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Autore: loonaty    06/03/2011    2 recensioni
Com'è fuggire da ciò che più si ama?
Com'è avere tutto e subito dopo ritrovarsi con nulla fra le dita?
Un chakra dalla potenza sconfinata, inferiore solo a quello della volpe.
Un carattere combattivo e ribelle.
Un'indole autodistruttiva.
Un membro in più nel clan Uchiha.
Cosa si prova ad essere un mostro?
Non ci si aspetta che qualcuno capisca.
Non ci si aspetta che qualcuno compatisca.
Perché niente di ciò è davvero rilevante.
Kioko è Kioko, e questo, che voi lo vogliate o no, non cambierà.
"Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei." (capitolo 12 "Queste rose")
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Rin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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CAPITOLO 13 – STUPIDO VESTITO. NIENT’ALTRO DA DIRE. TUTTA COLPA SUA.



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Era andata a comprare lo stupido vestito.

Era rimasta sotto il gazebo e si era lasciata trascinare da Rin.

E aveva provato un mezzo migliaio di abiti.

E voleva uccidere la sua amica.

Trucidarla.

Dolorosamente.

Ora se ne stava in piedi al centro della stanza con quella donna bellissima dai capelli rossi che le volteggiava attorno punzecchiandola con gli spilli. Da un lato della stanza Minato sorrideva.
Anche Rin. Smise subito però dopo lo sguardo furente dell’amica. L’avrebbe pagata cara. Oh sì, molto cara.
Kioko Uchiha ed i vestiti erano su due pianeti totalmente diversi. Non conosceva nemmeno la sua taglia tanto per intenderci.
Rin trovava ciò abominevole. L’aveva trascinata avanti ed indietro per quei quattro buchi dove stava qualcuno capace di tenere in mano ago e filo. E le aveva buttato addosso di tutto. All’inizio Kioko si era lasciata torturare per poi diventare mano a mano sempre più frigida e sempre più propensa alla violenza.
Durante quella atroce tortura avevano incontrato Obito. Aveva salutato Rin allegramente, poi i suoi occhi si erano posati su Kioko quasi altrettanto amichevoli e … ehmm … era sbiancato.
Sì ho una brutta cera, sono furibonda e sto per disfare Rin, lo so che mi si legge in faccia, ma abbiate un po’ di pietà per favore!
-Credo che andrò a mangiare una ciotola di ramen … - Disse il ragazzo deglutendo e dirigendosi verso il chiosco.  Superò Kioko con espressione allarmata e gli si drizzarono i capelli sulla nuca quando lei gli afferrò una manica della giacca.
- Ti prego!-  Mugugnò dopo essere arrossita ed aver nascosto il volto tra le ciocche scure. Tutto, anche invocare la pietà di quella schiappa, qualsiasi cosa pur di sfuggire alle grinfie di Rin.
-Kioko … ahemm … hai … Hai fame?- Disse grattandosi una guancia e guardando in direzione del chiosco.
Lei annuì rimanendo seria e composta, ma senza lasciargli la manica della giacca.
Rin però l’afferrò di colpo alle spalle.
-Tu non te ne vai!- Strillò.
Kioko allora si voltò con uno sguardo assassino che la diceva tutta. Le fiamme le ardevano intorno mentre si scrocchiava le nocche.
 
Tre minuti dopo erano tutti e tre seduti a mangiare ramen.
 
Non fraintendete, non sono dei compagni di squadra insensibili, il fatto che non stiano assistendo all’esame dei jonin non è colpa loro. Semplicemente non sono autorizzati. Non iscritti uguale, levatevi dai piedi, molto logico no?
-Non è giusto, io e Rin siamo allo stesso livello di Kakashi! E la nostra Kioko è persino più forte! Perché non possiamo partecipare?- Borbottò Obito a bocca piena.
Rin lo fissò un secondo accigliata.
-Che fè? Perfchè, mi fisshi?- Continuò questo con gli spaghetti a metà tra il suo stomaco e la bocca.
Rin inarcò un sopracciglio.
-Niente, mi chiedevo semplicemente QUANDO avessimo raggiunto il livello di Kakashi, potresti ricordarmelo?-
Kioko li guardava di traverso pregando in jugoslavo che si dimenticassero di lei, ma restando apparentemente impassibile, leggermente malinconica,come immersa in profonde riflessioni esistenziali. (ora sappiamo da chi hanno imparato i fratelli … )
Finì la quarta ciotola di ramen e, dopo aver suggerito al padrone del locale, con un gesto silenzioso e discreto, che avrebbe pagato Rin visto che aveva così tanti soldi da spendere in vestiti, quella carogna di Kioko se la svignò riuscendo a mantenere privacy e quiete fino al mattino seguente in cui, Rin venne direttamente a tirarla giù dall’albero su cui riposava. Furibonda.
-Kioko!-
-Vattene!-
-Me la pagherai per quello scherzetto con il ramen, scendi immediatamente giù di lì!-
-mmm … No. –
Rin strinse i pugni e pestò un piede a terra.
Kioko incrociò beatamente le mani dietro la nuca chiudendo gli occhi e prendendo il sole. –Vengo così alla festa.-
-Vestita … Con quelli?-
-Rin ti facevo più alla mano-
-C’è un limite alla decenza-
-Si dà il caso che io non lo conosca.-
-Kioko, non vorrai che Kakashi ti veda conciata così al ballo.-
- Era così divertente che ho dimenticato di ridere-
Quando Kioko aprì gli occhi si ritrovò il naso di Rin a pochi centimetri di distanza dal volto.
-Kioko!- Ringhiò. –Scendi!-
-Giammai!- La falchessa si avvinghiò con gli artigli alla corteccia. –Non scendo!-
Rin mostrò i denti, poi parve un’attimo spaventata dallo sguardo caparbio di Kioko, e se avesse davvero tentato di farle del male? Non c’era nessuno in giro. Ed erano in un luogo un po’ fuori dal paese. Se avesse urlato non l’avrebbe sentita nessuno.
-Bene- Mormorò pensosa la ragazzina castana alzando i grandi occhi al cielo. –Questa è una sfida.-
 
LE aveva provate tutte, assolutamente tutte per farla scendere dall’albero. Nel villaggio erano cominciati e finiti i preparativi per la festa. Poi quando la musica iniziò Rin sembrò arrendersi.
-Fa un po’ come ti pare, non ho intenzione di perdermi la festa per colpa tua!-
Kioko da sopra l’albero tirò fuori la lingua.
 
