Il brusio degli
studenti più grandi era un fastidioso rumore di sottofondo che Harry preferiva
cordialmente detestare tramite sbuffi seccati. I nomi venivano elencati con
lentezza esasperante e i brontolii degli stomaci risuonavano nei dintorni e
ognuno alternava verso il suo vicino un’occhiata maliziosa ad una imbarazzata.
Su quello
sgabello si avvicendarono numerosi ragazzi ed Harry memorizzava all’istante la
loro espressione scintillante e gli tremavano le mani al solo pensiero di
sentire il suo nome pronunciato dalla voce severa di quella donna che prima li
aveva accompagnati fin in sala.
“Potter Harry!”
oh cavolo, era già il suo turno.
Il suo sguardo
si solidificò sul suolo ed impose ai suoi piedi di mettersi uno davanti all’altro
e di camminare spediti verso la meta. Era una sua impressione o il centro
d’attenzione della sala si era spostato tutto su di lui?
Una scia di
sussurri seguitò al suo passaggio e quando si sedette, quel vecchio cappello
gli coprì quasi tutta la faccia, fino a sfiorare le gote rosso fuoco.
“Ohhh.. Potter! Attendevo da tanto il tuo arrivo…”
Una voce gli si insidiò in testa e
lui voltò la testa di scatto più volte, per individuare la fonte di quel suono,
ma nessuno dei volti che vedeva proferiva parola, anzi, lo guardavano tutti in
attesa.
“Mi fa male viaggiare…” borbottò
Harry, sistemandosi meglio sullo gabellino e rimanendo in attesa.
“Leggo
nella tua testa un mucchio di cose interessanti… Ti vedrei adatto a tutte le
case, sei un gran lavoratore, hai un cervello in grado di funzionare e possiedi
anche molto coraggio e lealtà, però… Bah, ti vedrei bene a Grifondoro
effettivamente, anche se…”
riprese come se nulla fosse quella voce senz’età.
“Non so chi cavolo sei, se sei la
mia coscienza, o se il mal di viaggio mi fa avere allucinazioni, oppure se sei
un qualche deficiente che sei nascosto da qualche parte qui vicino, ma per
favore, fammi andare a Serpeverde. Li almeno non sono solo” scongiurò a bassa
voce il ragazzino e la voce puntualmente espresse tentennante il suo
disappunto, ma Harry fu irremovibile e appena saltò giù dal suo sedile
momentaneo, venne accolto da un boato dal tavolo in verde ed argento.
Per quanto fosse impossibile divenne
ancora più scarlatto di prima e tentennante si andò a sedere al tavolo della
sua nuova casa, accanto a Draco.
“Io sono incluso in quel noi” sibilò
orgoglioso Harry, voltandosi verso il biondino.
“Beh, eccoti qui. Pensavo che
saresti finito insieme a quella zecca, in effetti” ribattè il suo nuovo amico,
in modo piatto ma il suo sguardo era stranamente scintillante, forse… felice?
“Tanto lo vedo che sei contento”
riprese dopo una licenza di qualche secondo per interpretare la sua
espressione, e gli fece una linguaccia.
“Se ti rende realizzato crederci…”
borbottò, vagando con lo sguardo la loro nuova tavolata.
Nel frattempo lo smistamento
continuava e cresceva nello stesso senso anche il brontolio di stomaci che si
avvertiva nell’aria.
“Ma quando si mangia?” si lamentò ad
alta voce Harry, sbuffando.
“Bimbo, sei impaziente” si
introdusse una voce nuova.
Alzò lo sguardo e incrociò un paio
di occhi verde mare, imbellettati da lunghe ciglia dorate. Momento contemplazione
on.
“Harry svegliati, non è dio sceso in
terra” lo rimbrottò seccamente Draco, alzando gli occhi al cielo.
Si riscosse e lanciò un’occhiata di
fuoco a Malfoy:”Cavolo vai dicendo?”
“Niente, resta a sognare un altro
po’”
Preferì non commentare, per non dare
altra ragione ai due biondi che aveva accanto di divertirsi ancora. A proposito
di biondi, quei due si somigliavano… mah, forse tutte le persone che avevano
quel colore di capelli si somigliavano, evidentemente.
Dopo un’occhiata di fuoco, per
ottenere silenzio da parte del suo interlocutore, rimase soddisfatto. Adesso
poteva rivolgere tutta la sua attenzione a quella ragazza che gli aveva
miracolosamente rivolto la parola. Era la prima volta che una ragazza più
grande gli rivolgeva la parola o, ad essere più precisi, era la prima volta che
un essere femminile (a parte zia Petunia) gli rivolgeva la parola.
Il sorrisetto arrogante accentuava
la somiglianza con Malfoy, purtroppo, ma era maledettamente bella.
“Comunque, ci vuole ancora molto?”
riprese la conversazione di prima, guardandola in attesa.
“No. Solo il tempo che tutti quei
tappetti sfilino via da li e poi finalmente si mangia, anche se prima ci sarà
il discorso di incoraggiamento da parte di quello strampalato del nostro amato
preside” forse aveva sentito una punta sarcastica nella sua frase, condita da
tanto di offesa verso di lui, perchè era un tappetto anche lui, essendo stato
prima li sopra come tutti gli altri.
