta. Come se nulla fosse chiacchieravano delle lezioni, dei
libri, ma mai nessuno osava affrontare l’argomento scottante: la loro amicizia.
In
realtà, le ribolliva il sangue nelle vene.
“Ma
perché tu hai un diario?” chiese Ron sconcertato. Hermione non lo sentì
neppure.
No,
lui le donne proprio non le capiva.
Il
problema era che aveva sempre visto Hermione come un’amica, ma non l’aveva mai
considerata come una ragazza normale. Il suo troppo amore per lo studio, la
scarsa propensione a divertirsi, facevano di lei un essere unico nel suo
genere. Per tale motivo gli parve così strano che proprio lei, scrivesse un
diario.
“Che scriverà mai? Si loderà
da sola per i successi scolastici?”
pensò tra sé il rosso, pur continuando a fissarla strabiliato.
Hermione
Granger era sempre stata una persona ordinata e precisa e detestava sentirsi
impreparata.
Ricordava
che dopo la lezione di Pozioni con Piton, aveva aperto la borsa per metterci il
quaderno e l’aveva visto lì.
Possibile
che si fosse volatilizzato nel nulla?
Cercò
di fare mente locale su quello che aveva fatto prima di rientrare in stanza.
Niente.
Aveva
semplicemente percorso il solito corridoio che conduceva in biblioteca. Aveva
studiato qualche ora, come sempre e poi era rientrata nella Torre prima della
cena. Non avendovi trovato nessuno, era corsa in Sala Grande.
Non
l’aveva tirato fuori dalla sacca perché non sapeva che scriverci. Erano giorni
che non riusciva a sfogarsi. La sera nel letto, lo apriva e rimaneva a fissare
per ore la pagina bianca.
Strinse
la sacca tra le dita per il nervoso.
Ron
si chiedeva come mai fosse così silenziosa, strano che non si era messa ancora ad
urlare come una matta.
A
quel punto, s’accomodò, aspettando la cena.
“Ah
per Merlino!” Ron scattò all’in piedi per lo spavento. “Ma dove cavolo è quello
stramaledetto diario!” sbraitò un Hermione tutt’altro che tranquilla.
Ecco
che Ron s’era sbagliato. Roteò gli occhi al cielo disperato e sbuffò.
Quella
ragazza e i suoi sbalzi d’umore per lui restavano un mistero.
“Calmati!”
le disse provando ad avvicinarsi e ad afferrarla per un braccio. Quando la
sfiorò, lei sussultò e lo fulminò con lo sguardo.
Hermione
era arrabbiata per quella strana sparizione, ma in quel momento ciò che la fece
irritare di più, fu la mano di Ron sul suo braccio.
Era
da un anno che il rosso si frequentava con Lavanda Brown e questo Hermione non
l’aveva digerito. Durante la guerra, si erano riavvicinati. Lontani da Lavanda,
Ron era tornato lo stesso di sempre e Hermione aveva sperato che finalmente i
loro sentimenti potessero emergere e invece no.
Al
ritorno, il primo pensiero di Ron era stato quello di cercare Lavanda e
assicurarsi che stesse bene e così
Una
continua tortura psicologica alla quale la giovane aveva risposto con grinta e
tenacia, dimostrando, ancora una volta, la sua caparbietà. Però quando sul
treno per Hogwarts, aveva visto Ron e Lavanda avvicinarsi, mano nella mano, il
suo equilibrio s’era frantumato in un batter d’occhio e tutto il dolore e la
frustrazione era tornati a farle visita.
Eppure
credeva che le lotte, gli scontri sanguinosi fianco a fianco, avessero
risvegliato in lui quell’interesse che un tempo, sembrava provare per lei.
Invece no.
Quanti
anni erano che lo amava?
Tre,
quattro, cinque, sei?
Neanche
lo sapeva quanto tempo era passato da quando s’era innamorata di lui.
Era
proprio quando, al sesto anno, s’era convinta a essere più esplicita con lui
che Ron aveva annunciato ai suoi amici di avere una relazione con quella tizia,
rimasta nell’ombra fino ad all’ora. E ad Hermione le si era spezzato il cuore
nel petto. Harry le aveva posato una mano sulla spalla, comprensivo.
Quando
diamine si fossero avvicinati, diventando così intimi, era un enigma per la
ragazza.
Solo
uno stupido poteva non accorgersi della cotta di Hermione.
A
Hogwarts lo sapevano tutti. Ma tutti tacevano.
Persino
al peggior nemico dei Grifondoro, era palese l’interesse di Hermione per Ron.
