All’oceano, anche se non può capirmi,
a tutti quelli che hanno trovato pace
soltanto al centro esatto dell’oceano.
Tutta la notte passata ad ascoltare l’incessante
sciabordio delle onde che s’infrangono sulla riva, per poi ritirarsi nuovamente
e rifare tutto d’accapo un’altra volta.
Senza stanchezza, senza fatica, trasportando
speranze lontane anni luce, nascoste tra le onde che veloci corrono verso la
riva.
Figlio di una molecola d’acqua invisibile ad
occhio nudo, moltiplicata per miliardi su miliardi, fino a divenire l’oceano.
Oceano mare, immensità devastante all’occhio umano
che lo fissa, oceano mare, pioggia incessante in un cielo piatto.
Perdersi nel destino di uno specchio d’acqua
infinito, galleggiare cullandosi tra i pensieri più remoti dell’animo.
Scappi, quando ti rintani in riva al mare, seduto a
fissare l’immensità dell’oceano, scappi da te stesso, dal resto, non sai
nemmeno tu da cosa stai scappando in realtà, perché tutto sembra confuso e
disordinato, capace di ritrovare la sua perfezione sono lì, al centro esatto
dell’oceano.
Incapace di scappare ancora ti accasci a terra,
immergi la tua essenza nella purezza chiara dell’acqua e lasci che trasporti
via con sé tutto ciò che ti pervade.
A volte l’acqua sembra chiamarti, sembra discostarsi
leggermente e rivelarti un passaggio che ti conduce al suo interno.
Basterebbe lasciarsi trascinare dalla corrente,
lasciarsi cullare dalle onde, durante un mare in tempesta.
Scuoterebbe il corpo, lo lascerebbe affondare con
semplicità, lo farebbe tornare in superficie e poi ancora giù, in un ciclo
infinito che ha culmine solo nel punto di rottura delle molecole stesse.
Lasciarsi accarezzare dall’acqua, morirci accanto,
sentirne il rumore incessante che non smette di riempire l’aria ; questo
sarebbe favoloso, come un pianoforte che non smette di suonare, perso anch’esso
nell’oceano, poggia le dita su ogni tasto, vive di ogni suono.
Mi sento infinitamente sola, sento che tutto ciò che mi
circonda è parte della fantasia, che solo quel rumore che riesco a sentire da
giorni è identificabile con la realtà.
Eppure cos’è la realtà?
Una striscia sottile le divide, un fiore delicato
sulle dita.
Avrei voluto nascere lì, vivere lì, semplicemente
immersa nell’acqua senza muovermi, senza mangiare, senza dover nemmeno
respirare, figlia del mare.
Purtroppo fatta di carne, sangue, inscindibile,
aggrappata ad un amore fasullo.
Oceano mare, oceano di parole, di emozioni, di
pensieri, immensità devastante all’occhio umano, incapace e nullo di fronte a
tutto quello.
Il sole inizia lento ad abbassarsi, riflettendosi
per gran parte sulla superficie increspata dalle onde, colorando l’acqua di un
tenue arancione pastello, frutto di un disegno creato dalla stessa natura.
È meraviglia pura agli occhi dell’uomo, delizia
dell’animo e dei sensi che ne trovano rifugio e ispirazione.
Ho dimenticato totalmente chi sono arrivando su questa
spiaggia, senza nome, senza identità.
Ho lasciato semplicemente che i miei pensieri
fossero liberi veramente, ho provato a sentirmi libera e felice come non lo ero
mai stata.
Ho fissato la notte che cala sulla terra, senza
perderne un secondo e mi sono meravigliata di quanto possa esserci da scoprire
in tutto ciò.
Ricordo i corpi straziati di uomini che hanno
rischiato di morire nel mare, l’orrore vivo e palpabile dipinto nei loro occhi
chiari, nei loro volti deformati dal dolore.
Una vela chiara all’orizzonte sembra avvicinarsi a
me, la guardo con un sorriso dipinto in volto, i capelli scompigliati dal
vento, i piedi nella sabbia ancora calda.
Sorrido a quella vela, sorrido alla vita.
Sorrido a me.
Silenzio.
Note dell’autore:
C’è qualcosa nel
mare che ho sempre amato più di qualsiasi altra cosa, nonostante non sia facile
descrivere a parole ci ho provato e spero di esserci riuscita, almeno in parte.
Aquamarine