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Autore: Jerry93    04/03/2011    17 recensioni
Lunga è la via per la redenzione. Sofferenza, dubbi, odio. Gioia, certezze, amore. Hermione e Draco. You and Me.
"Lo Slytherin alzò un sopracciglio. Lei arrossì.
-Posso baciarti?-
Il sorriso che si aprì sulla sua bocca fu il più bello che Hermione avesse mai visto.
Gioioso, gentile, grato.
-Accomodati- le rispose, come ad invitarla ad entrare in una casa in cui, da tempo, aveva lasciato le sue valige.
Soddisfatto, solare, semplice.
Lei si alzò sulle punta dei piedi, così da poter essere alla sua altezza.
Dolce, desideroso, destabilizzato.
Cercò, improvvisamente spaesata, il contatto con le sue mani. Lui gliele fece trovare subito.
Le loro dita si intrecciarono in un nodo indissolubile.
Afrodisiaco, ansioso, attratto.
Hermione si sporse, instabile sul suo appoggio improvvisato.
Posò la sua bocca su quella di lui.
Indeciso, impressionato, innamorato."

[Chapter 12, Abstinence and Satisfy]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Becoming Us'
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Chapter fifteen, Talking about Love (Fragility, Part II)

A Barbarak, perchè da poco ho scoperto
che, oltre ad essere una lettrice insostituibile ed
una scrittrice splendidamente introspettiva, è
una donna dal cuore d'oro

La camera di Hermione, quella sera, era illuminata dai caldi raggi del sole crepuscolare. Sulle pareti candide, l’arancione della luce disegnava figure geometriche, accompagnando in una strana danza di chiari e scuri l’ombra allungata della ragazza.

Le vacanze natalizie erano finite troppo presto. Forse, però, doveva ritenersi fortunata. Se fosse rimasta un’altra settimana alla Tana, molto probabilmente, con tutto il cibo con cui Molly aveva preso l’abitudine di rimpinzarla, avrebbe avuto molte difficoltà ad utilizzare le sue gambe per camminare. Ma avrebbe cominciato a muoversi rotolando molto volentieri, se, in cambio, avesse potuto avere un’altra fetta della fantastica torte di mele della signora Weasley. Adorava quel dolce e, se chiudeva gli occhi, le sembrava di poter percepire ancora sulla lingua l’aroma della cannella e la morbidezza delle mele, in contrasto con la friabilità della pasta frolla.

Fantastica.

Hermione si lasciò cadere sulla sedia della sua scrivania. Le sue mani erano ricoperte da un leggero velo di sudore, mentre cercava di aprire la busta che un vecchio gufo le aveva portato.

Quando aveva avvertito il picchiettare del becco dell’animale contro il vetro della finestra, stava risistemando i vestiti nell’armadio, dopo che questi avevano subito un soggiorno troppo breve nel suo baule. Aspettava quella missiva da troppo tempo per poter mantenere la calma.

Le parole tracciate sul foglio nella grafia caotica di Malocchio le riempirono la testa. Credeva quasi di poter sentire la voce arrabbiata dell’ex Auror nelle orecchie, tanto da spingerla a pensare che quella busta che teneva in mano fosse, in realtà, una Strillettera. La parola che la concludeva, poi, sembrava essere un ordine perentorio e indiscutibile.

“Liberatene”.

Moody non parlava dell’oggetto contenuto nel pacchetto che accompagnava l’epistola, ma della persona che glielo aveva regalato.

Scoprire, infatti, che Belby era realmente intenzionato a mandarla all’altro mondo la preoccupò e divertì assieme. Lo aveva anticipato, era stata più scaltra di lui e, ora, aveva la possibilità di passare al contrattacco.

Ricordò il consiglio che Drew aveva dato a lei e a tutti gli studenti di Hogwarts poco prima che cominciassero il loro primo duello.

In un duello la potenza delle magie è relativa, ciò che conta è il modo in cui esse vengono usate. Dovete usare l’astuzia, la fantasia. Solo così potrete sopraffare il vostro avversario.

E lei, questa volta, non si sarebbe limitata sconfiggere il suo avversario. Lo avrebbe schiacciato, come una qualsiasi foglia rinsecchita dal sopraggiungere dell’autunno.

Il giorno seguente sarebbero riprese le lezione e lo avrebbe rivisto.

Si sarebbe goduta la sua espressione sconvolta quando l’avrebbe rivista viva e si sarebbe divertita a giocherellare con quella collana che le aveva regalato.

Aprì il pacchetto in cui Malocchio aveva riposto una copia perfetta dell’oggetto e lo indossò.

Le piccole sfere di una sfumatura azzurrognola rimbalzarono sul suo petto.

Mai, se non avesse voluto raggiungere a tutti i costi il suo obbiettivo, avrebbe indossato quella collana d’opali dallo stile così antico.

 

***

 

Le tre settimane seguenti erano passate rapidamente, forse solo perché non aveva avuto tempo per fermarsi a pensare. Il periodo, come ogni anno, era colmo di prove pratiche e teoriche, cosa che le riempiva quasi completamente tutti i suoi pomeriggi. A ciò, poi, andavano aggiunte le ripetizioni che aveva cominciato a impartire ad alcuni studenti più piccoli per poter racimolare la somma che doveva a Draco. Purtroppo, i centocinquanta galeoni della somma finale erano ancora un’illusione molto lontana.

Draco, nell’ultimo periodo, dopo un’iniziale freddezza in seguito alla breve discussione avente come causa scatenante Belby e il suo desiderio di eliminarla dalla faccia della Terra, era diventato ancora più premuroso del solito. Cercava, in ogni modo possibile, di tenerla lontana dal Ravenclaw e, come la stessa Hermione fu costretta ad ammettere, ci stava riuscendo egregiamente.

-Posso chiederti una cosa, Hermione?- le chiese il ragazzo a cui aveva appena finito di ripetere le fasi principali della Guerra dei Folletti, spezzando il filo dei suoi pensieri.

 Lei smise immediatamente di sistemare i suoi libri e lo invitò a proseguire.

- Cos’è l’amore?-

La domanda la lasciò spiazzata. Mai si sarebbe aspettata una simile richiesta, tanto meno da lui.

Le era sempre parso estremamente riservato, nonostante, da buon Gryffindor quale era, era sempre circondato da un gruppo corposo di amici o da un nugolo di spasimanti.

