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Autore: JiuJiu91    03/03/2011    5 recensioni
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda dentro di te. [Friedrich Nietzsche]
Le gemelle Spencer vivono su binari paralleli: Maggie è esuberante, goffa e maldestra, perennemente intenta a collezionare figuracce, mentre la riservata Therese è una studentessa modello, saggia dispensatrice di consigli e ottima strega. Destinate a non incontrarsi mai, se non si fossero trovate intrappolate, assieme, in un piano molto più grande di loro, divise tra Bene e Male. Sempre che Bene e Male esistano ancora, quando i Buoni sono pronti a tutto pur di vincere la guerra e i Cattivi non sembrano poi così cattivi.
In un Mondo Magico in cui non è più tutto bianco o tutto nero si intrecciano storie d'amore e di guerra, d'amicizia e di fratellanza, di alleanze e di tradimenti. In tutte le sfumature che preferite.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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La citazione del titolo è di Nietzsche - un filosofo che, l'avrete ormai capito, adoro – e si riferisce al controverso piano di Tom di cui si anticipa qualcosa in questo capitolo e che sarà importante per la svolta finale.

Mi scuso per non essere riuscita a rispondere ancora a tutte le recensioni ma i corsi universitari che sono ricominciati ed altri impegni mi hanno tenuta lontana dal computer quest'ultima settimana. Rimedierò.

Buona lettura!


CIÒ CHE SI FA PER AMORE

È SEMPRE AL DI LÀ DEL BENE E DEL MALE


La notizia della scomparsa della professoressa Rosweth aveva fatto il giro di Hogwarts in una manciata di minuti, la mattina che la Gazzetta del Profeta le aveva, finalmente, dedicato un articolo.

A quasi una settimana di distanza dall'accaduto, era apparso un trafiletto siglato da uno sconosciuto cronista che denunciava la scomparsa – non la morte, ma solo la scomparsa – della giovane professoressa di Arti Magiche.

Scomparsa che andava a sommarsi a quella di Ginny Weasley che dopo le vacanze di Pasqua non era più tornata ad Hogwarts costringendo me, in quanto Caposcuola, a presentare a Piton un documento ufficiale col quale delegavo il ruolo di Prefetto che era appartenuto a Ginny alla sua coetanea Demelza Robins.

Mi stupii di trovare il passaggio che conduceva all'ufficio del preside aperto e non presidiato. Immaginai che la situazione di crisi che la scuola stava attraversando in quei giorni avesse fatto dimenticare a Piton l'abc della segretezza.

Pensai che avrei potuto lasciare la pergamena sulle scale ed andarmene quanto prima da quel postaccio, ma poi mi rassegnai a salire. Avrei appoggiato la mia maledetta richiesta di sostituzione di Ginny sulla scrivania di Piton e sarei fuggita a gambe levate.

Avevo fatto tre o quattro gradini, quando sentii la lenta e strascicata voce di Piton dire qualcosa che mi fece bloccare di colpo, incapace di muovere ogni muscolo.

  • Peccato per Codaliscia – stava dicendo, immaginai alla volta del ritratto di Silente, come suo solito – Ci è stato molto d'aiuto negli ultimi tempi. È stato lui ad avvertirci dell'arrivo di Potter a Malfoy Manor, la scorsa settimana, il che significa che il ragazzo è vivo e sta facendo il suo dovere e soprattutto – la sua voce si ridusse ad un bisbiglio ma riuscii comunque a sentire – è stato lui a consigliarci di usare la ragazzina. -

Il rumore di fogli che venivano sfogliati con insistenza, quasi rabbia, si sovrappose alle parole di Piton.

  • Lui ci ha detto che la ragazzina era sempre insieme al serpente – continuò – Che ci sarebbe voluto poco, davvero poco, per distruggere almeno quello. E lo so come la pensa, professore, ma il ragazzino non può fare tutto da solo. Ora ha la spada, questo è vero, ma prima riusciamo a farli fuori tutti, meglio è. -

Mi appiattii alla parete, sperando che il rumore del mio respiro affannato non fosse così evidente come mi sembrava.

  • Ora, invece, l'hanno relegata dai Lestrange e Codaliscia, che era l'unico in grado di aiutarci a riportarla nella villa dell'Oscuro Signore a Little Hangleton, è morto. Dobbiamo trovare una soluzione, professor Silente, stiamo perdendo tempo. - sibilò Piton e la sua voce fu percorsa da una nota di indecisione, di paura.

