Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: lady lina 77    07/03/2011    5 recensioni
I moschettieri sono impegnati nella battaglia contro gli Ugonotti a La Rochelle. D'artagnan parte, sperando in una grande e nuova esperienza, quella guerra di cui tanto ha sentito parlare e che mai ha vissuto sulla sua pelle. Ma ci metterà poco a capire che la guerra non è un'avventura da romanzo... Il suo mondo, i suoi affetti, la sua anima finiranno risucchiati in un incubo buio come la notte...
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie a tutti per il caloroso benvenuto dato a questa mia nuova storia, siete stati davvero carinissimi. Grazie a Jenny (scusa se sono rimasta indietro nel leggere la tua fics ma ho poco tempom e seguo più sezioni quì su efp, spero di rimettermi in pari prestissimo!), alla grande fans Aramis/Athos Citosol (in questa fics vorrei approfondire il personaggio di Aramis, coi suoi tormenti dati dalla sua doppia vita e natura, spero ti piacerà), alla tenerissima e simpaticissima Hello Kitty e infine a Tetide, colei che con la sua stupenda fics mi ha ispirato per questa storia (mi è venuta in mente leggendo dell'incontro fra D'artagnan e Constance nella tua storia, grazie!!!).

Alla prossima ragazzi, spero continuerete a seguirmi e a lasciarmi due righe con le vostre impressioni!

Un bacione!!!






Nuovo passato, nuovo futuro




Marcel DeMotte era uno di quegli uomini che avevano fatto della ideologia Ugonotta la propria ragione di vita. Opposto al potere di re Luigi XIII, del Cardinale Richelieu e ai Cattolici, aveva abbandonato la sua fattoria fuori città per entrare nel vivo della battaglia, nella lotta che vedeva La Rochelle bruciare di fermenti rivoluzionari.

Aveva circa trent'anni di età e nella vita, fino allo scoppio della rivolta, non aveva fatto altro che il contadino. Però fin da piccolo, spinto da un padre estremo oppositore della monarchia che considerava il male del popolo, aveva sviluppato sentimenti anti reali e anti cattolici. E lo scoppio di quella battaglia era stata una manna dal cielo per i suoi ideali e non aveva esitato a partire con un gruppo di suoi seguaci, per mettersi al centro della battaglia. Quale occasione migliore avrebbe potuto presentarsi per combattere da vicino Richelieu, le sue guardie e gli odiati soldati del re, moschettieri in testa?

Marcel DeMotte era quello che, in tempi più moderni e durante una guerra di alcuni secoli dopo, sarebbe stato definito partigiano. Fuori dagli schemi, guerrigliere che non seguiva regole precise dettate dall'alto ma che agiva decidendo solo di sua coscienza, senza nessun capo sopra la sua testa, si era presto distino a La Rochelle, diventando in breve quasi una leggenda.

Lui e il suo gruppo di fedelissimi erano considerato guerrieri forti, integerrimi e senza macchia, degli eroi.

Nei mesi di battaglia aveva deciso che i moschettieri del re erano il bersaglio ideale da sconfiggere, per giungere allo scopo e conquistare fama e gloria. E presto aveva adocchiato i migliori quattro, Athos, Porthos, Aramis e D'artagnan. Erano gli uomini migliori del corpo dei moschettieri, i più valorosi, i più fidati, i più abili. Colpire loro era come infliggere un colpo mortale alla monarchia il lotta. Uno o tutti e quattro prigionieri nelle sue mani, sarebbero stati un'ottima merce di scambio e di trattativa con Luigi XIII. Ed era stato la loro ombra, il loro incubo peggiore, sempre alle calcagna... I quattro moschettieri avevano ben presto imparato a riconoscerlo e a battersi con lui e i suoi fedelissimi...

Ed ora eccolo lì Marcel DeMotte, soddisfatto di aver catturato una delle sue prede più ambite, il più giovane dei moschettieri, il più scavezzacollo e abile, un pupillo e futura promessa per quel corpo di soldati. D'artagnan!

Aveva catturato un pezzo da novanta!!!

Il giovane moschettiere, catturato pochi giorni prima durante gli scontri al porto, giaceva privo di sensi e ferito dal colpo di cannone che lo aveva investito, su un letto fatto da del semplice pagliericcio. Mai si era destato dal suo torpore dovuto alle gravi ferite da quando era stato preso e non aveva quindi alcuna coscienza di dove fosse, con chi fosse e cosa lo circondava.