Quel ragazzino del quarto anno, infatti, con quel suo modo gentile di osservare tutto e tutti, aveva fatto una vera e propria strage di cuori e, tra le vittime, vi erano anche alcune ragazze del settimo anno.

Lei stessa, a volte, si chiedeva come riusciva a resistere al desiderio di baciarlo per poter percepire la consistenza delle sue labbra sottili.

Daniel Alleyn aveva un fascino particolare, difficilmente descrivibile. Non era molto alto e decisamente smilzo, eppure, forse grazie al suo viso, riusciva ad incantare chiunque.

Ma ciò che più di lui aveva stupito Hermione era la sua profondità, il suo non accontentarsi di risposte preconfezionate e la sua voglia insaziabile di conoscere il parere altrui.

-Mi dispiace, Daniel, ma non credo di essere la persona più adatta a rispondere a questa domanda- gli rispose Hermione, un po’ imbarazzata.

Lo sguardo del ragazzino dai capelli biondo scuro si incupì.

La tristezza che poté leggere nelle sue iridi color miele la spaventò.

-Ma, se ti accontenti della risposta della prostituta di Hogwarts, puoi provare ad ascoltarmi-

Lui le rivolse un sorriso. Hermione prese un grosso respirò.

- Quando trovi l’amore, questo ti appare come liberazione, salvezza e sicurezza. Credimi, non c’è niente di più rassicurante del contatto con la persona di cui si è innamorati. È una cosa immediata. Un giorno non sai nemmeno che esiste, quello dopo riconosci il suo odore tra mille altri-

Daniel la fissava estasiato e leggermente malinconico.

-Poi, quando vivi l’amore, questo diventa una necessità. E hai bisogno di vederlo, di sentirlo, di toccarlo, di sapere che è al sicuro, di essere certo che non ti abbandonerà e di potervi sopravvivere-

Il ragazzo sciolse il contatto dei loro occhi e abbassò la testa. Hermione gli pose una mano sulla guancia destra e, con una dolcezza quasi materna, lo invitò a guardarla. Gli sorrise, dimostrandogli di non aver bisogno di alcuna parola per capire cosa lui stesse provando in quel momento.

Hermione lo sapeva, cos’era l’amore.

 

Per troppo tempo aveva camminato nella vasta landa desolata dell’Odio. Per troppo tempo non aveva incontrato nulla sul suo percorso se non l’arido terriccio bruno su cui camminava e alcuni radi arbusti piegati dalle frustate della siccità. Indebolita dall’incomprensione e dalla solitudine, si era lasciata scaldare dai gelidi raggi di un sole perennemente celato dietro nuvole grigie. E aveva atteso a lungo un solo segno, un solo sorso d’acqua con cui rinfrescarsi la gola riarsa.

Infine, il cielo si era tinto con il sangue e la terra, scossa da un tremito improvviso, aveva finalmente aperto le sue braccia per lei. E quella che era una minuscola crepa, in pochi attimi mutò in una profonda spaccatura e, poi, in un baratro. Là, sul fondo, un piccolo punto troppo lontano dalle sue mani.

Quell’insignificante macchia colorata, come un sasso lanciato contro un vetro, infranse le sue certezze. Perché quel misero segno celeste era il suo primo scorcio di un cielo vero.

E all’improvviso, poté distinguere la via che l’avrebbe condotta alla sua vera dimora, indicatale dalla voce rassicurante del suo angelo custode. Perché si, sebbene non ci avesse mai creduto, anche lei, laggiù aveva un cherubino biondo, egocentrico e insopportabile che l’attendeva strepitante.

Hermione, quella volta, fece una sola cosa. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere.  

 

Lei e Daniel avevano chiacchierato a lungo quel pomeriggio. Poi, si erano separati. Hermione, mentre il piccolo Gryffindor, prima di uscire dalla biblioteca, alzava la mano destra in un cenno di saluto, vide nel suo volto quello di un fratellino che non avrebbe mai potuto avere. Le si strinse il cuore.

Perché solo in quel momento, evidentemente troppo tardi, si rese conto di quanto avesse trascurato la persona per cui, da molto tempo, aveva la forza di alzarsi la mattina. Quegli occhi grigi, oramai, stavano già diventando la sua personalissima ossessione.

Voltandosi, diretta verso uno scaffale in cui aveva adocchiato un libro che le interessava particolarmente, vide Ginny, seduta ad uno dei numerosi tavoli presenti in quella stanza, con le mani nei capelli rosso fuoco e con una ragazza, che Hermione dedusse appartenere ai Ravenclaw dallo stemma sulla divisa scolastica, che le accarezzava una spalla cercando di consolarla.

La osservò con attenzione e la riconobbe. Denise Millay. Un’espressione estasiata le illuminava il viso. Ginny, evidentemente, non sembrava ancora aver perso la sua capacità di avere una battuta sempre pronta.

Hermione si avvicinò, sperando di non disturbale.

Denise, dopo aver ricambiato il saluto con un basso mormorio, abbassò lo sguardo. I capelli neri e ordinati le ricaddero sul viso, coprendo anche la porzione lasciata scoperta dalla frangia, spettinata dalla cattiva abitudine della ragazza che la spingeva ad immergevi la mano ogniqualvolta si sentiva osservata. Sempre, considerata la sua spasmodica timidezza.

Ginny, invece, fu ben più loquace.

-Cosa fate di bello?- chiese Hermione, stringendo i libri di Storia di Magia del quarto anno, che aveva opportunamente recuperato dal baule in cui li aveva riposti.

- Denise mi da una mano con Trasfigurazioni- le rispose Ginny, lanciandosi, poi, in un sospiro teatrale – Sono proprio una frana-

-Avresti potuto chiedere a me, sai che ti avrei dato una mano molto volentieri- disse l’altra, forse un po’ offesa.

-Lo so perfettamente, ed è proprio per questo motivo che ho chiesto a Denise. Tu saresti capace di ammazzarti, pur di riuscire ad aiutare chiunque te lo chieda. E, comunque, non credo sia il caso di sottrarti ancora a quel povero ragazzo, che già così è costretto a vederti solo nei tuoi ritagli di tempo … -

Hermione sbiancò.

-Di chi stai parlando?- le domandò, stringendo più forte i libri.

Ginny scoppiò a ridere.

Poi, cercando di riprendere fiato e asciugandosi gli occhi che avevano preso a lacrimare per le troppe risate, riprese a parlare.

