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Autore: bevkim    14/01/2006    9 recensioni
Questa opera è stata scritta da quella che ritengo una delle migliori scrittrici di fanfic inglesi, per la sua capacità di coinvolgere, sulla coppia Harry/Hermione, e cioè Kim Donovan. Quello che pubblico è una fanfic che mi ha colpito in particolar modo. Spero che vi piaccia e, per favore, RECENSITE (l'autrice originale vuole che le mandi i commenti, quindi fatelo vi prego!!!) SPOILER 6° LIBRO MA ORA E' USCITO...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11 – Felici per sempre?

NOTE: questo è l’ultimo capitolo, poi il nick di bevkim non mi servirà più (finchè non troverò altre fic sue carine), quindi tra qualche giorno (max una settimana) inizierò a pubblicare un altro autore, vi informerò nelle note della fic, non vi preoccupate. LEGGETE LE NOTE FINALI MI RACCOMANDO!

Harry corse su per le scale verso l’appartamento con un enorme sorriso sul volto. Non poteva aspettare di vedere la sua reazione quando le avrebbe detto le novità – provava a immaginarsele, ma non avrebbe saputo dire se sarebbe stata felicità o delusione per la scelta che aveva compiuto. Passando dal freddo decembrino al calore della sua casa, si tolse I vestiti che lo avevano riscaldato all’esterno e si diresse verso l’interno dell’appartamento.

“Hermione?” chiamò, “sei a casa?” Sorrise nel vedere una testa spuntare fuori dallo studio, I suoi capelli rici sulla faccia che ancora indossava gli occhiali, ricordandogli la loro giovinezza.

“Sì,” rispose, sorridendo a sua volta mentre si dirigeva verso di lui, “sembri un bambino in una fabbrica di dolci.”

“Questo perchè ho un lavoro.” Harry si fermò e la osservò. Vestita in jeans e maglione, sembrava stupenda.

Sei mesi erano passati da quando la maledizione era stata annullata, e il cambiamento in lei era evidente. Aveva mantenuto la sua promessa, e aveva passato i primi due mesi prendendosi cura di Harry, facendo si che ogni suo desiderio si avverasse (beh, non proprio ogni desiderio…) mentre lei aggiornava “Hogwarts: la storia”. Quando Harry si era rimesso abbastanza in forma per badare a se stesso, era tornata al San Mungo per continuare il suo addestramento, eccellendo ora che non aveva nulla di cui preoccuparsi.

Nel frattempo anche Harry aveva fatto progressi, con poche complicazioni. Il suo addome era tornato normale, lasciando solo delle cicatrici per ricordargli le ferite presenti in passato. Comunque la sua vista aveva avuto dei problemi, non era ancora tornata al suo solito ( i suoi nuovi occhiali erano definitivamente più spessi dei vecchi), ma almeno ora poteva vedere. Inoltre avrebbe potuto dire di nuovo che aveva gli occhi di sua madre – il solito verde era tornato con la vista.

Lui non aveva ripreso la conversazione che avevano avuto minuti prima della contromaledizione, ne mai più parlato del bacio. Ma Harry non si era scordato, e rimaneva nella convinzione che anche se non aveva detto nulla a proposito da allora, lei lo amasse. O perlomeno ci sperava.

Comunque, lui e Hermione erano più uniti che mai. Spesero il loro tempo al matrimonio di Ginny e Neville danzando e scherzando. Siccome era ancora cieco, Hermione aveva fatto si che si fosse divertito (e lo aveva protetto da ogni cattivo scherzo che i gemelli Weasley facevano a sue spese).

La nascita di Trixie Scarlett Weasley era avvenuta una settimana prima e pochi giorni prima del ventesimo compleanno di Hermione. Essendo la seconda femmina nata in una famiglia conosciuta per la sua popolazione maschile aveva provocato grandi festeggiamenti. Harry e Hermione erano stati nominati padrino e madrina.

“Allora, mi dici che lavoro hai accettato?” chiese, le mani sui fianchi.

“Hai davanti a te il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Saluta il professor Potter.” Harry vide il suo sorriso crescere mentre lo stringeva in un abbraccio spaccaossa.

