Mi
appoggio
al muro.
Respiro.
Lentamente.
Sempre
più lentamente.
Scivolo
lungo la parete.
Fino a
sedermi a terra.
Fino a
sentire tra le mani il freddo del marmo.
Fino a
sentire il gelo salire a bloccarmi il cuore.
Fin dentro
l’anima.
Distruggendola.
E mi
sento morire.
Vi sento
parlare.
Ancora.
La tua
voce è calma.
Cristallina.
Soave.
Sei con
l’uomo che ami.
Lui ti
parla.
Ti
rasserena.
Chiudo
gli occhi.
So che
dovrei andare via.
So che
non dovrei ascoltare.
So che
non dovrei vedere.
Ma.
Non
riesco a muovere un passo lontano da qui.
Non
riesco a non udire le vostre parole.
Non
riesco a staccare gli occhi dalla sua mano.
Sopra la
tua.
L’accarezza.
Intreccia
le sue dita con le tue.
Mentre
nel mio cuore s’intrecciano rovi di spine.
E.
Non
riesco a staccare gli occhi dalla sua mano.
Sopra la
tua fronte.
Accarezza
i tuoi biondi capelli.
Mentre
la mia anima viene trascinata all’inferno.
So.
Che non
dovrei.
Ma non
riesco a muovermi.
Respiro.
Corto.
Respiro
per sopire la sensazione di rabbia che mi assale.
Respiro
per respingere un antico dolore.
Un’antica
gelosia.
Un
antico tormento.
Un amore
impossibile.
Il mio.
Respiro.
E
ascolto.
Fersen
domandare.
Chiedere.
Domande
che arrivano sbiadite alle mie orecchie.
Domande
percepite solo dalla distrazione della mia follia.
Domande.
Quelle che
io non sono riuscito a farti.
Quelle
che non avrò mai il coraggio di farti,
Lui è
stato sempre più coraggioso di me.
Chiede.
Perché
io?
Perché
non hai lasciato che tuo padre mi colpisse?
Perché?
Ascolto
avido di sapere.
Ascolto
voglioso di risposte.
Ma.
Le mie
orecchie si tendono su qualcosa che non comprendono.
Non
capiscono cosa centra Saint Antoine.
Non
capiscono perché dite che lo avete fatto solo per lei.
Per
quelle sue parole che vi hanno scosso.
Nel
profondo.
Sono
state schiaffi senza pietà.
Sono
state fendenti senza compassione.
E
ancora.
Io.
Non
capisco.
Sopisco
l’irritazione della sua voce.
Attenuo
il rumore del mio respiro.
E poi.
Silenzio.
Un
silenzio che riempie i miei polmoni di disperazione.
Un
silenzio che sfugge alla mia comprensione.
Silenzio.
E.
Sento i
suoi occhi parlarvi.
Mentre i
miei scavano nel dolore.
Sento le
sue mani trasmettervi emozioni.
Mentre
le mie percuotono la mia testa.
La vedo
Fersen.
La
sento.
E.
Vi posso
vedere conte.
Posso
vedere la vostra espressione stupita.
Posso
vedere i vostri occhi in attesa di quelle risposte che non arrivano.
E forse
non arriveranno mai.
Io so
come ci si sente conte.
Lo so.
E poi.
Invece.
Parole.
Chiare.
Rifiutano
il vostro aiuto.
Parole.
Limpide.
Rifiutano
la vostra protezione
Parole.
Semplici.
Rifiutano
la vostra amicizia.
Oscar.
Perché…
E infine.
Arrivano.
Quelle
parole.
Le mie.
“Io lo
amo … io ti amo Andrè”
Io.
Tu.
Amo.
Amore.
Passione.
Sentimento.
Andrè.
Io.
Servo.
Io.
Fratello.
Io.
Amico.
Io.
Uomo.
Io.
Andrè.
Stai
parlando a me.
Stai
parlando con me.
Hai
sempre parlato con me.
E’
fuoco.
Parole
che esplodono nella mia testa.
E’
tempesta.
Parole
che trafiggono il mio cuore.
E’ vita.
Parole
che tuonano in questa notte di attimi ed eternità.
“Io ti
amo Andrè…”
Ripeti.
E di
nuovo.
Verso di
me.
Solo per
me.
Respiro
e mi alzo.
La mia
mano apre la porta.
Un
passo.
Nella
penombra di una candela.
Un
passo.
Nelle
sfumature di questa stanza.
Un
passo.
Dall’oscurità
della mia vita.
Io.
Ora.
Esco
dall’ombra Oscar.
E sono
luce.
Accanto
a te.
E siamo
luce.
Io e te.
Eccomi.
Non
stacchi gli occhi da me.
Mi
sorridi.
Come
stamattina.
La
guardate.
Poi me.
Di nuovo
lei.
Infine,
abbassate lo sguardo.
Come se
aveste capito.
Come se
ai vostri occhi fosse tutto cosi chiaro.
Vorrei
che parlassero al mio cuore.
Per
convincerlo che questa è la realtà, non
un’illusione.
Per
trascinarlo fuori dall’oblio in cui si è rifugiato.
Per strapparlo
via al dolore di questa vita.
Vorrei.
Sospirate.
Le
stringete ancora una volta la mano.
E senza
dire altro vi alzate.
Mi
passate accanto.
Mi
poggiate una mano sulla spalla.
E mi
sorridete.