-Vediamo se riesco a darti una descrizione che non ti lasci dubbi- cominciò la Weasley, prendendosi subito una pausa di riflessione – Lingua biforcuta, pelle diafana sintomo di una putrefazione precoce e capelli color biondo platino, rimasuglio del suo trascorso da drag queen-

Denise scoppiò a ridere, seguita subito da Hermione. L’isterismo che trapelò dalla voce di quest’ultima non passò inosservato.

-Comunque, Herm, non ti preoccupare, Denise è la migliore del mio anno-

-Non sono affatto preoccupata, Ginny – le rispose, riprendendo un po’ di colore dopo la tragica rivelazione della rossa e rivolgendosi subito alla Millay – La tua fama ti precede, Denise –

La Ravenclaw arrossì, la ringraziò con un gridolino e portò immediatamente la mano destra al viso. Con questa spinse gli occhiali da vista verso l’alto, facendoli scivolare sul piccolo naso, e sistemò una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio.

-Sai, Hermione, che Denise ha vinto una delle borse di studio messe a disposizione da Silente?- disse Ginny, riaprendo la conversazione, già arrivata ad un punto fermo.

Denise implorò con uno sguardo supplichevole la Weasley, affinché smettesse di tessere altre lodi sulla sua persona.

Lei era così. Una Mezzosangue, come tante altre, desiderosa di rimanere nel completo anonimato.

 

Dopo una decina di minuti, Hermione aveva lasciato le ragazze e, dopo aver afferrato il libro di cui aveva bisogno, si era diretta versa l’uscita. Prima di sfuggire da quel luogo, stranamente più caotico del solito, aveva salutato educatamente Madama Pince. Questa, in risposta, aveva alzato la mano sinistra, continuando a scrivere qualcosa su un foglio bianco.

La passione che metteva in quel gesto era mirabile, tanto da spingere la ragazza a pensare che quel pezzo di carta fosse uno struggente messaggio d’amore indirizzato a Gazza. Non volendo approfondire l’argomento, svelando gli aspetti più celati di quell’amore così lontano dalla bontà di un qualsiasi dio, si affrettò a richiudersi la porta alle spalle.

Li avvertì subito sulla pelle. La perquisivano, frugando negli spigoli più nascosti della sua anima e lasciandola indifesa. Se avesse avuto la forza di pensare, forse, sarebbe scappata.

 

Marcus Belby le sorrise gentile, come al solito. Le aveva rifilato lo stesso sorriso quando, circa venti giorni prima, lei aveva gironzolato per tutta la scuola con la falsa collana d’opali che avrebbe dovuto mandarla a far compagnia a tutti i più temuti avversari di Lord Voldemort.

-Come va?- le chiese premuroso.

Hermione fece fatica ad aprire la bocca. Fino a cosa si sarebbe spinto quel pazzo tirapiedi di Tu-sai-chi? Perché era venuta a cercarla? Cosa e chi doveva temere?

-Sono un po’ stanca in questo periodo, ma, tutto sommato, ho vissuto periodi peggiori. Tu, Marcus, invece?-

Belby le si avvicinò, premendo il corpo di lei con il proprio e facendola adagiare lentamente contro la parete alle sue spalle.

-Ora che mi sei così vicina, molto bene- le sussurrò all’orecchio, soffiando respiri carezzevoli contro il suo collo ad ogni parola.

Ora che hai il tuo obbiettivo così vicino, vorresti dire pensò Hermione.

Non disse nulla, attendendo che il suo avversario compisse la sua mossa.

Aveva alzato attorno al suo Re Bianco alcune discrete difese e, ora, doveva solo sperare che il generale dei Neri non intuisse l’unico punto debole nella sue mura.

Belby le prese la mano destra stesa lungo al fianco e, non curandosi dell’espressione sconvolta sul volto della Granger, se l’appoggiò su una spalla. La Gryffindor si ritrovò stretta in un abbraccio a cui, sebbene lo volesse, non poteva sottrarsi.

Il suo avversario aveva mosso il Cavallo. Nel palazzo del Sovrano risuonarono i passi delle numerose truppe rivali che percorrevano quel tunnel buio il quale, in caso di occupazione, sarebbe stato utilizzato per gli approvvigionamenti. Quella che pensava sarebbe sempre stata la sua via di fuga, il suo passaggio segreto per mettere in salvo il proprio esercito, era stato utilizzato contro di lei.

Marcus lasciò una lunga scia di baci languidi sul collo di lei, per poi risalire sul viso, arrivando quasi a lambire le sue labbra.

Espugnata anche la capitale, del suo immenso impero non sarebbe rimasto che un mucchio di macerie logorate dall’intemperie e ricoperte di muschio verde.

-Vuoi essere la mia fidanzata?- le chiese, parlandole all’orecchio.

Scacco matto.

Avrebbe dovuto alzare la bandiera bianca ed essere trascinata dietro il carro di Trionfo del suo nemico. Avrebbe dovuto far cadere il vessillo che aveva rappresentato le temibili legioni delle sue milizie, oramai ridotte a pochi drappelli di soldati feriti. Avrebbe dovuto inchinarsi al nuovo Tiranno, privando della libertà i suoi sudditi.

Il Re Bianco era caduto, pugnalato alle spalle da un servo traditore.

La Regina, con le gote rigate di lacrime, aveva incoccato la prima freccia sul suo arco.

 

***

 

Continuava a spintonare chiunque gli si parasse davanti. Non gli importava a quale Casa appartenesse, né quanti anni avesse. Continuavano imperterriti, nonostante il suo palese umore nero, a mettersi tra lui e la sua camera nei dormitori maschili degli Slytherin e, per questo motivo, andavano puniti.

Un ragazzino Hufflepuff del primo anno ebbe la sfortuna di incrociare la sua strada con quella di Draco Malfoy e ciò era stato la causa del perfetto Levicorpus che si era beccato.

Scese nei sotterranei e, superata la sala comune, si diresse verso la propria stanza.

Entrò e richiuse la porta con una spinta violenta.

Daphne, che stava leggendo un libro distesa sul letto di Blaise, svegliò con uno scossone il proprio fidanzato, che, tenendo una mano sul grembo di lei in modo possessivo, stava sonnecchiando.

Draco non li degnò di uno sguardo. Si tolse la giacca e, assieme alla bacchetta, la lanciò sul suo letto. Fece uscire dalle asole alcuni bottoni della camicia e, trattenendo a stento la rabbia, arrotolò le maniche dell’indumento fino al gomito.