“Oh, Harry, è fantastico!” gridò lei.

“Non pensi che sto solamente tornando a cosa è sicuro e familiare? Questo è un passo indietro…”

“No!” esclamò, accigliata, “perché lo dovrei pensare?”

“Non lo so,” rispose, sedendosi sul divano, “immagino che la gente si aspettasse da me di diventare Auror, o Indicibile, o qualcosa di più… eccitante.”

“Penso che ci stai pensando troppo,” rispose lei, sedendosi accanto e prendendogli la mano, “hai avuto abbastanza eccitazione per una vita intera. Harry, non importa cosa pensano gli alti – devi fare ciò che è giusto per te.

“Hai ragione Hermione,” disse lui cercando i suoi occhi, “veramente ragione. Quando ho detto si, mi sono sentito tornare a casa. Stupito, si preoccupò quando vide Hermione allontanarsi.

“Immagino che questo vuol dire che te ne andrai da qui,” disse dolcemente, i suoi occhi sfuggenti, “che dovrai vivere nella scuola.”

“No,” rispose con un tono calmo, riprendendole le mani, “non tutti gli insegnanti vivono là. Posso ancora vivere qui se vuoi. Ma se sei stanca di me…”

“Sei davvero confusionario,” rispose, con un sorrisetto sulle labbra, “ma butti via la spazzatura. Questo mi mancherebbe.”

“Vuoi che rimanga solo perché sono io che butto via la spazzatura?”

“Forse non solo per quello,” lo sguardo si posò di nuovo su di lui, il sorriso non più nascosto.

Qualcosa accadde a Harry quando vide quel sorriso. Decise che voleva di più. Si amavano, ma avevano sprecato una vita a cercare di ignorare quello che provavano. Non voleva che questo continuasse – era un Grifondoro, scelto per il suo coraggio! Aveva sconfitto Voldemort! Sarebbe dovuto essere impavido – perché non poteva dirle la verità? Perché era così difficile? Perché si sentiva spaventato quando aveva l’occasione di dirglielo? Ma non oggi, non ora.

“Non va bene,” disse, alzandosi di scatto, “Non posso più farlo.”

“Fare cosa? Cosa non va bene?” chiese una confusa Hermione, Harry la guardò.

“Noi. Io e te,” rispose, sedendosi di nuovo, “Hermione, non posso più essere tuo amico…”

Cosa?” vide la paura nei suoi occhi, il dolore, e comprese che cosa aveva detto.

“Volevo dire, non posso più essere solo tuo amico,” Harry fece una pausa, prendendo fiato, “voglio di più, voglio stare con te. Hermione, ti amo e ti ho amato da cosi tanto tempo. Amo il modo in cui i tuoi capelli hanno quei riflessi dorati sotto il sole. Amo come ti mordicchi il labbro inferiore quando pensi, come sei leggermente accigliata mentre leggi qualcosa di impegnativo. Amo come sei stata con me, attraversando tutto ciò in cui ti ho cacciata, i pericoli – tutto, sei sempre stata lì. Amo come ti guardi in giro cercandomi, assicurandoti che sto bene. Amo la tua intelligenza; la tua necessità che le cose siano sempre eguali e giuste. Amo come ti ergi in difesa di ciò in cui credi, persino se questo significa che sei da sola. Non ti sei mai adeguata a ciò che gli altri pensano perché sai cosa vuoi essere. Sei la persona più forte che conosca, la più gentile, la più dolce, la più…”

“Basta.”

La sua parola era un sussurro, ma aveva congelato Harry sul posto. Era molto pallida, e non lo guardava negli occhi. Il suo cuore si fermò, e capì che quello che aveva fatto sarebbe potuto essere il più grande errore della sua vita – oltre ad averla lasciata circa sei anni prima. La guardò mentre si alzava, barcollando leggermente, mentre si voltava e si dirigeva verso la porta.

“Hermione?” provò a chiedere, mentre la seguiva, immobilizzato nel vederla mettersi la giacca e la sciarpa. Si girò e lo guardò, ma non disse nulla. E poi se ne andò.

