Capitolo 11 – Felici per sempre?
NOTE: questo è l’ultimo capitolo, poi il nick di bevkim non mi servirà più (finchè non troverò altre fic sue carine), quindi tra qualche giorno (max una settimana) inizierò a pubblicare un altro autore, vi informerò nelle note della fic, non vi preoccupate. LEGGETE LE NOTE FINALI MI RACCOMANDO!
Harry corse su per le scale verso
l’appartamento con un enorme sorriso sul volto. Non poteva aspettare di vedere
la sua reazione quando le avrebbe detto le novità –
provava a immaginarsele, ma non avrebbe saputo dire se sarebbe stata felicità o
delusione per la scelta che aveva compiuto. Passando dal freddo decembrino al
calore della sua casa, si tolse I vestiti che lo avevano riscaldato all’esterno
e si diresse verso l’interno dell’appartamento.
“Hermione?” chiamò, “sei a casa?” Sorrise nel
vedere una testa spuntare fuori dallo studio, I suoi
capelli rici sulla faccia che ancora indossava gli occhiali, ricordandogli la
loro giovinezza.
“Sì,” rispose,
sorridendo a sua volta mentre si dirigeva verso di lui, “sembri un bambino in
una fabbrica di dolci.”
“Questo perchè ho un lavoro.” Harry si fermò
e la osservò. Vestita in jeans e maglione, sembrava stupenda.
Sei mesi erano passati da
quando la maledizione era stata annullata, e il cambiamento in lei era
evidente. Aveva mantenuto la sua promessa, e aveva passato i primi due mesi prendendosi
cura di Harry, facendo si che ogni suo desiderio si
avverasse (beh, non proprio ogni desiderio…) mentre lei aggiornava “Hogwarts:
la storia”. Quando Harry si era rimesso abbastanza in forma per
badare a se stesso, era tornata al San Mungo per continuare il suo
addestramento, eccellendo ora che non aveva nulla di cui preoccuparsi.
Nel frattempo anche Harry aveva fatto
progressi, con poche complicazioni. Il suo addome era tornato normale,
lasciando solo delle cicatrici per ricordargli le ferite presenti in passato. Comunque la sua vista aveva avuto dei problemi, non era
ancora tornata al suo solito ( i suoi nuovi occhiali erano definitivamente più
spessi dei vecchi), ma almeno ora poteva vedere. Inoltre
avrebbe potuto dire di nuovo che aveva gli occhi di sua madre – il solito verde
era tornato con la vista.
Lui non aveva ripreso la conversazione che
avevano avuto minuti prima della contromaledizione, ne
mai più parlato del bacio. Ma Harry non si era scordato, e rimaneva nella
convinzione che anche se non aveva detto nulla a
proposito da allora, lei lo amasse. O perlomeno ci
sperava.
Comunque, lui e Hermione erano più uniti che mai. Spesero il
loro tempo al matrimonio di Ginny e Neville danzando e scherzando. Siccome era
ancora cieco, Hermione aveva fatto si che si fosse
divertito (e lo aveva protetto da ogni cattivo scherzo che i gemelli Weasley
facevano a sue spese).
La nascita di Trixie Scarlett Weasley era avvenuta
una settimana prima e pochi giorni prima del ventesimo compleanno di Hermione.
Essendo la seconda femmina nata in una famiglia conosciuta per la sua
popolazione maschile aveva provocato grandi festeggiamenti. Harry e Hermione erano stati nominati padrino e madrina.
“Allora, mi dici che
lavoro hai accettato?” chiese, le mani sui fianchi.
“Hai davanti a te il nuovo insegnante di
Difesa Contro le Arti Oscure. Saluta il professor Potter.” Harry vide il suo
sorriso crescere mentre lo stringeva in un abbraccio
spaccaossa.
“Oh, Harry, è fantastico!” gridò lei.
“Non pensi che sto solamente tornando a cosa
è sicuro e familiare? Questo è un passo indietro…”
“No!” esclamò, accigliata, “perché lo dovrei pensare?”
“Non lo so,”
rispose, sedendosi sul divano, “immagino che la gente si aspettasse da me di
diventare Auror, o Indicibile, o qualcosa di più… eccitante.”
