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Autore: La Signora in Rosso    08/03/2011    12 recensioni
"...senza quel dannato pomeriggio non sarebbe incominciato nulla."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte. Scusate e ci ho messo tanto, ma è stata una settimana da incubo u.u
Però ecco qui il terzo capitolo. Spero di non deludervi!
Sempre solita invocazione di clemenza…
Detto questo, buona lettura! ^^

Non sto manco a ripetere che i personaggi non mi appartengono e bla bla bla. >.< Mi sembra ovvio.
Baci



Gerard aveva trascorso la notte a leggere. Anche se leggere è una parola grande.
Aveva tentato, ecco, di finire il capitolo di un libro acquistato da poco, ma si era ritrovato a ripercorrere con lo sguardo le stesse quattro righe fino a che la luce di un giorno nuovo non fece capolino nella stanza.
La luce frizzante di una primavera precoce.
Peccato che il suo umore sembrava suggerire l’idea di un autunno grigio e piovigginoso.

Erano rare le volte che si sentiva, almeno in parte, felice. Poteva capitargli di ridere con il fratello, o con la madre quando andava a trovarla; persino a scuola, quando una battuta di un compagno riusciva a farlo ritornare al presente dal mondo in cui era perennemente perso: il suo mondo, la sua nuvoletta grigia personale.
Ma quelli erano momenti di ilarità, non era la Felicità, quella con la f maiuscola che ogni uomo o donna desidera e ricerca.
Anche Gerard la desiderava. Sempre.
Ma non l’aveva mai trovata. E sentiva un vuoto. Sentiva la mancanza di una parte fondamentale.

Non si poteva dire che fosse depresso, però.
Semplicemente viveva la vita che gli era stata donata in modo passivo, quasi fosse costantemente in stand- by.
C’era un qualcosa, tuttavia, che quella mattina lo faceva sentire vivo.
Un pensiero che gli vorticava nella testa.
Quel pensiero che non gli aveva permesso di leggere in santa pace il suo libro.
Non era sicuro del perché, ma continuava a rivagheggiare l’incontro della sera prima.
Continuava a rivagheggiare Frank.

Fu Mike che lo scosse riportandolo al presente, premendo il dito sull’interruttore della luce.
CLICK.

- Buon giorno fratellone! Ma che ci fai con la luce accesa? Guarda che sole! Bah…
Sei rimasto alzato fino ad adesso, eh? … Senti, non è che puoi darmi un passaggio a scuola oggi? Perché siamo leggermente in ritardo… -

Ritardo???
Gerard si voltò verso la sveglia, col cuore in gola, all’improvviso lucido e sveglio.
Si girò nuovamente verso il fratello poi, con aria interrogativa…

- Mike, siamo in anticipo semmai… ma a che ora mi vieni a svegliare?? Ma ti sembra il modo?? Che cazzo, Mike, ti sto parlando! –

Era inutile, il ragazzo si era già dileguato.

- Pfff, che razza di gente. La sera prima è incosciente mezzo disteso sul tavolino del salotto e la mattina dopo è come se avesse fatto una vacanza rilassante di un mese, bello arzillo e pronto a ripartire… ma che razza di droghe si tira quel benedetto ragazzo… mah… -

Mentre ragionava a voce alta sulle varie stranezze di quel ragazzo che era suo fratello, Gerard si stiracchiò con tutta calma, allungandosi a prendere i vestiti preparati la sera prima, piegati con cura e riposti sulla sedia della scrivania.
Poi si alzò, grattatina giornaliera, e si diresse al bagno, lo sguardo perso.
Era piombato nuovamente nel baratro dei suoi pensieri.

Si lavò in trance, con gesti automatici e meccanici, della routine quotidiana.
E davanti allo specchio stava ammirando l’effetto cadaverico che produceva il contrasto tra il nero delle occhiaie e il pallore del suo viso quando la testa di Mike spuntò dalla porta del bagno.

- Guarda che ti ho preparato una dose massiccia di caffè, altrimenti la macchina mi sa che la devo guidare io stamattina, eh? –

Gerard si voltò a guardarlo, un sopracciglio alzato.

- Forza Gee, lo so che ce la puoi fare… hai bisogno dell’incoraggiamento di una cheerleadeeer??? Dai…
DATEMI UNA G… DATEMI UNA E… E DI NUOVO UN’ALTRA E… FORZA GEE ALE’ ALE’…! –

E uscì dal bagno sgambettando e alzando le braccia quasi volesse incitare una folla urlante.

Che visione inquietante, Mike in mutande che cerca di fare la cheerleader.
Rassegnato, Gerard seguì il fratello in corridoio e si diresse in cucina.
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La tazza di caffè in mano, il ragazzo guardava fuori dalla finestra, in sottofondo ancora il motivetto proveniente dall’altra stanza urlato da suo fratello.
E mentre guardava fuori indirizzava lo sguardo verso la fine della strada, quella strada che un certo ragazzo in particolare ieri sera aveva battuto correndo a più non posso.