Harry si alzò e fissò la porta chiusa prima che la sua mente comprendesse cosa era appena successo. Si era confessato a lei – e lei era uscita. Si ridiresse verso la poltrona e vi si buttò sopra pesantemente, i suoi occhi fissi sul fuoco che bruciava nel camino. Cosa aveva fatto? Era sicuro che avrebbe detto di ricambiarlo, che si sarebbero baciati e chi sarebbero estasiati nel trovarsi uniti. Si sarebbero sposati e avrebbero iniziato la famiglia che entrambi volevano così tanto.

Invece aveva forse rovinato la migliore amicizia che avesse mai avuto. Invece aveva forse perduto l’unica persona che rappresentava il mondo per lui. Cosa avrebbe fatto se non lo avesse più voluto nella sua vita, se quello che aveva detto avesse reso impossibile stare persino nella stessa stanza? Cosa avrebbe fatto senza lei?

Harry non sapeva quanto era rimasto a fissare il fuoco, o quando Grattastinchi si era messo sulle sue ginocchia. Capiva comunque che si stava facendo buio. Ignorando la rabbia di Grattastinchi, che cadde dalle ginocchia soffiando, si alzò e si affacciò alla finestra. Aveva iniziato a nevicare, e sembrava spiacevole essere la fuori. Iniziò a preoccuparsi – era uscita da diverso tempo, sembrava una vita, e ora era buio e tempestoso. Voleva seguirla, trovarla e assicurarsi che fosse salva. Ma questa era Londra, e poteva essere dovunque.

Harry iniziò a passeggiare. Perché era via da così tanto? Confermava che aveva fatto un grandissimo errore. Si fermò e lasciò il sentimento di perdita uscire, prima di riprendere a camminare. Sia che lei lo amasse o no non importava. Era sola, nell’oscurità e stava arrivando una tempesta. Poteva essere in pericolo. Doveva andare a cercarla.

Con un nuovo obbiettivo, Harry corse nella sua stanza al piano di sopra per trovare dei pantaloni idrorepellenti, cambiandosi velocemente per trovarla prima possibile. La sua mente ripassava le magie che conosceva che lo avrebbero aiutato a trovarla, magie che gli aveva insegnato lei a Hogwarts. Pronto per la sua nuova avventura, scese le scale verso la porta.

Ma la strada era bloccata da una donna bagnata fradicia, in piedi davanti alla porta aperta.

“Hermione?” chiese, non sicuro se fosse veramente lei, “stai…stai bene?”

“Piuttosto infreddolita,” rispose, i suoi denti che battevano insieme. Harry la aiutò con il cappotto bagnato e la portò al caminetto vicino al fuoco. Con un movimento della mano, il fuoco crebbe di intensità e iniziò a riscaldare la stanza. Un altro movimento e le luci della stanza si accesero.

“Pensavo fossi un comune mago,” disse, stringendosi nel tentativo di riscaldarsi.

“Lo sono. Solo non ho bisogno di una bacchetta.” Rispose, felice che perlomeno le parlasse.

“Harry, mi dispiace…” iniziò.

“Hermione, mi dispiace…” disse nello stesso momento. Si guardarono e sorrisero. Si sedette davanti a lui, coccolando passivamente il suo gatto che le era saltato addosso.

“Non devi scusarti,” disse, “hai avuto il coraggio di fare qualcosa che ho sempre voluto fare – dirti la verità su come mi sentivo. Mi hai spaventato e avevo bisogno di pensare. Questo è quello che ho fatto nelle ultime tre ore. Pensavo a cosa mi avesse spaventato così tanto.

“Sei tornata con una risposta?”

“Prima di scoprire che ero una maga,” disse triste Hermione, “ero una solitaria. Avevo denti sporgenti, questi capelli e credo piuttosto intelligente, che faceva spaventare gli altri bambini. Poi compresi che ero una strega, che avevo una possibilità di reiniziare, di farmi nuovi amici con gente che non conoscevo, che mi avrebbero dato una possibilità. Il problema era che ero così certa che non avrei saputo nulla quando fossi arrivata a Hogwarts, che avrebbero capito il loro errore e mi avrebbero rimandato a casa, che imparai tutto quello che potevo sul nuovo mondo in cui stavo per entrare.” Harry sorrise a se stesso – aveva avuto le stesse insicurezze che lui aveva provato, che la scuola avesse in qualche modo sbagliato. E, certamente, solo Hermione avrebbe compensato imparando tutto.

