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Autore: Yuri_e_Momoka    08/03/2011    3 recensioni
VII. “Devi capire che era l’unica soluzione” insistette [...] “Sapevo che tu eri fuori dalla porta, ti sentivo bussare. Quando ha aperto l’armadio e mi ha visto gli ho tappato la bocca. Lo ammetto, non è stato facile, mi guardava supplice. Ma io l’ho spinto giù. Almeno non ha sofferto, non pensi? So che non vuoi sentirtelo dire, ma te lo ripeterò. Tutto questo l’ho fatto per te."
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Austria/Roderich Edelstein, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2-principe d'oraange Titolo: Ars Moriendi, Capitolo 2 - Il Principe d'Orange
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Inghilterra (Arthur Kirkland), Francia (Francis Bonnefoy), America (Alfred F. Jones), Austria (Roderich Edelstein), Ungheria (Elizabeta Hédervàry), Prussia (Gilbert Beilschmidt), Germania (Ludwig), Nord Italia (Feliciano Vargas), Russia (Ivan Braginski), Bielorussia (Natalia Arlovskaya), Svizzera (Vash Zwingli)
Genere: Mistero, Dark, Suspence
Rating: Giallo
Avvertimenti: AU, Yaoi, Shonen-ai, Het
Parole: 4,076 con Windows Office
Disclaimer: I personaggi della fanfiction provengono da Axis Powers Hetalia che appartiene a Hidekaz Himaruya
Note: 1. Ho deciso di postarvi i link delle opere prima che leggiate il capitolo che le riguarda, in modo che vi possiate trovare nella stessa situazione dei personaggi che le hanno viste prima.
The death of the prince of Orange




II. Il Principe d’
Orange
 
Non si poteva dire che la cena fosse frugale: le portate furono sette e il cibo ottimo, tuttavia anche nelle pietanze Arthur poté identificare un certo risparmio ben celato. Durante il pasto furono completate tutte le presentazioni degli ospiti. Arthur fu soddisfatto per essere riuscito a identificare molti di loro già dal primo incontro all’atelier: dopotutto non aveva ancora perso il suo fiuto per le investigazioni. Tuttavia si era dovuto adattare alla lingua locale e, sebbene non fosse eccessivamente ferrato, riusciva a destreggiarsi bene.
I due tedeschi erano fratelli e si chiamavano Beilschmidt, erano soci in affari di herr Edelstein in un’attività che non era stata specificata da nessuno, anzi, sembrava quasi che l’argomento fosse particolarmente spinoso. L’inglese non aveva ben capito il ruolo dell’italiano in quella faccenda, ma aveva la sensazione che il giovane Vargas si trovasse lì in veste di “accompagnatore” del minore dei fratelli tedeschi. A fianco del padrone di casa, oltre alla moglie Elizabeta, c’era il signore corrucciato che Arthur aveva visto a Graz: il suo nome era Zwingli e, da quel che aveva lasciato trasparire, era un conoscente della coppia Edelstein.
Francis fu finalmente costretto a presentarsi in maniera completa e così Arthur scoprì anche il suo cognome.
“Monsieur Bonnefoy è il più noto prestigiatore francese conosciuto qui in Austria e, poiché questa pratica va molto di moda ultimamente, non abbiamo saputo resistere al fascino arcano” spiegò Elizabeta emozionata.
Per Alfred non ci fu bisogno di presentazioni: conoscevano tutti il figlio del vice presidente degli Stati Uniti.
E poi c’erano i due russi, gli organizzatori della mostra. Attorno a loro aleggiava un’aura spettrale, sul signor Braginski ma, soprattutto, sulla signorina Natalia. In ogni caso salutarono educatamente con un impercettibile cenno del capo e un sorriso che avrebbe potuto risvegliare i morti.
“Ed ora veniamo a lei, lord Kirkland” disse Elizabeta sollevando il bicchiere di vino.
“Sono onorato delle vostre alte considerazioni, ma io non sono lord.” Era stufo di doverlo ripetere a tutti coloro che incontrava e sperava che quella fosse l’ultima volta in cui il suo orgoglio dovesse venire sotterrato.