  • Non devi escludere che potremmo sfruttare la ragazzina per altri scopi, naturalmente. - disse la voce calma ma decisa di Silente, dal ritratto.

  • Ad esempio? - volle sapere Piton, ansioso.

  • Ad esempio potrebbe recuperare per noi la bacchetta con cui sono stati imposti tutti quegli incantesimi sulla casa. A quel punto, chiunque di voi potrebbe entrare ad uccidere il serpente. - propose Silente.

Piton si lasciò sfuggire una risatina nervosa e poi tacque all'improvviso. Sentii i suoi passi avvicinarsi alla porta aperta e mi chiesi se avrei fatto in tempo a fuggire a rotta di collo giù per le scale prima che lui si affacciasse all'uscio.

  • Signorina Spencer – disse con tono neutro.

No, era decisamente troppo tardi per darmela a gambe.

  • Professor Piton – mi imposi di sorridere – La professoressa McGranitt mi ha chiesto di portarle questo – gli allungai la pergamena – è la domanda ufficiale di sostituzione di Ginny Weasley nel suo ruolo di Prefetto. Non so se lei sia d'accordo, ma io pensavo alla signorina Robins. -

Piton non sembrò fare caso alle mie parole, probabilmente troppo impegnato a cercare di insinuarsi nella mia mente per scoprire da quanto tempo fossi sulle scale.

  • Ora devo andare – dissi in fretta.

  • Va' pure, Spencer – sorrise – Ma sappi che non ci sfuggirai ancora per molto. -

  • Come, scusi? - feci, colta di sorpresa.

  • Dico solo che il momento della resa dei conti è vicino, Spencer – si sporse verso di me finchè i suoi orribili capelli unti quasi mi sfiorarono – Molto vicino -

Aspettai che lui si fosse voltato ed avesse chiuso la porta dell'ufficio alle sue spalle prima di lanciarmi a perdifiato verso il dormitorio di Grifondoro, gettando di tanto in tanto qualche occhiata al di sopra della spalla, temendo di veder comparire un nugolo di inseguitori armati.

Continuai a correre finchè non arrivai al ritratto della Signora Grassa, attraversai la Sala Comune e percorsi la scala a chioccola che conduceva ai dormitori, sulla vetta di una delle quattro alte torri.

Therese era sdraiata sulla pancia e sfogliava l'ultimo numero di Vogue come se le cose che avevano mandato in subbuglio il resto della scuola non la toccassero neppure di striscio.

  • Avevi ragione – sospirai, sedendomi sul suo letto.

  • Su cosa? - chiese lei, sorpresa.

  • Su tutto. - ammisi.

  • Devo dire che mi succede abbastanza spesso di avere ragione. Ormai ci sono abituata. - sollevò le spalle e sorrise nascondendo la sua evidente soddisfazione dietro una renera espressione angelica.

  • Far tornare Cissie a Casa Riddle era parte del piano di Daisy Miller – annunciai – Volevano usarla come arma contro Nagini. -

Therese sembrò improvvisamente decidere che io ero di gran lunga più interessante della sua rivista perchè gettò Vogue ai piedi del letto e mi guardò con gli occhi sgranati.

  • Lo sapevo che non poteva essere stato tutto così semplice. - sospirò mia sorella – Da qualche parte doveva esserci il trucco. -

  • Codaliscia – mormorai, ancora incredula – è stato Codaliscia a dire a Piton di usare Cissie. Codaliscia che sembrava il servitore più fedele, che sembrava così affezionato a Cissie, non ha avuto alcuno scrupolo a consegnarla nelle mani del nemico. -

  • L'uomo è un animale per natura codardo e teso all'autoconservazione. Queste due cose insieme non vanno d'accordo – decretò Therese, con tono grave – Conosco persone che sarebbero pronte a vendersi i genitori, a sacrificare la propria dignità, a rinunciare a tutto pur di guadagnarsi un giorno di vita in più. Sciocchi. Io preferisco morire che indietreggiare. -

  • Beh, ci sono sicuramente delle vie di mezzo – commentai, confusa da quel discorso dall'aria vagamente fascista – Il punto ora è: che cosa facciamo? -

Guardai mia sorella in attesa, mangiucchiandomi un'unghia con particolare dedizione. Therese aveva sempre una risposta per tutto e sapevo che anche questa volta la sua soluzione non si sarebbe fatta attendere.

  • Aspettiamo – rispose, pacata.

