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Autore: Me91    07/03/2011    0 recensioni
Il fascino della mente umana è insuperabile: essa è in grado di distorcere la realtà plasmandola a suo piacimento, in una maniera tale da far credere che ciò che proviamo, ciò che vediamo e che sentiamo, sia vero. Tanto che, alla fine, non possiamo più distinguere il vero dal sogno. E soprattutto come possiamo farlo, se ci accorgiamo che il sogno è più rassicurante e meraviglioso della realtà?
Primo posto nel contest "Schizofrenici a piacimento" di miseichan
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
 
«Che cosa?!»
«Ho detto di no» ribadisce la donna, seria ma pacata.
André va su tutte le furie.
«Non capisco che cosa ti ho fatto per meritarmi questo!»
«Niente, non hai fatto niente» si passa una mano sul volto stanco «È solo che preferisco che tu non vada»
«Che vuol dire “preferisco che tu non vada”?» il ragazzo stringe i pugni, irato «Perché ti devi sempre immischiare nei fatti miei, eh?!»
«Perché sono tua madre» sta volta il tono si fa davvero deciso «E ti proibisco di andare a quella festa»
«Va al diavolo!» esclama il giovane con un gesto della mano, voltandosi di scatto e tornando in camera sua facendo sbattere la porta.
Lei abbassa lo sguardo, fissando il pavimento con gli occhi tremanti e un’ombra scura sul volto, poi si allontana lentamente, andando a preparare la cena.
Louis, seduto alla scrivania e intento a leggere un libro sotto la piccola abat jour, alza gli occhi verso lo specchio di fronte a lui, osservando il fratello dare prima un calcio alla sedia accanto il letto, per poi gettarsi sul materasso con il volto premuto sul cuscino.
«Qualcosa non va?» chiede tranquillamente.
«Va a quel paese, Louis» sbotta l’altro senza alzare il volto dal cuscino.
Louis sospira e torna a leggere, commentando:
«Lo sai che odia i tuoi amici. Dovevi immaginarti che ti avrebbe impedito di uscire»
«Ah, grazie tanto per il conforto!» André si porta il cuscino sopra il capo, chiudendo lì la questione.
Qualcuno bussa alla porta.
«La cena è pronta» annuncia una voce dolce.
«Grazie mamma, ma proprio oggi non ho fame... vado a dormire presto» risponde Louis, tornando a rivolgere lo sguardo fuori dalla finestra.
«Louis... stai male per caso?» si preoccupa lei.
«No, no... tutto a posto...» la rassicura, sperando non chieda spiegazioni.
La maniglia si abbassa un po’, mentre lei dice:
«Posso vederti un attimo?»
«Non provare ad entrare!» la minaccia André, mettendosi seduto sul letto con un’aria irritata «Non voglio proprio vedere la tua faccia! Vattene!»
Si sente chiaramente la donna trattenere il fiato e, forse, le lacrime.
Louis scuote il capo e, ad occhi chiusi, afferma delicatamente:
«Sto bene, mamma, davvero. A domani»
«Sì...» mormora lei, per poi allontanarsi.
André allora si alza di colpo, si porta davanti all’altra finestra della stanza e la apre con un gesto secco.
Louis torna a guardare il gemello allo specchio, alzando un sopracciglio e chiedendo:
«Scappi di nuovo?»
«Non sono affari tuoi» allunga una mano e afferra un ramo dell’albero che si trova al livello della finestra, tirandosi su sul davanzale.
«Quando pensi di tornare?» insiste Louis.
«Quando mi pare!» risponde seccamente André, per poi balzare sull’albero e scendere a terra.
Corre fino la vecchia decapottabile rossa di sua madre e vi sale dentro, mettendo in moto con le chiavi che aveva preso precedentemente in cucina, convinto di avere il permesso di andare alla festa con la macchina. Parte sulla stradina di terra con una piccola sgommata a causa delle ruote lisce, e si avvia al paese vicino, decidendo di andare comunque a quella festa.
 