“Mi perdoni. Siccome non abbiamo ancora avuto il piacere di conoscerla, può dirci di cosa si occupa?”
Per qualche istante l’unico suono fu quello dei coltelli che tagliavano i filetti sanguinolenti.
“Al momento… mi occupo… di amministrare le società di mio zio.”
“Si sta formando, insomma” volle sapere la donna con interesse.
“Diciamo di sì.”
“Non la facevo così giovane!”
Arthur rinunciò a mangiare la carne. “Difatti.”
Finalmente l’argomento cadde, ma l’inglese non riuscì a tirare un sospiro di sollievo a causa di un nodo tra la gola e il cuore e per colpa delle continue occhiate compassionevoli che Alfred non si preoccupava di nascondergli. Non sapeva quando fosse stata l’ultima volta in cui era caduto così in basso. E poi perché lo fissava in quel modo? Cosa sapeva più degli altri? L’ultima cosa che voleva, in quella situazione già abbastanza imbarazzante, era che Alfred lo degradasse ancora di più rivelando particolari su di lui – e su di loro – che dovevano restare a tutti i costi privati.
Quando la cena fu terminata ci si spostò nel salotto, o meglio, in uno dei salotti, poiché Arthur era sicuro che ce ne fosse ben più d’uno. Gli invitati si distribuirono sui bassi divanetti in stile impero, dalla sottile struttura e la tappezzeria dorata, e su un paio di comode poltrone. Agli uomini fu offerto del tabacco da pipa e dei bicchieri di cognac ed ebbe inizio il noioso momento dello scambio di opinioni.
“Onorevoli ospiti” iniziò herr Roderich, “perché non riferite agli organizzatori le vostre opinioni in merito alla mostra?”
“Comincio io” annunciò Francis posando il suo bicchiere sul tavolino. “Ho trovato la scelta del tema molto interessante e appropriata per questi tempi, ma non pensavo che il fascino europeo per l’aldilà fosse tanto diffuso anche in Russia.”
Ivan Braginski parlò per la prima volta con quel suo sorriso inintelligibile. “Non credo che il vostro macabro interesse sia assimilabile al nostro, infatti.”
“E allora? Qual è stata la motivazione di questa scelta?” continuò Francis.
“Credo che l’origine sia molto più semplice: conosciamo i vostri interessi e li abbiamo sfruttati a scopo economico.”
“Immagino che anche questa sia una nobile motivazione” denotò Zwingli. Anche se l’attenzione di Arthur si concentrava sullo svizzero già da tempo, non era ancora riuscito ad interpretare il suo punto di vista. Sembrava la persona più scontenta di trovarsi lì, tuttavia in più di un’occasione era apparsa sul suo volto un’espressione di furbo compiacimento, non del tutto rassicurante. Anche questa volta, il suo tono sembrò rivelare l’esatto opposto di ciò che stava dicendo e Roderich espresse un’impercettibile approvazione.
La signorina Natalia, invece, appariva del tutto disinteressata alla conversazione, anche se Arthur aveva troppo esperienza per credere che non stesse seguendo con attenzione ogni parola. Avvolta in un elegante e stretto vestito viola di foggia europea, con i capelli chiari e raccolti che ricadevano morbidamente su una spalla, osservava con diligenza il cognac nel proprio bicchiere. Arthur immaginò con divertimento che sentisse la mancanza della vodka.
“Io ho apprezzato molto la drammaticità della Morte di Chatterton” disse il giovane Vargas con la sua voce discreta. Nei suoi occhi si leggeva una sincera passione. “Il modo in cui è stato dipinto, secondo me, ha del superbo.” Si voltò estasiato verso Arthur. “Signor Kirkland, ad essere sincero prima di oggi non conoscevo la triste storia di quel giovane poeta. Trovo che il suo paese vanti la più ampia collezione di storie drammatiche, è davvero affascinante.”
