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Autore: loonaty    07/03/2011    4 recensioni
Com'è fuggire da ciò che più si ama?
Com'è avere tutto e subito dopo ritrovarsi con nulla fra le dita?
Un chakra dalla potenza sconfinata, inferiore solo a quello della volpe.
Un carattere combattivo e ribelle.
Un'indole autodistruttiva.
Un membro in più nel clan Uchiha.
Cosa si prova ad essere un mostro?
Non ci si aspetta che qualcuno capisca.
Non ci si aspetta che qualcuno compatisca.
Perché niente di ciò è davvero rilevante.
Kioko è Kioko, e questo, che voi lo vogliate o no, non cambierà.
"Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei." (capitolo 12 "Queste rose")
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Rin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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CAPITOLO 15 – CENERENTOLA il nastrino di velluto nero (parte 2)

 

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-Allora?-
Lei mette il broncio, arrossisce appena e Kakashi non può fare a meno di trovarla proprio carina. Se non fosse per il fatto che gli ricordava incredibilmente una certa falchessa di sua conoscenza …
Le porge il braccio e lei non si muove, allora le afferra una mano staccandola dalla superficie satinata del lungo tavolo un po’ appiccicoso per le bevande versate, coperto di briciole. In fondo si può notare Gai saltarci sopra e cominciare una danza sfrenata sotto le facce allibite degli altri, ma Kakashi non ci fa caso. Le conduce la mano verso il suo braccio, la tira di nuovo verso la pista tenendola a braccetto. Lei sfugge continuamente il suo sguardo, tanto che ancora non ha capito di che colore ha gli occhi.
-Ha mezza notte finisce l’incantesimo- Mormorò la ragazza con la testa bassa.
Kakashi la fissò incuriosito. Eppure non dava proprio l’idea di averla riconosciuta, stringeva ancora gli occhi quando la guardava. Come quando uno tenta di vedere attraverso la nebbia. Ballarono, altri interminabili minuti. Una canzone, poi un’altra, un’altra ancora. 
Poi il rintocco.
C’erano le campane a Konoha?
A quanto pare sì.
Uno, due, tre, quattro …
Perché, perché si era data appuntamento a mezza notte con Rin a casa sua? Perché era voluta sottostare agli orari della sua famiglia?
-Devo andare Kakashi –kun- Disse separandosi da lui.
Cinque,sei …
 
-Di già?-
-Te l’ho detto l’incantesimo finisce a mezza notte- Si allontana di un paio di passi e poi Yuago plana tra loro.
-Kakashi-san!- Le stelline che le brillano attorno agli occhi sapientemente truccati lasciano presagire i suoi intenti e la mora ne approfitta per sparire nuovamente tra quel mare di gente.
Il bigio fissa interdetto il punto in cui la ragazza era sparita. Sorride mestamente e si sistema la chioma folta. Peccato che non ci fosse Kioko, pensa, il nero dovrebbe donarle ed è troppo silenziosa per i miei gusti…
 
 
 
 
 
 
 

                                                                              -Che facciamo?-
-Che ne dici di ballare?-
-M-ma …Ballare, io e te .. nel senso, maschio e … è …-
-Obito dai questa canzone è stupenda!E poi a mezza notte devo incontrarmi con Kioko per andare a casa!-
-Ma,ma …-
Gli afferrò le mani decis.
-Vedi? Mi metti una mano sul mio fianco … così-
-Rin …-
Lo so, ti sto facendo arrossire, ho visto come non mi guardi negli occhi, ho visto come stai attento a non pestarmi i piedi …
-Dai non sarai impacciato nel ballo quanto nella lotta spero!-
-N-no, so ballare …-
E’ che siamo compagni di squadra da così tanto tempo eppure non mi hai mai nemmeno sfiorato, e in questi giorni continui a starmi vicino, come se avessi paura, come se temessi qualcosa, un brutto presagio Rin? Cosa succederà? L’hai visto il bicchiere che si crepava mentre avvicinavo la mano?
Forse la bevanda era troppo calda ed il vetro troppo freddo. Eppure so che se stasera non ballerò con te sarà qualcosa che rimpiangerò per sempre, ed allora ti stringo, la tua testa, la tua testolina che ci batte tutti nei test scritti, premuta sotto il mio collo.
-Non farti strane idee, è solo un ballo!-
Un bisbiglio, la voce da gatta che dice tutta un’altra cosa.
Chissà se li senti i rintocchi Rin.
Non ho voglia di farteli notare.
Se non li senti magari resti qui, ancora un po’ con me, magari stasera riesco a dirti quello che provo.
Ed invece alzi la testa e ti allontani. Mi sorridi e scappi verso casa dopo un saluto frettoloso. Ed io resto lì, con la solita faccia da idiota, senza essere riuscito a spiccicare parola, senza aver sfiorato nemmeno una volta le tue labbra …
Forse ora comprendo cosa provò il principe quando cenerentola scappò via da lui. Il vuoto.
Solo che lui non aveva la certezza di rivederti il giorno avvenire.
Sapeva che non avrebbe mai confessato il suo amore alla ragazza misteriosa.
 