Marcel e i suoi uomini si erano prodigati a curargli le ferite per salvarlo. Quel ragazzo gli serviva vivo, al momento. Cadavere non sarebbe stato di alcuna utilità... In un certo senso avevano maledito quel colpo di cannone che lo aveva centrato.

Si trovavano nello scantinato di un caseggiato che si perdeva e passava inosservato, fra le strette vie di La Rochelle, nascosti da tutti i nemici monarchici e cardinalisti che li cercavano assiduamente per stanarli. L'intreccio di vie e la popolazione che aiutava la loro lotta però, consentivano agli Ugonotti di mimetizzarsi efficacemente e nessuno era venuto, fino a quel momento, a cercare il moschettiere disperso...

Un bussare sommesso fece sussultare Marcel e i due uomini che erano di guardia con lui ma l'uomo sorrise, tranquillizzandoli. "Tranquilli, conosco questo bussare. E' Grethel con i viveri". Poi si voltò verso la porta. "Avanti!".

E infatti nell'angusta stanza entrò una giovane donna di circa vent'anni, dai capelli lisci e neri, lunghi fino alle spalle, pettinati e perfettamente lucidi e dagli ammaglianti occhi verde smeraldo. Fisico atletico, magro, alta e truccata, spiccava fra le normali donne di La Rochelle. Aveva un modo di fare ammiccante e elegante insieme, un passo felpato che ricordava quello dei gatti, un'aria sicura di se che avrebbe intimorito ogni uomo, abiti eleganti, attillati e provocanti. Un'ottima alleata da spedire per la città alla ricerca di viveri e informazioni, che arrivava ovunque grazie ai suoi sorrisi ammiccanti, alla sua bellezza e alla sua sensualità. Un'ottima spia che non destava sospetti. Spesso Marcel aveva visto moschettieri e guardie del Cardinale con occhi sognanti e imbambolati, quando lei passava nei pressi della lotta. E Grethel gliela faceva sotto al naso, senza che quei babbei in piena crisi ormonale si accorgessero di niente.

"E allora Grethel, che si dice in città?" - chiese Marcel alla nuova arrivata, con fare di confidenza.

La ragazza alzò le spalle. "Sempre le solite cose! La lotta coi governanti è giunta a una fase di stallo. Le cose si faranno terribilmente lunghe, temo..." - rispose appoggiando un sacchetto con dentro del cibo sul tavolo. Poi si avvicinò al letto dove giaceva il moschettiere catturato. "Ma questo sta ancora nel mondo dei sogni? Non è che dopo tutto il lavoro per catturarlo e salvarlo, ci muore senza esserci di minimo aiuto?".

Marcel fece segno di diniego con la testa. "L'ha visitato poche ore fa il dottor Frocard e ha detto che è in ripresa. Si salverà, ha la pellaccia dura questo moschettiere!".

Grethel si morse l'unghia del pollice. "E quando si sarà svegliato, come ti servirai di lui?".

Un sorriso crudele si dipinse sul viso di Marcel. "Oh, intanto lo torturerò per carpirgli informazioni. E' giovane, basterà qualche frustata e canterà come un grillo, svelandoci nascondigli e piani dei suoi colleghi! E poi, lo userò come 'trattativa' con i nostri nemici. E' uno degli uomini migliori di sua maestà e il re tenterà ogni carta per riaverlo. Scenderà a patti con noi, ne sono sicuro!".

"Speriamo..." - sussurrò Grethel poco convinta, osservando d'Artagnan.

In quell'istante il moschettiere si mosse, ansimando e mugugnando per il dolore.

Marcel, Grethel e i due Ugonotti a guardia della casa si avvicinarono al letto, increduli. Finalmente si stava svegliando, dopo giorni di sonno profondissimo.

Il moschettiere aprì a fatica i grandi occhi blu, sussultando per il dolore che si irradiava in ogni angolo del suo corpo. Si guardò intorno smarrito, spaesato, confuso...

"Finalmente ti sei svegliato, bell'addormentato!" - sussurrò severamente Marcel.

D'artagnan lo fissò stranito. "E tu chi sei? D... Dove sono?".

Grethel si appoggiò alla sponda del letto. "Nel covo degli Ugonotti più feroci di La Rochelle" – disse in modo cupo, per intimorirlo.