Arthur stava per replicare educatamente, ma il francese lo precedette. “Ed è proprio questo deprimente repertorio ad averli trasformati tutti in frigidi uomini d’affari.”
“Monsieur Bonnefoy!” lo riprese Vargas sconcertato, cercando di trattenere un’impudente risata.
“Non si preoccupi” lo rassicurò Arthur sorseggiando il cognac, “non è mai capitato che le deboli provocazioni di un saltimbanco mi abbiano recato offesa.”
“Suvvia, signori, smettiamola con questi battibecchi” pregò Elizabeta divertita. La moglie di Edelstein si era cambiata d’abito e ora sfoggiava un candido vestito di gusto austriaco tempestato di fiori di perle. Tra i capelli ne portava uno identico, ma più grande, che le accendeva lo sguardo.
“Signor Francis, ci organizzi una seduta spiritica per questa notte!” propose Alfred emozionato. Che idea infantile. Arthur si distrasse immergendosi nel cognac, ma sentì nuovamente su di sé il rovente e inquietante sguardo dell’albino, che gli sorrideva complice.
“Lo farei volentieri, ma non vorrei sottrarre preziose ore di sonno a qualche ospite bisognoso.” Ovviamente il francese occhieggiò in direzione di Arthur. L’inglese si sentiva stretto in mezzo ad una manica di idioti.
“Anche a me piacerebbe tanto!” Vargas si unì al coro di suppliche.
“Calmati un po’, Feliciano” gli intimò il tedesco biondo, Ludwig, mettendogli una mano sulla spalla e facendolo tornare a sedere.
“Già, smettiamola con questo entusiasmo infantile.” Gilbert l’albino parlò esattamente con la stessa espressione subdola che aveva dall’inizio della serata. “Io non credo nella magia, monsieur Bonnefoy.”
È libero di credere in quel che preferisce” replicò Francis senza scomporsi. “Ma le persone comuni attribuiscono alla magia un significato così ristretto… La magia è sovrannaturale, è illusione, inganno e abilità. La magia comprende troppi elementi per poter essere compresa da tutti.”
“Devo interpretarlo come un insulto?” Arthur pensò che sarebbe scoppiata presto una lite, ma Gilbert non sembrava arrabbiato, piuttosto era divertito e attratto da quel conflitto.
“Non sono solito insultare nessuno, bensì sottolineare la realtà dei fatti.”
“Se la magia è illusione, lei inganna la gente per far soldi, giusto?” Gilbert continuava a provocare e Arthur voleva proprio vedere quanto Francis riuscisse a reggere quel confronto.
“Io produco magia perché la gente la richiede. Secondo il suo ragionamento la gente desidera essere ingannata e chi sono io per negar loro questo piacere?”
Herr Edelstein si schiarì la voce e Zwingli rise sotto i baffi.
“Ironico che siate voi a ridere” disse Gilbert, cambiando espressione per la prima volta.
“Herr Beilschmidt, la prego…” iniziò Elizabeta, lasciando la frase a metà, e Arthur ebbe come l’impressione di essersi perso la parte fondamentale di una conversazione.
“Lascia stare, Elizabeta” le intimò Roderich, ma la moglie non si fece mettere i piedi in testa.
“Smettila tu! Non è carino insultare gli ospiti.”
“Non stiamo insultando nessuno, frau. Questo individuo ha tutte le capacità per uscire da qualunque scomoda situazione” disse Vash Zwingli in tono provocatorio. “Il problema, è che non lo fa.”
Feliciano appariva preoccupato mentre Ludwig sussurrava qualcosa all’orecchio del fratello.
“Finiscila con queste assurde provocazioni, Zwingli. Non sei né abbastanza subdolo né abbastanza intelligente per capire cosa sta succedendo.” Gilbert si era alzato in piedi e stava puntando dritto verso lo svizzero. Questi non si fece minacciare.
“Siamo tutti stufi della vostra codardia, non dovreste permettervi di essere così sfacciati.” Arthur notò che lo svizzero non si stava riferendo solo a Gilbert, ma anche a Ludwig, il quale però mantenne la calma molto più del fratello.
