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Autore: Dreamcatcher    08/03/2011    0 recensioni
Uh oddio. Non è proprio sui Green Day questa fanfiction, ma diciamo che rientrano nella storia asd.
Insomma, è opera della mia mente malata.
Hope you like it!
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A wish. Her wish.
Getaway.

Erano le 5 del mattino.
Iniziavano a comparire i primi rostrassi raggi del sole, mischiandosi con il turchese del cielo, creando una vasta gamma di colori, mentre la luna stava ormai scomparendo. Sì, era ancora abbastanza buio. Si vedevano solo le sagome degli alberi del parco, di fronte alla casa di Evangeline.
Era sveglia. Teneva ancora il guanciale tra le braccia, ma non riusciva più a dormire.
Non si era manco messa il pigiama, si era solamente sdraiata sul letto a due piazze.
Si mise seduta, e accese la lampadina sopra il comodino. Rimase a lungo in quella posizione, a fissare il vuoto, indecisa sul dà farsi.
Finalmente, prese il suo basso, cellulare, sigarette e portafoglio e aprì la porta, riguardando un'ultima volta la sua stanza. Era una sua amica ormai.
I muri tappezzati di poster, la parete di fronte al letto piena di scritte di canzoni, la finestra che dava sul molo, il suo enorme acquario vuoto, vuoto perché non sarebbe mai stata in grado di pulire uno di quei "cosi", la sua scrivania strapiena di gadget vari e CD... Tutto quello le mancherà, di sicuro.
Chiuse la porta dietro di sè e si diresse in camera dei genitori, ancora addormentati. Tra poco si sarebbero svegliati.
Prese uno dei post-it accanto all'armadio, e scrisse un biglietto per la madre, lasciandolo sul suo comodino. Ritornò nel corridoio e iniziò a scendere le scale. Aveva la sensazione di aver dimenticato qualcosa...
"Jimmy!" si disse dandosi una pacca sulla fronte.
Ritornò in camera, prese il gatto e se lo portò dietro. Chissà cosa ne avrebbe fatto.
Fece un grosso sospiro e aprì il portone di quercia. Prima tappa: casa di Emily.
Il gatto non faceva storie, la seguiva senza esitazione, standole appiccicato alle gambe. Stava iniziando a pensare che di lì a poco sarebbe diventato la sua ombra.
Emily, chissà quale sarebbe stata la sua reazione. Adorava quella ragazza, era praticamente la sua Dea. Era bassina, piccola in generale. Due profondi occhi color malva e capelli neri, corti dietro, lunghi davanti. La considerava bellissima, oltre che bravissima. Suonava la chitarra in una maniera divina.
Ormai era arrivata a casa sua. Oltrepassò il basso cancelletto bianco, con una scavalcata alla "olio cuore"*, mentre Jimmy lo attraversò passando tra una sbarra e l'altra. Quel gatto era dannatamente intelligente.
Si mise a lanciare sassolini contro la finistre della sua camera, cercando di farla svegliare.
Continuò a tirarli ancora, ancora, ancora, ancora, ancora, per minuti che sembravano ore. Al suo prossimo compleanno le avrebbe regalato sicuramente un aggeggio Amplifon. Alla fine, decise di chiamarla. Chissà che fracasso infernale che avrebbe fatto il suo telefonino.
... Tu Tu ...
... Tu Tu ...
... Tu Tu ...
-CHI CAZZO E' CHE CHIAMA A QUEST'ORA?- sbraitò Emily dall'altro capo del telefono.
-Oh non urlare! Calma, sono io, affacciati.- la invitò Evangeline.
La ragazza sbucò fuori dalla finestra. Si lamentava di essere stata svegliata alle 5.15, ma aveva una faccia bella vispa.
-Bhe? Che ci fai qui? Ti manco talmente tanto che mi vieni a trovare all'alba?-
-Oh si, ti amo taaanto! No dai seriamente, hai soldi?-
-Ooooh, anvedi sta scroccona che me viene a chiede i soldi a quest'ora!-
-Si, si sono una barbona, ok. Ma questo accento Romanesco da dove sbuca?-
-Tuo padre stupida. Su dai, vieni al dunque- la incitò Emily.
Era nervosa, fare una domanda così strana, e improvvisa a quell'ora non era da persone normali. Per niente. Decise di andare subito al sodo.
Prese un respiro profondo.
-Emily, vieni a Berkeley con me?- disse tutto d'un fiato.
Emily che era appoggiata al davanzale per poco non cadette.
-Ma sei pazza? E i tuoi?- disse alzando la voce.
-Shhh! E stai zitta! Tanto lo sai come sono i miei. E dai, una vacanza veloce veloce. Siamo in estate o no?-
Emily rimase in silenzio. I genitori l'avrebbero subito ammazzata. Però cazzo, andare a Berkeley... Quella sì che si poteva definire una vacanza!
-Fanculo ai miei, possono darmi qualsiasi punizione esistente sulla terra, ma ne sarà sempre valsa la pena!- disse ormai decisa.
Evangeline ne rimase sorpresa. Era all'80% sicura che avrebbe dato una risposta negativa. Ma meglio così. Perfetto.
-Oddio, Grande Emy! Ora muovi le chiappe a vatti a vestire, prima che si sveglino i tuoi.-
-Agli ordini!- rispose, facendo lo stesso che fanno i militari.
Fece, e prese, le stesse identiche cose di Evangeline, solo che al posto del basso prese la chitarra.
-Ci soooooooono!- urlò chiudendo poi la finestra.
Si vede che pure i genitori erano sordi, visto che non l'avevano sentita urlare.
Aprì e chiuse velocemente il portone bianco, e si fiondò dall'amica.
-Ci ho messo poco, vè?-
-Porca troia, di solito ci metti 2 ore solo per metterti le mutande!-
-Che esagerata chesssssssei!- le disse tirandole una pacchetta sulla spalla.
Si sentì una cosa morbida strusciarle sulle gambe, e naturalmente si voltò a guardarla.
-E sta roba cos'è?-
-Un gatto.-
-Oh, grazie Capitan Ovvio.-
-L'ho trovato ieri al molo, si chiama Jimmy. Bel nome eh?-
-Bhe ovviamente. Bhe, che si fa?- disse iniziando a giocare con Jimmy come un bimba di 2 anni.
-Allooooora. Se avessimo la macchina basterebbe prendere la San Pablo Avenue, e poi prendere l'University Avenue**, ma dato che non ce l'abbiamo... Ci conviene percorrere tutte le stradine e passare da Golden Gate, poi dal quartiere del sud-ovest di Berkeley e infine a Berkeley, se non vogliamo essere messe sotto da una macchina.- disse facendo mente locale di tutto quello che aveva letto sulle cartine. Da quanto aveva pianificato quel "viaggio".
-Oddio, mi fai quasi paura. Bhe, partiamo no?- esclamò scavalcando il cancelletto bianco, sempre all'olio cuore.
-Certamente, non aspetto altro!- disse Evangeline, imitando l'amica.

Sarebbe stato un lungo viaggio, ma che soddisfazione raggiungere casa Armstrong.


*Ahahahah, ci stava troppo una citazione del salto di quella pubblicità, lol.
**Ho voluto lasciare il nome delle strade così com'erano. Tanto Avenue e Autostrada sono la stessa cosa, ma Avenue suona meglio.
  
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