“Penso che ci stai pensando troppo,” rispose lei, sedendosi accanto e prendendogli la mano,
“hai avuto abbastanza eccitazione per una vita intera. Harry, non importa cosa
pensano gli alti – devi fare ciò che è giusto per te.”
“Hai ragione Hermione,”
disse lui cercando i suoi occhi, “veramente ragione. Quando ho detto si, mi
sono sentito tornare a casa.” Stupito, si preoccupò quando vide Hermione allontanarsi.
“Immagino che questo vuol dire
che te ne andrai da qui,” disse dolcemente, i suoi occhi sfuggenti, “che dovrai
vivere nella scuola.”
“No,” rispose con un
tono calmo, riprendendole le mani, “non tutti gli insegnanti vivono là. Posso
ancora vivere qui se vuoi. Ma se sei stanca di me…”
“Sei davvero confusionario,”
rispose, con un sorrisetto sulle labbra, “ma butti via la spazzatura. Questo mi
mancherebbe.”
“Vuoi che rimanga solo perché sono io che
butto via la spazzatura?”
“Forse non solo per quello,”
lo sguardo si posò di nuovo su di lui, il sorriso non più nascosto.
Qualcosa accadde a Harry
quando vide quel sorriso. Decise che voleva di più. Si amavano, ma
avevano sprecato una vita a cercare di ignorare quello che provavano. Non
voleva che questo continuasse – era un Grifondoro, scelto per il suo coraggio!
Aveva sconfitto Voldemort! Sarebbe dovuto essere
impavido – perché non poteva dirle la verità? Perché
era così difficile? Perché si sentiva spaventato quando
aveva l’occasione di dirglielo? Ma non oggi, non ora.
“Non va bene,”
disse, alzandosi di scatto, “Non posso più farlo.”
“Fare cosa? Cosa non va
bene?” chiese una confusa Hermione, Harry la guardò.
“Noi. Io e te,”
rispose, sedendosi di nuovo, “Hermione, non posso più essere tuo amico…”
“Cosa?” vide la
paura nei suoi occhi, il dolore, e comprese che cosa aveva detto.
“Volevo dire, non posso più essere solo tuo amico,”
Harry fece una pausa, prendendo fiato, “voglio di più, voglio stare con te.
Hermione, ti amo e ti ho amato da cosi tanto tempo. Amo il modo in cui i tuoi capelli hanno quei riflessi dorati sotto
il sole. Amo come ti mordicchi il labbro inferiore
quando pensi, come sei leggermente accigliata mentre leggi qualcosa di
impegnativo. Amo come sei stata con me, attraversando tutto ciò in cui ti ho cacciata, i pericoli – tutto, sei sempre stata lì. Amo
come ti guardi in giro cercandomi, assicurandoti che sto bene. Amo la tua
intelligenza; la tua necessità che le cose siano
sempre eguali e giuste. Amo come ti ergi in difesa di ciò in cui credi, persino
se questo significa che sei da sola. Non ti sei mai adeguata a ciò che gli
altri pensano perché sai cosa vuoi essere. Sei la persona più forte che conosca, la più gentile, la più dolce, la più…”
“Basta.”
La sua parola era un sussurro, ma aveva
congelato Harry sul posto. Era molto pallida, e non lo guardava negli occhi. Il
suo cuore si fermò, e capì che quello che aveva fatto sarebbe
potuto essere il più grande errore della sua vita – oltre ad averla lasciata
circa sei anni prima. La guardò mentre si alzava,
barcollando leggermente, mentre si voltava e si dirigeva verso la porta.
“Hermione?” provò a chiedere, mentre la
seguiva, immobilizzato nel vederla mettersi la giacca e la sciarpa. Si girò e
lo guardò, ma non disse nulla. E poi se ne andò.
Harry si alzò e fissò la porta chiusa prima
che la sua mente comprendesse cosa era appena
successo. Si era confessato a lei – e lei era uscita. Si ridiresse verso la
poltrona e vi si buttò sopra pesantemente, i suoi occhi fissi sul fuoco che
bruciava nel camino. Cosa aveva fatto? Era sicuro che
avrebbe detto di ricambiarlo, che si sarebbero baciati e chi sarebbero
estasiati nel trovarsi uniti. Si sarebbero sposati e avrebbero iniziato la
famiglia che entrambi volevano così tanto.