Eppure adesso sono qui. Pensavo di aver vinto. Mi sono lasciata fregare. Maledetta Rin ,maledetto sensei! E maledetto abito!Nient’altro da dire, tutta colpa sua.
-Kushina sono ore che giochi con quel merletto vuoi deciderti a cucirlo si o no?-
La donna sollevò gli occhi neri sul marito.
-Vuoi venire a cucirlo tu?- Chiese i tutta calma raddrizzandosi e puntando i pugni sui fianchi fasciati dall’abito scarlatto intonato con la chioma lunga e fluente.
Minato alzò gli occhi al cielo, ma sorrideva benevolo. La donna fece schioccare la ligua. –Bene, quindi stai zitto!-
Tornò a marchingegnare con il bordo dell’abito prima di decidere che il tulle non ci stava bene. –Io dico, avete avuto due giorni interi per trovare un dannato vestito, perché, perché solo adesso che mancano due ore alla festa vi siete decise ad attivarvi?-
Rin sbuffò alla domanda della donna lisciandosi le pieghe morbide dell’abito lilla. –Chiedilo alla signorina Io-non-vengo-al-ballo-Uchiha –
Kioko ringhiò.
L’amica fece un passo indietro portandosi alle spalle del maestro appoggiato allo stipite della porta con un sorriso candido sulle labbra morbide.
-Eppure vestita così stai benissimo- disse all’allieva. Stavolta Kioko si sottrasse alle mani della rossa con un gesto secco e fulminò il sensei. Gli puntò contro un artiglio ora laccato di nero. –Me la pagherete cara per questo complotto!- Disse con la voce pericolosamente acuta –Tutti e due!- Aggiunse pestando un piede calzato , anch’esso, di nero sul tatami chiaro e bordato di legno di ciliegio della casa che Minato condivideva con sua moglie.  Ci fu un improvviso scoppio di ilarità. Anche Kushina ridacchiò sotto i baffi mentre le stringeva l’obi blu notte attorno al corpo sottile e ne fermava il nodo, tenendolo leggermente sollevato, con un fermaglio a forma di farfalla con le ali di pietre trasparenti di un intenso color turchese dalle cui ali la sete pendeva simile ad una cascata, la stessa figura alata le era stata appuntata poco prima nella massa di capelli corvini alla base di una corta treccia che finiva dietro l’orecchio destro tanto che pareva che le pietre preziose le sgorgassero dal capo.
-Finito!- Esultò Kushina  battendo una volta le mani dopo aver tagliato con i denti l’ultimo filo. –E’ una fortuna che io avessi più oo meno la tua taglia da ragazzina- Sorrise. Kioko si limitò ad abbassare il capo nera, molto nera, in volto.
Perché, perché non si era resa conto che Rin non si era arresa davvero ma era solo andata a chiamare Obito e Minato! Perché quando l’avevano sollevata a forza dal suo rametto sicuro non li aveva decapitati con il chidori! Perché si era fidata di quella donna sorridente che l’aveva infilata, senza via di scampo, dritta in una vasca e aveva passato ore a tirarle i capelli e a sfregarle la faccia e impiasctricciargliela con delle creme e dei prodotti dagli odori e dai nomi più smielati. Già un vestito era troppo, quei TRADITORI si erano approfittati di lei trasformandola nella loro cavia personale!
-… rti allo specchio?-
-mh?-
-Ho detto non vuoi guardarti allo specchio Kioko-chan?- La voce calma di rin le graffiò le orecchie riempiendole la bocca di veleno.
Quello che vorrei in questo momento è ucciderti.
-Mphf, è indifferente, andiamo- Borbottò con lo sguardo basso e completamente concentrata per camminare senza strappare l’abito stretto che le aderiva all’inguine. Almeno le scarpe erano basse, praticamente era come stare a piedi nudi. “Sei troppo alta per permetterti i tacchi” le aveva sorriso Kushina intrappolando i suoi piedi in quei stupidi sandali che le lasciavano nude le caviglie sottili.
Mentre uscivano potè sentire distintamente un  “se non sapessi che è lei non l’avrei mai riconosciuta” sussurrato a voce bassissima dal sensei. Decise di ignorarlo e proseguire trascinano Rin in strada per un polso. Solo che appena mise piede fuori si ritrovò davanti una folla festante e sovreccitata che mangiava, beveva (dall’odore non si sarebbe detto succo di frutta), danzava o rideva come in preda alle convulsioni. Nella piazza più avanti si potevano intravedere kimoni che ondeggiavano al ritmo appena udibile di una canzone proveniente dal palco in vondo alla via sotto il quale le ragazzine saltellavano sgranando gli occhioni e applaudendo gli artisti durante le loro esibizioni. Kioko fu sul punto di fare dietro- front e reinfilare la porta, ma Rin, incurante, l’aveva già fatta inglobare dalla folla.
 
   
 
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