“Uno svizzero che parla a noi di codardia?!” L’albino diminuì ancora le distanze e Arthur comprese che le cose sarebbero finite male. “So bene perché sei qui, e il signor nobile non è certamente meno codardo di me” disse alzando la voce e puntando il dito verso Roderich. “Perché non rivelate a tutti la messinscena che avete organizzato?! Siete ridicoli, blutigen darlehen!
Klicken Sie stille, Gilbert!” intervenne Ludwig, trattenendo il fratello. Avevano iniziato a parlare velocemente e Arthur non conosceva sufficientemente il tedesco per capire tutto ciò che si dicevano.
Si alzò in piedi anche Roderich. “Calmiamoci tutti! In ogni caso voi Beilschmidt sapete bene cosa vi aspetta, dovete zurück Mein Geld.
“Herr Edelstein” disse Ludwig frapponendosi tra loro, “le abbiamo già assicurato…”
“Fatti da parte, Ludwig, sappiamo chi è il problema, qui” lo interruppe Zwingli additando Gilbert.
Gehen Sie zurück in die Schweiz, feigling.
Arthur non conosceva i modi per offendere in tedesco, ma il tono sprezzante utilizzato dall’albino era inequivocabile. Vash, che era ancora seduto sul divanetto, fece un movimento strano e improvviso: si girò di scatto e si piegò all’indietro, poi si alzò in piedi, proprio davanti ai tedeschi, reggendo in mano qualcosa. Elizabeta gridò, gli altri indietreggiarono, Feliciano, in un gesto di coraggio inaspettato, si parò davanti a Ludwig. Zwingli teneva tra le mani un fucile e lo puntava alla testa di Gilbert. Prima di vederlo coi proprio occhi, Arthur non pensava che un albino potesse impallidire.
“Ora avrà fine tutta questa faccenda.” Appena ebbe terminato la frase, Vash sparò. Nel salotto il rimbombo fu assordante, Arthur si portò le mani alla testa per placare il fischio e uno sprazzo di fuoco e scintille fuoriuscì dall’arma. Osservò impotente la scena che seguì, ma ne restò sorpreso. Non fu Gilbert a cadere, ma Zwingli, che toccò il pavimento prima ancora che l’eco dello sparo si fosse estinta.
Nessuno nella stanza poteva credere a ciò che era successo, qualcuno faticava ancora a capire cosa  fosse successo.
Dopo alcuni istanti di immobilità, Ivan si chinò sullo svizzero per accertarsi delle sue condizioni. Anche Arthur fece qualche passo avanti e vide che l’intero viso di Vash era stato investito dall’esplosione del fucile. Le scintille avevano innescato alcune deboli fiamme sulla giacca scura, che si stavano estinguendo in fretta.
Elizabeta corse da Gilbert, che non aveva ancora fatto un passo, per assicurarsi che non fosse ferito. Ludwig portò lontano Feliciano. Gli altri uomini e Natalia si avvicinarono finalmente al corpo.
È terribile!” disse Alfred ancora sconvolto.
“Che diamine è successo?” chiese Francis esprimendo i dubbi di tutti.
Il russo si rialzò. “È morto.”
Alfred fece per raccogliere il fucile, ma Arthur lo bloccò. “Non toccarlo! Non sappiamo cosa gli sia successo, potrebbe essere ancora pericoloso.”
Roderich si lasciò cadere di nuovo sul divano, si tolse gli occhiali e si coprì gli occhi con una mano.
“Non può essere stato un incidente.”
Tutti lo guardarono aspettando qualche delucidazione.
“Cosa intende insinuare?” chiese Ludwig, portandosi di fianco a Gilbert.
Elizabeta aveva gli occhi lucidi, ma si sforzò di mantenere un solido controllo. “Roderich, è presto per fare insinuazioni. Pensiamo a un luogo decoroso dove portare il povero signor Zwingli.”
“Prima di farlo dobbiamo prendere in seria considerazione le parole di herr Edelstein” insistette Arthur. “Perché è così sicuro che non sia stato un incidente?”