  • Aspettiamo? - ripetei, mostrando tutta la mia delusione per quella risposta.

  • Abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere – precisò Therese – Abbiamo cercato gli Horcrux, abbiamo protetto Tom e la zia e noi stesse per quanto ci è stato possibile, abbiamo scoperto cose che non credevamo avremmo mai potuto scoprire sul conto di Daisy Miller e dei suoi collaboratori ed ora non ci resta che aspettare, come in una partita di scacchi ben equilibrata. La prossima mossa è loro. -


Aspettare la prossima mossa dell'Ordine della Fenice era snervante. Di gran lunga meno angosciante, sebbene altrettanto imprevedibile, era aspettare il ritorno di Tom e zia Tracie dalla loro settimana in Italia.

Zia Tracie comparve nel camino con una fiammata color smeraldo. Utilizzava la Polvere Volante con tanta sicurezza che delle volte dimenticavo la sua natura Babbana.

Io e Therese la stringemmo in un abbraccio stritolatore e poi ci voltammo contemporaneamente verso il camino, aspettandoci che da un momento all'altro, in un'altra fiamma verde, comparisse Tom.

  • Tom è dovuto andare alla Gringott – zia Tracie indovinò i nostri pensieri – Affari da sbrigare – precisò.

La seguimmo in salotto dove esaminò a lungo lo scaffale degli alcoolici prima di scegliere una bottiglia di champagne. La stappò con aria esperta e ne versò il contenuto in tre flute.

  • A cosa brindiamo? - volle sapere Therese, perplessa.

  • Al mio matrimonio con Tom – rispose zia Tracie, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Spalancai la bocca, confusa.

  • Cosa?! - fece Therese, altrettanto confusa.

  • Quando? - balbettai io.

  • Sabato – sorrise la zia – Sabato scorso -

E, così dicendo, sollevò l'anulare al quale portava un cerchiolino di platino. Sottile e discreto, di un'eleganza quasi dimessa, che si perdeva in mezzo ai gioielli appariscenti di cui zia Tracie amava ricoprirsi mani e collo.

Sollevò il bicchiere al cielo e bevve avidamente la sua dose di champagne.

Io e mia sorella rimanemmo a guardarci stralunate, in una telepatica lotta per stabilire chi di noi due dovesse occuparsi di andare a fondo nella questione, chi di noi due dovesse ricordare alla zia, senza alcuna pietà, che lei e Tom non si amavano, che lei frequentava un altro, per di più.

Non puoi lasciare sempre a me il lavoro sporco, Maggie.

Therese ridusse gli occhi a due fessure e strinse le mani intorno al flute, con fare minaccioso, quasi ad indicarmi che, se non mi fossi sbrigata ad intervenire, la stessa sorte sarebbe stata riservata al mio collo lentigginoso.

Sai quanto poco diplomatica io riesca ad essere in questi casi! Mi vengono in mente solo insulti.

Protestai, ticchettando con le dita sul bicchiere.

Gli insulti andranno benissimo. Non riesco a pensare cos'altro potremmo dirle.

Mi rassicurò Therese e mi fece cenno di cominciare.

  • Senti, zia – esordii, quindi.

Zia Tracie, che in tutto quel tempo aveva avuto lo sguardo perso nelle bollicine del secondo bicchiere che si era riempita, si riscosse improvvisamente e mi regalò un ampio sorriso.

  • So che probabilmente non è la reazione che ti saresti aspettata – guardai i nostri bicchieri, ancora pieni, che denotavano la nostra poca inclinazione ai festeggiamenti – E devi sapere che noi non ti stiamo... - mi morsi le labbra alla ricerca del termine giusto.

  • Osteggiando – concluse Therese per me.

  • Ecco, quello che ha detto lei – annuii poderosamente – è solo che siamo un po' confuse. Diciamo pure stupite -

  • Scioccate – precisò Therese.

  • Scioccate – ripetei – Perchè quando due persone non fanno che vantarsi della loro relazione matura ed assolutamente priva di ogni sentimento l'ultima cosa che ti aspetti che facciano è... -

  • Sposarsi – si intromise mia sorella, sottolineando quel termine con una punta di sarcasmo.

  • Esatto, sposarsi – ripetei di nuovo.

Zia Tracie rimase sovrappensiero per qualche istante, poi cominciò a sorseggiare il suo secondo bicchiere di champagne.