Invece aveva forse rovinato la migliore
amicizia che avesse mai avuto. Invece
aveva forse perduto l’unica persona che rappresentava il mondo per lui. Cosa avrebbe fatto se non lo avesse più voluto nella sua
vita, se quello che aveva detto avesse reso impossibile stare persino nella
stessa stanza? Cosa avrebbe fatto senza lei?
Harry non sapeva quanto era rimasto a fissare
il fuoco, o quando Grattastinchi si era messo sulle sue ginocchia. Capiva comunque che si stava facendo buio. Ignorando la rabbia di
Grattastinchi, che cadde dalle ginocchia soffiando, si alzò e si affacciò alla
finestra. Aveva iniziato a nevicare, e sembrava spiacevole essere la fuori. Iniziò a preoccuparsi – era uscita da diverso tempo,
sembrava una vita, e ora era buio e tempestoso. Voleva seguirla, trovarla e
assicurarsi che fosse salva. Ma questa era Londra, e poteva essere dovunque.
Harry iniziò a passeggiare. Perché era via da
così tanto? Confermava che aveva fatto
un grandissimo errore. Si fermò e lasciò il sentimento di perdita uscire, prima
di riprendere a camminare. Sia che lei lo amasse o no
non importava. Era sola, nell’oscurità e stava arrivando una tempesta. Poteva
essere in pericolo. Doveva andare a cercarla.
Con un nuovo obbiettivo, Harry corse nella
sua stanza al piano di sopra per trovare dei pantaloni idrorepellenti,
cambiandosi velocemente per trovarla prima possibile. La sua mente ripassava le
magie che conosceva che
lo avrebbero aiutato a trovarla, magie che gli aveva insegnato lei a Hogwarts.
Pronto per la sua nuova avventura, scese le scale verso la porta.
Ma la strada era bloccata da una donna bagnata fradicia,
in piedi davanti alla porta aperta.
“Hermione?” chiese, non sicuro se fosse
veramente lei, “stai…stai bene?”
“Piuttosto infreddolita,”
rispose, i suoi denti che battevano insieme. Harry la aiutò con il cappotto
bagnato e la portò al caminetto vicino al fuoco. Con un movimento della mano,
il fuoco crebbe di intensità e iniziò a riscaldare la
stanza. Un altro movimento e le luci della stanza si accesero.
“Pensavo fossi un comune mago,” disse, stringendosi nel tentativo di riscaldarsi.
“Lo sono. Solo non ho bisogno di una
bacchetta.” Rispose, felice che perlomeno le parlasse.
“Harry, mi dispiace…” iniziò.
“Hermione, mi dispiace…” disse nello stesso
momento. Si guardarono e sorrisero. Si sedette davanti a lui, coccolando
passivamente il suo gatto che le era saltato addosso.
“Non devi scusarti,”
disse, “hai avuto il coraggio di fare qualcosa che ho sempre voluto fare –
dirti la verità su come mi sentivo. Mi hai spaventato e avevo
bisogno di pensare. Questo è quello che ho fatto nelle ultime tre ore. Pensavo
a cosa mi avesse spaventato così tanto.
“Sei tornata con una risposta?”
“Prima di scoprire che ero una maga,” disse triste Hermione, “ero una solitaria. Avevo denti
sporgenti, questi capelli e credo piuttosto intelligente, che faceva spaventare
gli altri bambini. Poi compresi che ero una strega, che avevo
una possibilità di reiniziare, di farmi nuovi amici con gente che non
conoscevo, che mi avrebbero dato una possibilità. Il problema era che ero così
certa che non avrei saputo nulla quando fossi arrivata
a Hogwarts, che avrebbero capito il loro errore e mi avrebbero rimandato a
casa, che imparai tutto quello che potevo sul nuovo mondo in cui stavo per
entrare.” Harry sorrise a se stesso – aveva avuto le stesse insicurezze che lui
aveva provato, che la scuola avesse in qualche modo
sbagliato. E, certamente, solo Hermione avrebbe
compensato imparando tutto.