Aveva sopportato tanto e l’aveva aspettata a lungo. Non le aveva chiesto nulla, gli sarebbe bastato solo un gesto d’affetto. Una carezza affettuosa, un altro bacio spontaneo, una piccola dichiarazione.

Hermione non gli aveva dato nulla di tutto ciò.

Le aveva concesso molto tempo, affinché potesse riordinare le idee che le frullavano per la testa. Le aveva permesso di prendersi lo spazio di cui aveva bisogno per respirare, pur essendo conscio che, dandolo a lei, lo avrebbe sottratto a se stesso.

Ma lei non lo aveva capito, o, forse, non aveva voluto ricambiarlo.

Lui aveva cercato in tutti i modi di proteggerla e lei, ovviamente, si era lanciata tra le braccia di colui che la voleva morta.

Stupida Gryffindor

Avrebbe dovuto odiarla. Avrebbe dovuto allontanarla, cercando di preservare la propria salute mentale. Avrebbe dovuto voltarle le spalle.

Ma non ci riusciva. Per quale motivo, dannazione, l’amava così tanto?

Draco caricò il colpo.

Hermione non lo guardava.

Tese i muscoli del braccio destro.

Si torceva le mani. Era preoccupata, ansiosa.

Si conficcò le unghie nella carne fino a percepire il calore del sangue che, da tempo, era abituato a riconoscere, trovando in esso un insperato sollievo.

Senza fermarsi per prendere fiato, gli aveva raccontato tutto ciò che era accaduto, non tralasciando neppure i particolari in cui quel verme di Belby l’aveva toccata.

Strinse il pugno, pronto a colpire.

Le aveva chiesto cosa lei avesse risposta a quella domanda. I pochi istanti che Hermione impiegò per rispondere gli sembrarono infiniti. Lunghissimi anni passati a scontare la propria pena all’Inferno, sotto i colpi del suo Demone Custode.

Prese una piccola rincorsa e stese il braccio, caricando quel gesto di quanta più forza potesse.

Aveva accettato, era diventata la fidanzata di Marcus Belby.

Gioì del rumore delle sue nocche contro il muro freddo di quella stanza, ricominciando a respirare quando il dolore, come l’ultima onda di un mare in burrasca, si allungò lungo tutto il suo corpo, raggiungendo il cervello e facendogli chiudere gli occhi per la sofferenza.

Le aveva detto che era stata la scelta giusta, le aveva sorriso e se ne era andato. Sul labbro inferiore erano ancora visibili le ferite che si era procurato mentre, mordendosi, cercava la forza per non insultarla.

Daphne scattò giù dal letto e cercò di fermarlo aggrappandosi con tutta la forza che aveva al suo braccio. Lui la spinse via e alzò l’altra mano, pronto a tirarle uno schiaffo.

Vide distintamente in quegli occhi verdi, che tante volte l’avevano consolato, il coraggio di chi è pronto a ricevere l’ennesima percossa a testa alta.

Blaise lo fermò in tempo, torcendogli il polso dietro la schiena con forza.

-Spostati Daphne – ordinò Zabini alla fidanzata – Sapeva a cosa andava incontro, lascialo fare-

La ragazza spalancò gli occhi, ma, chinando il capo, si allontanò verso il letto da cui si era appena alzata. Si appoggiò allo schienale, stringendosi le ginocchia al petto.

Blaise sussurrò qualcosa all’orecchio del biondo che la Greengrass non riuscì a sentire.

-Te l’ho già detto. Sei il mio migliore amico, ma se tocchi Daphne sei morto. Puoi colpire chi o cosa vuoi, ma, se solo la sfiori, la nostra amicizia non ti basterà per salvarti –

Il ragazzo, poi, raggiunse Daphne e le posò una rapido bacio sulle labbra.

-Si fermerà prima o poi, non ti preoccupare-

Dopo aver recuperato il cuscino, finito sul pavimento, Zabini si rimise a dormire.

Malfoy continuava a colpire quella parete antica, macchiandola di rosso in una macabra rappresentazione del suo supplizio.

La Greengrass, intanto, si sforzava di leggere il libro che aveva tra le mani prima dell’ingresso di Draco. Molte volte le stesse parole, di cui non riusciva più a ricordare il significato, si composero nella sua testa, gettando le fondamenta per quella dimora che sarebbe stata l’intera proposizione. Ad ogni gemito di dolore del biondo, quella casa crollava, lasciandola senza nulla tra le mani se non un po’ di polvere.

 

Non si era fermato per molto tempo.

L’odore ferroso del suo sangue aveva riempito la stanza e quel colore scarlatto era gocciolato sul pavimento dal suo braccio maciullato.

Sapeva che doveva fermarsi. Eppure non lo fece fino a quando il dolore fisico non coprì quello della sua anima.

I suoi pensieri erano affollati da parvenze che non riusciva a dimenticare, sebbene fossero solo frutto della sua immaginazione.

Vedeva la sua Hermione tra le braccia di Marcus. Sorridente, molto più di quando era in sua compagnia. Vedeva la sua Hermione che baciava quel bastardo che gliela stava rubando. E lei assaliva le sue labbra con una dolcezza infinita, lo mordeva, lo stringeva e lo voleva, come mai aveva desiderato lui. Vedeva la sua Hermione che prendeva per mano quell’avanzo dell’Evoluzione Darwiniana e che, fiera, lo accompagnava davanti agli sguardi indiscreti di tutti gli abitanti di Hogwarts. Non si vergognava di lui, non aveva timore di mostrarsi con lui e non prestava attenzione a null’altro che non fosse lui.

Lui e la sua Hermione.

Non c’era spazio, in quell’idillio armonioso, per Draco Malfoy.

Avrebbe preferito morire. Invece, era costretto a continuare a vivere, solo.

La mano gentile di Daphne si posò sulla sua spalla, stringendola piano. Era inginocchiata al suo fianco. Non sapeva quando, ma aveva smesso di colpire quel muro e si era lasciato cadere sul pavimento.

-Vieni, ti accompagniamo da Madama Chips –

Si guardò in giro. Blaise lo guardava, senza giudicarlo, senza ribadire con lo sguardo che la ragione era sempre stata dalla sua parte.

-Scusami- mormorò Malfoy alla ragazza.

Questa gli posò un bacio sulla fronte e lo strinse in un abbraccio.