“Mi sentivo nello stesso modo,” disse sorridendo lui.

Ma ti sei fatto degli amici, io no. Lavanda e Calì erano l’opposto di me, come puoi immaginare. Erano concentrate solo su vestiti, ragazzi e… beh, questo. E io ero tornata alla mia rete di libri e regole, separandomi di nuovo dagli altri. Quando sentii Ron chiamarmi incubo, e dire come nessuno potesse sopportarmi, mi sembrò troppo. Pensai che sarei dovuta andare avanti sempre da sola. Non avrei mai avuto amici, che, credici o no, era piuttosto triste. E poi qualcosa di strano accadde, qualcosa che cambiò la mia vita.

“Il troll…”

“No Harry, non solo il troll. Tu. Qualcuno che avevo conosciuto dai libri, un eroe nel mondo dei maghi, ma qualcuno che non mi conosceva veramente o a cui piacevo. Qualcuno che era amico di un ragazzo che mi aveva appena insultato. Quel qualcuno si ricordò di me.” Fece una pausa mentre prendeva le sue mani, intrecciando le loro dita e facendogli esplodere il cuore.

“Quando ti incontrai per la prima volta, nel vagone, eri il Ragazzo Sopravvissuto. Quando mi salvasti dal troll divenisti il ragazzo che aveva ricordato. Da quel momento ti dovevo la vita, ma mi convinsi anche che avrei fatto tutto quello che era in mio potere per aiutarti in ogni modo possibile. Quando imparai a conoscerti, divenisti solo Harry, una persona meravigliosa, e qualcuno di cui ero fiera chiamare mio amico. Non pensai mai a te come qualcosa di più che il mio migliore amico, ma capii la connessione che ci univa, e sapevo che in qualche modo era molto più di una semplice amicizia. Non capivo cosa fosse, ma c’era qualcosa.

“Possiamo essere solo amici, se è questo quello che vuoi…”

“Fammi finire Harry,” interruppe Hermione, “quando ci avvicinammo alla Battaglia Finale, iniziai a capire che non potevo immaginare la mia vita senza di te al suo interno. Dopo che i miei parenti morirono e tu mi baciasti nell’attico, capii che ti amavo e che non ci sarebbe mai stato nessuno nella mia vita che ti potesse sostituire.

“Mi ami?

“Oh Harry, certo che ti amo. Sei e sarai sempre la persona più importante della mia vita.

“Allora perché te ne sei andata?”

La domanda rimase sospesa per un momento, mentre lei pensava alla risposta.

“Per cinque anni ti ho considerato morto,” iniziò, “ provavo a non pensare a te perché quando lo facevo era semplicemente troppo doloroso. Per cinque anni ho saputo di dover morire giovane e di non poter avere la famiglia o, per quel che conta, la carriera, che avrei voluto. Non mi avvicinavo a persone nuove perché non vedevo il senso. Chiunque incontrassi lo paragonavo a te. Quando pensai a te, quando capii che eri in qualche modo vivo da qualche parte nel mondo, mi chiesi se avessi incontrato qualcuno, se mi avessi sostituito nella tua vita, se ti ricordassi di me…”

“Eri te la ragione per cui sono tornato…”

“Lo dicesti,” sorrise lei, “ma non ci credevo veramente. Harry, ho sognato per così tanto tempo di sentirti dire che mi amavi, che mi volevi nella tua vita. In un anno sono passata dal crederti morto e che ti avrei presto raggiunto ad averti di nuovo nella mia vita, vivendo in casa mia e poi rischiando la tua vita perché potessi avere la mia indietro. L’ultimo anno, nonostante fossi malata, è stato il più bello della mia vita perché te eri parte di essa. E poi mi dici che mi ami? Era troppo e il mio cervello si era fermato. Dovevo sistemare le cose.”