Chiudete
gli occhi.
Vi sento
sospirate, di nuovo.
Un
passo.
E uscite.
Dalla
stanza.
Dalla
villa.
E dalla
nostra vita.
Per
sempre.
Ma.
Non lo guardo
più ormai.
I miei
occhi sono rapiti dai tuoi.
Fissi su
di me.
Fissi dentro
i miei.
Mi avvicino.
Gli
stessi passi che stamattina mi hanno portato via da te.
Gli
stessi passi che ora infrangono quell’illusione.
Gli
stessi passi che ora riportano la luce nella mia esistenza.
Mi
prendi la mano.
La
stringi forte.
Forte.
Mi siedo
sul letto di fronte a te.
Mi
guardi.
Come non
hai mai fatto.
Ti
guardo.
Come ho
sempre fatto.
La tua
mano si avvicina al mio viso.
Delicatamente
sposta una ciocca di capelli.
Delicatamente
si posa sul mio occhio.
Quello
che non riesce più a vederti.
Quello
che non potrà più godere della tua bellezza.
Quello
che non vedrà la nostra vita.
Insieme.
Lo
accarezzi.
“Dove
ero io, tu vedevi… tu mi vedevi…”
Prendo
la tua mano tra la mia.
Ti bacio
il palmo.
Io ti
vedo Oscar.
Ti ho
sempre visto anche senza sapere
dov’eri.
Io, so
chi sei Oscar.
Da
sempre.
E non mi
è mai servito vedere per saperlo.
Poggio
la tua mano sul mio cuore.
“Io ti
vedo Oscar… ti vedo(1)”
Infili l’altra
nei miei capelli.
Accarezzi
il mio collo, mentre ti asciugo una lacrima.
Accarezzo
il tuo viso, mentre giochi con i miei capelli.
Ripeti
il mio nome all’ infinito.
Ripeto
il tuo nome all’eternità.
Le
nostre labbra si fondono.
I nostri
occhi liberano lacrime di felicità.
Le
nostre mani si cercano.
Si
desiderano.
Si
trovano.
Si
intrecciano.
Come le
nostre anime
Come i
nostri cuori.
Mi
stendo accanto a te.
Intreccio
le mie dita con le tue.
Appoggi
la tua testa sul mio petto.
Ora,
finalmente.
Sei mia.
Ora,
finalmente.
Sono tuo.
Ora.
Finalmente.
Siamo
sereni.
Siamo
innamorati.
E questo
basta.
Questo
mi basta.
Ed è
tutto.
***
E’
l’alba di un nuovo giorno.
Sono su
questa collina.
Sono
rimasto indietro.
So che
vuoi stare da sola.
So che
gli vuoi parlare senza che nessuno ti ascolti.
La tua
mano è poggiata sopra la lastra bianca.
Nell’altra
tieni stretta una rosa.
Vedo il
tuo corpo sussultare.
Vedo la
tua mano stringersi.
Sangue.
Nelle
tue mani.
Spine di
quella vita spezzata senza perdono.
Aculei
di un’esistenza trascinata nell’abisso della colpa.
Lasci la
rosa sulla lapide.
E.
Ti
volti.
La tua
testa è ancora bassa.
Le
lacrime bagnano ancora il tuo volto.
Ti vedo
scendere con passo deciso.
I tuoi
occhi incrociano i miei.
Gli hai
detto addio.
Appoggi
la fronte al mio petto.
Mi
sussurri di andare.
Mi dici
che questa vita è finita.
E.
Un’altra
vita ci aspetta.
Insieme.
Ma.
Prima.
Combattiamo.
Per te.
Per me.
Per noi.
Per la
libertà.
Per la
Francia.
E poi.
Viviamo.
Solo di
te.
Solo di
me.
Solo di
noi.
Prendi
la mia mano.
La
stringi forte.
Si,
Oscar andiamo.
E’ tempo
di iniziare a vivere.
E’
l’alba di un nuovo giorno.
E’ l’alba
del 13 luglio 1789(2)
(1) – da
“Avatar”
(2) – Con i tempi non ci
siamo,
spero vogliate scusarmi.
Appunti
di viaggio
Questo
capitolo lo dedico in modo particolare a Ninfea, Kira e Crissi.
A Ninfea
e Kira, perché so quanto vi è costato non
mandarmi i vampiri a casa alla fine
del capitolo scorso:D
A Crissi perchè spero continui a volermi bene!!:D
Un solo
capitolo e tutto il mistero del prologo verrà a galla e
scoprirete chi si cela
dietro quel pennino, dietro quel dolore.
Non sarà
facile dire addio al Mare della Normandia, già lo so che
mettere ‘conclusa’
questa storia sarà un duro colpo al cuore.
Forse perché
è stata la mia prima storia a capitoli, forse
perché ci sono particolarmente
legata, e mi dispiacerà moltissimo non ve lo nego.
Come
sempre voglio ringraziare Frakkis,
Cosmopolitangirl
,
Tetide,
ainosenosurac, Kira91 , Livia, Mina72,
Arte, NinfeaBlu
,angel88cz, Crissi
, Remy , MacchiaArgentata
e Lavanda76, per le recensioni a
“Verità o illusione”
e grazie a tutte coloro che leggono
solamente.
Mi
congedo da voi ringraziandovi per il sostegno e per la passione che
avete nel
leggere questa storia, e come sempre Carpe Diem.