«Che palle!»
Con un calcio, André colpisce la ruota della macchina, per poi appoggiarsi di peso con la schiena contro lo sportello.
«Perché mamma non si ricorda mai di fare benzina?» sospira, seccato, incrociando le braccia e lanciando uno sguardo alle luci del paese distante ancora qualche chilometro.
Gira il capo dall’altra parte, scorgendo non molto lontane le luci di casa sua; meno di mezzora a piedi.
Sospira di nuovo, alzando il volto in alto per osservare le stelle con una smorfia scocciata.
«Ciao Louis»
André volta il capo alla sua destra, attratto da quella voce dolce e allegra.
La luce argentea di quella luna luminosa gli permettere di scorgere la figura di una ragazza, ad un paio di metri dalla macchina; porta uno scialle nero sulle spalle, ma sotto è vestita con un abito leggero, rosso cupo come i capelli, mossi e fluenti, che le ricadono sulle spalle. Gli occhi verdi risplendono, lucidi e belli, risaltando sul suo viso delicato e pallido.
Il ragazzo storce un poco le labbra, pensieroso e comunque ancora seccato, ma risponde con calma:
«Louis è mio fratello. Io sono André»
«Oh, ma siete identici!» si sorprende lei, avvicinandosi e iniziando poi a curiosare dentro e intorno la macchina «Comunque io sono Marie»
«Ah...» si limita a dire l’altro, osservandola con un’aria meditabonda.
«Ma che fai?» chiede dopo un po’, tra il sorpreso e l’infastidito.
Marie si volta con un sorriso verso di lui, rispondendo:
«Hai davvero una bella macchina! Mi piacerebbe molto farci un giro...»
«Con questo catorcio?» sbuffa André, alzando le spalle «Figurati, è a secco»
«E allora come farai a tornare a casa?»
«È qui a due passi...» dice lui noncurante, portandosi le mani in tasca.
Marie si appoggia alla macchina di fianco a lui, chiedendo ancora:
«Dove andavi di bello?»
«A una festa» torna a corrucciarsi «Mia madre voleva impedirmi di andarci... quella rompipalle!»
«Beh, ad ogni modo ormai non puoi andare più da nessuna parte...» le esce una piccola risata.
André la guarda imbronciato.
«Non hai niente di meglio da fare che scocciarmi?»
«Mah, facevo solo una passeggiata...» fa spallucce, tranquilla «Non ti preoccupare, me ne vado»
Si raddrizza e fa un segno di saluto con la mano, avviandosi poi per la strada, passando proprio davanti il ragazzo.
André alza le sopracciglia, colto alla sprovvista e allarmato allo stesso tempo: in qualche modo sente di non doverla lasciarla andare... si sente bene con lei.
«Aspetta»
Le ha afferrato una mano delicatamente, fermandola.
Marie si volta indietro, piacevolmente sorpresa.
«Possiamo fare due chiacchiere... se ti va» aggiunge lui un po’ impacciato.
Perché quella ragazza gli crea così tanta confusione?
Marie gli sorride e ritorna indietro, tornando ad appoggiarsi alla macchina di fianco al ragazzo.
 