D'artagnan si guardò intorno. La sua mente, i suoi pensieri erano bianchi, come non esistessero... Non aveva coscienza di se, di chi fosse, di dove fosse, di chi fossero le persone con lui e del perchè stesse tanto male. Era una sensazione sgradevolissima, di caos totale nella testa. Non riusciva a capire nulla ne di se stesso ne di quello che dicevano quelle persone. "U... Ugonotti? E chi sarebbero? Chi siete voi?" - chiese a fatica, confuso.

Marcel spalancò gli occhi. Lo stava prendendo in giro? Ferito o non ferito, a quel moschettiere avrebbe fatto sentire subito lo schioppo della frusta se avesse osato prendersi gioco di lui! "Ehi, l'opzione del finto tonto non ti è concessa!".

"I... Io non so di cosa voi parliate signore!" - rispose intimorito d'Artagnan. Era vero! Non sapeva nulla di se, non ricordava nulla di se, come se la sua mente fosse stata ripulita di ogni cosa, come poteva sapere di altri? Era come se fosse nato in quel momento, tutto ciò che poteva esserci stato prima... non esisteva più...

"BRUTTO...". Marcel si gettò su di lui, pronto a stringergli il collo con le mani, per far terminare quella che per lui era una recita.

Ma Grethel, con un gesto veloce lo afferrò per la cinta, bloccandolo. "Fermo, non sta mentendo! Non mi sembra almeno..." - gli sussurrò all'orecchio, studiando contemporaneamente con lo sguardo il loro prigioniero. "Guardalo, ha gli occhi smarriti. Temo che il colpo ricevuto gli abbia fatto perdere la memoria..." - proseguì bisbigliando.

Con un gesto secco di rabbia, Marcel diede un pugno alla sponda del letto. "Dannazione! Se è così, il piano è andato a rotoli!".

Grethel osservò fugacemente d'Artagnan, poi prese Marcel per la cintola dei pantaloni, incitandolo a seguirla fuori dalla casa. "Non è detto" – disse pensierosa.

Lasciarono d'Artagnan coi due uomini di guardia e uscirono fuori, nello spiazzo antistante.

Marcel era rosso di rabbia. La sfortuna si era abbattuta su di lui. "In questo stato di cose quel ragazzo non ci serve e quindi deve morire!".

Grethel sorrise, scuotendo la testa. "No, non è detto, ho un'idea".

"Quale?" - chiese Marcel scettico e adirato.

Lo sguardo di Grethel si fece curioso. "Senti, quel tizio era un bravo spadaccino, vero?".

Marcel annuì. "Ottimo, uno dei migliori".

A quelle parole, Grethel si sedette su una botte, accavallando le gambe. "Bene, i talenti non si perdono con un'amnesia e quindi, rimesso in sesto, quel tipo potrebbe combattere per noi".

"E' un nostro nemico, ti ricordo!" - la rimbeccò Marcel con sarcasmo.

La ragazza assunse un'aria maliziosa. "Ma lui non lo sa... E teoricamente, potremmo raccontargli qualunque frottola e lui ci crederà. E' confuso e totalmente nelle nostre mani. Ho già un'idea a proposito...".

Marcel sospirò. Ciò che diceva Grethel aveva senso ma... "Ci servirebbero nuovi adepti però di quel tizio possiamo farne a meno. Non erano questi i piani originali!!!".

"Tu sei veramente IDIOTA!!!" - lo rimproverò la ragazza – "Non passerà inosservato ai moschettieri, durante la battaglia lo noteranno e capiranno che c'è qualcosa che non va in lui, quindi tenteranno di riprenderlo con ogni mezzo. E per farlo, dovranno scendere a patti con noi. Lo sfrutteremo come spadaccino e poi come ostaggio. Che poi era quello che volevi fare tu, giusto?".

DeMotte ci pensò su. Come sempre, quella vipera di Grethel aveva avuto un'idea geniale. Ci poteva stare... "Ma... ci crederà? Non avrà dubbi? Come possiamo essere certi che ci sarà fedele?".

Grethel sorrise di nuovo, maliziosamente. "Ecco, è un moschettiere leale e questa parte del suo carattere non è andata persa. E io so come sfruttarla, come ti ho detto prima ho in mente un piano, so come farlo sentire in dovere verso di noi. Entriamo e fammi parlare con lui, senza interrompermi. Andrà bene, vedrai...".

Poco convinto, Marcel annuì e insieme rientrarono nella casa. D'artagnan giaceva ancora a letto, con gli occhi chiusi dal gran mal di testa e debole per la febbre.