“Mi sentivo nello stesso modo,” disse sorridendo lui.
Ma ti sei fatto degli amici, io no. Lavanda e Calì erano
l’opposto di me, come puoi immaginare. Erano concentrate solo su vestiti,
ragazzi e… beh, questo. E io ero tornata alla mia rete
di libri e regole, separandomi di nuovo dagli altri. Quando
sentii Ron chiamarmi incubo, e dire come nessuno potesse sopportarmi, mi sembrò
troppo. Pensai che sarei dovuta andare avanti sempre da sola. Non avrei mai
avuto amici, che, credici o no, era piuttosto triste.
E poi qualcosa di strano accadde, qualcosa che cambiò la mia vita.”
“Il troll…”
“No Harry, non solo il troll. Tu. Qualcuno che avevo conosciuto dai libri, un eroe nel mondo dei
maghi, ma qualcuno che non mi conosceva veramente o a cui piacevo. Qualcuno che era amico di un ragazzo che mi aveva appena insultato.
Quel qualcuno si ricordò di me.” Fece una pausa mentre
prendeva le sue mani, intrecciando le loro dita e facendogli esplodere il
cuore.
“Quando ti incontrai
per la prima volta, nel vagone, eri il Ragazzo Sopravvissuto. Quando mi salvasti dal troll divenisti il ragazzo che aveva
ricordato. Da quel momento ti dovevo la vita, ma mi convinsi anche che avrei
fatto tutto quello che era in mio potere per aiutarti in ogni modo possibile. Quando imparai a conoscerti, divenisti solo Harry, una
persona meravigliosa, e qualcuno di cui ero fiera chiamare mio amico. Non pensai mai a te come qualcosa di più che
il mio migliore amico, ma capii la connessione che ci univa, e sapevo che in
qualche modo era molto più di una semplice amicizia. Non capivo cosa fosse, ma
c’era qualcosa.
“Possiamo essere solo amici, se è questo quello che vuoi…”
“Fammi finire Harry,”
interruppe Hermione, “quando ci avvicinammo alla Battaglia Finale, iniziai a
capire che non potevo immaginare la mia vita senza di te al suo interno. Dopo
che i miei parenti morirono e tu mi baciasti nell’attico, capii che ti amavo e
che non ci sarebbe mai stato nessuno nella mia vita che ti potesse sostituire.
“Mi
ami?
“Oh
Harry, certo che ti amo. Sei e sarai sempre la persona più importante della mia
vita.”
“Allora
perché te ne sei andata?”
La
domanda rimase sospesa per un momento, mentre lei pensava alla risposta.
“Per cinque anni ti
ho considerato morto,” iniziò, “ provavo a non pensare
a te perché quando lo facevo era semplicemente troppo doloroso. Per cinque anni
ho saputo di dover morire giovane e di non poter avere la famiglia o, per quel
che conta, la carriera, che avrei voluto. Non mi avvicinavo a persone nuove
perché non vedevo il senso. Chiunque incontrassi lo
paragonavo a te. Quando pensai a te, quando capii che eri in qualche modo vivo
da qualche parte nel mondo, mi chiesi se avessi incontrato qualcuno, se mi avessi sostituito nella tua vita, se ti ricordassi di me…”
“Eri te la ragione per cui sono tornato…”
“Lo dicesti,” sorrise lei, “ma non ci credevo veramente. Harry, ho
sognato per così tanto tempo di sentirti dire che mi
amavi, che mi volevi nella tua vita. In un anno sono passata dal crederti morto
e che ti avrei presto raggiunto ad averti di nuovo nella mia vita, vivendo in
casa mia e poi rischiando la tua vita perché potessi
avere la mia indietro. L’ultimo anno, nonostante fossi malata, è stato il più
bello della mia vita perché te eri parte di essa. E
poi mi dici che mi ami? Era troppo e il mio cervello
si era fermato. Dovevo sistemare le cose.”
“Allora le hai
sistemate? Ci darai una possibilità?”