-…. Frank….. –

- Frank?? Che c’entra Frank adesso??? Cosa ha fatto il nano ‘sta volta? –

- Eh? Ah, ehm… ha… ha messo a posto ieri sera… È rimasto solo lui e ho notato che ha messo a posto il vostro disastro. Ecco… ringrazialo. –

- Frank?? Che alza il culo per mettere a posto?? Questa gliela devo proprio dire… sono allibito… Allora, pronto? Possiamo andare? Hai bisogno della tua canzone? –

Un enorme sorriso riempì il viso di Gerard.
Questo era uno di quei momenti.
Erano in anticipo, ma andava bene così.
Sarebbero rimasti in macchina a parlare, come sempre.


Una volta lasciato il fratello a scuola Gerard si diresse con calma all’accademia.
Saltava la prima ora, quindi poteva guidare tranquillo nel traffico mattutino.
Peccato che ora che Mike non riempiva l’abitacolo con le sue chiacchiere senza senso e la sua risata, Gerard poteva liberamente tornare ad inabissarsi nei pensieri che gli avevano impedito di leggere. Nemmeno la radio funzionava a dovere, la voce dello speaker che lo attraversava a pieno volume senza essere in realtà degnata di un minimo di attenzione.
Non da parte sua, almeno.
Erano i pochi pedoni che si giravano ad osservare Gerard nella sua vecchia auto, colti ancora nel loro torpore di prima mattina.

Senza neanche accorgersi, si ritrovò ben presto nel parcheggio della scuola, mezzo deserto.
Non aveva neanche la possibilità di distrarsi nel tentativo di trovare un posto per la sua auto: ce ne erano in abbondanza, e tutti ben visibili.
Con cura posteggiò, concentrandosi in ogni gesto per poter allontanare almeno di poco il pensiero che lo affliggeva.

E il parcheggio fu il suo ultimo ricordo di quella mattina.
Non seppe come passò l’ora libera, non seppe cosa fece durante le lezioni o il pranzo.
Ascoltava passivo e inerme, guardava il mondo girare veloce senza in realtà vederlo.

L’unica certezza erano quegli occhi.
Scarabocchiati in ogni pezzo di carta disponibile, Gerard fu accompagnato da un paio di occhi maledettamente familiari.
Per quanto fossero frutto della sua matita, erano terribilmente uguali agli originali.
Gerard era bravo.
Ed era ancora più bravo quando il soggetto gli piaceva.

Frank era un’eccezione?

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Per fortuna quel pomeriggio si ricordò almeno di andare a prendere Mike fuori da scuola.
Aveva una vaga speranza, anche se non voleva ammetterlo.

- Hey, ciao! Come ti è andata la giorn… -

- Frankhabisognodiunpassaggio? –

Lo aveva detto tutto d’un fiato, così, quasi fosse uscito involontariamente dalle sue labbra…
E la strana domanda aveva sorpreso il fratello, ovviamente.

- Eh… No… Si è sentito male, non so cosa. È tornato a casa dopo la prima ora. Perché? –

Gerard non sapeva cosa rispondere.
Perché avrebbe dovuto di punto in bianco decidere di offrire un passaggio al migliore amico di suo fratello, dopo tanti anni che i due ragazzi si conoscevano?
Non lo aveva mai fatto, non si era mai interessato.
Non lo aveva nemmeno mai visto prima di ieri sera.

Eeeeeeeeeeeh. Sbagliato. Lo aveva visto.
Lo aveva visto di schiena, con i suoi pantaloni aderenti e una maglietta gialla.
Da quel preciso istante, con Mike in macchina, Gerard si accorse che il giallo era diventato il suo colore preferito.
Prima era il rosso sangue, macabro.
Ora era il giallo sole. Splendente. Come il sorriso del proprietario di quella maglietta.
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Quella sera Gerard non aveva messo in conto di andare da lui.
Si era ritrovato accidentalmente in macchina a percorrere le stradine dell’isolato.
Non sapeva dove abitasse. Sapeva che era vicino perché Mike ci andava sempre a piedi.
Ma non gli importava. Lo avrebbe scoperto. Lo avrebbe capito.
Aveva fatto avanti e indietro un paio di volte, continuando a scrutare le villette e gli appartamenti, cercando un qualche segno che lo aiutasse… un nome sulla buca delle lettere, Frank fuori in giardino, qualsiasi cosa.
Avrebbe potuto anche passare di casa in casa suonando il campanello e chiedendo del ragazzo.
Ma cosa avrebbe fatto una volta trovata la casa, con Frank di fronte a lui sulla porta?

Si era quasi convinto ormai di ritornare indietro e di non fare cazzate, quando una bella macchina rossa uscì dal vialetto di fronte, quasi investendolo.
Illuminato dai fari Gerard scorse Frank. Spettinato e sconvolto.

Non decise razionalmente si seguirlo, non fraintendetelo.
Non era il suo modo di fare.
Ma il volto sconvolto del ragazzo aveva fatto sì che le sue mani girassero il volante, facendo manovra, automaticamente.
Seguendo la macchina rossa, qualunque fosse stata la sua meta.




GRAZIE MILLE PER AVER LETTO!
BACI
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