Passa diverso tempo; l’aria si fa pungente e André posa il suo giubbetto sulle spalle della ragazza, che lo ringrazia con uno sguardo così acceso e brillante da far invidia alle stelle.
Si ritrovano a parlare di tutto; della loro vita, dei loro sogni.
Marie è straordinaria. Così piena di energia, così intelligente, così... così perfetta, che André non riesce a distogliere lo sguardo da lei. Non si è mai sentito così bene con nessuno e si sente sereno e a suo agio. Riesce a confidarsi, a parlare della sua rabbia che si porta dentro dalla morte di suo padre, accaduta diversi anni prima. E si sorprende nello scoprire che parlarne con Marie è così facile, così liberatorio. E allora continuano a parlare e lei gli racconta di non aver mai conosciuto i suoi genitori, di aver sempre vissuto con i suoi nonni, ma comunque di essere felice. È una ragazza così solare che André decide di divertirla, raccontandole buffe storielle che girano per il paese vicino, oppure scherzando con lei, solleticandola, rincorrendola, fino a rotolare insieme sul ciglio della stradina sterrata, in mezzo all’erba.
Senza smettere di ridere, Marie si mette seduta e dà un’occhiata all’orologio. Lanciando un piccolo fischio, esclama:
«Accidenti! Sono quasi le tre del mattino!»
«Così tardi?» si stupisce André, verificando a sua volta «È vero!»
Marie torna a guardarlo dolcemente, dicendo:
«Forse dovrei rincasare...»
«Vuoi che ti accompagni?» si propone subito lui gentilmente.
Entrambi si alzano in piedi e lei scuote il capo, rassicurandolo:
«Abito a cinque minuti da qui, non ti preoccupare»
Rimangono ancora un attimo a guardarsi, poi lei gli concede un altro piccolo e luminoso sorriso.
«Devo andare...»
Fa un paio di passi indietro, poi si gira completamente e inizia a camminare per la strada.
André, però, non riesce a trattenersi.
«Marie!» la chiama, sporgendosi in avanti.
Lei si ferma e si volta verso di lui.
«Resta solo altri dieci minuti...»
La ragazza dischiude un po’ le labbra, esitante; vorrebbe, ma è tardi...
«Io... io non credo che...»
«Concedimi qualche minuto» André fa un altro passo avanti, quasi supplicandola «Solo per un ballo»
«Un ballo?» ripete lei, sorpresa.
«Non ho mai ballato con una ragazza e... e mi piacerebbe farlo con te» la sua voce è sincera.
Marie abbassa un attimo lo sguardo, portandosi una mano al petto; nemmeno lei ha mai ballato in vita sua e quella proposta le sembra così... così tremendamente bella.
«Non credo di saper ballare...» dice a mo’ di scusa, con un sorriso timido.
André increspa le labbra, divertito.
«Nemmeno io» ammette, sbuffando e trattenendo a stento le risate.
Il sorriso di Marie si allarga.
«Allora va bene»
Mentre lei si avvicina, André apre lo sportello della macchina e si allunga per accendere l’autoradio.
«Vediamo che cosa danno a quest’ora...» dice, cercando una frequenza “pulita”.
Girando fra le varie stazioni radio passa distrattamente in una proprio nel momento in cui inizia una canzone che fa sussultare Marie.
«Aspetta, torna indietro!»
Lui gira la manovella, fermandosi al segnale della ragazza.
«Adoro questa canzone» fa lei, sorridente come sempre «È un nuovo singolo!»
André rimane un attimo in ascolto, poi alza le spalle.
«Mai sentita» afferra la mano di Marie, guardandola intensamente mentre l’avvicina a sé «Ma questo non importa»
...
You have stolen my heart *
 
André va a cingere i fianchi della ragazza, lentamente, delicato, tanto da farla appena sussultare; Marie allora allunga le braccia, per poi appoggiare la mani sulle spalle del ragazzo, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di lui. Iniziano quindi a muoversi a piccoli passi, girando su se stessi e muovendosi un po’ lateralmente.

Invitation only, grant farewells
Crash the best one, of the best ones
Clear liquor and cloudy eyed, too early to say goodnight
 
«È una bella canzone» si ritrova a commentare André.
«Bellissima...» mormora lei, con lo sguardo fisso sui brillanti occhi del ragazzo.
Lui avvicina impercettibilmente il viso a quello della ragazza e sussurra spontaneamente:
«Tu sei bellissima»
Il suo volto pare illuminarsi al complimento.
«Anche tu» risponde Marie, colta da un fremito.
André va a posare dolcemente una mano sulla guancia di lei, attratto dalle sue labbra rosse. Si avvicina ancora un po’, socchiudendo gli occhi; si avvicina ancora a quelle labbra irresistibili...
Marie ha appoggiato due dita sulla bocca del ragazzo, continuando a guardarlo intensamente.
«Devo proprio andare»
André rimane in silenzio, mentre lei si scioglie dall’abbraccio delicatamente. Inizia ad arretrare, guardandolo, e poi gli promette:
«Ci rivedremo presto»
Lui si limita ad annuire con il capo, ancora intento a contemplarla. Marie si volta e si allontana con calma per la strada, mentre la canzone va sfumando le ultime note alle sue spalle...
 
 You have stolen my heart...

Continua...

Nel capitolo precedente mi ero scordata di aggiungere che gli elementi che dovevo inserire erano:

Canzone:“Stolen” dei Dashboard Confessional

Luogo: Biblioteca

Fiore: Girasole

Li segnerò con un asterisco colorato.

 Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci sentiamo tra un paio di giorni! :)
  
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