  • Capisco che la cosa possa avervi lasciato un po' interdette – commentò – Ma non è del tutto vero che tra me e Tom non c'è nessun sentimento. Io nutro un profondo rispetto per lui -

  • Ed io nutro un profondo rispetto per la professoresa Babbling ma non ho mai pensato di sposarla – sibilò Therese.

  • Già! - esclamai – Per sposare una persona non basta volerle bene, bisogna esserne innamorati, voler passare il resto della vita insieme a lei! -

  • Non credevo di dovervi stare a spiegare queste cose (insomma, siete abbastanza grandi per capirle da sole) ma non ci si sposa solo per amore. - osservò zia Tracie – Ci sono decine di altri motivi per cui sposarsi: per soldi, per eludere il fisco, per ottenere un permesso di soggiorno, per... -

  • Ti annuncio ufficialmente che hai fallito nel tuo ruolo pseudo-genitoriale di educatrice – commentò secca Therese – è quanto di più immorale possa esserci elencare alle proprie nipoti diciassettenni i motivi più comuni per i matrimoni di comodo. -

Zia Tracie si interruppe, lasciandomi ad arrovellarmi su quali altri motivi potessero esserci per sposare una persona a caso.

  • Comunque, Tom non è ricco ed è un cittadino inglese – tagliò corto mia sorella – Perchè diavolo vi siete sposati? -

  • E, già che ci sei, di chi è stata la balorda idea? - soggiunsi, perchè una parte di me era convinta che le cazzate venissero partorite al novantasette percento dalla mente di mia zia.

  • Sua, naturalmente. - rispose zia Tracie, con un'alzata di spalle.

Ci trovavamo nel restante tre percento di possibilità.

  • Eravamo a Capri, davanti ai faraglioni, e mi ero tolta la giacca perchè faceva caldo, ed il sole faceva scintillare le onde... - zia Tracie si lanciò nella narrazione con un gran entusiasmo.

  • Cosa non fa un bel panorama – mormorò Therese, ironica.

  • Lui mi ha detto di aver parlato con un prete in vacanza che era disponibile a sposarci quel pomeriggio stesso. - tagliò corto la zia, percependo la nostra ostilità nei confronti del suo romantico racconto.

  • Questa non mi sembra una ragione sufficiente per sposarti – commentò Therese – Secondo questa logica se ci fosse stato un cecchino in vacanza gli avrebbe chiesto di farti fuori. -

Zia Tracie sospirò, versandosi il terzo bicchiere di champagne, cosa che spinse Therese a svuotare magicamente la bottiglia.

  • Non mi aspetto che capiate – mormorò.

  • È al di fuori delle nostre possibilità – decretò Therese – Per me non ha senso. -

  • Anche per me – mi affrettai a dire.

  • Beh, neanche io so perchè mi abbia chiesto di farlo – borbottò zia Tracie, sentendosi alle strette – Ma mi fido di Tom. -

  • Quindi neanche tu hai capito perchè vi siate sposati? - ripetei, sconvolta.

  • Ho avuto a malapena un paio d'ore per andare a comprare un vestito da Valentino, non avevo tempo per capire perchè ci stavamo sposando – protestò zia Tracie.

Therese fece una risatina sarcastica.

  • Fortunatamente hai avuto il tempo di andare da Valentino, però. - sospirò – Voglio dire, passi non avere il tempo di riflettere sul perchè del matrimonio, ma dire il fatidico sì con un vestito vecchio sarebbe stato davvero insopportabile. -

Zia Tracie ridacchiò non cogliendo la sfumatura di disapprovazione di mia sorella, o forse cogliendola e trovando che fosse meglio non approfondire.

  • Bene, vado a cambiarmi – decretò – Jack mi aspetta al ristorante. -

  • Sarei curiosa di vedere la sua faccia quando scoprirà che ti sei sposata – mormorai tra me e me.

Zia Tracie non sentì, o finse di non sentire, e volteggiò su per le scale, canticchiando la marcia nunziale.


Tom si Materializzò nel corridoio una ventina di minuti dopo che nostra zia aveva gettato una manciata di polvere volante sulle sue graziose peep toes firmate Miu Miu, pronunciando ad alta voce l'indirizzo del 'suo' ristorante.

Io e Therese lo aspettavamo appoggiate allo stipite della porta d'ingresso al salotto, lei da una parte ed io dall'altra.