“Allora le hai sistemate? Ci darai una possibilità?”

“Forse.” Hermione lo guardò e lui non potè leggerle negli occhi, quindi attese pazientemente che continuasse, “mi hai detto tutte le ragioni per cui mi ami, quindi voglio restituirti il favore. Voglio che tu sappia perché ti meriti di essere amato. Harry, la tua vita è stata un inferno. Hai perso l’amore dei tuoi genitori prima di poter parlare e poi sei stato maltrattato dall’unica famiglia che tu abbia mai conosciuto. Sei stato scelto per un ruolo che sentivi non tuo, e affrontato orrori che nessuno dovrebbe mai affrontare. Hai visto amici, famiglia e un grande, grande uomo morire davanti a te, ma invece di lasciarti consumare in una sofferenza distruttiva, hai continuato nel percorso che il destino ti aveva riservato. Pensavi di dover morire, ma ce l’hai fatta. E nonostante tutto, sei rimasto un favoloso essere umano. Hai mostrato a tutti noi intorno a te come vivere. E anche se non lo comprendi, ci hai mostrato come amare. Perché questo è tutto quello che hai fatto – amarci abbastanza da voler sacrificarti per noi.

“Mi avete tutti dato un motivo per…”

Ma avresti potuto ignorarli. E quando pensasti di essere un pericolo per noi, quando eri un pericolo per te stesso, hai di nuovo sacrificato la tua felicità per noi. Sei stato favoloso, Harry, veramente fantastico.

“Grazie,” sussurrò Harry.

“Grazie a te,” rispose Hermione.

“Significa che ci darai una possibilità?”

“Solo ad una condizione…”

“Quale?”

Che tu mi baci ora.”

Harry sorrise. Prendendole la faccia gentilmente tra le mani, si avvicinò e pose le labbra leggere sulle sue. Si perse nelle emozioni che provava, più forti di quella sul campo da Quidditch tanti mesi prima. Senti la sua bocca schiudersi, e la sua lingua esplorare la sua bocca, qualcosa che ricambiò con passione. Posò le sue mani nei capelli di lui, come lui fece con lei, e presto il loro baciò divenne qualcosa di più forte. Lui sentì il suo corpo cadere di schiena, e presto la copriva, le mani di entrambi esploravano l’altro in dolci tentativi.

Stupito sentì Hermione allontanarsi e la guardò con evidente disappunto.

“Penso…penso che dovremmo fermarci ora,” disse esitante, la sua faccia rossa ma un sorriso negli angoli della bocca. Harry si sedette e provò a nascondere l’eccitazione che il loro abbraccio aveva causato, felice quando lei si adagiò su di lui, la testa a riposo sulle sue spalle.

“E’ stato incredibile,” disse lei.

“Dillo a me,” rispose Harry, mettendo una mano tra i suoi capelli, “quindi significa che usciamo insieme ora?”

“Penso di sì,” rise lei, “oh Dio, pensa cosa diranno gli altri quando ci faremo vedere alla prossima cena mano nella mano.”

Cosa, ve lo avevamo detto?”

“Penso che Ron, Ginny e Molly stiano già preparando il nostro matrimonio.

Sai, potrebbero avere ragione.” Harry rise con lei.

Non riusciva a ricordare un momento in cui si sentisse cosi felice, già pensava al modo perfetto per chiederle di sposarlo, la sua mente così persa nei suoi pensieri che non notò Hermione con una mano già sotto la sua maglietta finchè non sentì il suo tocco nel torace. Con un sorpreso respiro, guardò nella familiare oscurità dei suoi occhi, sorridendo nel vedere che ora dei riflessi verdi erano nell’iride marrone.

“Hermione?” disse lui, la sua voce leggermente più alta di quanto volesse, consapevole di altri movimenti incontrollabili che erano ripresi nelle sue parti intime.

“Mmm. Non va bene,” disse, un sorriso strano sulle labbra, “voglio di più.”

