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Autore: lady lina 77    24/02/2011    10 recensioni
I moschettieri sono impegnati nella battaglia contro gli Ugonotti a La Rochelle. D'artagnan parte, sperando in una grande e nuova esperienza, quella guerra di cui tanto ha sentito parlare e che mai ha vissuto sulla sua pelle. Ma ci metterà poco a capire che la guerra non è un'avventura da romanzo... Il suo mondo, i suoi affetti, la sua anima finiranno risucchiati in un incubo buio come la notte...
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legami strappati



La Rochelle bruciava, la battaglia infuriava. Ovunque guerriglia, combattimenti, disordini, morti e feriti. Ugonotti contro esercito reale, guardie cardinaliste e moschettieri in una feroce battaglia come solo le guerre di Religione possono essere...

Athos, Porthos, Aramis e D'artagnan vi erano giunti ormai da tre mesi, insieme ai loro compagni e al capitano De Treville che seguiva e comandava le operazioni di guerra da un campo fuori città.

Avevano dovuto lasciare la tranquilla e sonnolenta Parigi, dove la pace regnava ormai da due anni dopo la fine di Maschera di Ferro e ributtarsi in una guerra feroce e sanguinaria che tanti morti aveva già fatto.

Athos e Porthos erano partiti preoccupati ma decisi a combattere come sempre. Fra i quattro, erano quelli che avevano più esperienza in questo genere di guerre e sapevano che scherzare troppo col fuoco poteva essere pericoloso. Erano tesi nonostante Porthos cercasse di smorzare la situazione con qualche battuta quà e là proprio perchè sapevano cosa li aspettava, ci erano già passati in altre occasioni... La guerra non era una battaglia contro un singolo, per quanto potente quel singolo potesse essere, in una guerra si doveva combattere sempre, dubitare di chiunque, guardarsi le spalle in ogni momento della giornata. E questo, Athos e Porthos lo sapevano bene e mai si erano stancati di ripeterlo, durante il viaggio da Parigi, ai loro due amici più giovani ed inesperti.

Dal canto suo Aramis era partita seria e decisa come sempre. Aveva scelto di vivere come un uomo, di vivere da moschettiere e questa sua scelta di vita veniva portata avanti con rigore. Anche se, combattere in una guerra, spaventava un pò il lato femminile che comunque mai se ne sarebbe andato da lei. La paura dell'ignoto forse... Sulla guerra aveva sempre sentito racconti tremendi...

D'artagnan invece era partito baldanzoso e curioso, come sempre. La sua natura era di scavezzacollo combina-guai ed era eccitato di combattere in una guerra vera. Certo, sapeva che non c'era da scherzare, De Treville e i suoi compagni glielo avevano ripetuto fino allo sfinimento. Però, nonostante le raccomandazioni di prudenza, il suo spirito avventuroso e ribelle sembrava averla vinta. Aveva lasciato Parigi per combattere la sua prima vera guerra, finalmente una battaglia seria dopo anni di tranquillità post-Milady e in cuor suo sperava che questa esperienza potesse migliorarlo come moschettiere. Era stato triste, certo, lasciare la casa di Monsieur Bonacieux, Marta, la sua amata Constance che un giorno avrebbe voluto sposare... Ma in fondo sarebbe tornato, glielo aveva promesso, tempo di vincere gli Ugonotti e sarebbe stato di nuovo da lei...

E così erano giunti nel cuore della battaglia... Loro, i moschettieri, tutti gli altri corpi d'armata del re, Richelieu in persona coi suoi uomini...

Tutti lì, a combattere per la vittoria di Luigi XIII.

A d'Artagnan erano bastati pochi giorni per scoprire che la guerra non era un'avventura meravigliosa, da romanzo. La guerra portava morte, distruzione, spossava e uccideva la popolazione, nessuno escluso... La guerra, col suo carico di morte, non guardava in faccia a nessuno, nemmeno ai bambini. Spesso, nelle sue perlustrazioni, ne aveva visti... Piccoli morti, dilaniati, raggomitolati senza più un filo di vita ai bordi delle strade... Bimbi che mai sarebbero diventati grandi, che mai più avrebbero giocato e riso, com'era in loro diritto...

Bimbi di strada, bimbi magari di buona famiglia... Ma pur sempre bambini...

Già, d'Artagnan aveva capito presto che la guerra non era una cosa divertente... E spesso, proprio davanti alle piccole vittime, ripensava a Jean, partito due anni prima con lui alla ricerca della sua mamma e mai più tornato. Lo stomaco gli si contorceva al ricordo...

"Jean..." - mormorò sotto voce...

Aramis gli ficcò una mano sulla testa, costringendo il guascone a rannicchiarsi dietro alla trincea di fortuna che aveva costruito con assi e carri semi-distrutti dalla battaglia. "D'artagnan, vuoi stare attento alla battaglia? Non devi pensare, devi solo salvaguardare la pelle!!! NON sporgerti!!!".

D'artagnan annuì e si mise al riparo. Accidenti a lui, non doveva perdersi nei suoi pensieri!!! Lui e Aramis si trovavano al cento di La Rochelle, nel cuore della battaglia, erano circondati da nemici e stavano cercando di raggiungere i loro compagni sulle retrovie, sgattaiolando per i vicoletti della città.

Un gruppo di dieci Ugonotti non li lasciava, li tallonava, li inseguiva passo passo...

D'artagnan si morse il labbro. "Aramis, e se ci dividessimo? Potremmo confondere loro le idee, non se lo aspettano, no? Pensaci, se stiamo insieme rallentiamo la nostra ritirata e rischiamo di farci ammazzare tutti e due, se ci dividiamo, probabilmente almeno uno di noi ce la farà. Da soli possiamo mimetizzarci meglio che stando insieme".