  • Non mi aspetto che mi facciate gli auguri, le congratulazioni o qualsiasi cosa si faccia in queste occasioni – mormorò Tom – Ma quest'aria truce che avete non mi piace per niente -

  • Potevi aspettartelo – commentai – è comprensibile avere questo tipo di reazioni davanti ad un matrimonio insensato. -

  • Non è insensato. Forse può sembrarlo, all'apparenza, ma vi assicuro che c'è un motivo – si fermò e poi riprese, con un mezzo sorriso – Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce. -

  • Molto poetico – borbottò Therese – Quali sono le tue ragioni, quindi? -

  • Questo matrimonio fa parte di un piano – rispose Tom, sibillino.

  • Un piano? - ripetei sospettosa.

  • Un piano che ho messo a punto negli ultimi giorni – precisò lui.

Io e Therese ci lanciammo sguardi confusi ed interrogativi.

  • E qual è il piano? - si risolse, infine, a chiedere lei.

  • È un piano segreto. Non credo di poterne rivelare il contenuto a chicchessia. - tagliò corto lui.

  • Ma non si tratta di rivelarlo a sconosciuti e malintenzionati. Si tratta di rivelarlo a noi – gli feci notare, addolcendo il tono della voce e sgranando gli occhi a mo' di cerbiatto, una tattica che funzionava sempre con Ruf quando mi chiedeva di vedere i compiti di Storia della Magia.

Tom fece un sorrisetto crudele e incrociò le braccia, deciso a non lasciarsi sfuggire nulla.

  • Voi avete lavorato per mesi ad un piano di cui io ero all'oscuro. Vi chiedo di concedermi la stessa fiducia che io ho accordato a voi e di accettare di non comprendere appieno ogni dettaglio – disse – E, comunque, non si tratta di aspettare a lungo. Presto capirete, ve lo assicuro. -

'Presto' non era abbastanza. Io volevo capire subito. Volevo che Tom se ne uscisse con un piano geniale che avrebbe risolto tutti i problemi e mi avrebbe finalmente rassicurata. Volevo poter sostenere lo sguardo di Piton in Sala Grande, rincuorata dalla consapevolezza di avere un asso nella manica. Volevo potermi fidare incondizionatamente di lui, ma solo dopo aver avuto la prova che il suo piano era degno della nostra fiducia.

Mia sorella doveva pensarla più o meno allo stesso modo perchè non si arrese subito alla richiesta di Tom di non fare domande.

  • Daisy Miller è morta, giusto? - cominciò, col tono che usava per convincere Chris che non poteva fare pipì nel vaso dei geranei.

  • Sì – annuì Tom.

  • Ed era Daisy Miller a tenere sotto controllo la tua mente, giusto? - proseguì Therese, con la stessa ipocrita calma.

  • Sì – disse ancora Tom.

  • Quindi, ora che lei è morta, tecnicamente non dovremmo temere che qualcuno scopra i nostri piani, facendo incursione nei nostri pensieri, giusto? - continuò Therese.

  • Sì – ammise Tom ma poi proseguì, non lasciando a mia sorella il tempo di tirare le conclusioni del suo discorso – Ma non dobbiamo dimenticare che Daisy Miller non era una sciocca outsider ma solo la punta dell'iceberg. -

Therese lo guardò con un'espressione mista di sorpresa e disprezzo.

  • L'hai detto tu stessa, la scorsa estate – precisò Tom.

  • Lo so, e sono lusingata di essere diventata fonte delle tue citazioni, ma la scorsa estate la situazione era molto diversa! - ribattè, riscaldandosi.

Il tono calmo di prima era già scomparso.

  • L'unica cosa diversa è che allora eravate voi a lavorare ad un piano segreto – osservò Tom, pacato.

  • E che allora tu non potevi abbottonarti la camicia senza che lei lo sapesse! - sbuffò Therese – Noi, invece, non siamo controllate da nessuno. Puoi tranquillamente dirci qual è il tuo piano. -

  • Chi mi assicura che qualcuno non vi stia controllando? - buttò lì Tom – Piton, magari. Voi mi insegnate che Piton è un bastardo voltagabbana che lecca il culo di Silente nell'ufficio che io ho fatto diventare suo. -

  • Piton? - ripetei, dubbiosa.

  • Piton è uno dei migliori legilimens che io conosca. È un abile occlumante, per di più, ed è il preside della scuola che frequentate. Ah, ed è costantemente appiccicato a Draco, per quella storia del Voto Infrangibile. Piton potrebbe essere stato incaricato da Daisy Miller di proseguire il suo lavoro, ma su voi due, ora che sanno che voi siete al corrente di tutto – ipotizzò Tom.