Non gliene poteva importare di
meno:”Chi sei?”
“Lei è mia cugina Coraline Black” si
intromesse Draco, giocherellando con un lembo della divisa.
“Ah” ecco spiegata la somiglianza,
si riprese subito e continuò:”Io sono…”
“Si si, il grande Harry Potter!
Colui che ha sconfitto il Signore Oscuro e bla bla bla..”proseguì al posto suo
la ragazza.
“Che
angelo…”pensò Harry
sognante, ascoltandola con un orecchio solo e perdendosi a contarle le
lentiggine che girovagavano intorno al nasino da francesina.
“Ehm.. io volevo dire in realtà
semplicemente Harry” ribattè umilmente, imporporandosi, dopo una sua pausa.
“Ok bimbo…” riprese Coraline,
guardando di striscio un nuovo arrivato che si sedeva al loro tavolo.
“No, mi chiamo Harry” lo infastidiva
leggermente quel nomignolo, non voleva essere considerato di poca importanza
solo perché aveva undici anni.
“Bimbo rende meglio il concetto.
Stavo dicendo, bimbo”calcò bene sul
suo nuovo soprannome e lo sfidò a contrariarla:”Ti auguro buona fortuna con
quel ghiacciolo di mio cugino. Spero che riuscirai a farlo sciogliere un po’, è
sempre così teso, come se gli avessero infilato uno spillo su per il sedere”
disse in aria confidenziale, avvicinandosi leggermente a lui, come per rendere
quella conversazione privata.
Il sangue di Harry invertì la
direzione verso il suo cuore, e si mise a pompare più velocemente verso le sue
guancie. La ragazza finse di non notare quel particolare, ma un sorrisino
soddisfatto le si dipinse sulla labbra pallide, coperte da un velo di
lucidalabbra.
“C..ci proverò” balbettò, rendendosi
conto che la sua interlocutrice aspettava un suo commento.
“Bene, perché tu mi sembri proprio
il suo opposto. Solare e allegro e soprattutto con un gran cuore” continuò
imperterrita, come per dare qualche altro colpetto al suo nuovo cuoricino
funzionante, perché solo qualche minuto prima si era reso conto del suo vero
utilizzo.
“Anche i tuoi occhi sono accesi,
bimbo, luminosi e scintillanti. Mi ricordi me al mio primo anno qui” ricordò,
socchiudendo gli occhi, quando il riflesso di quel giorno le offuscò la vista
per qualche istante.
“Non farti ingannare Harry, è una
vipera sibilante” sputò all’improvviso Draco, frantumando quel momento magico
che si era creato per il maghetto.
Altra occhiata infuocata nella sua
direzione, o meglio due, più quella di sua cugina. Presto sarebbe morto
incenerito, non poteva starsene altri due secondi zitto?!
“Ghiacciolo non eri stato
interpellato” sentenziò infastidita, ma un’espressione di sollievo era apparsa
sul suo volto.
Harry la guardò, con un gran punto
interrogativo stampato in faccia, e lei spiegò:”Siamo arrivati alla zeta. Sta
finendo”
Lo stomaco di Harry sbuffò di
sollievo al posto suo. Un uomo con degli occhiali a mezza luna poggiati sul
naso adunco, si alzò e cominciò il suo discorso d’apertura ed Harry si perse,
completamente, ad osservare Caroline.
“Non sognare, quella vipera è del
quinto anno, non ti considererà mai neanche di striscio”
Draco Malfoy, colui che ti spegne i
sogni in un colpo solo. Un nome, una garanzia.
“Grazie, amico. Ma hai frainteso” lo
rimbrottò, poggiandosi le mani sulla pancia.
“Si certo, e io amo alla follia
quella piattola che ti sta addosso” ribattè sarcastico.
“Su bimbi, non litigate” li riprese
Caroline, ma venne distratta da un suo amico che la abbracciò a sorpresa.
“Visto? Troppo impegnata” rafforzò
la sua tesi ed Harry sbuffò più forte, per fargli capire che il fatto che un
ragazzone se la stesse spalmando addosso, non gli cambiava assolutamente nulla.
Dopo mangiato si alzarono tutti con
la pancia dolorante e poterono affermare che l’attesa non aveva deluso le loro
aspettative. Dei ragazzi più grandi li raggrupparono, e, come dei cani pastori,
li incitarono a seguirli.
Percorrendo la sala, si scontrarono
con i membri delle altre case e notò come, quei ragazzini che aveva incontrato
su uno scompartimento, lo stessero guardando in modo strano e con diffidenza.
“Ci incontriamo domani mattina a
lezione Harry!” gli urlò qualcuno di conosciuto e girando la testa riconobbe
Hermione che sventolava una mano nella sua direzione.
Il ragazzino gli fece un sorriso ed
un cenno che aveva capito e si avviò dietro a Tiger e Goyle che, come al
solito, si rendevano utili facendo da sparti acque.