“Perché… lui si  occupava sempre con estrema cura di quel fucile, non avrebbe mai lasciato che si inceppasse o che si otturasse.”
“Intende dire che girava sempre con il fucile?”
“Sì, lo portava ovunque.”
“E lei era l’unico a saperlo?”
Roderich avvertì la leggera sfumatura accusatoria e alzò lo sguardo. “Chi è lei per porre tutte queste domande?”
Arthur fu colto alla sprovvista. Si era lasciato prendere dagli avvenimenti e non era riuscito a restare indifferente. Senza sapere perché, lanciò una fugace occhiata ad Alfred, il quale ricambiò, con quella solita, fastidiosa espressione di pietà a cui non riusciva a dare un senso.
“A Londra… sono un ispettore di Scotland Yard” rispose Arthur infine, per niente sicuro di aver fatto la cosa giusta.
“Aveva detto di occuparsi dell’azienda di suo zio.” L’inglese sentì per la prima volta la voce profonda di Natalia.
“Solitamente preferisco non parlare del mio lavoro” rispose Arthur in tutta fretta, cercando di liquidare ogni altra domanda. “Se volete sentirvi sicuri, fidatevi del mio metodo e collaborate a far luce sulla vicenda.”
Wie bist du?” Ludwig si era avvicinato al fratello, preoccupato. Gilbert non staccava gli occhi dal corpo dello svizzero.
“Io… vado un attimo a rinfrescarmi.” Si allontanò lentamente verso le scale di marmo.
“Torniamo a noi” proseguì Arthur. Non che si sentisse eccitato all’idea di avere un caso per le mani, ma quel lungo periodo di inattività lo aveva lasciato abbattuto e irascibile. In verità, quella era l’occasione perfetta per verificare se fosse ancora in grado di fare il suo lavoro, dato che esso ormai era diventata l’unica occupazione e l’unico scopo della sua vita. “Chi sapeva che Vash Zwingli si portava sempre appresso un fucile?”
Roderich sembrò rispondere di malavoglia. “Io, mia moglie e i fratelli Beilschmidt.”
In quel momento Feliciano si fece timidamente avanti. “Lo sapevo anch’io. Ludwig me ne aveva parlato.”
“Ci sono comunque molte cose da chiarire: se il fucile è stato manomesso, quando è successo? Dove e perché? E soprattutto, il momento della morte è stato programmato o si è trattato di una casualità?”
“Zwingli avrebbe potuto usare quel fucile in qualunque momento” disse Francis.
“Già” concordò Elizabeta, “era un tipo alquanto… suscettibile.”
“Faceva ricorso spesso a quell’arma?” volle sapere Arthur.
“Non l’avevo mai visto usarla per davvero, ma senz’altro l’aveva impugnata in diverse occasioni, quando si sentiva minacciato, offeso, arrabbiato.”
“Insomma, era uno dal grilletto facile” sintetizzò Francis, ma Elizabeta lo difese.
“Ripeto che non l’avevo mai visto sparare.”
“Forse perché eri tu e ha pensato di risparmiare questo spettacolo a una donna.” La voce di Roderich aveva un che di funereo.
“Vuoi dire che l’hai visto uccidere qualcuno?!” Più che inorridita, Elizabeta sembrava offesa dal fatto che il marito non gliene avesse mai parlato.
Herr Edelstein indugiò qualche istante prima di rispondere. “Hai presente l’uomo che è stato dissanguato? La notizia girava un paio di giorni fa sui giornali di Graz.”
“L’avrebbe ucciso Zwingli?”
“No, un momento!” li interruppe Alfred. Arthur si stupì che fosse in grado di individuare le discrepanze di quel discorso. “Ha dissanguato un uomo nonostante fosse un fanatico dei fucili?”
“Voi non conoscete tutta la storia” precisò Roderich. “Quell’uomo è stato ucciso da Vash Zwingli durante un regolare duello eseguito con i fucili. È stato il successivo dissanguamento a suscitare scalpore. Il corpo di quell’uomo è stato deturpato da uno sconosciuto che si è introdotto all’obitorio e lo ha privato del sangue.”