Il principe non era un illuso.

 
E’ davanti alla finestra della casa di Rin, lei dorme già. Ha passato una serata stupenda, si vedeva dal sorriso ebete. E lei? Lei, Kioko Uchiha, com’era stata la sua serata?
Bizzarra.
Decisamente insolita.
Sei ancora vestita di seta blu scuro. L’obi un po’ allentato attorcigliato ad una gamba flessuosa, i piedi nudi le reti stropicciate in un angolo molto più simili a quelle dei pescatori. Sul comodino puoi veder brillare le due farfalle sorelle che avevi addosso. Le lunghe ciocche che di solito ricadono davanti ai tuoi occhi neri sono ancora assicurate dietro il capo con le appariscenti schegge di corallo ed il trucco è perfettamente al suo posto, a parte il lucidalabbra, quello l’hai leccato via perché era troppo appiccicoso. Guardi fuori la luna. Sotto di te le luci rosse e dorate della festa non si sono ancora spente.
E se tornassi giù?
Ed è un attimo, le pareti ti scivolano attorno facendo volteggiare l’abito. Atterri sulle punte di mani e piedi, mezza accucciata come un gatto. Ti sollevi e procedi tra la folla. Il lunghissimo obi come uno strascico arrotolato alle caviglie, l’abito che si apre un po’ sul davanti scivolandoti dalle spalle e scoprendo appena quei seni che a malapena riempiono una coppa di champagne. La gente si volta a guardarti e tu ricambi gli sguardi, gelida. Gli occhi neri non sono famosi per il ghiaccio, ma i tuoi, i tuoi sembrano nati per essere l’eccezione che conferma la regola.
Cammini, ti dirigi verso il burrone e l’albero dove dormi di solito. Solo che una figura scura è seduta già sul ciglio, le gambe incrociate, il volto rivolto al cielo.
Ti avvicini senza far rumore, la luce della luna non illumina a quel modo la chioma di chiunque. 
Ti fermi alle sue spalle. Ti accucci poi gli batti un paio di volte su una spalla con le dita per poi sgusciare dall’altro lato. Uno scherzo stupido, di quello per i bambini piccoli. Ma lui sobbalza e si volta da lato sbagliato, per poi cambiare bruscamente direzione e cozzare contro la tua fronte troppo vicina.
Cavolo che testata.
-Ahi!- Gemi. –Sapevo che avevi la testa dura, ma non pensavo così tanto-
-Cavolo mi hai fatto male!- Si sfregò la fronte. Poi la guardò. Era buio, troppo buio, se alla festa non l’aveva riconosciuta era impossibile che lo facesse adesso.
-Sei cenerentola- Constatò fissandola.
-Cenerentola?- Domandò Kioko inarcando un sopracciglio, ma lui non poteva vedere la sua espressione.
-Quella che è scappata dal ballo a mezza notte, solo che non hai perso la scarpetta.-Poi le sfiorò il malleolo nudo con le dita percorrendo il dorso del suo piede scoperto.
-O forse sì?- Commentò.
Era davvero fastidioso non poterlo vedere bene. Eppure, nonostante si fosse resa conto di provare un infimo sentimento ,quale probabilmente l’amore, per lui, continuava a trovarlo insopportabile. Con i suoi modi di fare da re delle tenebre, io non ho bisogno di niente e nessuno, eccetera, eccetera. Perciò rimase in silenzio. A fissare la luna, le stelle. Poi sentì le mani di lui che di nuovo le sfioravano una caviglia. Un tintinnio argentino. Poi lui si alzò.
-Almeno non mi tenderai più agguati di soppiatto, ti sentirò arrivare- Disse allontanandosi ed alzando una mano in segno di saluto. L’altra in tasca in una posa calcolata di apparente indifferenza e svogliatezza.
Quando sparì in lontananza lei abbassò lo sguardo sulla caviglia che lui aveva accarezzato. Sulla pelle abbronzata risaltava un campanellino argenteo stretto alla caviglia con un nastrino di velluto nero.
Lo guardi a bocca spalancata. Non sai che dire. Muovi il piede ed il campanellino tintinna. Lo fissi come ipnotizzata.
Di nuovo.
Lo fai suonare, ci giocherelli con le dita poi ti alzi in piedi e volti la gamba in mille modi per poter vedere come ti sta.
 
Quindi ti ha fatto un regalo.
 
Così pare.
 
Non avrai intenzione di indossarlo domani in missione vero?
 
Se lo indossassi lui mi riconoscerebbe no?
 
E noi non vogliamo che ti salti addosso e ti baci vero?
 
Certo che no! Non sono ancora così irrecuperabile bello mio!
 
Sbottò lei dirigendosi verso casa pestando i piedi con rabbia sul suolo.
Le parve di udire ancora il flebile sussurro del suo demone delle orecchie, fu come se stesse pensando più che altro tra se, ma si fosse dimenticato di disattivare il viva voce …
 
Meglio così, per me, meglio così …


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