-Di cosa, Draco? L’unico che ha diritto di pretendere delle scuse sei tu. Non hai colpito me, hai colpito te stesso-

Lui la strinse a sé con il braccio sinistro.

Aveva bisogno di quel calore che solo un’amica sincera come Daphne poteva darle.

-Ho bisogno di lei, perché non lo capisce?- chiese, senza essere rivolto veramente a qualcuno.

-Capirà, non ti preoccupare- lo rassicurò lei, mentre, con l’aiuto di Blaise lo sollevava dal pavimento.

 

***

 

Il giorno seguente Daphne era intrattabile, una madre premurosa a cui qualcuno aveva toccato i propri cuccioli.

E quel qualcuno, in quel momento, reggeva il suo sguardo furioso con grande dignità.

-Dimmi, Granger, come credi di potermi impedire di spaccarti quel bel visino da troia che ti ritrovi?- le chiese, dopo averla fermata in mezzo ad un corridoio vuoto tirandola per una spalla.

-A cosa ti riferisci?- le domandò in risposta Hermione, logica e fredda come al solito.

-Ti avevo detto che se avresti fatto soffrire Draco di avrei mandato all’altro mondo, ricordi? O forse sei troppo impegnata a tenere a mente i nomi di tutti quelli che ti muoiono dietro?-

Draco.

Sapeva che sarebbe stato un duro colpo per il ragazzo, ma la sua reazione le era sembrata, tutto sommato, piuttosto positiva.

Non rispose.

-Sai vero che Draco farebbe di tutto per te, vero?- insistette la Slytherin.

Annuì.

-Sai che ha tradito Voldemort per stare con te?-

Di nuovo mosse impercettibilmente il capo.

-Sai che questa sua scelta, indubbiamente stupida vista la spregevole persona di cui si è innamorato, lo ha portato ad un passo dal raggiungere quei Babbani dei tuoi genitori?- continuò la Greengrass, accompagnando ogni stilettata con un gesto imperioso della mano destra.

La sua risposta fu la stessa.

-Sai che da te non voleva niente se non un po’ d’affetto?-

-Si- riuscì a mormorare Hermione.

Sulle labbra sottili di Daphne apparve un sorriso soddisfatto.

-Allora, sai sicuramente anche di essere una stronza, vero?-

Questa volta, quelle parole ruppero qualcosa dentro di lei. Un dolore diffuso, cominciato nel petto e spostatosi nelle viscere del suo corpo e della sua anima, la lasciò senza fiato.

La Greengrass la obbligò a guardarla.

-Fa una cosa, Granger: sta lontana da Draco. Non dovrebbe esserti difficile, visto che, tra tutti quelli con cui ti diverti, c’è anche il tuo fidanzato-

Daphne, dicendo quelle parole, si voltò e prese a camminare sulle sue scarpe dai tacchi alti in una marcia quasi militare.

La chiamò, fermandola.

Questa si voltò con un sopracciglio alzato.

-Mi odia?- le domandò con un filo di voce.

-Purtroppo no. Anzi- le rispose la Greengrass, un po’ rabbonita – Senti, Granger, so bene che sei una ragazza intelligente. Pensa a lui, almeno una volta. Draco è più fragile di quello che sembra, soprattutto in questo periodo, e non ha bisogno di qualcuno più debole di lui. Ha bisogno di qualcuno che lo sostenga, non di qualcuno da sostenere-

Presto l’esile figura della Slytherin sparì, lasciandola sola, confusa e pensierosa.

Aveva bisogno di qualcuno con cui confidarsi, con cui parlare. Aveva bisogno di un’amica.

 

Ginny non si fece attendere e bussò alla porta della sua camera.

Entrò sorridente, per poi cominciare a preoccuparsi non appena vide l’espressione triste di Hermione.

-C’è qualcosa che non va?- le chiese, avvicinandosi.

La Granger continuava a guardare fuori dalla finestra. Oltre la vasta distesa erbosa e la cupola grigia di nuvole, là, in quel luogo appartato, cercava quella tranquillità di cui aveva bisogno.

-Ne ho combinata una delle mie- le rispose, mentre si strofinava gli occhi, arrossati da alcune lacrime versate nel completo silenzio.

Ginny si fece subito più attenta. Si sedette su una sponda del letto e invitò l’altra a fare lo stesso.

-Che succede?-

Era da tanto che non parlavano. Lo facevano spesso, prima. Poi, dopo tutto quello che le era successo e con il poco tempo libero che le era rimasto, si erano allontanate.

Eppure, quel libero sfogo, privo di giudizio e sensi di colpa, le mancava.

Le sue parole uscirono incontrollate.

Le raccontò tutto, da quello che aveva visto nella testa di Draco con l’incantesimo di Legilimanzia quasi quattro mesi prima, alle lezioni private bruscamente interrotte con Drew. Non tralasciò nemmeno gli ultimi eventi, ponendo l’attenzione di entrambe sia sulla collana maledetta che Belby le aveva regalato per Natale sia sul fidanzamento con quest’ultimo.

- Hermione, non ti offendere, ma ti stai comportando davvero come un’idiota. Belby ti vuole morta, come puoi anche lontanamente pensare di diventare la sua fidanzata? Questo si chiama suicidio! Per non parlare di quello sfigato di Malfoy! È superbo da far schifo, ma anche tu, ragazza mia, visto quello che provi nei suoi confronti, accontentalo! In fondo, non ti sta chiedendo di diventare una Mangiamorte! Rifletti un attimo, Herm. Malfoy è ricco, bello e stupido … Non avrai mai più una possibilità come questa! Vogliamo parlare, poi, della tua possibile futura suocera? Ergerei un monumento equestre a quella donna a mani nude in questo stesso momento!- scherzò Ginny alla fine del lungo monologo di Hermione.

Questa, però, non sembrava essere dell’umore adatto a quella sana ironia.

Ginny le afferrò le mani.

-Non ti preoccupare, quel ragazzo ti ama troppo per lasciarti andare così facilmente. Vai a parlare con lui, chiedigli scusa e abbi il coraggio di dirgli quello che provi per lui. Capirà, ti perdonerà e, se le cose andranno per il meglio, prenderà a calci nel sedere quel bifolco di Belby. Del resto, Hermione, Malfoy non ha colpe …  lui sta solo cercando di proteggerti- continuò la Rossa – E, comunque, sappi che condivido pienamente la sua idea. Dovresti aver denunciato quel lurido Mangiamorte a Silente da tempo-

-Ma io … -

-Non essere stupida- la interruppe Ginny – Voldemort non può prendersi anche il tuo amore –

 

***

 

Parlare con Ginevra l’aveva aiutata a capire. Da tempo stava percorrendo la strada sbagliata e la via che aveva scelto di percorrere l’avrebbe portata solamente a perdere le persone a cui teneva.