Sgranai gli occhi, terrorizzata. Mi chiesi se ci fosse un modo per scoprire eventuali intromissioni nei miei pensieri. Pensai di scuotere forte la testa, come se potessi sentire sbatacchiare un intruso o come per costringerlo ad uscirne, travolto da continue ondate di pensieri disordinati.

  • Dubito che Piton abbia il tempo di star dietro a queste piccolezze – commentò Therese, fingendosi impassibile.

Dietro la sua indifferenza, però, scorsi un certo nervosismo. Anche lei doveva aver notato che l'ipotesi di Tom non era del tutto da buttar via.

  • Come hai detto tu, è il preside di Hogwarts, dovrà pensare a mandare avanti la scuola. E poi c'è la faccenda di Potter, che è scomparso e rischia di mandare a puttane il piano di Silente, per non parlare della morte di due dei membri più influenti della squadra. Insomma, non credo che Piton abbia tempo da perdere nelle nostre menti. - tagliò corto mia sorella.

Tom estrasse dalla tasca la Bacchetta di Sambuco e la guardò a lungo, come se quella piccola asta di legno potesse dargli un buon consiglio.

  • Preferisco non rischiare – disse infine.

Therese sbuffò, offesa.

  • Riconosco il vostro valore e vi ringrazio dell'impegno che avete dimostrato in questi mesi ma ora voglio che ne stiate fuori il più possibile. È il momento che io mi occupi di questa cosa. È giusto così. Dopotutto sono io Lord Voldemort, sono io quello che loro vogliono morto. Voi non dovete preoccuparvene. - soggiunse Tom, quasi a mo' di giustificazione.

  • Ce ne preoccupiamo, invece. - protestai – Sei il nostro migliore amico e se ti sconfiggono... -

  • ...e se ti sconfiggono noi finiremo ad Azkaban. Ed io non voglio passare il resto della mia vita ad Azkaban. Non c'è nemmeno il wi-fi e non potrei guardare Desperate Housewives in streaming. - ironizzò Therese.

Le lanciai un'occhiataccia e lei scoppiò a ridere.

  • Cercavo di sdrammatizzare – spiegò – E, comunque, Tom, se questo è quello che vuoi, allora interromperemo immediatamente le nostre ricerche. -

  • Parli degli Horcrux? - sgranai gli occhi, confusa.

Qualche giorno prima avevamo messo a punto un piano niente male per assicurarci che l'Armadio Svanitore gemello di quello da Magie Sinister si trovasse ancora nella Stanza delle Necessità: ci avremmo spedito l'elfo domestico di Borgin e, se fosse tornato intero e ci avesse detto di essere approdato in mezzo agli oggetti smarriti, ci saremmo andate di persona.

  • No, parlo del Graal. - sbottò Therese – Certo che parlo degli Horcrux. Se Tom ha in mente un piano, voglio sperare che la protezione degli Horcrux ne faccia parte. -

  • Puoi starne certa – sorrise Tom, con un velo di malinconia nello sguardo – Mi occuperò degli Horcrux personalmente. -

  • Se vuoi un consiglio, ti suggerisco di impedire a Cissie di vedere Nagini. - sussurrai.

  • Fosse per me, Nagini se ne starebbe in una teca di vetro infrangibile protetta da un incantesimo di Disillusione nella depandance del vecchio custode della casa, resa invisibile da un incantesimo simile a quello che fa sì che Hogwarts sembri un cumulo di macerie agli occhi dei Babbani. - decretò Therese.

  • Ma vivrebbe male! - protestò Tom ed io non potei che dargli ragione, annuendo comprensiva.

Quel serpente era disgustoso, immenso e pieno di squame, ma negli anni mi ci ero quasi affezionata e non avrei voluto che se ne stesse da solo in una teca invisibile.

  • Ma vivrebbe. - ribattè Therese – E vivresti anche tu. Che te ne frega di come vivrebbe? È uno stupido animale. -

  • Vedi, è qui che ti sbagli. - sospirò Tom.

  • Non è uno stupido animale? - Therese scrollò le spalle, rassegnata – Va bene, facciamo che è un animale intelligente. -

  • No, dicevo, che la vera questione non è semplicemente vivere ma come vivere. E se deve vivere, io voglio che viva bene. Perciò Nagini resta qui, ed ora le porto una bistecca al sangue. - dichiarò Tom, con veemenza.