Draco
Malfoy era placidamente seduto al suo tavolo e guardava divertito la scenetta.
Lui
detestava i Grifondoro, ma in modo particolare ce l’aveva col magico trio: lo
Sfregiato,
Almeno
un tempo era così…
Malfoy
e la sua famiglia erano usciti distrutti da quella guerra. Suo padre era ad
Azkaban, mentre a lui era stata data la possibilità di tornare ad Hogwarts,
grazie alla collaborazione sua e della madre, Narcissa, durante la guerra e i
successivi processi.
Pentimento.
Ma
lui era in realtà pentito?
Non
lo sapeva.
L’unica
certezza era voler andare avanti e ritornare a scuola gli sembrava il giusto
modo per ricominciare.
No,
il vecchio Draco Malfoy, quello codardo, sarebbe scappato.
Ma
lui non era più lo stesso. O almeno non totalmente.
“Ron,
lascia andare immediatamente il mio braccio!” Hermione digrignò i denti,
avvertendo un prurito fastidioso alle mani.
Aveva
voglia di picchiarlo.
Capita
l’antifona, il rosso lasciò la presa e la guardò sconvolto.
“Buonasera
ragazzi” Harry era appena entrato accompagnato dalla sua fidanzata Ginny.
“Che
succede?” domandò notando l’aria tesa, passando lo sguardo da Ron a Hermione.
Quest’ultima era tornata irriconoscibile a scuola. Lei mentiva dicendo che stava
bene, ma Harry la conosceva sufficientemente bene, da poter affermare che non
era così. Era convinto fosse ancora per il fidanzamento repentino di Ron e
sperava con tutto il cuore che presto le sarebbe passato.
Ginny,
che era la migliore amica di Hermione, era preoccupata quanto Harry. Infatti
quando notò gli sguardi di fuoco che la sua amica lanciava verso suo fratello,
strinse la mano del suo fidanzato.
Entrambi
si fissarono complici.
Ginny
si avvicinò a Hermione “Che succede?” chiesi con tono dolce.
“Non
trovo il mio diario” mormorò afflitta.
Ginny
spalancò gli occhi “Quel…” deglutì “Quel diario?” domandò sperando di
sbagliarsi.
“Si,
Ginny. Il mio diario segreto!” Hermione sembrò irritarsi, ma cercò di
trattenersi chiudendo gli occhi e serrando le labbra.
“Ti
aiuto a cercarlo. Dove sei stata prima di venire qui?” la premura della sua
amica, le fecero balenare in testa delle immagini.
“Nella
nostra torre, ma sono entrata e riuscita in due secondi. Credo di averlo perso
in biblioteca” aprì gli occhi e decise che sarebbe andata a cercarlo lì.
“Vengo
con te” Ginny l’affiancò. Percorsero i corridoio del castello in completo
silenzio.
La
biblioteca era ancora aperta a quell’ora, quando Hermione entrò, chiese a Ginny
di aspettarla fuori, avvertiva una stranissima sensazione.
Madame
Pince le sorrise.
Era
una delle poche studentesse a cui non diceva nulla. Quella ragazza era tanto
studiosa, quanto educata e ordinata. Due qualità che per una bibliotecaria
erano fondamentali.
“Ho
dimenticato un libro” esordì Hermione “E’ importante che lo recuperi” continuò.
La
bibliotecaria le sorrise con fare materno.
“Ma
certo, Signorina Granger. Vada pure, ma faccia in fretta. Sto per chiudere”
asserì la donna.
Hermione
annuì, dirigendosi spedita verso la sua destinazione.
Il
tavolo dove si metteva lei era il più nascosto ed isolato della sala. Amava il
silenzio di quel posto e quando studiava, aveva bisogno di esserne circondata
per poter lavorare bene.
Sul
tavolo non vi era traccia del suo diario. Spostò le sedie e si chinò quando
intravide qualcosa per terra. Lo sguardo si illuminò, felice di poter stringere
nuovamente tra le mani quell’oggetto per lei tanto prezioso.
Si
affrettò ad uscire, ma qualcosa su un tavolo nascosto, vicino all’entrata
attirò la sua attenzione.
Avrebbe
dovuto ignorare quell’impulso che la spingeva a curiosare, ma non lo fece.
Prese quel quaderno. Un semplicissimo quaderno. Nessun nome sopra, solo una
bella scritta dorata. Lo aprì e notò pagine e pagine ricoperte di schizzi
rappresentanti paesaggi, profili di persone. Qua e là qualche piccola parola
scritta. Solitamente frasi o semplici parole, come se fossero piccole poesie o
citazioni.