Aveva frugato nei suoi ricordi in cerca del momento in cui aveva intrapreso quel sentiero errato e, alla fine, tutte le sue riflessioni erano arrivate allo stesso risultato.

Bussò alla porta della Sala Insegnati. La voce bassa e sgradevole di Piton la invitò ad entrare.

Il professore di Difesa contro le Arti Oscure la squadrò dall’altro in basso con aria di superiorità.

- Hermione!- esclamò giovale Lumacorno, mentre, dopo essersi alzato dalla sedia su cui aveva appoggiato il suo sedere avvolto in pregiati e antiquati pantaloni di seta verde, le andava incontro – Come sta, ragazza mia? Spero si sia ripresa completamente da quella brutta influenza che le ha impedito di venire all’ultima riunione del Lumaclub … -

Lei, che aveva completamente rimosso dalla sua testa la scusa che aveva utilizzato per evitare quel noioso appuntamento all’insegna della falsità, annuì.

-Oh, ne sono veramente felice! Ma, signorina Granger, posso chiederle per quale motivo è qui?-

-Ho bisogno di parlare con il professor Kennan – gli rispose educata.

Questo, con un sorriso a trentadue denti, glielo andò a chiamare, salendo rapidamente l’ampio scalone posto alla fine della stanza che conduceva alle stanze private dei professori.

-E, se posso saperlo, per quale motivo deve avere quest’urgente conversazione con il professor Kennan?- le domandò viscido Piton.

Lei, presa in contropiede dal tono insinuante della voce dell’uomo, rimase in silenzio.

A sostituirla, fu Drew che, in modo estremamente pacato, rimise al suo posto l’Uomo-dai-Capelli-Unti.

-Credo, professor Piton, che la cosa non la riguardi, a meno che, ovvio, lei non voglia conversare amabilmente con noi di questo suo ambiguo ruolo di doppiogiochista con il Signore Oscuro che Silente le ha affidato-

Il ragazzo le sorrise, poco prima di voltarsi verso Lumacorno che, affannato per la corsa in cui si era lanciato Drew per raggiungere la sua pupilla e che, scioccamente, aveva deciso di imitare, stava per aver un infarto.

Assicuratisi che il professore di Pozioni non fosse in pericolo di vita, i due erano usciti dalla stanza e, fatti un paio di passi per scongiurare eventuali orecchie indiscrete, avevano preso a conversare.

-Allora, a cosa devo il piacere di poter riavere una conversazione con te?- le domandò, tra il sarcastico e il vendicativo.

-Sono venuta a chiederti scusa per come mi sono comportata in quest’ultimo periodo e per i miei modi sgarbati nei tuoi confronti- gli rispose lei, guardandolo nei suoi bellissimi occhi blu, fiera come mai prima.

-Scuse accettate- le disse lui, regalandole, dopo molto tempo, uno dei suoi strani sorrisi.

Si ritrovò schiacciata contro la sua spalla, con la sua mano gentile che le accarezzava la testa.

-Finalmente ho di nuovo la mia pupilla!- esclamò entusiasta Drew, sciogliendo l’abbraccio.

 

Gli aveva raccontato tutto ciò che le era capitato e, alla fine, gli aveva chiesto aiuto.

Lui si era dimostrato fin da subito disponibile ed estremamente preoccupato.

- Draco aveva ragione. Magari non a me, ma dovevi comunque raccontarlo a qualcuno del corpo insegnanti. Sono sicuro che Minerva avrebbe preso sicuramente in considerazione i tuoi sospetti- concluse Drew, passandosi una mano nei capelli neri, estremamente ordinati nel loro disordine.

-Lo so, ma volevo incastrarlo da sola- cercò di scusarsi Hermione.

- E ora?- la incalzò lui.

-Non ti mentirò, Drew. Voglio ancora che quell’idiota ritorni dal suo padrone sconfitto e umiliato, ma … -

-Ma?-

-Ma non sono certa di poter sopravvivere anche alla perdita di Draco – concluse lei, con le guancia arrossate dall’imbarazzo.

- E il tuo orgoglio?- le chiese ancora il ragazzo.

- Voglio solo una cosa ora e, per averla, ho bisogno di tutto ciò che dispongo, orgoglio compreso-

 

***

 

Faceva freddo. Quella sera il vento non dava pace e tagliava tutto ciò che colpiva. Su quella stretta terrazza che incorniciava una delle tante torri di Hogwarts, poi, l’aria sembrava odiare chiunque osasse sfidarla. Hermione gli aveva inviato un messaggio via gufo, sperando che Draco volesse ancora vederla e acconsentisse ad incontrarla. Era in ritardo di quasi trenta minuti, ma aveva deciso di aspettarlo per l’intera notte, anche se questo avrebbe portato certamente alla morte per assideramento.

Alzò il colletto del suo solito cardigan bianco e spostò di qualche centimetro il nodo della sua sciarpa nera che, tempo prima, il ragazzo che attendeva le aveva regalato.

Avrebbe potuto estrarre la bacchetta e scaldarsi con la magia, ma non aveva intenzione di farlo. Doveva pagare per la sua stupidità, questa volta.

Le costava ammetterlo, ma la verità, purtroppo, era una sola: il suo sbagliare stava diventando una routine.

Cercò di riempirsi la testa di pensieri, così da distrarsi e da far passare più rapidamente il tempo. Tutti questi cavilli mentali, però, si dirigevano verso un’unica direzione. Lui.

Dopo alcuni minuti di patimenti si arrese e si lasciò scivolare contro la parete di pietra, resa più liscia da anni di intemperie.

Draco, evidentemente, aveva deciso di dimenticarla. Aveva fatto la scelta giusta, evitando tutti i numerosi problemi che gli avrebbe causato.

Eppure Hermione continuava a sperare che quella maledetta porta si aprisse e che quegli occhi grigi si incontrassero con i suoi. No, Draco non poteva arrendersi ora che lei aveva messo ordine nella sua vita. Voleva solo un’ultima opportunità e lei avrebbe combattuto contro chiunque pur di avere lui al suo fianco.