“Com’è possibile dissanguare un cadavere?” chiese Natalia precedendo Arthur.
“Deve avere usato qualche sistema, una pompa per esempio, ma se ne sta occupando la polizia, non è qualcosa che ci riguarda” concluse Roderich.
Durante gli istanti di silenzio che seguirono, gli sguardi di tutti andarono ad Arthur.
“Beh, la seconda cosa da fare, dopo aver analizzato la scena del crimine, è indagare sulla vita della vittima. Perciò propongo di guardare nella sua stanza.”
“Prima portiamolo in un luogo sicuro, per favore” chiese Elizabeta, che evidentemente non voleva più essere costretta a stare a contatto con un corpo senza vita.
“In cantina andrà bene” propose il padrone.
“Sarebbe il caso che il cadavere venisse conservato. La cantina è un luogo umido” spiegò Arthur.
“Ci sono ancora molte casse vuote che contenevano le provviste per questa sera. Possiamo metterlo lì. Elizabeta, sarebbe d’aiuto se preparassi un po’ di tè per gli ospiti.”
Lo trasportarono al piano interrato con un telo. Nella cantina c’erano diverse grandi casse in buono stato con ancora il coperchio. Il corpo fu messo dentro a una di queste, avvolto nel lenzuolo, e il coperchio fu chiuso.
Si recarono poi alla stanza dello svizzero, dove i bagagli non erano ancora stati disfati, ma in ogni caso non c’era molto: una piccola valigia, due cappotti posati sul letto e una valigetta. Arthur e Roderich si concentrarono su quest’ultima, Francis e Alfred sul bagaglio più grande, i due russi controllarono la stanza senza troppo entusiasmo.
“Cosa stiamo cercando, esattamente?” domandò Francis mentre estraeva alcuni vestiti.
“Lo scopriremo quando lo troveremo.”
All’interno della valigetta si trovavano solo alcune carte, documenti bollati e foglietti. Arthur non ci mise molto a dar loro un’unica destinazione. “Questi sono i documenti di un notaio.”
Roderich rispose senza distogliere lo sguardo dalla valigetta, come se le sue parole non avessero molta importanza. “Difatti, era il mio notaio.”
Ad Arthur non piaceva per niente che particolari di quel tipo gli venissero nascosti, ma aveva compreso da tempo che tra quegli invitati c’erano fin troppi segreti.
Continuarono a rovistare tra quelle cartacce finché Roderich non estrasse qualcosa che lo attirò particolarmente. Lesse con attenzione crescente e a mano a mano che proseguiva il colorito abbandonava il suo volto. Strinse il foglio tra le dita. Arthur avrebbe voluto toglierlo dalle mani per evitare che lo rovinasse, ma l’austriaco si alzò in piedi, irrigidito.
“Dov’è mia moglie?”
“A preparare il tè, suppongo.”
Uscì a grandi passi e gli altri rimasero a osservare lo stipite oltre il quale era sparito senza sapere cosa fare. Furono gli strepiti che seguirono poco dopo a convincerli a raggiungere la cucina.
“Con tutti quelli che ti fanno la corte, proprio con lui?!” Roderich era furibondo. Arthur non avrebbe mai immaginato che una persona scrupolosa come lui potesse lasciarsi andare a certi sfoghi.
Quando raggiunsero la cucina, assieme a Roderich e ad Elizabeta c’era anche Gilbert, il quale non si vedeva ormai da tempo. I due si trovavano fin troppo vicini per non suscitare sospetti. Roderich sventolava in aria il foglio che aveva trovato da Zwingli.
“Da quanto tempo?! Da quando stavi complottando con Zwingli per l’annullamento del matrimonio? Prima?” L’austriaco gridava alla moglie senza remore. Gilbert intervenne per difenderla.
“Non se la prenda con una donna, Edelstein!”