“Di più? Ma hai detto che dovevamo fermarci…” Harry si sentì nervoso, la parte del suo cervello ancora funzionante sapeva che c’era una buona possibilità che lui avrebbe fatto qualcosa molto presto che aveva sognato da tanto, tanto tempo. Ma c’era una parte, molto più forte del suo cervello, che era connesso a qualcosa di lui più istintivo, più primitivo – e quella parte stava vincendo. La faccia di lei era arrossata, e si stava leccando le labbra con leggeri passaggi della sua lingua, e questo le rendeva lucenti – non era mai stata così bella e lui non aveva mai voluto nessun’altra come lei ora. Le sorrise in quello che sperava non fosse un ghigno, e quando lei parlò i suoi pensieri lo abbandonarono.

“Mi sbagliavo. Voglio di più.” Fu tutto quello che disse, e con una velocità che sorprese persino se stesso, Harry la strinse tra le braccia, facendola gridare dalla immediatezza del movimento. Si riprese rapidamente dalla sorpresa, prendendogli la faccia e iniziando a baciarlo. Lui sapeva che non avrebbe mai raggiunto la sua camera di sopra,quindi si fece strada verso quella di lei, scansando i mobili e assicurandosi che non battesse in nulla che rovinasse il momento. Quando raggiunse il letto, la sua passione era ad un livello tale che non immaginava esistesse, ma mentre la distendeva osservandola, si fermò – facendola accigliare.

“Harry, cosa c’è?” chiese preoccupata Hermione.

“Non riesco a credere che sta succedendo,” rispose con un piccolo sorriso, “non posso credere che sono finalmente con te.”

“Lo so, ma… ma te vuoi essere con me, non è vero?” Hermione continuò esitante, e Harry vide l’insicurezza nei suoi occhi.

“Più di ogni altra cosa.” Disse prima di chinarsi e baciarla. Ma non aveva finito, doveva scoprire qualcos’altro prima di procedere, “ Hermione?”

“Sì Harry,” disse lei dolcemente.

“Non mi lascerai mai vero? Sarà sempre io e te, insieme, vero?” chiese, sapendo che l’insicurezza risuonava nella sua voce. Vide mentre le lacrime le scendevano dagli occhi e lo raggiungeva schiaffeggiandolo leggera.

“Per sempre.” Rispose prima di trascinarlo giù, baciandolo in un modo che confermasse tutto quello che voleva sapere. Lei era sua e lui era suo – l’unione che si era formata tra loro tredici anni prima nel bagno della scuola di Hogwarts si solidificò, mentre i loro corpi e le loro anime divenivano una, e Harry Potter si sentì finalmente completo.

RINGRAZIAMENTI:

DarthSteo: grazie, ma il merito è di una scrittrice australiana, io traduco solo, il mio nick è reborned

Emma: credo che la risposta ti sia piaciuta, dimmelo mi raccomando^^

Herm88: grazie mille, confermo la mia preferenza per le fic tristi (ma a lieto fine se possibile XD) e W H/HR FOREVER!!!

Marco: eh si, finalmente Voldy non darà più noia…

Alessia: grazie, ma come già detto non sono l’autrice ma il traduttore.

Merope: si, ora tutto è concluso; ho sistemato l’account, è il link che ho dato a DarthSteo, lì ci sono io^^

Desdeus: nessun problema, speriamo vi piaccia anche la prossima, dico subito che è malinconica anche quella ma non vi preoccupate, il finale bello piace anche a me^^

Gillian: mi spiace, l’autore non mi da il permesso quindi non posso, ma cercherò altre storie da pubblicare.

Grazie mille anche a tutti quelli che hanno letto la fic ma non hanno recensito (cattivoni T_T), fa piacere vedere come una fic triste colpisca l’animo di molti; l’autrice è felicissima e spera che la fic che sta per pubblicare vi piaccia (non vi preoccupate, la leggerò e posterò appena qualche capitolo sarà online, ancora non ne ha messo su nemmeno uno!)

NOTE FINALI:

RICORDATE, IL NICK E’ REBORNED, ORA E’ TRA GLI AUTORI, E SE DOVETE SUGGERIRE STORIE INGLESI MANDATE UNA MAIL A reborned@hotmail.it

  
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