Lo voleva, ne aveva bisogno.

Come leggendo i suoi pensieri, una famigliare chioma biondo platino, illuminata dai bagliori della luna, superò quella soglia.

-Ciao- le disse Draco scostante.

Sembrava non essersi reso conto di essere in ritardo di quasi un’ora.

-Ciao- rispose Hermione, facendo leva sulle braccia per alzarsi.

Lui restò distante.

Lei cercò di toccarlo.

Lo Slytherin alzò il braccio destro per non farla avvicinare, mostrando alla ragazza la pesante fasciatura che copriva la mano.

-Cosa ti sei fatto?- le domandò lei preoccupata.

Cosa ti ho fatto?

-Niente-

Niente che ti riguardi.

-Dimmi la verità, Draco -

All’improvviso se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza. Il suo respiro caldo e rabbioso le bruciava la pelle.

-La verità, Hermione? La verità è che io ti ho chiesto una sola cosa e tu non sei stata in grado di darmela!- il ragazzo perse il controllo, accecato dalla rabbia.

Urlava e quelle parole, pronunciate con un astio che non aveva mai rivolto ad un’altra persona, recidevano i pochi appigli che la ragazza aveva con il mondo reale.

-La verità è che non posso sopportare anche questo, non posso vederti diventare la ragazza di un altro-

Quella confessione fu peggio di uno schiaffo in pieno viso.

-Sai bene … - provò a dire Hermione, venendo bruscamente interrotta dallo Slytherin.

-So bene cosa? Che non sei innamorata di Belby? Che ti sei fidanzata con lui solo per incastrarlo? Che tutta questa storia è solo uno stupido teatrino?- le chiese, diventando più furioso ad ogni domanda – Lo so, non hai bisogno di trovare altre scuse- continuò Draco, mentre, mordendosi un labbro, si metteva le mani nei capelli – Ma sai qual è la verità, Hermione? Io ho rinunciato a tutto quello che avevo per te  e, credimi, mi sarei accontentato anche di essere il tuo fidanzato per finzione-

La ragazza lo vide trattenere a stento delle lacrime troppo amare per essere sopportate.

Lo osservò mentre si tormentava il labbro inferiore con i denti. Assisté alla rapidità con cui la fragile pelle rosata della sua bocca si tingeva con alcune piccole gocce scarlatte. Scorse nuovamente, nascosta dalla manica della lunga giacca nera, quella pesante fasciatura attorno alla mano destra.

E alla fine capì.

Gli afferrò la mano sinistra e se la portò sul cuore.

-Smettila- gli disse, mentre, dopo aver imprigionato il suo mento, gli passava dolcemente il pollice sulle labbra ferite.

Lui obbedì.

Alla fine, Hermione era riuscita ad afferrare la verità. Finalmente, le parole di Daphne avevano cominciato a prendere la giusta collocazione nella sua testa.

Come lei, anche Draco si celava dietro una maschera. Come lei, nascondeva dietro l’arroganza e la superbia il bisogno di essere compreso. Per lui, tutto ciò che provava nei suoi riguardi era una necessità.

I ricordi agirono incontrollati. Hermione si ricordò di una visita ad un giardino botanico. Rammentò di aver visto una rosa bellissima. Si chiamava Double Delight.

Lei e Draco erano boccioli di quel fiore. Ostentavano una piccolissima parte del loro carattere, quella più forte, e rinchiudevano la loro debolezze. Mostravano solo i loro petali scarlatti, lasciando nell’oblio quelli candidi come la neve.

Fingevano di essere forti, ma, in realtà, erano solo dei grossi bugiardi.

-Ti amo Draco – disse lei all’improvviso – Riconosco la mia stupidità per non avertelo detto prima, ma, ti prego, non lasciarmi adesso. Non ora che ho capito, non ora che ho bisogno di averti vicino. Non ora che voglio esserti vicino-

Le gambe di Draco non sembrarono essere in grado di reggerlo.

Era tutto troppo rapido e troppo bello.

-E Belby?- le chiese sconvolto.

- Non mi interessa-

-E i tuoi amici?- insistette lui.

-Capiranno-

-Perché ora?-

-Non credi che abbiamo già perso troppo tempo?-

-E tu non credi di correre un po’ troppo, Hermione?-

Lei ci pensò un attimo.

-No- rispose sicura.

-Forse dovresti prenderti un po’ di tempo per riflettere … - provò Malfoy, decisamente poco convinto di volerlo fare.

-Ho avuto mesi interi per pensarci, Draco – disse lei, posando una mano sulla sua guancia – Qualcuno mi ha aiutato a capirlo, l’amore va preso al volo. Credo sia giusto avvertirti, quindi, che il treno Granger passa una volta sola-

Draco ridacchiò.

-E chi ti dice, Granger, che i Malfoy non abbiano comprato tutte le stazioni ferroviarie dell’Inghilterra?-

Lei alzò un sopracciglio e lo scrutò dubbiosa.

-Come faccio ed essere sicuro che per te non sono una semplice consolazione?- le domandò subito dopo, facendosi serio.

-Te lo dimostrerò, ho solo bisogno di un po’ di tempo per capire come-

-Ti ho dato tempo a sufficienza, voglio una prova ora- rispose lui pacato, sebbene sapesse di metterla in difficoltà.

-Vado a mandare a quel paese Belby un attimo e torno- disse subito Hermione, staccandosi da lui e avviandosi verso la porta.

Lui la riacciuffò e, dopo essersi appoggiato al muro, la tirò a sé.

-Quel verme non mi interessa, prova con qualcos’altro. E, comunque, a lui devo farci l’abitudine, non credo sia la cosa più giusta mollarlo così su due piedi-

Lei lo guardò ammirata e, poi, si paralizzò.

- Draco, mi dispiace, ma non credo di essere ancora pronta per quel passo-

Malfoy scoppiò a ridere.

-Certo, sarebbe divertente, ma non sto pensando a quel passo- la tranquillizzò lui – Non punto ancora così in alto-

Hermione riprese a respirare, decisamente sollevata. Anche se, ad essere sincera, la sua fantasia più volte, in passato, aveva toccato quell’argomento.

Cadde il silenzio.

Alla fine, Draco aveva deciso di compiere l’ennesimo passo verso di lei.