Aramis fissò l'amico accigliata. Un piano azzardato, in perfetto stile d'Artagnan. Pieno di rischi forse, ma in fondo non stupido. E non avevano troppe scelte. Guardò il suo giovane amico. "Tu ti farai ammazzare prima dei trent'anni, lo sai?" - disse, mascherando un sorriso.

D'Artagnan annuì. "Mio nonno diceva che è meglio vivere pochi anni ma da leone che cent'anni da coniglio!".

"Tuo nonno era saggio! ...E un tantino... incosciente..." - lo rimbeccò la giovane donna.

D'artagnan annuì. "Buon sangue non mente, no? Comunque, che si fa? Ci stai?".

Aramis si fece seria. "Ci sto! E speriamo vada tutto bene e di trovarci a cenare stasera al campo con Porthos e Athos, tutti e quattro insieme!!! Al mio tre tu vai a destra e io a sinistra. Mi raccomando d'Artagnan, corri, corri e non voltarti mai! E tieni sempre la mano ferma sull'elsa della spada!".

D'artagnan annuì. "Certo! Attenta anche tu! Ci rivediamo più tardi...". La guardò negli occhi. Era bello combattere con Aramis, lei univa in se la grazia e l'intelligenza di una donna con l'abilità di un moschettiere. All'inizio, sapendo la verità, aveva avuto imbarazzi e reticenze a trattarla come un commilitone. Ma poi aveva capito... Aramis, donna o uomo o moschettiere che fosse, era sempre e solo Aramis. L'Aramis che aveva conosciuto e apprezzato come amico e moschettiere al suo arrivo a Parigi. Aramis, aveva un passato con cui riusciva a convivere serenamente, che non le impediva di essergli amica e moschettiere. E se ci riusciva tanto bene lei, aveva deciso che ci sarebbe riuscito anche lui. E così era stato e da tanto non provava più alcun imbarazzo a stare solo con lei. Tutto era tornato come all'inizio della loro conoscenza, quando non sapeva davvero chi Aramis fosse... Due semplici, grandi amici...

La donna moschettiere si inginocchiò, pronta a scattare e correre. "D'artagnan... Uno... due... TREEEEE!!!".

In una frazione di secondo, con la velocità di un felino, i due furono in piedi. E come d'accordo, presero le due direzioni opposte e concordate.

Aramis si intrufolò in un vicoletto che portava alla periferia ovest della città, d'Artagnan prese a correre per un breve tratto sulla via principale, diretto a un vicolo stretto dall'altra parte della strada, che portava al porto.

I dieci Ugonotti intravidero appena Aramis ma la direzione che aveva preso d'Artagnan fu loro subito chiara.

Il capo dei dieci uomini, Marcel DeMotte, lo indicò ai compagni. "Si sono divisi, il più giovane è andato verso vicolo Roucard. Inseguiamolo!!! Quel vicolo porta al porto e lì ci sono i nostri compagni, si metterà in trappola da solo! Dobbiamo catturarlo e carcare di non ucciderlo, un moschettiere nelle nostre mani sarebbe un ottimo affare e un'ottima merce di scambio e di trattativa con il re e i suoi armati".

Gli altri Ugonotti annuirono e poi corsero dietro al guascone.

D'artagnan accelerò la corsa. La strada scelta era pericolosa, sapeva di essere inseguito e sapeva che dirigendosi verso il porto avrebbe potuto incontrare numerosi nemici pronti a sbarrargli la strada. Ma sapeva anche che il porto era pieno di nascondigli adatti a rintanarsi fino a che non si fosse fatta sera e l'oscurità avrebbe potuto aiutarlo a tornare dai suoi compagni senza essere visto. Doveva solo raggiungerli quei nascondigli, bastava poco, molto poco...

Corse, fino a che ragginse una piazzetta che dava sul mare. E si bloccò. Era piena, stra-piena di Ugonotti che combattevano con alcune truppe delle guardie cardinaliste. Era in corso una furiosa battaglia e non mancavano, oltre alle spade, anche i temutissimi cannoni.

Marcel e i suoi uomini intanto lo avevano quasi raggiunto.

D'artagnan si voltò. Gli Ugonotti che lo avevano inseguito come seguci tutto il giorno erano dietro di lui, altri, a centinaia, affollavano il porto. Cosa doveva fare?

La prima idea fu di correre ancora e sperare di raggiungere gli uomini di Richelieu. E così fece...

Corse qualche decina di metri, inseguito da Marcel e gli altri...

Poi udì solo un forte rumore metallico...

Un cannone alle sue spalle tuonare, minaccioso...

Un fischio, un qualcosa di violento gli si avvicinò, sempre di più...

La sua mente fece appena in tempo a capire che una cannonata era appena partita, diretta contro di lui e i cardinalisti...

Solo un fugace pensiero... 'Mi salverò?'...

Poi un fragore spaventoso, polvere e dolore lo invasero...

Tutto divenne nero, nebbioso, doloroso, MOLTO doloroso, come se la sua carne si smembrasse in mille pezzi...

Il suo corpo sembrava perdere consistenza, dopo un pò anche il dolore potente lo abbandonò, lasciandolo in uno strano stato di tranche...

Tutto attorno a lui divenne nebbioso, urla e grida pian piano sembravano allontanarsi lasciandolo solo in un'assordante silenzio...

E una strana sensazione sconosciuta lo invase, come di una spugna che gli lavava l'anima, la mente, i ricordi, proprio come se lavasse una lavagna...

'Athos... Porthos... Aramis... Constance... Jean...'...

I volti delle persone che amava danzarono per un istante davanti a lui...

Poi quella strana spugna lavò anche quei ricordi...

E tutto divenne nero come la pece...


  
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