Roderich gli lanciò il pezzo di carta in faccia. “Tu sei un infame! Non ti sei fatto scrupoli! Non eri soddisfatto di avermi derubato, hai anche voluto portarmi via la moglie!”
Attirati dalle grida, raggiunsero la cucina anche Ludwig e Feliciano.
Elizabeta si avvicinò al marito prima che questi potesse passare dalle parole hai fatti. “Roderich, smettila, non è stata colpa di nessuno…” Ma lui la spinse via.
“Taci! Tu sei una sgualdrina, ma ora mi è tutto chiaro.” Puntò il dito verso Gilbert. “Lui ha ucciso Zwingli! Tu sapevi che aveva il fucile, sapevi che avrebbe reagito alle tue provocazioni e così hai sabotato la sua arma!”
Ludwig afferrò il fratello per una spalla e sfidò apertamente l’austriaco. “Prima di muovere accuse di questo calibro, dovrebbe pensarci due volte.”
“Ci ho pensato, eccome! Ma sicuramente lui ci ha pensato molto più di me! E poi cosa ci sarebbe di strano?      È da un anno che vi rifiutate di risarcirmi, e così avete pensato bene di prendere tempo eliminando il notaio.”
Gilbert si portò nuovamente davanti a Ludwig. “Che diavolo stai dicendo! Chi pensi che sia così stupido da piazzarsi davanti a un fucile in mano a Zwingli?!”
Non aveva tutti i torti.
“Non cercare scuse inutili! So che ne saresti capace e ne avevi tutti i motivi. Ora vorrei solo sapere se tutto questo l’hai progettato prima o dopo di adescare mia moglie! Sei tu che l’hai convinta a firmare per l’annullamento, vero?”
È proprio perché non l’ho mai costretta a fare niente che Elizabeta ha scelto me.”
“Smettetela di attaccarvi come bambini, parliamo civilmente!” intimò la donna a entrambi, ma anche la sua forza d’animo non riuscì a smuovere i contendenti.
I due gentiluomini avrebbero iniziato a picchiarsi se in mezzo a loro, all’improvviso, non si fosse propagata un densa cortina di fumo bianco. I presenti iniziarono a tossire.
“Che sta accadendo adesso?”
“Bene bene, è ora che ci calmiamo tutti.” Francis avanzò in mezzo al fumo e si diresse verso i litiganti senza risentirne degli effetti. Ovviamente era stato lui a provocare quel diversivo. “Ora facciamo come dice la signora e ricominciamo da capo.”
“Li ho sorpresi in atteggiamenti compromettenti” iniziò Roderich senza attendere l’invito a parlare. “Si baciavano in cucina. Nella mia cucina!”
“Intende, che li ha sorpresi adesso?”
“Proprio così.”
“E cos’è che l’ha spinta a precipitarsi così di corsa in cucina?” Francis stava gestendo la conversazione in maniera esemplare. Arthur non dovette intervenire.
“Quello.” Roderich indicò il foglio per terra e Francis lo raccolse. “Sono procedure per l’annullamento del matrimonio. Lei stava complottando con Zwingli alle mie spalle!”
Tutti guardarono Elizabeta, la quale sostenne tutte le accuse. “È vero. Ma tutto questo non ha niente a che vedere con la morte di Zwingli o con il risarcimento.”
“Che risarcimento?” domandò Francis, stavolta rivolgendosi a Gilbert.
“Io… e mio fratello avevamo stretto un accordo con Edelstein per l’avvio della nostra azienda. Lui ci ha anticipato del denaro, ma l’attività non è stata redditizia come pensavamo. Ora lui pretende la restituzione dell’anticipo, ma quei soldi non ci sono ancora.”
Arthur si rivolse a Ludwig, il quale sembrava l’interessato col maggior autocontrollo. “È come ha detto?”
È vero. Abbiamo firmato un contratto, quindi siamo in dovere di risarcirlo, ma al momento è impossibile. Herr Edelstein ci ha recentemente fatto pressione tramite il notaio Zwingli.”
È un mio diritto pretendere la restituzione del mio denaro!” si difese Roderich.