Grethel gli si avvicinò, facendo segno alle due guardie di andarsene, poi si sedette famigliarmente accanto a lui. "Ehi, sono quì..." - sussurrò.

D'artagnan riaprì gli occhi, trovandosi davanti il bellissimo viso di Grethel. Prima l'aveva vista solo di sfuggita ma ora, vedendola da vicino... Arrossì, di riflesso. Quella donna sconosciuta e bellissima sembrava stregarlo con il solo sguardo... "E voi chi siete?" - chiese con un filo di voce.

Grethel sorrise dolcemente. "Il colpo in testa che hai ricevuto, a quanto pare è stato violento e hai perso la memoria. Ma sta tranquillo, mi prenderò cura di te. Sono Grethel... Tua moglie..." - disse accarezzandogli famigliarmente i capelli.

A quelle parole pronunciate in tono tranquillo, in simultanea Marcel e d'Artagnan spalancarono gli occhi.

Marcel la guardava allucinato mentre il guascone la fissò, smarrito e shoccato. "M... Mia moglie?". Accidenti, non ricordava nulla del passato ma sicuramente doveva essere stato un passato favoloso con una donna del genere. Doveva essere stato un uomo fortunato... Ah come avrebbe voluto ricordare...

"Si, tua moglie. Purtroppo siamo impegnati in una guerra terribile contro il re e il Cardinale di questa nazione, persone crudeli che schiacciano noi Ugonotti e affamano il popolo sopraffatto dai loro capricci. E durante gli scontri tu sei rimasto gravemente ferito e hai perso la memoria. Ma ora stai bene, per fortuna sei di nuovo con me" – disse abbracciandolo e stendendosi accanto a lui, fingendo commozione.

D'artagnan sussultò. Il contatto ravvicinato con quella donna risvegliava i suoi sensi sopiti... Non ricordava nulla di lei, di se stesso, di quello di cui era appena venuto a conoscenza ma nonostante il gran casino che aveva in testa, avvertiva chiaramente il piacere dello stare accanto a quella donna...

Però...

Le prese la mano sinistra, studiandola e studiando poi la sua mano sinistra. "E la fede nuziale?" - chiese.

Grethel fu subito pronta con una nuova bugia. "L'abbiamo tolta di comune accordo, quando è iniziata la battaglia. Per dell'oro sono disposti a uccidere di questi tempi e non volevamo rischiare la nostra vita e il simbolo del nostro amore. Le nostre fedi sono custodite in un posto sicuro e lontano da quì. Quando sarà tutto finito andremo a riprenderle e le rimetteremo al dito".

D'artagnan annuì, convinto da quella spiegazione logica, mentre Marcel fissava ammirato la capacità di Grethel di inventare frottole al momento, senza nessun problema...

Il guascone fissò la donna in volto. "Come mi chiamo, chi sono io? E..." - alzò la testa a guardare Marcel accanto a loro – "Chi è lui?".

Grethel si morse il labbro. Vero, ci voleva un nuovo nome per il loro inconsapevole prigioniero! "Tu sei Denis Rimaud e lui è Marcel DeMotte, il nostro capo, colui che guida la rivolta contro il potere monarchico. Si è preso cura di te, aiutandomi molto e sostenendomi, in questi ultimi durissimi giorni in cui stavi male. E non vediamo l'ora che tu ti riprenda per continuare la nostra lotta. Siamo una grande famiglia quì, tutti uniti nella nostra battaglia... E tu sei parte di noi, una parte importante!".

D'artagnan l'ascoltò assorto, poi ripetè meccanicamente, nella sua mente, il suo nome che Grethel gli aveva appena rivelato. 'Denis Rimaud... Io mi chiamo Denis Rimaud'. Tentò di sforzarsi di ricordare ma un dolore acuto alla testa lo fece accasciare sul materasso con un gemito.

Grethel gli fu subito a fianco. "Tesoro, tranquillo, ora devi solo riposare per rimetterti presto. Senza fretta, non sforzarti... Ci siamo noi a prenderci cura di te...".

A quelle parole, il moschettiere si tranquillizzò e in breve scivolò in un sonno pesante. Era in buone mani, era impaurito e non ricordava nulla ma si sentiva sicuro, circondato da una bellissima e premurosa moglie e da un capo ribelle che lo aveva a cuore.

Quando fu profondamente addormentato, Grethel si voltò vittoriosa verso Marcel. "Tutto a posto, visto!?".

Marcel sorrise freddamente. "Sei un genio. Ora possiamo proseguire il nostro piano".

  
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