-Giurami che domani, quando mi sveglierò, tutto quello che sto vivendo in questo momento non sarà solo il frutto della mia immaginazione. Giurami che non mi volterai le spalle alla prima difficoltà, ma che combatterai con chiunque pur di non abbandonarmi. Giurami che, qualsiasi cosa accadrà, non mi lascerai solo e che non ti farai ammazzare prima d’essere certa che io sia morto-

Lei sorrise.

-Lo giuro-

 

-Posso darti un bacio?- gli domandò Hermione.

-Non devi chiedermi ogni volta il permesso per farlo- sbuffò spazientito Draco - E, comunque, credi di potertela cavare con un solo bacio? - le rispose sconvolto lui.

Quella notte sarebbe stata più calda e appassionata di quanto entrambi avessero potuto immaginare.

Alla luce di quella luna piena, quelle due Double Delight si erano dischiuse, rivelando la loro vera natura.

Note dell’Autore

Hey! Come state? Spero bene.

Purtroppo, come avrete potuto dedurre dall’immenso ritardo di questo aggiornamento, io sono un po’ incasinato in quest’ultimo periodo. Conseguenza di ciò è la decisione di postare mensilmente a meno che, grazie a ponti o vacanze varie, non riesca a scrivere più di un capitolo al mese. Mi dispiace, ma non posso fare altrimenti.

Questo capitolo è un po’ strano. Un po’ affrettato, forse, ma mi sembrava che dopo quattro mesi di conoscenza Hermione potesse sbottonarsi e accontentare Draco e, diciamoci la verità, pure se stessa.

Il ragazzo, nel caso in cui non fosse chiaro, è affetto da una delle malattie del nuovo millennio: l’autolesionismo. È stata una scelta forse troppo affrettata, da parte mia, ma credo che stravolgere ancora il canon di questo personaggio in questo modo lo renda molto più vero.

E per tutte coloro che si aspettavano un Draco spietato, bello, impossibile, stronzo e tutte quelle cose lì, beh io l’avvertimento OOC l’ho messo, quindi ho la coscienza pulita. A mio parere, poi, zia Row ha lasciato sottintesa, più volte, una fragilità di fondo in questo personaggio.

Resta il fatto che, con tutti tranne Hermione, Blaise e Daphne, Draco rimarrà sempre il solito ragazzino sagace e superbo, non preoccupatevi.

Credo sia giusto, poi, alla fine di questo capitolo inserire una nota dovuta. Le rose Double Delight esistono realmente, trattasi, infatti, di ibridi di Tea (Rose Ibride e chi ha orecchie per intendere, intenda), molto profumate e di dimensioni abbastanza grandi (rispetto ad una rosa comune). Il loro colore, appunto, è rosso all’esterno e bianco all’interno. Nel caso vi interessi, ovviamente, vi invito a fare qualche ricerca su Internet.

E ora, in rapidità, le risposte ad personam:

Books: posso dirti la verità? Anche io ho sentito la tua mancanza in questo periodo ma, purtroppo, credo che ci sentiremo sempre più di rado. Scuola maledetta. Sono felice d’essere riuscito a farti rivalutare Blaise e che ti sia piaciuto come ho raccontato la storia di Daphne (<3). Ti ringrazio, come al solito, per tutti i tuoi complimenti e per il tuo essere una lettrice così affezionata. Grazie di cuore! Comunque, ora voglio sapere cosa ne pensi del modo in cui ho stravolto Draco. Attendo in trepida attesa …

Hollina: io liberarmi di te? Ringrazia gli dei dell’Olimpo che non ti sono attaccato ad una gamba come una sanguisuga!!! Scherzi a parte … GRAZIE HOLLINA!!! Visto il capitolo che ho pubblicato, questa potrebbe essere l’ultima risposta ad una tua recensione, quindi mi dimostro parecchio affettuoso e bisogno di conforto. Ti prego non abbandonarmi!!!

_Dubhe: comincio dicendo … ma ci si mette anche il Fato a far dimenticare la mia storia alle lettrici??? Ma questa è veramente un’impresa impari!!! Comunque … wow che bella recensione!!! Una delle più ben argomentate e complete della mia breve esistenza da scrittore di fanfiction! Che posso dire? Niente, se non GRAZIE! Aspetto il tuo parere anche su questo capitolo! Ah si, Daphne e Blaise sono la mia coppia preferita, quindi, con me, sfondi una porta aperta!!!

chihuahua: innanzitutto,  piacere di conoscerti, nuova lettrice! Alla fine, Draco, queste coccole in più le ha ricevute, no? Grazie per la recensione!

barbarak: quale modo migliore per ringraziarti della tua immensa gentilezza, se non dedicarti un capitolo? Mi sembrava il minimo, visto che non sono neppure riuscito a recensire l’ultimo capitolo della tua storia, quindi spero tu non ti sia offesa (sono un pezzente, lo so). Finalmente Hermione si è lanciata. Credo che abbia atteso a sufficienza, no? Bellissima recensione, come al solito, e mi dispiace veramente lasciarti una risposta così striminzita, ma, credimi, se non lo facessi, probabilmente mi ritroverei ad aggiornare tra tre o quattro giorni e non mi pare il caso. Aspetto di sapere le tue impressioni su questo capitolo!

 

End!!! Mi scuso con tutte cinque persone che mi hanno recensito per le risposte mingherline, ma non ho veramente tempo. Non ne ho mai, a dire il vero.

Prima di passare ad alcuni ringraziamenti, vi informo che ho preso 8- nell’ultimo tema di italiano. Non chiedetemi come ho fatto, perché l’unica cosa che so è che, sebbene avessi promesso ad alcune lettrici di moderarmi, stasera io e la mia bottiglia di Baileys diventeremo un’unica essenza. Se ne avete a casa, bevete in mio onore (non sarete sole, ecco)!

 

E ora, grazie a:

SweetTaiga e Igrain perché entrambe, sebbene con ritmi diversi, sembrano essere decise a leggere e recensire ogni capitolo di questa storia.

Barbarak per aver consigliato questa storia nelle sue note a fine capitolo

Grazie alle cinque persone che mi hanno recensito, alle persone che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite/ricordate/preferite e ai lettori silenziosi.

E, infine, grazie a chi continuerà a leggere questa Dramione, nonostante, come mio solito, ho stravolto completamente il personaggio di Draco XD

 

Spero a presto (lo spero per davvero),

Jerry

   
 
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