“Forse.” Hermione
lo guardò e lui non potè leggerle negli occhi, quindi attese pazientemente che
continuasse, “mi hai detto tutte le ragioni per cui mi ami,
quindi voglio restituirti il favore. Voglio che tu sappia perché ti meriti di
essere amato. Harry, la tua vita è stata un inferno. Hai perso l’amore dei tuoi
genitori prima di poter parlare e poi sei stato maltrattato dall’unica famiglia
che tu abbia mai conosciuto. Sei stato scelto per un ruolo che sentivi non tuo, e affrontato orrori che nessuno dovrebbe mai
affrontare. Hai visto amici, famiglia e un grande, grande uomo morire davanti a
te, ma invece di lasciarti consumare in una sofferenza
distruttiva, hai continuato nel percorso che il destino ti aveva riservato.
Pensavi di dover morire, ma ce l’hai fatta. E nonostante tutto, sei rimasto un favoloso essere umano.
Hai mostrato a tutti noi intorno a te come vivere. E
anche se non lo comprendi, ci hai mostrato come amare. Perché
questo è tutto quello che hai fatto – amarci abbastanza da voler sacrificarti per
noi.
“Mi avete tutti
dato un motivo per…”
“Ma
avresti potuto ignorarli. E quando pensasti di essere
un pericolo per noi, quando eri un pericolo per te stesso, hai di nuovo
sacrificato la tua felicità per noi. Sei stato favoloso, Harry, veramente
fantastico.
“Grazie,” sussurrò
Harry.
“Grazie a te,”
rispose Hermione.
“Significa che ci darai una possibilità?”
“Solo ad una condizione…”
“Quale?”
“Che tu mi baci
ora.”
Harry sorrise. Prendendole la faccia
gentilmente tra le mani, si avvicinò e pose le labbra leggere sulle sue. Si
perse nelle emozioni che provava, più forti di quella sul campo da Quidditch
tanti mesi prima. Senti la sua bocca schiudersi, e la sua
lingua esplorare la sua bocca, qualcosa che ricambiò con passione. Posò le sue
mani nei capelli di lui, come lui fece con lei, e
presto il loro baciò divenne qualcosa di più forte. Lui sentì il suo corpo
cadere di schiena, e presto la copriva, le mani di entrambi esploravano l’altro
in dolci tentativi.
Stupito sentì Hermione allontanarsi e la
guardò con evidente disappunto.
“Penso…penso che dovremmo fermarci ora,” disse esitante, la sua faccia rossa ma un sorriso negli
angoli della bocca. Harry si sedette e provò a nascondere l’eccitazione che il
loro abbraccio aveva causato, felice quando lei si
adagiò su di lui, la testa a riposo sulle sue spalle.
“E’ stato incredibile,”
disse lei.
“Dillo a me,”
rispose Harry, mettendo una mano tra i suoi capelli, “quindi significa che
usciamo insieme ora?”
“Penso di sì,” rise
lei, “oh Dio, pensa cosa diranno gli altri quando ci faremo vedere alla
prossima cena mano nella mano.”
“Cosa, ve lo avevamo
detto?”
“Penso che Ron, Ginny e Molly stiano già
preparando il nostro matrimonio.”
“Sai, potrebbero
avere ragione.” Harry rise con lei.
Non riusciva a ricordare un momento in cui si
sentisse cosi felice, già pensava al modo perfetto per
chiederle di sposarlo, la sua mente così persa nei suoi pensieri che non notò
Hermione con una mano già sotto la sua maglietta finchè non sentì il suo tocco
nel torace. Con un sorpreso respiro, guardò nella familiare oscurità dei suoi
occhi, sorridendo nel vedere che ora dei riflessi verdi erano nell’iride
marrone.
“Hermione?” disse lui, la sua voce
leggermente più alta di quanto volesse, consapevole di altri
movimenti incontrollabili che erano ripresi nelle sue parti intime.
“Mmm. Non va bene,”
disse, un sorriso strano sulle labbra, “voglio di più.”