Mia sorella scosse la testa, io invece seguii Tom con lo sguardo con una sgradevole sensazione addosso, come di qualcosa di grave pericolosamente imminente, pericolosamente vicino.


Guardai il prezzo di una camicetta di seta rosa: avrei dovuto sistemare gli scaffali di Magie Sinister per conto di mia sorella per una quindicina d'anni prima di non potermela permettere. La riposi sull'espositore senza rimpianti, comunque. Il rosa stava male con il colore dei miei capelli e la seta era sempre fredda.

  • C'è di buono che Tom ha un piano, adesso. - dissi rivolta al camerino in cui mia sorella si stava provando mezzo negozio.

  • Buono? E tu me lo chiami buono? - Therese aprì la tenda del camerino con tanta violenza che temetti che ci sarebbe crollata addosso – Io dico che l'unica cosa buona sarebbe stata lasciare tutto nelle nostre mani. Ora noi non possiamo fare niente e lui ha un piano segreto che per ora si è palesato solo sotto la riprovevole forma di un matrimonio assurdo. Non mi fido dei piani di Tom. I precedenti non sono confortanti, lo sai benissimo. -

  • Ma magari questa volta è il piano giusto! - ipotizzai – Magari questo piano ci salverà la vita. -

  • Il tuo sciocco ottimismo quando ho il ciclo ed ho appena scoperto che non riesco ad entrare in una gonna taglia quarantadue è alquanto irritante! - sbottò Therese, richiudendosi la tenda alle spalle e inveendo in ordine sparso contro le mestruazioni, il suo sedere, Tom, Silente e Zara.

Decisi che non era il caso di parlare del piano di Tom, ora.

  • Probabilmente la quarantadue non ti entra solo perchè hai il ciclo – dissi, melensa – Si sa che in quei giorni la pancia si gonfia. Se torni la settimana prossima scommettò che ti andrà a pennello. -

  • Non male – sorrise Therese, uscendo dal camerino con le braccia sommerse da decine di capi – Potresti fare fortuna in politica con la tua diplomazia. Ed ora capisco com'è che hai Eccezionale in Pozioni. -

  • Non è perchè faccio la stucchevole con Lumacorno! - protestai, offesa – è che i turni di ronda di notte sono una rottura di coglioni e mi porto dietro il Manuale Avanzato per Giovani Pozionisti. È di estrema compagnia mentre faccio la guardia alla Stanza delle Necessità. -

Therese non ne sembrò persuasa ma non indagò oltre. Mollò i suoi ventimila capi in braccio ad una commessa e fece un gesto vago.

  • Non ho voglia di comprare nulla. Sono depressa. - sbuffò.

  • Potrai consolarti con un Frappuccino – le proposi, dando un'occhiata veloce all'orologio – Ho appuntamento da Starbucks con JJ alle quattro. -

  • Non dirmi che la tua amichetta vuole venire a fare shopping con noi? - sbottò Therese – Oggi non credo di riuscire a sopportarla mentre al centro del negozio di Gucci si lamenta perchè le va tutto grande. -

  • Dobbiamo farle compagnia: lei e Dan si sono lasciati. - le spiegai.

  • Lei e Dan si sono lasciati anche giovedì scorso, se è per questo. - mi ricordò Therese.

  • Non essere acida: JJ ha bisogno di distrarsi e noi la aiuteremo – dissi, senza ammettere repliche – Per di più, lei distrarrà noi. Sai benissimo che se rimanessimo da sole tra qualche minuto ricominceremmo a parlare di Piton, di Potter, del piano di Tom e così via. Invece con JJ potremo parlare... -

  • ...del cazzo di Daniel. - concluse Therese per me, corrugando le sopracciglia.

  • Probabilmente è l'unico argomento che ci trova tutte e tre preparate – ammisi.

  • E concordi – soggiunse Therese con un guizzo di malizia.

Scoppiammo a ridere e ridemmo per tutta la strada che divideva il negozio di Zara dallo Starbucks in cui JJ ci stava aspettando.

  • Questa volta è davvero finita – dichiarò non appena ci vide entrare nel locale, prima ancora di salutarci.

Solo dopo ci abbracciò con eccessivo trasporto e ci fece spazio al tavolino che ci aveva riservato, liberandolo da una serie di borse, buste e giacche che stentavo a credere fossero tutte sue.