“Hermione
hai fatto?” Ginny comparve alle sue spalle, spaventandola.
“Si.
Ho trovato ciò che cercavo!” richiuse quel quaderno e decise di portarlo con
sé. Avrebbe messo qualche annuncio per ritrovare il suo padrone.
Harry
e Ron erano in Sala Comune e poltrivano davanti al camino scoppiettante,
parlottando e organizzando la prossima partita di quidditch, quando Ginny e
Hermione entrarono.
“Tutto
bene, ragazze?” domandò il moro, guardando con insistenza la sua ragazza.
Entrambe
annuirono.
“Di
che discutevate?” Ginny si avvicinò a Harry, accomodandosi tra lui e il rosso.
Quest’ultimo sbuffò contrariato. Se almeno Lavanda fosse stata lì con lui,
invece di dormire, si sarebbe sentito meno fuori posto.
Egoista
da parte sua pensare tutto questo, perché c’era chi soffriva maggiormente
quella situazione.
Hermione
li guardava, poggiata al caminetto e avvertiva sempre di più quella sensazione
di estraneità che tanto detestava.
Ultimamente
era diventata una costante.
Per
questo salutò e se ne andò in stanza.
Calì
e Lavanda dormivano placidamente, non si mossero neppure, quando
Certe
volte avrebbe voluto avere una stanza tutta per sé, per sentirsi più libera di
agire come voleva, soprattutto quella sera che si sentiva un po’ triste.
Si
lavò, indossò il pigiama e messasi sotto le coperte, si ricordò del quaderno
ritrovato in biblioteca.
Aprì
la sacca e lo tirò fuori.
Il
dorato risplendeva per tutta la stanza e Hermione ne fu affascinata. Con
l’indice carezzò la copertina, ruvida, ma non fastidiosa.
Riprese
a sfogliarlo, ma dovette fermarsi quando il quaderno le cadde di mano,
aprendosi ad una pagina a caso. Hermione lo prese, guardandosi intorno e
sperando che nessuno si fosse svegliato.
Tutto
continuava a tacere.
Sospirò.
Riposò
gli occhi sull’oggetto di interesse e questi quasi le uscirono dalle orbite
quando notò il proprio profilo designato. Lo sguardo perso nel vuoto, i capelli
al vento e il collo avvolto nella sciarpa rosso/oro, i colori della sua casa. A
fianco, riportata con una scrittura elegante e precisa, una frase:
“La linea del tuo volto discende
sinuosa, sfiora un naso poco importante e sboccia voluttuosa come una rosa,
sulle tue morbide labbra di seta.
Le immagino calde e tenere
sotto le mie dita.
Il tuo sguardo perso, vaga su
per l’orizzonte immenso.
Diavoli dorati, sibili
serpenti incantatori.
Ammalianti stregoni.
I capelli seguono leggiadri,
il respiro del vento che si perde tra i tuoi boccoli.
Ah se la mia mano potesse
toccarti, di gemiti e sospiri saprei saziarti.
Ma io son un’anima dannata,
venduta. Sbagliata.”
Un
battito cardiaco dispettoso si ruppe nel petto di un’ Hermione sconvolta.
Stravolta
da quelle parole che le avevano catturato l’ anima.
Possibile
che ci fosse qualcuno turbato dal suo sguardo?
Lei
che lo considerava anonimo, privo di quella lucentezza di un tempo.
La
guerra le aveva portato via molte speranze.
La
morte di Silente aveva dato il via ad una serie di eventi spiacevoli che
l’avevano provata.
E
ora, forse dopo tanto tempo, si sentiva leggera.
Inutile
negare che le facesse piacere sapere che aveva quel potere su qualcuno.
Ora
la domanda da porsi era: di chi si trattava?
Ammaliata,
scorse il profilo del suo viso col dito, poi passò alla scritta, per poter
incidere in lei, quella calligrafia. Notò che la persona in questione aveva
ricalcato più volte sia i tratti del suo viso che la dedica.
Decise
che non avrebbe messo ancora l’annuncio in bacheca, ma che avrebbe tenuto per
sé, almeno per un altro giorno, quel misterioso quaderno che l’aveva fatta
sorridere.
Grazie a tutti voi che avete letto, recensendo o inserendo la storia tra preferite o seguite, dandomi fiducia.
Non ho molto altro da aggiungere se non che incrocio le dita per questo primo capitolo. Sarà di vostro gradimento?
Lo scoprirò presto :).
Vi ricordo che questi personaggi non sono di mia proprietà, ma della Rowling e che la fan fiction non è scritta a scopi di lucro, ma per puro diletto della sottoscritta.
Un bacio.