“Di più? Ma hai detto
che dovevamo fermarci…” Harry si sentì nervoso, la parte del suo cervello
ancora funzionante sapeva che c’era una buona possibilità che lui avrebbe fatto
qualcosa molto presto che aveva sognato da tanto, tanto tempo. Ma c’era una parte, molto più forte del suo cervello, che
era connesso a qualcosa di lui più istintivo, più primitivo – e quella parte
stava vincendo. La faccia di lei era arrossata, e si
stava leccando le labbra con leggeri passaggi della sua lingua, e questo le
rendeva lucenti – non era mai stata così bella e lui non aveva mai voluto
nessun’altra come lei ora. Le sorrise in quello che sperava non fosse un ghigno, e quando lei parlò i suoi pensieri lo
abbandonarono.
“Mi sbagliavo. Voglio di più.” Fu tutto
quello che disse, e con una velocità che sorprese persino se stesso, Harry la
strinse tra le braccia, facendola gridare dalla immediatezza
del movimento. Si riprese rapidamente dalla sorpresa, prendendogli la faccia e
iniziando a baciarlo. Lui sapeva che non avrebbe mai raggiunto la sua camera di
sopra,quindi si fece strada verso quella di lei,
scansando i mobili e assicurandosi che non battesse in nulla che rovinasse il
momento. Quando raggiunse il letto, la sua passione
era ad un livello tale che non immaginava esistesse, ma mentre la distendeva
osservandola, si fermò – facendola accigliare.
“Harry, cosa c’è?” chiese
preoccupata Hermione.
“Non riesco a credere che sta succedendo,” rispose con un piccolo sorriso, “non posso credere che
sono finalmente con te.”
“Lo so, ma… ma te vuoi essere con me, non è
vero?” Hermione continuò esitante, e Harry vide l’insicurezza nei suoi occhi.
“Più di ogni altra
cosa.” Disse prima di chinarsi e baciarla. Ma non
aveva finito, doveva scoprire qualcos’altro prima di procedere, “ Hermione?”
“Sì Harry,” disse
lei dolcemente.
“Non mi lascerai mai vero? Sarà sempre io e
te, insieme, vero?” chiese, sapendo che l’insicurezza risuonava
nella sua voce. Vide mentre le lacrime le scendevano
dagli occhi e lo raggiungeva schiaffeggiandolo leggera.
“Per sempre.” Rispose prima di trascinarlo
giù, baciandolo in un modo che confermasse tutto
quello che voleva sapere. Lei era sua e lui era suo –
l’unione che si era formata tra loro tredici anni prima nel bagno della scuola
di Hogwarts si solidificò, mentre i loro corpi e le loro anime divenivano una,
e Harry Potter si sentì finalmente completo.
RINGRAZIAMENTI:
DarthSteo: grazie, ma il merito è di una scrittrice australiana, io traduco solo, il mio nick è reborned
Emma: credo che la risposta ti sia piaciuta, dimmelo mi raccomando^^
Herm88: grazie mille, confermo la mia preferenza per le fic tristi (ma a lieto fine se possibile XD) e W H/HR FOREVER!!!
Marco: eh si, finalmente Voldy non darà più noia…
Alessia: grazie, ma come già detto non sono l’autrice ma il traduttore.
Merope: si, ora tutto è concluso; ho sistemato l’account, è il link che ho dato a DarthSteo, lì ci sono io^^
Desdeus: nessun problema, speriamo vi piaccia anche la prossima, dico subito che è malinconica anche quella ma non vi preoccupate, il finale bello piace anche a me^^
Gillian: mi spiace, l’autore non mi da il permesso quindi non posso, ma cercherò altre storie da pubblicare.
Grazie mille anche a tutti quelli che hanno letto la fic ma non hanno recensito (cattivoni T_T), fa piacere vedere come una fic triste colpisca l’animo di molti; l’autrice è felicissima e spera che la fic che sta per pubblicare vi piaccia (non vi preoccupate, la leggerò e posterò appena qualche capitolo sarà online, ancora non ne ha messo su nemmeno uno!)
NOTE FINALI:
RICORDATE, IL NICK E’ REBORNED, ORA E’ TRA GLI AUTORI, E SE DOVETE SUGGERIRE STORIE INGLESI MANDATE UNA MAIL A reborned@hotmail.it