“Come mai lei ha accusato solo Gilbert?” chiese Francis, ignorando le lamentele.
“Perché in questi anni ho avuto modo di conoscerlo fin troppo bene. Ludwig è in enorme debito, ma solo Gilbert è stato così sfacciato da respingere le mie sollecitazioni e rifiutarsi apertamente di pagare. Inoltre avete visto come ha provocato Vash! Il suo è un carattere incontrollabile e irrispettoso, ed è il solo che avrebbe potuto costringere Zwingli a sparare.”
Vista la suscettibilità del notaio, Arthur non ne era del tutto convinto, tuttavia il movente non faceva una piega.
“Signor Beilschmidt” disse Arthur portandosi di fronte a Gilbert. “Al momento lei è uno dei principali sospettati.”
È uno scherzo?!”
“Cercheremo di fare ulteriore chiarezza sulla vicenda, ma per il momento è meglio che lei rimanga sotto chiave.”
Gilbert rivolse ad ognuno occhiate allibite, ma nessuno si fece avanti in sua difesa. “Mi volete rinchiudere solo per le accuse di questo individuo?!”
È meglio per tutti!” insistette Arthur.
L’albino lanciò un’ultima occhiata speranzosa verso il fratello, il quale però accolse la proposta. “Fai come ti dicono. Appena avremo dimostrato che non c’entri ti lasceranno andare.”
“Rimarrà nella sua stanza e avrà ogni comfort, ma la chiave la terremo noi.”
Gilbert accettò finalmente il trattamento e smise di protestare.
“Ci penso io.” A sorpresa di tutti fu Natalia a farsi avanti per accompagnare Gilbert nella sua prigione provvisoria.
Alfred sembrava dubbioso. “Signorina, è sicura di voler…” Venne interrotto da Ivan, che gli afferrò saldamente il braccio. Il suo sguardo implorava di non proseguire quella frase. “Uhm… bene, suppongo.”
Roderich estrasse un mazzo di chiavi dall’interno della giacca e porse quella giusta a Natalia. Mentre se ne andavano, Arthur ebbe la sgradevole sensazione che ci fosse qualcosa di terribilmente sbagliato nella loro decisione, ma l’ingresso di Feliciano lo distrasse dai suoi dubbi.
“Scusate, ma è da un po’ che rifletto su una cosa, e credo sia opportuno riferirvela.” Fu il silenzio a invitarlo a proseguire. “Io credo… anzi sono convinto che l’omicidio del signor Zwingli sia lo stesso rappresentato nel quadro della mostra.”
“Che quadro intendi?” domandò Ludwig.
“Non avete notato la somiglianza? Quella è La morte del Principe d’Orange.




Continua



Finalmente abbiamo un cadavere e da adesso ha inizio una serie di interviste che chiamerò: "Quattro chiacchiere col morto". Godetevele!

Y: Il signor Zwingli è il primo ospite della nostra rassegna di interviste dall’oltretomba. Benvenuto!
V: Buongiorno.
Y: In realtà non ho molte domande da porle. Lei sa che è stato inserito in questa storia solo perché serviva qualcuno da far morire in modo insulso e di cui nessuno sentisse la mancanza?
V: Ne sono consapevole e non mi sembra molto carino farmelo ricordare da una persona come lei. E lei sa che non arriverà a pronunciare la prossima domanda? *carica fucile*
Y: Ne ho soltanto una, a dire il vero: potrebbe levarsi di torno? La sua presenza mi infastidisce.
V: Cosa dovrei dire io? Poteva lasciarmi tranquillo a casa invece che scomodarmi fin qui! Non tutti siamo dei nullafacenti come lei. Io ho delle cose da fare, al contrario suo.
Y: E allora, di cosa si lamenta? Può togliere il disturbo in fretta, il suo compito è concluso.
V: Ringrazi il cielo che non la uccido solo perché il mio fucile è fuori uso, per colpa sua. Me ne vado volentieri. Che maleducazione… arrivederci!
Y: Buona festa della donna, signor Zwingli!
   
 
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