  • Cos'ha fatto di così grave? - chiese Therese con aria di sufficienza – Ti ha smagliato una calza? Ti ha rotto un'unghia mentre facevate sesso? O ti ha bucato la giacca di pelle di Balmain con una sigaretta? -

  • Scherzi? Per una cosa del genere avrei chiamato il mio avvocato. - JJ sgranò gli occhi, terrorizzata.

  • Che è suo padre – puntualizzò Therese divertita e si sporse verso il banco delle torte.

  • Comunque, si è rifiutato di accompagnarmi al British Museum dopo che io sono stata allo stadio con lui per ben due volte questo mese! - esclamò JJ, inviperita.

  • Ma tu ce lo volevi portare per la quarta volta in una settimana – cercai di farla ragionare, ricordando quello che Mark mi aveva detto al telefono poco prima, dopo aver parlato con Dan.

  • E allora? - JJ incrociò le braccia, imbronciata – Sto ricopiando a carboncino i fregi del Partenone. -

  • Disegni? - Therese sollevò un sopracciglio, stupita.

  • Il mio analista dice che le attività artistiche sono un ottimo metodo per sfogare la rabbia e la frustrazione. - spiegò JJ.

Poi si piegò verso una delle borse e ne estrasse una cartelletta rosa.

  • Questi sono gli schizzi che ho fatto. - ce la porse, speranzosa.

Diedi un'occhiata ai fogli da disegno. La maggior parte di essi sembrava essere stata usata per pulire la griglia del barbecue sporca di carbonella. Un paio, invece, sembravano essere stati eseguiti con la stessa tecnica con cui un tutorial su Youtube prometteva smokey eyes perfetti.

  • Carini – sorrisi – Mi piace quest'idea dell'antico riprodotto in chiave moderna. Cioè, questa mescolanza dell'astratto con il figurativo. -

Therese strabuzzò gli occhi, incredula.

  • Astratto? - ripetè JJ, confusa – Oh, ma non è astratto. Non c'è niente di mio, mi limito a copiare. -

  • Ma lo fai con grande maestria e ci metti molto di tuo – le assicurai.

Gettai un'occhiata perplessa sui fogli, chiedendomi se il fregio del Partenone rappresentasse un disastro nucleare o lo scenario di una Londra nuvolosa e cupa vista dagli occhi di uno spazzacamino.

  • Devo assolutamente andare da Dior – cambiò improvvisamente argomento, ed umore, la mia amica.

  • Assolutamente – mormorò Therese a fior di labbra.

  • Ho visto un portafoglio che deve essere mio. E poi è dello stesso preciso identico colore del quaderno di latino! - esclamò, entusiasta.

  • Non vedo come potrai sfruttare questa somiglianza cromatica – ammise Therese.

  • Oh, troverò il modo, vedrai! - scattò in piedi, improvvisamente mossa da un'incontenibile energia – Mi scoccia chiedervi di affrettare la vostra merenda. Forse posso fare una corsa veloce da Dior da sola e lasciarvi qua le mie cose. Sarebbe un tantino difficile portarmele dietro. -

E guardò con aria grave la montagna di borse ai nostri piedi.

  • D'accordo, ma non metterci troppo. - acconsentii.

  • Come dire al gatto di non mangiare il topo – bofonchiò Therese mentre JJ saltellava allegra fuori dal locale – Cosa credi che faremo mentre lei svaligia Dior? -

  • L'aspetteremo – dissi, semplicemente – Del resto, ormai siamo abituate ad aspettare. Ed aspettare JJ è sicuramente più piacevole che aspettare di essere uccise da Piton. -



L'Angolino delle Anticipazioni


  • In questi anni voi avete fatto tanto per me – cominciò Tom – Senza contare che in queste ultime settimane avete accettato senza problemi la mia richiesta di farvi da parte e... - si interruppe, mostrando un certo imbarazzo – beh, ho pensato di dovervi dare una ricompensa -


*


  • È il nostro miglior Caposcuola – decretò Piton – Lo dico senza alcun tipo di astio. Capirà, io sono portato a preferire i Serpeverde, essendone stato il capo per così a lungo, ma questa giovane Grifondoro è davvero speciale. -


*


  • Tu non hai la sensazione che siamo alla resa dei conti? - le domandai.


*


  • Dovrai parlare dello strano comportamento dell'Oscuro Signore – suggerì Draco.



E veniamo ora alle foto di questa settimana.


Angelina Jolie as Glenda Rosweth


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Paul Walker as Stefan Redastaire

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